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Pericolo per le minoranze del mondo
Notizie dal mondo
di Guido Tommasini
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PERICOLO per le MINORANZE del MONDO
Il mondo è passato attraverso diversi genocidi, ma sembra che questo non abbia insegnato niente, perché attualmente continuano a verificarsi ecatombi di minoranze religiose ed etniche. Per quanto riguarda i cristiani uno studio del 2017 da parte di una ONG protestante ha concluso che i cristiani oppressi nel mondo ammonterebbero a circa 215 milioni, dove le teste di serie di questa macabra classifica sono la Nigeria con gli islamici di Boko Haram assieme al Pakistan e fino ad ieri lo stato islamico Isis. Se si rimane nel continente africano i cristiani copti sono sempre in pericolo da qualunque parte si prenda la situazione( il famoso Patrick Zaki è anche copto). Più a sud il gruppo islamico somalo Al Chebab minaccia i cristiani sia in Somalia che in Kenia. I pericoli non vengono solo da paesi dove imperversa l’Islam Politico ma anche dall’India dove una donna di nome Sumara è stata bruciata viva dagli induisti del suo villaggio e poco lontano, nello stato isolano Sri Lanka i musulmani, stretti in una morsa fra i cingalesi buddisti ed i tamil induisti perseguitano un’altra minoranza, quella cristiana. Non per spirito d’equilibrismo, ma per obiettività storica bisogna ricordare che in Cina la minoranza musulmana Uiguri sarebbe attualmente oggetto di un vero e proprio genocidio culturale e se si guarda il passato all’inizio degli anni Sessanta anche a Zanzibar, un’ isola attualmente facente parte della Tanzania, la minoranza araba musulmana ivi radicata da secoli era stata annientata in un massacro che colpiva sempre le diversità religiose. Tornando ai giorni nostri, la previsione che prevale è quella per cui sarebbe il cristianesimo orientale la prima minoranza importante destinata ad estinguersi o comunque confinata ad un’esistenza effimera. In
ogni caso, dopo le vicende totalitarie dovute allo Stato Islamico Isis tutte le minoranze del Levante sono state drasticamente penalizzate. Si tratta di un ventaglio che comprende oltre alle minoranze cristiane aramaiche, melchite, caldee alle quali il regime di Assad garantiva libertà di culto, anche di quelle shabacks, yhazide ed alauite. Ma non era solo l’ Isis ad agire, perché a Yabroud, una città siriana di 60.000 abitanti dove si parlava l’antico aramaico, la distruzione della presenza cristiana è stata eseguita dal gruppo jihadista di Al Nusra(ora Fatah al Cham). Sempre in Siria ci sono state anche delle situazioni grigie come ad Hassake dove le comunità cristiane siriache, assire ed armene hanno dovuto sopravvivere fra gli scontri dei curdi dell’ YPG contro le truppe di Assad e quando qualcuno di loro provava a rifugiarsi passando la frontiera turca veniva abbattuto dai turchi stessi. A Khabur e Tall Shamiran, città che erano abitate da nuclei di cristiani assiri, risalenti ai primi insediamenti secolatri, l’ Isis rapiva le donne e le bambine per farle schiave e poi in alternativa, per la loro liberazione il vescovo Athniel doveva versare il prezzo dei riscatti. In ogni caso da quelle parti i cristiani nel migliore dei modi erano spinti ad un’emigrazione forzata. C’era proprio un noto slogan jlahdista che recitava così: gli alauiti al cimitero ed i cristiani in Libano. Secondo quanto calcolato dallo storico Pierre Vermeren qualche migliaio di cristiani viene ucciso annualmente nel mondo: si tratta di un’intensità variabile che va dai 7.100 nel 2016, ai 1200 nel 2017, ai 4. 305 del 2019. Un’altra minoranza, forse in proporzione la più oppressa è stata quella degli yhazidi nell’ Alta Mesopotamia con migliaia di donne ridotte in schiavitù sessuale dall’Isis, oltre a migliaia di uccisioni con i sopravvissuti costretti a conversioni forzate all’Islam, secondo la tecnica della Sharia. Si potrebbe continuare a lungo con
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questa brutale carrellata, a cominciare dal pronunciamento di Bolsonaro di livellare l’Amazzonia con gravissime conseguenze per gli indios, ma ponendosi il problema in termini generali si nota a livello mondiale un incremento generale di questo accanimento bellicoso contro le minoranze. C’erano stati nel secolo scorso diversi pogrom e massacri contro popolazioni minoritarie, anche agghiaccianti come a Timor Est ed in Bangla Desh (musulmani contro cristiani e contro induisti)ma non su scala così geograficamente diffusa. Se si guarda bene è con la globalizzazione che questi fenomeni antisociali sono cresciuti in modo esponenziale. Sembra che fra i promotori del nuovo ordine mondiale e le repressioni delle minoranze( che in qualche modo all’interno di stati sovrani come l’ Irak godevano un tempo di certe garanzie) si sia instaurata una sorta di sinergia casuale. Qualcosa del genere era stata già prevista quasi un secolo fa dal politologo jugoslavo Milovan Gilas il quale aveva profetizzato nel suo libro – Conversazioni con Stalin - che qualora il mondo fosse diventato soggetto ad un’unica ideologia, che nel mondo attuale (se si esclude la Cina e qualche stato minore) corrisponde al progressismo neoliberale, allora le sette sanguinarie di ogni tipo si sarebbero diffuse come reazione corrispondente.