7 minute read
A parere mio: Ma questi sono normali?
A parere mio
di Arnaldo Da Porti
Advertisement
MA QUESTI SONO NORMALI?
Non è più questione di Meloni o di Letta solo in Italia, ma di pazzia mondiale graduale e progressiva con i Putin, Biden e quello della Bielorussia, nell’intero pianeta!!!
Quando si legge uno spartito musicale di una canzonetta, ad un certo punto si arriva al cosiddetto “refrain” che dice al musicista di rileggere lo spartito da detto punto fino alla fine del brano musicale. Ebbene, facendo un accostamento più o meno pertinente, detto refrain, negli ultimi anni, si sta ripetendo in chiave bellica anziché musicale, con la differenza non da poco che, al posto del suddetto punto dello spartito che invita al refrain, si riparte invece dalla guerra fredda, ora anche rovente, che, puntualmente, suonando con altri strumenti, alias le armi, esattamente come sta succedendo ora per Russia-Ucraina, fa correre il rischio non scontato che non si arrivi mai alla fine, come invece è previsto nel pentagramma relativo ad una qualsiasi canzone. Detto questo, anche perché ormai ho esaurito le parole per parlare del conflitto in atto fra Putin e la controparte, mi vien da pensare che una fine non ci sarà mai in quanto, da una parte, Zelensky umanamente non può accettare di essere calpestato e beffato nei suoi sacrosanti diritti democratici, dall’altra, Putin, non accetterà mai di etichettarsi la fine dell’Impero russo e di sè stesso. Ergo: la guerra andrà avanti, posto che la pazzia non sia già in uno stadio avanzato e pensi davvero all’atomica, fino a quando ci saranno forze, armi, e quant’altro, sia da una parte che dall’altra, tenuto in debito conto che anche i canali diplomatici – come abbiamo già visto – sortiscono più o meno gli effetti dell’acqua fresca. La libertà in Russia, ma anche in altri paesi a regime dittatoriale, sarà pertanto un obiettivo da raggiungere attraverso le nuove generazioni con copiose perdite di sangue, e ciò nella speranza che certe facce che hanno indebitamente invaso l’Ucraina, abbiano a scomparire “motu proprio” o per opera appunto delle nuove leve, se non addirittura ad opera degli stessi oligarchi, che aspirano alla libertà di pensiero. Farei fatica a pensare che, in Russia, la gente possa piangere ai funerali di Putin, al quale auguro peraltro lunga vita, ma solo nella speranza che il tempo lo possa rinsavire, insieme con il suo entourage. Farei anche fatica ad ipotizzare l’uso dell’atomica a meno che la pazzia di cui a titolo non finisca per prendere il posto della razionalità, realtà quest’ultima – e mi dispiace molto spaventare chi mi legge – sembra venir meno giorno dopo giorno, sia da una parte che dall’altra in merito al conflitto in atto che porterà alla fame, alle malattie e relative conseguenze. Nel caso di cui trattasi, le diplomazie non servono più a niente e, se mi è concesso un pensiero fuori dalle righe, io penso che, in futuro, le terre occupate dal dittatore Putin, finiranno per ribellarsi ad opera dei giovani che, come insegna la storia, amano la libertà. C’è da sperare infine che la Cina, da sempre storicamente tranquilla sotto l’aspetto bellico, non tradisca la sua conclamata realtà innescando analogo conflitto anche per Taiwan e che il “tizio” a capo della Bielorussia, tale Aljaksandr Lukasenka, non metta ulteriore benzina sul fuoco come pare stia facendo a favore di Putin. Di certo, lo ripeto ancora una volta, chi oggi crede ad una soluzione diplomatica, sta emulando i suddetti pazzi.
Vladimir Putin
Società e Vita
di Laura Mansini
SEGRE-LA RUSSA:
VERSO LA PACE SOCIALE
Fragile come una farfalla, forte come una bambina di 8 anni, di origini ebraiche, capace di reggere all’umiliazione di essere stata esclusa dalla scuola nel 1938, a causa delle leggi razziali fasciste, la Senatrice a vita Liliana Segre, 92 anni, con un discorso memorabile, doloroso ed intenso ha presieduto il 13 ottobre alla nomina a presidente del Senato Italiano, il Senatore Ignazio Benito Maria La Russa, di 75 anni. Due storie, due vite dagli opposti ideali, che si incontrano per uno strano caso del destino. Liliana Segre e’ riuscita a vivere nonostante il dramma di doversi nascondere, fuggire sopravvivere ai campi di concentramento nazisti. Ha sopportato la prigionia con il padre quando aveva 13 anni , fino alla loro deportazione dal binario 21 della Stazione di Milano al campo di concentramento di Auschwitz Birkenau che raggiunsero dopo 7 giorni di viaggio; quando arrivarono fu separata dal padre, che non rivide più e che morì il 27 Aprile 1944. Il 18 maggio dello stesso anno anche i suoi nonni paterni furono arrestati ad Invengo (Como) e dopo qualche settimana vennero deportati ad Auschwitz e messi nelle camere a gas il giorno dell’arrivo; il 30 giugno 1944 . Sopravvissuta all’Olocausto è diventata una testimone attiva della Shoah italiana; dal 15 Aprile 2021 Presidente della Commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo ed istigazione all’odio ed alla violenza . La Segre ha vissuto pienamente la propria nuova vita dopo la liberazione avvenuta nel 1945, tuttavia la “vertigine” di quella bambina di 8 anni strappata alla scuola ed ai suoi affetti non è mai scomparsa, ed improvvisamente ha fatto capolino nel momento in cui, adempiendo ad un suo dovere di Senatrice anziana dello stato italiano, ha accolto con il suo discorso l’insediamento del nuovo presidente . Ignazio Benito Maria La Russa, appartiene infatti a quella destra estrema che fa propri i temi cari a Benito Mussolini quali “Dio Patria e Famiglia”, imposti agli altri ma da lui vissuti liberamente. Ignazio Benito, nato a Paternò il 18 luglio 1947, da Antonino, già segretario del partito Nazionale Fascista della cittadina catanese, negli anni 40 e nel dopoguerra divenuto senatore del nuovo partito, il Movimento Sociale Italiano, fondato da Giorgio Almirante. L’avvocato Antonino tuttavia non ha mai dimenticato Benito Mussolini, tanto che ha fatto delle sue case una sorta di memoriali, con i cimeli del Duce. Il giovane Ignazio ha studiato a San Gallo, in un collegio della Svizzera
Società e Vita
tedesca e si è laureato in Giurisprudenza presso l’Università di Pavia proseguendo le orme del padre. Nel 1971 fu responsabile del Fronte della Gioventù di Milano nelle manifestazioni organizzate dal Movimento Sociale Italiano, contro quella che veniva indicata come Violenza Rossa. Gli anni 70, passati alla storia come anni di Piombo,furono anni di violenze, bombe, come sempre accade quando si perde il senso della vita e la democrazia lascia il posto agli istinti più barbari. Ma alla fine la Politica ha saputo riprendere il proprio ruolo di mediazione ed i partiti hanno dato voce alle varie istanze sociali offrendo soluzioni pacifiche, pur presentando modelli di società diversi. La Russa, diventato avvocato, è entrato nel Parlamento italiano nel 1992 prima alla Camera dei deputati e poi dall’8 maggio 2008 al 16 Novembre 2011 al Senato nel IV governo Berlusconi, diventando Ministro della Difesa. Nel dicembre del 2012 ha fondato con Guido Crosetto e Giorgia Meloni il partito “Fratelli d’Italia” di destra che in Europa fa parte dei Conservatori e Riformisti d’Europa. Nazionalista ed Europeista convinto La Russa appartiene ai partiti lontani dalla visione del mondo della Segre che nel discorso al Senato, ha fatto sentire la vertigine di quella bambina di 8 anni, istintivamente preoccupata dal modello sociale di “Fratelli d’Italia”, nel trovarsi a 92 anni, seduta sul banco più prestigioso del Senato, a consegnare il Senato nelle mani di La Russa, che nel nome Benito rievoca echi di un terribile passato. Ma siamo in democrazia: il popolo ha scelto e va rispettato “Incombe su tutti noi in queste settimane l’atmosfera agghiacciante della guerra tornata nella nostra Europa , vicino a noi, con tutto il suo carico di morte, distruzione crudeltà e follia senza fine...la pace è urgente e necessaria..” Un grande discorso il suo punteggiato dagli applausi di questo nuovo senato della XIX legislatura, che si è concluso invitando i presenti a non perdere tempo “Dalle istituzioni deve venire il segnale che nessuno verrà lasciato solo, prima che la paura e la rabbia possano raggiungere i livelli di guardia e tracimare. Senatrici e Senatori, cari colleghi buon lavoro”. Il fragoroso e prolungato applauso hanno dimostrato la comprensione e l’approvazione dei Senatori al discorso della Segre, sancito poi dall’offerta di un mazzo di Rose bianche ed un grande abbraccio da parte del neo eletto Presidente Ignazio La Russa. Buon lavoro alla XIX legislatura della Repubblica Italiana.