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La proposta di Legge Stazzema

Attualità

di Elisa Corni

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Proposta di Legge Stazzema, superate le 200.000 firme

Si è chiusa da poco la raccolta firme a favore della “Proposta di Legge contro la propaganda e la diffusione di messaggi inneggianti a fascismo e nazismo, la vendita e produzione di oggetti con simboli fascisti e nazisti” - o “Legge Stazzema”. Probabilmente gli organizzatori non si aspettavano tanto successo: a fine aprile il conteggio ha raggiunto quota 200.000. Prima che il testo depositato lo scorso 19 ottobre in Cassazione da Maurizio Verona, presidente del comitato promotore e sindaco di Stazzema, diventi legge, sarà necessaria l’approvazione da parte dai due rami del Parlamento. Dal 1970 a oggi sono state solo 4 le leggi d’iniziativa popolare a divenire effettive, ovvero l’1,15% di quelle presentate. Per le leggi di livello nazionale è necessario raccogliere il sostegno di almeno 50.000 persone firmatarie. Ma qual è il senso di questa proposta di legge? In molti ne hanno messo in discussione la sensatezza dato che esistono altre leggi contro il fascismo, come la Legge Scelba del 1952 con la quale s’introduce il reato di Apologia del Fascismo. Sono puniti con sanzioni severe i tentativi di “costituzione di un’associazione, un movimento o di un gruppo [...] avente le finalità di riorganizzazione del disciolto partito fascista”. La legge è molto chiara, e vi sono diversi episodi che ne hanno vista l’applicazione; come nel 1991 con il movimento “Fascismo e libertà”. Altrettanto chiaramente, però, la legge non può fare nulla per limitare la diffusione di messaggi fascisti, spesso mascherati sotto forma di “goliardici gadget”: stiamo parlando dei busti di Mussolini che si trovano in vendita, di accendini e adesivi che si possono purtroppo trovare nei tabacchini, dei poster, le magliette o addirittura le bottiglie di alcolici con le etichette che inneggiano a motti fascisti. Oggetti apparentemente innocui, ma che sono portatori di messaggi e contenuti a favore del fascismo; fascismo che è stato alla base del terribile eccidio di Sant’Anna di Stazzema. Il 12 agosto 1944 le truppe d’occupazione tedesche rastrellarono e trucidarono centinaia di civili: solo 350 furono identificati. 65 erano bambini. Di fronte a questo orrore, solo uno dei tanti perpetrati durante il ventennio, non si può restare in silenzio e accettare che la propaganda fascista continui imperterrita a inneggiare a Mussolini e al suo operato, un operato di violenza e terrore. Per questo motivo proprio da Stazzema è partita questa importante raccolta firme che già a fine febbraio aveva raggiunto l’obiettivo minimo, nonostante il Covid. Anche nei comuni della Valsugana era possibile firmare, solitamente all’ufficio Anagrafe. Alcune amministrazioni si sono spesi e impegnati per raccogliere più firme possibile. È successo soprattutto nei luoghi della lotta partigiana: in Emilia e Toscana i primi cittadini si sono recati casa per casa da chi non poteva uscire per andare a firmare, a promuovere banchetti, ad avvisare la popolazione. Anche dalle nostre parti qualcosa è stato fatto. È il caso di Calceranica, dove la giunta ha deciso di rinnovare più volte la comunicazione a proposito della raccolta firme, raccogliendone circa venti. Ma anche a Caldonazzo, dove una lista civica di minoranza ha organizzato un banchetto per la raccolta firme. Sessanta quelle raccolte, un buon bottino secondo gli organizzatori. Federico Tapparelli è tra questi, e ci tiene a sottolineare come “una firma anti-fascista non è una firma contro qualcosa, ma una firma a favore delle migliori caratteristiche umane: libertà, compassione, solidarietà, vita, diversità, rispetto”.

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