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La natura in controluce: il bostrico, parassita dannoso

La natura in controluce

di Giampaolo Rizzonelli

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IL BOSTRICO:

un parassita dannoso

La tempesta Vaia dell’ottobre 2018, oltre a provocare ingenti danni per la caduta degli alberi sradicati dal vento, ha creato le condizioni per la diffusione del bostrico, un coleottero presente naturalmente nei boschi di abete rosso del Trentino e del Veneto. Gli alberi a terra hanno creato l’ambiente adatto per la proliferazione del parassita. L’Ips thypographus, meglio noto come bostrico tipografo, è un piccolo insetto del gruppo degli Scolitidi, di forma cilindrica e di colore bruno-nerastro con sfumature giallastre o aranciate per la presenza di peli che possono essere concentrati in alcune parti del corpo, lungo circa 4-5 mm. Il bostrico compie da 1 a 3 generazioni in un anno, a seconda dell’altitudine dei boschi che infesta, più alta è la quota minore è il numero delle generazioni. L’inverno è superato dagli adulti all’interno di gallerie dette di maturazione che vengono scavate in autunno, alla base del tronco. I tipografi adulti fuoriescono dai nidi in primavera, non appena le temperature superano in modo stabile i 15°C e c’è un numero sufficiente di ore di luce (> alle 14). I maschi iniziano a forare la corteccia e da qui scavano una camera d’accoppiamento, vengono poi raggiunti dalle femmine (in genere 2 o 3), una volta fecondata, la femmina lascia la camera di accoppiamento e scava una galleria longitudinale, detta materna, questa è lunga circa 15 cm e al suo interno depone poche uova, poi ritorna dal maschio per una nuova fecondazione, in totale depone fino a 100 uova. Le larve (bianche, senza zampe e con il capo scuro), nutrendosi, scavano gallerie di 5-6 cm sotto la corteccia e al termine dello sviluppo si trasformano in adulti, dando vita a una nuova generazione che potrà attaccare altre piante. Le gallerie scavate dalle larve a partire da quelle materne creano delle “figure” particolari per le quali appunto è stato dato il nome di “tipografo”. La velocità di sviluppo dei singoli stadi è fortemente dipendente dalla temperatura. L’intero ciclo da uova a adulti, dura da 6 a 8 settimane, i neo adulti necessitano, di una fase di alimentazione, sempre sotto corteccia, per diventare individui maturi, tale fase richiede in genere 1-2 settimane. Le piante colpite mostrano evidenti segni di ingiallimento sugli aghi e vanno incontro a un veloce deperimento e infine muoiono. Le gallerie interrompono il flusso della linfa e gli zuccheri prodotti dalla chioma non raggiungono più le radici. Altri segni dell’attacco del bostrico sono la corteccia sollevata e divisa in placche, la quale tende a separarsi dal legno. Un altro sintomo è la perdita di resina

Bostrico adulto

Gallerie scavate dalle femmine e dalle larve

prodotta dalla pianta nel tentativo di difendersi dall’attacco, che può colare lungo il tronco. Gli adulti che penetrano nei tronchi trasportano anche funghi patogeni, che intasano i vasi di conduzione dell’acqua nell’albero. Infine, ai piedi delle piante colpite, si può osservare la presenza di una polvere giallo-rossiccia, in pratica legno rosicchiato espulso dalle gallerie. Quando la chioma assume un colore rosso intenso, gli insetti si sono in genere già involati, alla fine le piante presentano una colorazione grigia per la perdita completa degli aghi. I cambiamenti climatici non aiutano a sconfiggere il bostrico, infatti le uova e le larve muoiono a temperature inferiori a -10, -15°C persistenti per diversi giorni, invece le larve mature e le pupe presentano una maggior resistenza al freddo. Per quanto riguarda il temine dell’attività di diffusione in autunno, vale il contrario di quanto citato in merito alla primavera (quando le temperature scendono sotto i 15°C e calano le ore di luce). La presenza di alberi schiantati e umidità (vedi il post Vaia) favorisce la proliferazione del bostrico, portandolo dallo stato endemico a quello epidemico, condizione in cui esso attacca anche piante sane in piedi. Per quanto riguarda la durata di una pullulazione le esperienze dei paesi europei, dove ci sono stati gravi eventi di schianto di alberi hanno dimostrato che durano in media 5-6 anni, con la massima infestazione nel 2° e 3° anno e una riduzione in quelli successivi, ma bisogna ovviamente tener conto dell’andamento climatico, inverni freddi favoriscono la morte del bostrico così come estati fresche e piovose rendono le piante più robuste, mentre periodi di siccità aumentano la possibilità delle piante di essere attaccate. Quali sono le difese contro il bostrico? Le piante se c’è sufficiente acqua riescono a difendersi da sole attraverso la resina che uccide i coleotteri, altre difese sono attuate dagli antagonisti naturali quali altri coleotteri, il picchio, vespe e funghi. Come ci si sta difendendo dal bostrico? Il metodo migliore è, una volta individuati gli alberi infestati, il loro immediato abbattimento, seguito da esbosco o scortecciatura, ma solo se avviene prima che gli adulti abbiano abbandonato le piante, quando ancora non sono visibili gli arrossamenti che indicano l’avvenuto sfarfallamento. Qualora invece le chiome siano già arrossate o grigie può essere conveniente lasciare le piante in bosco a protezione di quelle ancora sane (fungono da schermo per la radiazione solare e contengono gli antagonisti naturali del parassita). Si deve poi agire sulla prevenzione con il recupero degli schianti in tempi veloci, entro un anno, ovviamente nel caso di Vaia vista l’area colpita non è stato facile intervenire così rapidamente. Ulteriore prevenzione è anche quella di creare dei boschi misti e con piante di classi di età diverse. Questo tipo di bosco infatti è più capace di resistere alle pullulazioni ed è in grado di ricostituirsi prima.

La natura in controluce

Fonti: in parte da Servizio Foreste e Fauna Provincia di Trento

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I FOGLI CEREI NEGLI ALVEARI

Aprile è il primo vero mese di primavera e le nostre api sono già in volo, pronte a svolgere l’importantissimo ruolo di impollinatrici ed a regalarci emozioni che solo un apicoltore può provare. Regalarci non è esattamente il termine corretto, visto che bisogna prestarci molte cure e attenzioni. Oggi andremo quindi a consigliarvi una pratica fondamentale per assicurarci un’ottima salute e produttività dei nostri alveari: la sostituzione periodica dei favi. I favi sono una componente fondamentale dell’alveare, in quanto svolgono diverse funzioni: sostegno, assorbimento di sostanze estranee e mezzo di comunicazione. Infatti attraverso di essi le api “parlano” con vibrazioni e ormoni. La costruzione del favo in cera è un processo che le nostre api possono svolgere autonomamente, ma noi vi consigliamo di seguire una via più produttiva e meno dispendiosa a livello di tempo ed energie: il foglio cereo. Esso è una stampa in cera con un’impronta di cellette esagonali, una sorta di linea guida per le nostre api che, seguendone il disegno, possono costruire un favo in maniera ordinata e senza sprechi. Partire da un foglio cereo comporta anche un risparmio in termini economici in quanto uno di essi pesa, in media, 110

In primavera la sostituzione periodica dei favi assicura la salute e la produttività delle nostre api

grammi. Le api, per produrre questo quantitativo di cera, impiegano tra i 700 e i 1500 grammi di miele. Facendo due conti veloci, ci si rende conto che è estremamente conveniente! È bene ricordare che non è sufficiente compiere quest’operazione solo una volta nella vita: i favi invecchiano. La loro funzione di filtro li porta ad accumulare corpi estranei e sporcizia che possono rivelarsi fattori scatenanti di patologie. Inoltre ad ogni ciclo produttivo le cellette si riempiono di spoglie larvali, intasandole e rendendole di dimensioni ridotte. Per questo motivo le api future tenderanno a nascere sempre più piccole e deboli, portando l’alveare ad un costante calo di produttivo. È quindi buona regola sostituire in ogni alveare tre/ quattro favi l’anno, in modo da completarne il ciclo di sostituzione nel giro di tre anni. Questa pratica permette di avere alveari forti, in salute e produttivi, e vi diremo di più! La cera dei favi vecchi può essere recuperata con l’utilizzo di una sceratrice, in modo da non sprecare quello che le api hanno prodotto con tanta fatica! Non ne avete una a disposizione? Non riuscite a produrre abbastanza cera per avviare una vostra lavorazione? Vi servono fogli cerei nuovi? In tutti i punti vendita SAV potrete trovare la sceratrice adatta alle vostre esigenze, cambiare la vostra cera grezza con fogli cerei sterilizzati nuovi di zecca, oppure provare l’eccellente qualità dei fogli cerei africani a bassa residualità! Vi aspettiamo!

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