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Il personaggio di ieri: Giuseppe Degol
Il personaggio di ieri
di Andrea Casna
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GIUSEPPE DEGOL
morto a Corna Calda nel 1915
Scorrendo vari elenchi, nei libri e in rete, ho trovato questo nome, Giuseppe Degol accompagnato dal seguente testo che riporto fedelmente: «Trentino di nascita, suddito e già soldato austriaco, lasciava in Australia e la moglie e i figli colà residenti, per venire a combattere volontario l’ultima guerra dell’indipendenza. Si distinse per audaci imprese di ricognizione e riuscì a catturare diverse pattuglie nemiche. Comandante a sua volta di pattuglia, si slanciava in testa ai suoi uomini alla cattura di una piccola guardia nemica. Colpito mortalmente, continuava ad incitare i propri uomini a perseverare nell’azione, ed esalava l’ultimo respiro al grido di “Viva l’Italia!”. Corna Calda, 14 novembre 1915» (Medaglia d'oro al valor militare con il decreto del primo ottobre 1916). Chi era Giuseppe Degol? È stato un irredentista. Il suo nome compare fra gli 877 volontari trentini nell’Esercito italiano sul sito http900trentino.museostorico.it, esattamente nella banca dati dedicata ai Volontari trentini nella Grande Guerra e curata dal dott. Alessio Quercioli su incarico del Museo Storico Italiano della Guerra di Rovereto. Cerchiamo però di dare una definizione di irredentismo. Per Irredentismo si indente una corrente politica e culturale nata per l’annessione all’Italia delle province italiane d’Austria: Trentino e Venezia Giulia. Il fenomeno nasce nel 1866 all’indomani la Terza Guerra d’Indipendenza. Si tratta di un movimento che in Trentino coinvolge liberali, socialisti e anche un parte del clero. Ne fanno parte esponenti dei ceti medi e colti dei centri urbani, in modo particolare giovani studenti. Poco diffuso nelle vallate, l’irredentismo ha anche connotati anticlericali. Giuseppe Degol nasce a Strigno il 29 agosto 1882. Allo scoppio della guerra si trovava in Australia dove commerciava con successo perle e diamanti. Nell’agosto 1914, allo scoppio della prima guerra mondiale e con la mobilitazione di massa nell’Impero Austroungarco, Giuseppe Degol, mosso da sentimenti irredentisiti, decide di lasciare la moglie e la figlia e all’atto dell’entrata in guerra del Regno d’Italia, nel maggio del 1915, si arruola volontario nel Regio
Esercito. Viene assegnato alla 56ª
Compagnia del Battaglione alpini di “Verona”, inquadrato nel 6°
Reggimento alpini.
Fu inviato sul fronte in Trentino dove combatté nella zona del
Monte Altissimo distinguendosi subito per le audaci imprese di ricognizione. Dopo aver frequentato un corso per Allievi Ufficiali di complemento, nel mese di settembre fu nominato Aspirante per poi ritornare in servizio come comandante di una sezione di mitragliatrici. Muore il 15 novembre 1915 colpito al petto da due pallottole mentre eseguiva una ricognizione a Corna Calda, nelle alture sopra Rovereto, esattemente sulle pendici settentrionali del Monte Zugna, fra gli abitati di Lizzana e Albaredo. La sera del 14 novembre 1915, al comando di 15 uomini, decise di andare oltre la linea nella zona di Corna Calda per raccolgiere informazioni su un avamposto austriaco. I soldati si avvicinarono alla postazione nemica, ma dopo aver superato i reticolati furono avvistati dalla sentinella la quale diede l’allarme e iniziò a sparare. Degol, colpito al petto, continuò a dirigere il combattimento fino al suo termine, e subito dopo morì. Il suo corpo fu inizialmente sepolto nei pressi di Corna Calda, venendo traslato a fine guerra nel suo paese natale. Alla sua memoria fu concessa la Medaglia d’argento al valor militare, successivamente tramutata in Medaglia d’oro, e ricevette la promozione postuma a sottotenente.
Le leggende della Valsugana
di Andrea Casna
Gli spettri di CASTEL PERGINE
Èimponente e maestoso. Da secoli domina l'intera valle e ancora oggi incute fascino e mistero. È il Castello di Pergine. Massiccio e imponente che dall'alto del suo promontorio tiene sotto controllo gli accessi alla Valsugana e alle Valle dei Mocheni. Le sue origini sono antiche. Stando alle informazioni storiche accertate, la sua fondazione risalirebbe a prima dell'anno Mille e nel corso della storia fu al centro delle guerre fra i Tirolo, Ezzelino da Romano e i signori di Carrara. È un castello che per certi versi, soprattutto nelle giornate invernali, quelle avvolte dalla nebbia, incute ancora timore. Molte leggende, infatti, fanno del castello di Pergine l'ambientazione perfetta per storie di fantasmi. Si narra, infatti, che per le stanze del castello appaia una donna vestita di bianco, conosciuta come la Dama bianca: è il fantasma di una donna uccisa, violentemente dal marito, che si aggira ancora oggi per il castello senza trovare pace. Si narra, inoltre, dell’esistenza di una “Prigione della goccia”, una stanza in cui il malcapitato subiva l’antica tortura della goccia che cadeva dall’alto del soffitto. La tradizione popolare parla di una torre delle torture dove le urla dei condannati rimbalzano ancora oggi contro le possenti pietre della torre tonda del maniero. Si narra, infatti, di stanze adibite un tempo alla torutura di uomini e donne, colpevoli di vari crimini, come stregoneria e tradimento. Ovviamente non ci sono prove storiche e certe sull’esistenza di una sala delle torture all’interno della torre. Le uniche prove, stando sempre alla tradizione popolare, sono alcune pietre sporche di sangue umano...ma anche in questo caso si tratta solo di un ricordo tramandato oralmente di generazione in generazione. Oltre alla stanza delle torture gli antichi signori avevano adibito un’ala del castello a sala dei coltelli. Siamo nel torrione semicilindrico dove, sempre secondo i racconti popolari, i poveri malcapitati venivano accompagnati dalle guardie in una piccola sala. Lì venivano lasciati soli per alcune ore e poi... all’improvviso una botola nascosta nel pavimento si spalancava sotto ai piedi del poveraccio, il quale precipitava di sotto per finire infilzato da una foresta di coltelli e lame di falce. Non poteva mancare, ovviamente, il diritto di prima notte. Si tratta, come ben narrato nel film Braveheart - Cuore impavido, del 1995 con Mel Gibson, di un presunto diritto posseduto da un signore il quale, in occasione del matrimonio di un proprio servo della gleba, avrebbe potuto pretendere di sostituirsi al marito nella prima notte di nozze.
In realtà non esistono fonti che dimostrino l’effettiva esistenza di un simile diritto, si tratta infatti di una invenzione, anzi, di una fake news. Ma nelle sale del castello di Pergine, durante le notti di mezzaluna, è facile sentire pianti e lamenti provenire dal profondo della notte. Rumori di stivali e urla inviando nuovamente i corridoi silenziosi di questo antico maniero. In una stanza, infatti, gli spettri di una donna e dell’antico signore ripetono in un continuo loop temporale quei tragici eventi di un tempo. Vestita di bianco, seduta su un letto a baldacchino, una giovane donna si dispera fra pianti e lamenti. Ad un certo punto la porta della stanza si apre per sbattere con forza contro la parete. Un uomo alto e pallido entra nella stanza con prepotenza: è infuriato perché la donna si era maritata di nascosto per sfuggire al diritto di prima notte. Si racconta anche del fantasma della Dama Bianca. È lo spettro della giovane donna che cerca di fuggire dal suo padrone? Oppure, come narrano altre leggende, è il fantasma della moglie del signore la quale, stanca di vivere reclusa, si è suicidata lanciandosi dalle mura per preferire la morte alle perfidie del suo marito-padrone? Non è dato sapere. Una cosa è certa: il Castello di Pergine è forse uno dei luoghi più infestati dai fantasmi. Ma queste..ovviamente, sono solo leggende. Le leggende hanno un fondo di verità, ma in questo caso l’unico fondo di verità risiede, forse, nell’odio dei valligiani nei confronti dei loro signori.