7 minute read
Tra scuola, poesia e musica
3.14 Pi greco day
di Chiara Paoli
Advertisement
Nel 1988 Larry Shaw, fisico statunitense dell’Exploratorium di San Francisco, uno dei musei scientifici più noti al mondo, lancia l’idea di festeggiare il 14 marzo come Pi Greco Day o Pi Day; a questa istituzione si aggiunge nel 2020 l’Unesco, che la proclama Giornata internazionale della matematica. Da notare che questa data coincide anche con il giorno di nascita del fisico Albert Einstein. Altra data papabile per celebrarlo sarebbe il 22 luglio, in quanto 22/7 è una famosa frazione, tratta dagli studi di Archimede, che approssima quella costante matematica contrassegnata con la lettera greca π (Pi), scelta in quanto iniziale della parola περιφέρεια (perifereia), che in greco significa circonferenza Quella che è conosciuta anche come costante di Archimede o di Ludolph, ci viene insegnata a scuola, ci aiuta a calcolare l’area del cerchio e viene approssimata al numero decimale 3,14. La prima menzione a noi nota di questo numero speciale, appartiene ad uno scriba egizio di nome Ahmes, che nel papiro di Rhind, risalente al XVII secolo a.C. la esprime con il valore frazionario di 256/81 o 3,160. Archimede di Siracusa nel III secolo a.C., utilizzando poligoni regolari inscritti e circoscritti a una circonferenza, riuscì ad elaborare un metodo con cui è possibile ottenere una buona approssimazione, identificandoli con un numero compreso tra 223/71 e 22/7, la media dei due valori è pari a 3,1419. A questi seguono numerosi studiosi che si dedicano all’analisi di quello che risulta essere il numero irrazionale più noto anche al di fuori della cricca dei matematici. Ed effettivamente questo numero ricorre spesso, non solo in matematica, ma anche in altri ambiti come fisica, statistica, ingegneria, architettura, biologia, astronomia e persino nelle arti. Il π si riscontra nei ritmi delle onde acustiche e nelle onde del mare, è ricorrente sia in natura che in geometria. In Italia la festa viene celebrata a partire dal 2017, anno in cui viene riconosciuta dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (Miur). Nei campus americani e in Inghilterra, dove la festa è nota già da tempo, la passione per il Pi greco contagia gli ambiti della cucina e dello shopping, con iniziative come il prezzo fisso a 3,14 dollari per una fetta di pizza, o una torta, non a caso la scelta di alimenti con iniziale ‘pi’. La poetessa polacca e premio Nobel Wisława Szymborska, nella raccolta Grandi numeri (Wielka Liczba) del 1976, inserisce un poemetto dedicato al Pi greco e π 3,14 è il titolo del quinto album dei Rockets, datato 1981. A questo numero la popstar Kate Bush ha dedicato il secondo brano del suo ottavo album intitolato Aerial, pubblicato nel 2005. “π - Il teorema del delirio” è il titolo di un thriller del 1998 diretto dal regista Darren Aronofsky. Nel film Vita di Pi, diretto da Ang Lee, del 2012, il protagonista indiano, Piscine Molitor Patel, per non essere preso in giro per il suo nome, decide di abbreviarlo in Pi. Curiosità vuole che per ricordare le prime 19 cifre del numero Pi greco, sia stata creata questa frase, in cui vanno calcolate le lettere di ciascuna parola: “Ave, o Roma o Madre gagliarda di latine virtù che tanto luminoso splendore prodiga spargesti con la tua saggezza”.
Ieri avvenne
di Mario Pacher
Le GUERRE NAPOLEONICHE e la VALSUGANA
Il periodo compreso fra il 1796 e il 1813 fu sicuramente uno dei più travagliati nella storia del Trentino, essendo stata anche la nostra provincia investita in pieno dalle guerre napoleoniche con tutte le conseguenze immaginabili. Intanto è bene ricordare come la guerra europea scoppiata in seguito alla Rivoluzione Francese, dal 1795 si trasformò in un conflitto fra Francia e Austria. Nel marzo del 1796 Napoleone Bonaparte ottenne il comando dell’Armata d’Italia e dopo aver ripetutamente battuto gli austriaci in Piemonte e Lombardia, entrò nel territorio della Repubblica di Venezia. Fu a questo punto che decise di oltrepassare le Alpi attraverso la Valle dell’Adige, con l’obiettivo di congiungersi con il generale Moreau sul fiume Inn e di proseguire poi, assieme, l’avanzata in direzione della capitale austriaca. Particolare interesse riveste per la nostra storia la prima invasione francese, dato che fu in quell’occasione che Napoleone Bonaparte arrivò in Trentino e attraversò pure la Valsugana. Era chiaro fin dall’inizio del 1796 che gli eventi bellici avrebbero interessato anche la nostra provincia e che le truppe francesi avrebbero travolto rapidamente le deboli difese austriache, avvicinandosi sempre più al territorio trentino. Infatti man mano che la minaccia dell’invasione francese diventava sempre più una realtà, in Valsugana si intensificavano i passaggi di truppe, di cavallerie e di infanterie delle più diverse nazionalità. La sera del 2 luglio 1796 passarono per Borgo Valsugana circa 3.000 soldati, mentre altri 2.000 attraversarono il paese quattro giorni più tardi, il 6 luglio. Sempre nello stesso mese giunsero nel centro valsuganotto 1.500 ussari e cinque divisioni di cavalleria composte complessivamente da 3.500 soldati. In conseguenza di questo continuo susseguirsi di passaggi di truppe e a causa anche dei loro accampamenti, furono distrutti i raccolti e consumate pure le scarse riserve alimentari accumulate con fatica dalla popolazione. Per questo una parte della popolazione fu costretta a riparare altrove per paura di violenze, ruberie e anche di malattie. I francesi giunsero a Trento il 5 settembre 1796, dopo aver sconfitto gli austriaci nelle battaglie di Ala, Serravalle e Calliano. Alla notizia di questa rapida avanzata verso Trento, il generale austriaco Wurmser, assieme ai suoi 25.000 uo-
Ritratto di Napoleone Bonaparte
mini, decise di attuare un piano per la liberazione dell’assediata fortezza austriaca di Mantova, percorrendo la via della Valsugana. Napoleone dovette quindi rinunciare al piano progettato di ricongiungersi con il generale Moreau sull’Inn, per puntare invece all’inseguimento del nemico attraverso questa Valle. Come da sempre avviene in tutte le invasioni, il passaggio delle truppe fu accompagnato da saccheggi e ruberie di tutto quello che veniva trovato nei paesi occupati. Su uno dei registri presso la parrocchia di Novaledo è stato trovato un appunto dell’allora parroco sul passaggio delle truppe francesi. Ecco quanto sta scritto: “ Li 6 settembre 1796 sotto di me Parroco Grassi passando in questa mattina la truppa francese di più di mille uomini, in questo Paese recò al Paese stesso gravissimi danni, e spavento da morire. Questa marcia durò tutto il giorno delli 6, e 7 ed 8 settembre ed anco la notte; in questa occasione ai Masi vennero frante le porte di tutte le case, spogliate le case di rami, lenzuoli, camicie, coperte e abiti e dinari; così che qual famiglia soffrì di danno di 70 fiorini, chi di 30 fiorini, chi di 80. La mia canonica fu spogliata del più bello, e del più estimabile, ed io stesso fui colla morte alla golla per 4 volte interpellatamene, ed ho sofferto di danno più di 100 fiorini. Infatti non andò una casa immune da rottura della porta maestra, e da danni prodotti dalle truppe francesi. Vennero dai soldati francesi tutti gli uomini, e donne assalite per strappargli danari da dosso; infatti il danno prodotto a questo Paese dai Francesi in questa depredazione o saccheggio monta a circa 6 mille fiorini. Nel dì dei 6 alla mattina in canonica mia furono rubati dai Francesi li vasetti d’argento della cassettina destinata per l’oglio Santo; ed anco quello vasetto d’oglio Santo che si custodiva nella borsa pro infirmis coll’oglio stesso entrovi racchiuso. Nota: le donne per sottrarsi dalla
Ieri avvenne
La targa sulla casa di via Morizzo a Borgo Valsugana
morte dovettero fuggire per i monti e boschi, al Maso che si chiama Cucco in cima alla Valle. Marco Grassi, Parroco di qui e ciò ad perpetua rei memoria.” Napoleone arrivò a Borgo Valsugana attraversando via Valsorda, Vigolo Vattaro, Calceranica e Caldonazzo nella sera del 6 settembre 1796, assieme al suo Stato Maggiore. Per alloggiare in modo adeguato, l’illustre ospite si cercò la migliore delle stanze disponibili che venne individuata in una casa posta nell’attuale via Morizzo, sul Lungo Brenta. Si trattava dell’abitazione del dottor Prospero Zanetti che fu prescelta in quanto assai ampia, lussuosa e con un pavimento a parquet. Napoleone trascorse la notte in questo alloggio e ripartì poi il giorno successivo, di mattino presto, in direzione di Bassano all’inseguimento del generale austriaco Wurmser, lasciando un battaglione di uomini a presidio del paese. A Borgo Valsugana ancora oggi si trova, su quel fabbricato, una targa a ricordo della presenza di Napoleone, con la seguente scritta: NAPOLEONE BONAPARTE GENERALISSIMO ABITO’ IN QUESTA CASA IL 6 SETTEMBRE 1796 Si racconta poi che Napoleone impartiva gli ordini ai suoi subordinati stando seduto su un sasso posto all’incrocio fra l’attuale via Morizzo e l’inizio del ponte sul fiume Brenta. Detta pietra, che ancora oggi esiste, è chiamata il “sasso di Napolion”. La prima invasione francese ebbe la durata di due mesi e si concluse il 5 novembre 1796 quando le truppe austriache prevalsero su quelle francesi. Negli anni successivi si susseguirono nuove e ripetute occupazioni da parte dei soldati d’Oltrealpe che portarono, fra l’altro, nel dicembre del 1802, alla secolarizzazione del Principato Vescovile di Trento. Dopo alterne vicende le guerre napoleoniche in Trentino si conclusero il 31 ottobre 1813, quando, questa volta definitivamente, le truppe austriache sconfissero quelle avversarie. Ecco quindi che anche in Valsugana, del grande Generale, è rimasto un piccolo segno del suo passaggio.