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Don Giuseppe Grazioli
Il personaggio
di Andrea Casna
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Don Giuseppe Grazioli
Un prete per il riscatto del Trentino
Fra i personaggi di spicco dell’Ottocento Trentino troviamo il sacerdote Don Giuseppe Graizoli, nato a Lavis nel 1808 e morto a Villa Agnedo, in Valsugana, nel 1891. Don Grazioli, sacerdote in Valsugana dal 1836, fu uno dei principali protagonisti della vita politica ed economica dell’Ottocento trentino. Nel 1848, l’anno della rivoluzione, fu incarcerato ad Innsbruck per le sue simpatie filo italiane. In Francia la rivoluzione divampò per ottenere la democrazia e nei paesi austro-tedeschi i popoli insorsero per avere una maggiore indipendenza. In Italia scoppiò la Prima Guerra d’Indipendenza e in Trentino prese piede il movimento per l’autonomia amministrativa da Innsbruck. È in questo contesto che si inserisce l’arresto del Grazioli perché considerato dalle autorità del tempo «caldo e fanatico sostenitore della causa Italiana». Fu arrestato e incarcerato ad Innsbruck perché sospettato di aver appoggiato il movimento dei Crociati: militanti veneti che nel mese di aprile occuparono Vezzena, Luserna e Lavarone e sconfitti il 9 giugno ad Enego dagli austriaci. Il 20 agosto, dal carcere di Innsbruck, scrisse che terminata la bufera rivoluzionaria «i popoli si troveranno in posizione di maggiormente svilupparsi, la sicurezza personale, l’eguaglianza in faccia alla legge ed altri beni saranno retaggio dell’umanità tutta anziché di una classe privilegiata; e così come il temporale agita, scuote la natura, schianta anche ed abbatte degli alti alberi, delle vecchie torri, con fracasso e rovina, pure cessato è purgata l’aria, il cielo ride più sereno, e la natura pare rinvigorita, così sarà della società riordinata dal presente civil temporale che tanto la scosse ed agitò; l’umanità avrà fatto un passo nel perfezionamento morale. Non vorrei per altro che queste fossero utopie d’un povero ottimista, il quale
Don Grazioli (by Eugenio Prati)
in sicuro carcere, non si sa come possa parlare in questo modo». Fu liberato alla fine di agosto grazie all’amnistia. Nello stesso periodo molti sacerdoti furono accusati di aver benedetto le bandiere dei Corpi Franchi che nella primavera del 1848 avevano occupato la valle di Ledro, le Giudicarie e le valli di Non e di Sole. Altri ancora furono accusati per aver espresso, durante le funzioni religiose, l’importanza della separazione del Trentino dal Tirolo tedesco. L’intera vita del Grazioli fu proiettata al sostegno e alla tutela dell’italianità trentina. Un sentimento che si manifestò vivamente nella raccolta fondi, da lui avviata, per l’erezione del monumento a Dante in Trento inaugurato nel 1896. Prima di assumere la cura d’anime ad Ivano Fracena, svolse un viaggio in Italia. Un’esperienza, questa, che lo spinse ad elevare la penisola come madre patria per la comunanza della cultura e della lingua. Le aspirazioni nazionali, inoltre, erano di famiglia perché Carlo Stenico, il suo fratellastro per via di madre, nel 1860 partecipò alla battaglia del Volturno nello squadrone di cavalleria «Diavoli Rossi del Vesuvio». Il suo operato è legato all’epidemia del baco da seta che danneggiò, nella seconda metà dell’Ottocento, l’attività serica trentina. Fra il 1860 e il 1863, su richiesta del Comitato bachicoltori trentini, effettuò molti viaggi nei Balcani e in Asia Minore per cercare semi di bachi sani. Un tentativo che si rivelò inutile perché l’epidemia si era diffusa anche in quelle terre. Caparbio e tenace, il Grazioli effettuò cinque viaggi in estremo oriente, dove l’epidemia non era arrivata e la bachicoltura era ancora sana. Il sacerdote importò dalla città di Yokohama, (Giappone), ingenti quantità di cartoni di seme di bachi da seta riuscendo a risanare la bachicoltura e l’economia serica del Trentino. Eletto cittadino onorario a Lavis nel 1867 ed eletto deputato alla Dieta di Innsbruck, negli anni successivi dispose per l’istituzione di una Scuola Agraria a Trento, partecipò all’erezione del monumento a Dante e provvide per la costruzione nel suo paese natale di un campo sperimentale e per una serra innesti. Morì nel 1891. Qualche giorno prima della sua dipartita, l’Alto Adige scrisse che lo stato di salute «dell’egregio patriota è da qualche giorno aggravatissimo. L’illustre infermo è nella sua casa a Villa Agnedo. Speriamo ancora che egli possa superare il male ed essere conservato l’affetto di tutto il paese da lui tanto e sì fortemente amato». Sono parole che testimoniano l’attaccamento e l’affetto che l’opinione pubblica nutriva nei suoi confronti, non solo per le sue posizioni politiche, ma anche per aver salvato l’economia del baco da seta dalla prebina. Sempre l’Alto Adige, il 27 febbraio di quell’anno, dedicò al Grazioli un supplemento straordinario. Nelle prime battute si legge: «Don Giuseppe Grazioli non è più. Tutto il paese è dolorosamente commosso dalla scomparsa di codesto venerando vegliardo. Il Grazioli era la personificazione vivente di una grande idea - La devozione alla patria».
Il personaggio
Salute & Benessere
di Rolando Zambelli, titolare dell’Ottica Valsugana, è Ottico Optometrista e Contattologo
PER RIDURRE LO STRESS VISIVO COGNITIVO
Delle semplici regole per una buona igiene visiva per i bambini È fondamentale già in età scolare fare una buona prevenzione. Questo prevede l’attenzione da parte dei genitori ad insegnare al bambino una corretta postura di studio, poiché un’efficace igiene visiva facilita l’apprendimento e il rendimento. Di seguito una serie di semplici accorgimenti per ridurre lo stress visivo cognitivo, che rappresenta spesso la causa di mal di testa, affaticamento visivo, bruciore agli occhi e lacrimazione, tutti segnali di un sistema visivo che ha bisogno di aiuto. Alzare lo sguardo: a intervalli regolari, durante un prolungato lavoro da vicino (es. lettura di un libro) è necessario distogliere lo sguardo e guardare lontano per alcuni minuti per rilassare il sistema visivo e mantenerne la flessibilità. Corretta distanza di lavoro: la giusta distanza per poter leggere o scrivere si ottiene appoggiando il mento sulla mano chiusa a pugno con il gomito appoggiato sul banco. Evitare le posizioni distese: quando si legge o si guarda la tv ci si deve sedere correttamente evitando posizioni sdraiate o piegate in avanti o di lato. È difficile mantenere distanza e visione equilibrata stando sdraiati sul letto o sul divano. Impugnatura nella scrittura: una scorretta impugnatura della penna o della matita può portare il bambino ad assumere una postura non idonea, che potrebbe causare problemi muscolo-scheletrici o di visione binoculare. È quindi opportuno tenere la penna o la matita a 2 cm dalla punta, in modo tale da poter vedere la punta senza inclinare di lato la testa o il busto. Si consiglia di utilizzare matite triangolari o pencil grip per ottimizzare l’impugnatura. Piano di lavoro: per mantenere una corretta postura è utile e consigliabile utilizzare un piano di lavoro inclinato di circa 20°/30°. Illuminazione: non leggere o scrivere mai con un’ unica lampada accesa, ma utilizzare una luce che viene dall’alto e una lampada posizionata dal lato opposto della mano con cui si scrive. Televisione: per quando riguarda la tv, si consiglia di guardarla ad una distanza pari a 7 volte la diagonale dello schermo (almeno 3 metri) in un ambiente illuminato. Poiché l’utilizzo della TV, dei videogames e di tutti i dispositivi elettronici in generale sviluppa pochissime capacità visive, pertanto si consiglia vivamente di incentivare il bambino a svolgere attività all’aperto. Con queste semplici regole è possibile ridurre molti problemi visuo-posturali che rappresentano un’importante fonte di stress visivo cognitivo nel bambino.
Medicina & Salute
CONOSCIAMO LE DIPENDENZE
di Erica Zanghellini *
Nel tempo il tema delle dipendenze ha assunto forme sempre più diverse. Non si può più infatti, pensare alle dipendenze come legate all’uso solamente di sostanze, al mondo d’oggi di fatto, ci sono le più disparate tipologie da quelle legate alla tecnologia, al gioco d’azzardo, allo shopping compulsivo, alle dipendenze alimentari, solo per fare alcuni esempi. In aggiunta nominerei anche un altro tipo di difficoltà di questo genere, di cui si parla poco ma, che può avere importanti ripercussioni sulla vita della persona che ne soffre ed è la dipendenza affettiva. Quest’ultima è una caso particolare, è un disturbo comportamentale ed emotivo che condivide aspetti caratteristici con le altre dipendenze, ma allo stesso tempo presenta peculiarità che emergono a livello della relazione. Ma cosa si intende per dipendenza? Per dipendenza si intende una modifica del comportamento della persona, che non si limita ad una semplice abitudine ma, ad una ricerca spasmodica ed esagerata della ricerca del piacere attraverso attività che sfociano nella patologia. Sono due le principali caratteristiche che si riscontrano in questi casi: – dipendenza psichica: c’è un coinvolgimento a livello psicologico/ emotivo. C’è la necessità di avere o assumere quel determinato oggetto o sostanza. La persona non riesce a farne a meno e investe molto tempo e risorse nella sua ricerca; – e dipendenza fisica: in questo caso è proprio l’organismo del soggetto a sentire l’astinenza e il bisogno continuo di aumentare l’assunzione o la ripetizione dei comportamenti disfunzionali per ottenere gli effetti desiderati. L’origine di questo tipo di difficoltà va ricercata dalla combinazione di più elementi: – fattori sociali, ovvero legati alla situazione sociale ed economica della famiglia in cui la persona nasce e cresce; – fattori biologici, cioè legati ad un’alterazione delle sostanze che il nostro cervello produce. Il circuito delle ricompense che si trova nel nostro cervello è altamente sollecitato e rilascia dei neutrotrasmettitori endogeni che ci fanno stare bene, nel breve periodo. Questa sensazione di benessere è quella per cui poi la persona cercherà faticosamente e a qualsiasi costo di riprodurre; – ed infine, possono essere implicati anche dei processi di apprendimento, che influenzano e poi mantengono questo tipo di difficoltà. Le principali dipendenze, di solito
Medicina & Salute
colpiscono la popolazione giovane, o almeno con una frequenza maggiore rispetto altre fasce d’età e le più diffuse sono tendenzialmente queste: – da sostanze: come ben sappiamo rientrano in questa categoria, alcool, droghe (sia leggere che pesanti). Sono quelle più conosciute anche se non per forza quelle che maggiormente inficiano la vita delle persone; – dipendenza tecnologiche: in questa categoria rientrano internet e social media. I più esposti sono i ragazzi, visto l’uso quotidiano e massivo di questo tipo di strumenti. Porrei però anche l’attenzione e chiederei uno sforzo ai genitori nei confronti dei più piccoli, ci sono di fatto dati sempre più allarmanti anche sul coinvolgimento sempre di più dei bambini, cerchiamo di correre ai ripari prima che sia trop-
po tardi. – dipendenze alimentari: in questa tipologia ritroviamo, alterazione del comportamento dell’ alimentazione. Il cibo assume non più il ruolo di nutrizione, ma diventa un mezzo per gestire emozioni e vuoti. Si cerca di raggiungere piacere, felicità, sedazione delle emozioni e soddisfazione attraverso le pietanze. Di solito c’è una selezione dei cibi che vengono ricercati nei momenti di crisi. Tendenzialmente sono quelli ricchi di zucchero e grassi che a livello fisiologico scatenano la liberazione di sostanze che stimolano il buon umore. – dipendenza da gioco: la base di questo tipo di dipendenza è un comportamento compulsivo, che diventa una vera e proprio ossessione. Normalmente lascia conseguenze importanti, nella vita ma,
anche a livello patrimoniale. – ed infine le dipendenze sessuali: la più diffusa in questo ambito è la dipendenza da video porno, e a cascata influenza/modifica diversi piani della vita della persona da quelli più privati ma, in alcuni casi anche a livello lavorativo. In questi casi la prevenzione è una delle principali azioni per ridurre il rischio che si sviluppino questi tipi di difficoltà, per cui parlatene apertamente con i vostri figli e se avete il dubbio di essere caduti in questo tipo di problematicità non minimizzate ma, cercate aiuto. Uscirne si può.
* Dott.ssa Erica Zanghellini Psicologa-Psicoterapeuta Riceve su appuntamento Tel- 388 4828675
Salute & Benessere
di Armando Munao’
Per avere ulteriori informazioni sulla radioestesia e sulla terapia con il pendolo ebraico, i nostri lettori possono contattare la Sig.ra Placida Maria Baca al numero: 327 11 94 791 email: pergina84@gmail.com
CONOSCIAMO LA RADIOESTESIA E IL PENDOLO EBRAICO
La radioestesia, come evidenzia la Società Italiana di Radionica e Radioestesia, non è una cosa misteriosa, complicata o esoterica, è invece la capacità che ogni essere umano ha di ascoltare se stesso e di interagire con l’ambiente in cui vive. Quindi, quando si parla di radioestesia, ci si riferisce a quel particolare procedimento o tecnica, grazie alla quale si cerca di localizzare informazioni sconosciute, mediante captazione dell’irradiazione che ogni corpo emette e quindi ci può aiutare a capire qual è il punto del nostro corpo dove perdiamo energia o dove si può bloccare una determinata emozione o un’azione vitale. Per praticare la radioestesia si usano particolari oggetti: cilindri di legno con una base liscia e l’altra con due scanalature oppure un particolare pendolo radioestesico atto a rilevare la specifica vibrazione di una persona. Stiamo parlando del “pendolo ebraico” che è costituito da un cilindro di legno (ancorato a una cordicella) su cui si applicano delle etichette scritte in ebraico e che funziona, come dicono gli esperti, per mezzo dell’emissione energetica delle “Onde di Forma” delle lettere e delle parole in lingua ebraica. Secondo gli esperti del settore è considerato un eccellente strumento di armonizzazione, di equilibrio e a volte anche di guarigione olistica, perchè lavora sul campo bioenergetico della persona. Quando qualcosa interferisce o interrompe l’armonia e il ritmo vibratorio, significa che in qualche punto del corpo si è concretizzata una certa debolezza o una non funzionalità che può essere poi armonizzata. Per la cronaca un pendolo ebraico o simile fu scoperto in un sarcofago della Valle dei Re, ed è quindi la prova certa che gli egiziani dei tempi dei faraoni conoscevano e praticavano la radioestesia. Una pratica che oggi può essere applicata a tutte le persone di qualsiasi età. A tal proposito, e per saperne di più, abbiamo interpellato la Sig.ra Placida Maria Baca (e originaria del Peru’ ma abita a Novaledo) che da anni pratica la radioestesia e l’uso del pendolo ebraico. “E’ vero, ci dice la Signora Placida, questo particolare strumento, usando l’emissione energetica delle lettere ebraiche, non solo può veramente risolvere alcune particolari situazioni di vita quali lo stress, l’insonnia e altre problematiche emozionali, ma è anche atto a pulire il corpo dall’energia del campo magnetico, rendendo la persona più vitale e attiva. Mi preme, però, sottolineare che la radioestesia e l’uso del pendolo ebraico non sostituiscono e non devono mai sostituire, in nessun modo, le medicine e le varie cure mediche e che la pratica dello strumento non interferisce con esse.