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Lo sbarramento di Tenna

Le guerre in Valsugana

di Andrea Casna

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Lo SBARRAMENTO di TENNA VISTO dall'’ESERCITO ITALIANO

Fra il 1914 e il 1915 vi fu l’intensificarsi, da parte dell’esercito austroungarico, dei cantieri finalizzati alla realizzazione di una serie sbarramenti militari a difesa della Valsugana, in modo particolare del settore compreso fra Caldonazzo, Levico e Busa Granda.

Furono lavori che impegnarono i comandi austroungarici dal 1914. Terminati i forti dell’Altopiano di Folgaria, Lavarone e Luserna, si proseguì con la costruzione di nuove trincee e postazioni per mitragliatrice e artiglieria. Spie e informatori tenevano costantemente sotto controllo l’attività del futuro nemico. La Guardia di Finanza di Asiago, per esempio, telegrafava, in data 21 agosto 1914, (come si legge in Basilio di Martino, Spie italiane contro Forti Austriaci. Lo studio della linea fortificata austriaca sugli altopiani trentini, Gino Rossaro Editore): «mattino 19 corrente 20 soldati austriaci diretti da due ufficiali incominciarono a costruire a 200 metri da Malga Lastebasse, a circa chilometro confine vicinanze fortezze Cima Verle e Luserna incominciarono lavori trincea e reticolato impiegando ragazzi oltre 14 anni e molte donne, questi operai appartenenti comune Pedescala». I lavori di militarizzazione, quasi sul confine con il Regno d’Italia, interessarono ovviamente tutto il Trentino: si parla di quasi 15mila lavoratori volontari nel Tirolo Meridionale; uomini delle classi più anziane non abili alla leva, donne, ragazzi o bambini. In Valsugana i principali punti di controllo erano i forti Verena, Campomolon e la postazione di Cima Mandriolo. A giocare un ruolo fondamentale nella fase precedente alla dichiarazione di guerra dell’Italia all’Austria, furono anche gli informatori. Nel febbraio del 1915 alcuni fuoriusciti trentini fornirono informazioni relative agli interventi di disboscamento attorno a forte Tenna e della costruzione di trincee a forma di greca che dal forte delle Benne salivano verso il Selvot. In queste brevi relazioni si fa menzione dei primi cantieri per il Monte Sommo. Antonio Stefenelli affermò, come si legge nel rapporto del 15 aprile 1915 che «fu levata parte dell’artiglieria dal forte di Tenna e Colle delle Benne [...] e relative torri corazzate e si collocheranno sul Selvot (nord di Levico) e sulla Busa Granda nord della Panarotta. Alla Busa Granda si lavora da 6 mesi in piattaforme, casematte e baracche». Nel rapporto relativo all’interrogatorio di un fuoriuscito, Enrico Paor si legge, datata 17 aprile 1915, che «nel forte di Tenna, (Valsugana) furono portati via 4 quattro pezzi grossi colle relative cupole furono asportati dal forte Col delle Benne». In poche parole l’Italia stava raccogliendo il numero maggiore di informazioni. Con la dichiarazione di guerra, nel maggio del 1915, grazie alle foto aeree gli uomini del Servizio Informazioni poterono ricostruire le postazioni austriache avanzate in Valsugana (e Vallagarina), riuscendo a dare una certa completezza alla linea di sbarramento di Tenna: una linea trincerata che da Caldonazzo saliva a Tenna, forte delle Benne, Busa Granda e Panarotta.

Il disarmo dei forti di Tenna e del-

le Benne. Al maggio 1915 gli italiani si trovarono ad affrontare un territorio relativamente piccolo che aveva alle spalle quasi mezzo secolo d’interventi. Nelle ultime fasi, quelle precedenti al maggio del 1915, i due forti dello sbarramento di Tenna (Forte delle Benne e Forte Tenna) furono disarma-

Particolare dello Sbarrameto di Tenna in una mappa dell'Esercito Italiano

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