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Feltre, noi e la storia …Hitler e Mussolini

Noi e la storia di Waimer Perinelli

FELTRE: QUANDO GLI ALPINI DOVEVANO UCCIDERE HITLER E MUSSOLINI

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Adolf Hitler e Benito Mussolini dovevano morire a Feltre il 19 luglio del 1943. Quel giorno nella villa del senatore del regno Achille Gaggia a San Fermo, si svolse fra i due dittatori di Germania e Italia quello che è passato alla storia come “l'Incontro di Feltre” e gli alpini erano pronti ad ammazzarli. Tre fattori rendono storicamente e umanamente importante quell'evento. Il primo è che in questa casa nota anche come villa Socchieva dal latino “Sub clivo”, situata in una località isolata fuori Belluno a venti chilometri di Feltre, un centinaio di alpini era pronto, a costo della vita, ad eliminare Mussolini ed Hitler. A confermare il progetto dell'attentato è Armando Bettiol che, intervistato nel 2003 da Roberto De Nart, autore del libro Belluno ieri e oggi, racconta le riunioni che precedettero quel 19 luglio del ’43 quando il maggiore De Vecchio fece da tramite con l'antifascismo bellunese. “Il progetto dell'attentato, probabilmente a conoscenza dello Stato Maggiore dell'esercito italiano, racconta Bettiol, prevedeva il coinvolgimento di un centinaio di alpini alloggiati in una caserma di Feltre”. Militari reduci dalla Russia tornati carichi di avversione per chi li aveva mandati a farsi massacrare per mancanza di armi, preparazione e logistica. Il sergente degli alpini Nino Piazza negli atti del Convegno “Alpenvorland 1943-45” dichiara :” Eravamo partiti in 1.800 per la Russia e tornammo in 117 (…) nella caserma l'insofferenza per la disciplina era totale. Si sentiva gridare vina Lenin, viva Stalin morte al Duce”. Fra questi uomini, mandati al macello a 40 gradi sotto zero nelle steppe russe, era facile trovare uomini disposti a tutto pur di eliminare il Duce. Al coordinamento dell'attentato partecipavano il Comitato d'Azione antifascista che faceva capo al Partito d'Azione e la rete del Partito Comunista, due organizzazioni presenti a Belluno fin dal 1942. L'organizzazione prevedeva che il picchetto d'onore, spettante per tradizione agli Alpini, al momento della presentazione delle armi, scariche per regolamento, lanciasse delle bombe a mano contro i due dittatori. Un'azione kamikaze visto che erano presenti e di scorta anche le SS di Hitler. Il secondo elemento importante dell'Incontro di Feltre è il pesante “rimprovero” che Mussolini subì da Hitler a causa delle molte sconfitte inflitte dagli alleati agli italiani, l'ultima, in quei giorni, lo sbarco in Sicilia. Racconta Paul Schmidt, interprete-traduttore di quasi tutti i diciassette incontri che dal 1933 al 1944 si svolsero fra i due dittatori, che “Mus-

solini visibilmente afflitto … era seduto con le gambe incrociate sul bordo della sua poltrona, troppo vasta e profonda....Di tanto in tanto tirava un grosso sospiro come a sopportare un fastidioso monologo e guardava Hitler che con voce sempre più stridula continuava a a rovesciare un flotto di rimproveri e recriminazioni, un lungo inventario di cose che l'Italia non aveva fatto o aveva fatto male”. Fu durante questo incontro che Mussolini lesse al Fuerer un messaggio che informava dell' Operazione Crosspopint o Notte di San Lorenzo, ovvero il bombardamento di Roma che causò tremila vittime. Con questa catastrofica notizia alle 15 si chiuse, con un nulla di fatto l'incontro. Il terzo elemento è che l'attentato ai due dittatori non ebbe luogo perché all'ultimo momento ci fu un cambio di programma e il picchetto degli alpini venne cancellato. Viste le accresciute difficoltà, l'attentato fu sospeso per ordine delle direzioni nazionali del PCI e del Partito d'Azione, sebbene le armi per l’operazione fossero pronte. C’era una cassa di bombe a mano nascosta in casa di Armando Bettiol, pronta ad essere trasportata all’interno della recinzione di Villa Gaggia. Cosa non facile perché le SS vigilavano nel parco e nella villa, ma tuttavia praticabile. Cos'era accaduto perché i nazisti allontanassero gli alpini e scegliessero come guardie della villa le sole SS? Forse qualcuno aveva avvertito i tedeschi e fascisti. Questo non lo sapremo mai, ma è certo che l'annullamento dell'attentato favoriva il complotto che sei giorni dopo, lo storico 25 luglio, a Roma avrebbe sfiduciato Mussolini e ridato il potere al Re. Secondo alcuni storici l'attentato fu annullato anche perché non era gradito nemmeno al Vaticano preoccupato dal predominio comunista in caso di caduta del Fascismo e favorevole all'arrivo degli anglo americani. Il risultato fu che la guerra continuò per altri due anni causando altre sofferenze e migliaia di morti. La decisione di non uccidere i due dittatori è stata paragonata a quella di Stalin che per non avere rivali nella “liberazione” di Varsavia lasciò che questa venisse distrutta dai tedeschi in ritirata. Con lo stesso cinismo l'Italia di Mussolini aveva iniziato questa guerra attaccando la Francia morente. “ Qualche morto, disse il Duce, come scrive anche Bruno Vespa, per sedere al tavolo delle trattative di spartizione dei territori francesi”.

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