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In ricordo di Piera degli Esposti
In ricordo di una grande attrice di Katia Cont
Piera degli Esposti
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La scorsi in camerino, la porta non era totalmente chiusa e la vidi mentre di fronte allo specchio illuminato da una serie di lampadine, con i polpastrelli cercava di ravvivare la sua chioma bionda. Mi fece sorridere, perché pensai a tutte le attrici che prima di andare in scena si fanno sedute di trucco e parrucco anche quando il personaggio non lo richiede. Era li per una conferenza, per parlare dell’arte del teatro, del cinema. Notai gli occhi truccati con una matita nera un po’ sbavata ma che nonostante fosse imperfetta le donava tantissimo. Mi colpì il foulard scuro, che lei teneva sempre con una mano come a non farlo mai andare via, scuro come quella matita che le segnava lo sguardo, penetrante che raccontava tanto di lei. Un rossetto vivace le sottolineava il viso accompagnato da un sorriso contagioso. I suoi tratti distintivi. Non la conoscevo artisticamente fino a quel primo appuntamento
In ricordo di una grande attrice
al quale andai per pura coincidenza. Mi trovai seduta in un piccolo teatro studio alle porte di Udine, e lei si presentò sul palco e pretese di parlare senza microfono. “Siamo tutti vicini, ci sentiamo benissimo anche senza microfono”. Poi aggiunse rivolgendosi alla direttrice del teatro :”e poi loro (indicando noi tra il pubblico) loro non lo hanno, e loro sono qui per parlare con me.” Ruppe subito il ghiaccio e ci sentimmo tra amici. Iniziò una lunga serata di confronto tra persone che parlavano la “stessa lingua” e che sognavano le stesse cose. Non so ancora se fu quell’occasionale incontro che la rese ai miei occhi una delle attrici più affascinanti del panorama culturale Italiano. Ho sempre associato a lei il connubio perfetto tra bellezza interiore e bellezza esteriore, tra forza e fragilità, la scoprii una donna movimentata, estremamente colta e spesso controcorrente e sfrontata. Fu raccontata in molte occasioni, come nel libro della sua grande amica Dacia Maraini “Storie di Piera” dal quale emerse il particolarissimo ritratto della madre di Piera, e il loro rapporto tormentato e doloroso. Da quegli scritti, Marco Ferrari fece un film “Tutte le storie di Piera “ che si distacca dalla sola biografia privata per riattraversarla seguendo le tappe della vita artistica, nel teatro, innanzitutto, e nel cinema, nel rapporto di stima con i registi, a cominciare da Ferreri con cui, si rivela nel film con pudore, l'attrice ebbe una storia d'amore. E’ stata una grandissima attrice. Lei non interpretava dei personaggi, ma prendeva se stessa e si trasformava nel personaggio, trasmetteva, comunicava al pubblico senza il filtro della sceneggiatura. Per Piera degli Esposti, recitare era terapeutico, la aiutava ad esprimere le emozioni e a non reprimerle, era interprete drammatica e comica, incarnava ogni personaggio senza ereditarne le caratteristiche. Pensava che recitare la rendesse immortale e sperava di essere la prescelta per non morire mai. Credeva che la vita fosse come il teatro e che si potesse “immobilizzare” e lei che si considerava con il temperamento di Antigone con un forte legame con il padre e la madre, ha scelto di non sposarsi e di non avere figli per poi accorgersi che la vita procedeva e lentamente iniziava a portarsi via i suoi affetti e alla fine anche lei.
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