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I miracoli di Dino Buzzati

Personaggi e santità

di Waimer Perinelli

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I miracoli di DINO BUZZATI

Dino Buzzati, Valbelluna 1906-Milano 1972, giornalista, scrittore, pittore, è noto per il romanzo “Il deserto dei Tartari” nel quale descrive l’angoscia del vivere nell’attesa di qualcosa che non avverrà. È questa, più o meno, la vita di ciascuno di noi.

La vita di Buzzati è stata un’avventura iniziata in Val Morel ai piedi delle Dolomiti bellunesi, dove i suoi genitori trascorrevano le estati, e proseguita a Milano, giornalista al Corriere della Sera dove venne assunto nel 1928. Nell’incantevole vallata, nella bella villa veneta di famiglia dov’era nato, egli tornava a riposare dai molti viaggi e qui scrisse l’ultima raccolta di racconti frutto di una dissacrante immaginazione, dal titolo “Miracoli di Val Morel” un romanzo, come ha scritto Indro Montanelli, nel quale lo scrittore si proponeva di “comporre un album di scherzi e invece ha scritto con il pennello la sua poesia più bella.” “Miracoli di Val Morel” è una raccolta di scritti e tavole, di ex voto fantastici, dove casi impossibili di tentazioni, sciagure, attacchi stranieri ed improbabili, disgrazie, incidenti, rapimenti vengono risolti dall’intervento provvidenziale di Santa Rita da Cascia. Nel luogo incantato dove trascorreva giornate di “operoso” riposo, Buzzati immagina di aver incontrato il fantomatico custode di un santuario dedicato a Santa Rita da Cascia (1381-1457) di esserci entrato, ed avervi visto una serie di quadretti votivi, ovvero di quelle tavole dipinte, testimonianza di una Grazia Ricevuta, dette anche ex voto, di cui sono tappezzate le pareti dei vari santuari, come quello dedicato alla santa nella cittadina di Cascia, in provincia di Perugia dove è morta. Dino Buzzati non si limita ad immaginare avvenimenti miracolosi ma li dipinge descrivendoli con i colori, riandando con la mente ad un passato lontano nel quale immagina di averli veramente visti. Fantasia e immaginazione si fondono in modo geniale e apparentemente semplice come la Fede, la religiosità popolare che trascende la ragione fino ad attribuire a particolari luoghi, immagini e sculture grandi le miracolose proprietà taumaturgiche, capacità di guarire da malattie gravissime. E a lungo in molti avevano creduto che in Val Morel esistesse veramente una chiesetta dedicata alla Santa delle cause Impossibili, beatificata nel 1627. In realtà la raccolta, pubblicata nel 1971 un anno prima della morte, è frutto della fantasia dissacrante ed ironica di Buzzati. Come spesso accade tuttavia, da un evento immaginato può nascere un luogo vero e così è stato, ed oggi lungo il sentiero che dal paese di Giaon tocca il santuario della Madonna di Parè, una via crucis giunge fino a Limana di

Dino Buzzati (da APSP San Giuseppe di Primiero)

Personaggi e santità

Santa Rita da Cascia

Val Morel. A Giaon poi sono stati dipinti alcuni murales raffiguranti i presunti miracoli. Così vanno le vicende umane e seguendo le bizze di un romanziere si possono incontrare e ammirare due chiesette generalmente chiuse (Chiesa dei SS. Filippo e Giacomo e Santuario di Madonna Paré, visitabili solo con guida), piccoli scrigni di opere d’arte, affreschi e storia, alcune cappelle devozionali più o meno antiche e un sito fortificato alto medievale, il colle su cui si trovava un antico convento nel quale vuole la leggenda abbia sostato San Bernardo di Chiaravalle, monaco di origine francese, teologo e propugnatore della crociata del 1140 che Dante dice d'incontrare dal XXX al XXXIII canto del Paradiso e di fatto la sua terza guida dopo Virgilio e Beatrice. Un miracolo quello di Dante e un più piccolo miracolo letterario quello di Buzzati che egli stesso definisce: “un racconto in trentanove capitoli, risolto più con le immagini che con le parole... Una sorta di album personale che raccoglie, rielaborandole, atmosfere della memoria e luoghi dell'anima, fatti vissuti, ascoltati e sognati in sessant'anni di vita: il testamento umano, artistico e spirituale.” La testimonianza più emozionante si trova nell'ultima tavola dove l'ex voto rappresenta il volto di Santa Rita da Cascia. Buzzati ritenuto ateo fornisce in realtà un'immagine della santa di rara spiritualità d’intensa umanità: santa Rita protettrice delle cause impossibili, ha fatto forse con Buzzati uno dei suoi più bei miracoli.

Il Personaggio

di Katia Cont

“Robbertooooo!!!”

Come dimenticare una emozionatissima Sofia Loren, mentre dal palco del Doldy Theatre sventola un cartellino con il nome del suo connazionale Roberto Benigni. E’ come se quell’Oscar l’Italia lo avesse vinto due volte e lo ricordasse con la colonna sonora in testa cantata da Sofia Loren. Il modo migliore per raccontare cosa Roberto Benigni è stato ed è per il cinema Italiano, sarebbe un film, una storia fantastica, un bellissimo film d’animazione con una trama avvincente che affronti i temi e le tappe difficili e gloriose di una vita pienissima e stravissuta. Benigni ha regalato all’Italia intera sorrisi, lacrime e grandi gioie, in pochi sono eclettici come lui. Nato a Castiglion Fiorentino nel 1952, da una famiglia di contadini, Benigni cresce con la passione per lo spettacolo iniziando prima come cantante e musicista e poi come attore di teatro. La svolta professionale arriva nel 1975, quando incontra il famoso regista e sceneggiatore Giuseppe Bertolucci che lo “lancia” prima in televisione come presentatore del programma satirico “Onda Libera”, e poi al cinema, nel film “Berlinguer ti voglio bene”. Nel 1980, insieme a Claudio Cecchetto e Olimpia Carlisi, conduce il 30esimo Festival di Sanremo. Nel 1983 porterà nelle piazze e nei teatri di tutta Italia lo spettacolo di cabaret “Tuttobenigni”, dimostrando così di essere anche un perfetto “one-man show”. L’anno successivo arriva il film girato assieme all’amico Massimo Troisi “Non ci resta che piangere” che tutti ricordiamo. Approda poi negli Stati Uniti d’America, dove recita in quattro pellicole, tra cui “Il figlio della Pantera Rosa”, dove interpreta il ruolo del figlio dell’ispettore Clouseau. Nel 1991 fonda, insieme alla moglie Nicoletta Braschi, la casa di produzione “Melampo Cinematografica”. Negli anni Novanta arrivano tre dei suoi maggiori successi cinematografici: “Il piccolo diavolo”, “Johnny Stecchino”, “Il mostro”. Tutti film di base comica nonostante affrontino tematiche scottanti e inerenti ai fatti del periodo, come le stragi mafiose e i macabri delitti del Mostro di Firenze. La consacrazione internazionale arriva nel 1997 con “La vita è bella”, film che racconta gli orrori dell’olocausto attraverso l’ironia, alternando momenti drammatici a

Il Personaggio

21 marzo 1999 - Roberto Benigni vince l'Oscar con La vita è bella (da Vistanet)

momenti di commedia come nessuno prima di allora aveva fatto. Il film si aggiudica tantissimi premi e riconoscimenti in tutto il mondo, tra cui nove David di Donatello, cinque Nastri d’Argento, un BAFTA, un SAG Awards e tre Premi Oscar (miglior colonna sonora, miglior film straniero, miglior attore protagonista). Ma Benigni è anche un uomo di teatro, e sui palcoscenici italiani e non solo, si dedica ai canti della Divina Commedia. Nel 2009 il tour “Tutto Dante” diventa un evento rappresentato in moltissimi paesi in tutto il mondo. Nel 2012 recita nella commedia di Woody Allen “To Rome with love” e nello stesso anno conduce su Rai Uno “La più bella del mondo”, varietà che ha lo scopo di spiegare con semplicità i dodici principi fondamentali della Costituzione italiana. Nel 2014 è ancora in TV con uno spettacolo incentrato sui dieci comandamenti. I suoi monologhi e soprattutto i temi trattati, hanno spesso diviso critica e pubblico creando anche scontri politici. Ha pubblicato otto album musicali come cantante, da attore cinematografico ha recitato in ventotto film ed ha diretto otto pellicole. Nell’aprile del 2003 ha ricevuto la Medaglia d’oro ai benemeriti della cultura e dell’arte e nel 2005 è stato insignito del titolo di Cavaliere di gran croce dell’Ordine al merito della Repubblica italiana dall’allora Presidente Carlo Azeglio Ciampi. Nel 2007 è stato candidato al Premio Nobel per la letteratura per l’impegno profuso nella diffusione della Divina Commedia. Gli sono state conferite anche diverse Lauree Honoris Causa dalle principali Università italiane. Nell’edizione 2021 del Festival di Venezia Benigni verrà premiato per questa sua carriera ricca di successi, come ha dichiarato il direttore artistico della Mostra del Cinema: “Sin dai suoi esordi, avvenuti all’insegna di una ventata innovatrice e irrispettosa di regole e tradizioni, Roberto Benigni si è imposto nel panorama dello spettacolo italiano come una figura di riferimento, senza precedenti e senza eguali.

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