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In ricordo di Amin Nabulsi

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Che tempo che fa

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Personaggi in cronaca

di Massimo Dalledonne

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In ricordo di AMIN NABULSI

Per i suoi amici era “un rivoluzionario gentile”. In Tesino era arrivato nei primi anni del 2000. Qui l’aveva portato l’amore. A Castello Tesino, infatti, era nata la moglie Milena Sordo. Dalla Palestina alla conca del Tesino. Senza dimenticare mai la sua terra natia. Amin Nabulsi se ne è andato nelle scorse settimane. All’età di 74 anni. La moglie Milena era scomparsa da diversi anni ma lui ha voluto rimanere qui, trascorrere in Trentino l’ultima parte della sua vita. Nato a Nablus, Cisgiordania, nel 1947. L’anno successivo, dopo la Nakba (la nascita dello stato di Israele e la cacciata dei palestinesi dalle proprie case) si trasferisce ad Amman dove il padre Faysal, giornalista e dirigente politico, diventa portavoce dell’attività delle organizzazioni palestinesi. Con la famiglia vive per anni in Siria, Egitto e Libano fino a quando, nel 1965, ritorna a Nablus. Il 5 giugno 1967 scoppia la Guerra dei sei giorni. Le truppe israeliane occupano la Cisgiordania. Quel giorno Amin doveva iniziare l’esame di maturità: tutto rinviato ad agosto quando si diploma ad Amman. Così Amin s’iscrive all’Università per stranieri di Perugia per trasferirsi poi a Padova dove si laurea in ingegneria civile e trasporti. Qui conosce Milena, studentessa di Castello Tesino, che diventerà sua moglie. In Italia Amin Nabulsi s’impegna nell’attività politica a favore della sua patria: diventa dirigente dell’Unione Generale Studenti Palestinesi, dell’Unione Ingegneri e architetti palestinesi – sezione Italia seguendo e realizzando alcuni progetti di cooperazione in ambito sanitario e agricolo in Palestina. Per sette anni, dal 2003 al 2010, in qualità di Console Onorario della Palestina per il Nord-Est d’Italia porta nel suo paese diverse delegazioni italiane che firmano accordi di cooperazione con le istituzioni palestinesi. Un uomo impegnato. Partecipa a convegni e dibattiti sulla questione palestinese, scrive un libro sulla storia della Palestina, corredato da una ricchissima bibliografia, ultimato poco prima di morire e in attesa di pubblicazione. “Nostro padre – raccontano le figlie Alba e Leila – è sempre stato impegnato a livello civico e culturale, non ha mai smesso di parlare della Palestina, la terra che tanto amava; in biblioteca aveva anche organizzato un corso di arabo, che si sarebbe ripetuto se non fosse venuto a mancare. Ci ha mostrato il significato di essere una persona politicamente impegnata, laica ma anche credente. Anche per questo abbiamo cercato di disegnare un funerale a sua immagine e somiglianza”. Con il nuovo millennio decide di venire a vivere in Tesino. A Castello Tesino dove rimane fino alla morte. In tutti questi anni la comunità “castelaza” lo ha accolto molto bene. In tantissimi hanno preso parte all’ultimo saluto per Amin, un modo per restituire parte dell’affetto ricevuto da un uomo umile e sempre pronto ad aiutare gli altri. Per congedarsi da “un rivoluzionario gentile”. La cerimonia laica si è svolta presso la sala polivalente della A.P.S.P Suor Agnese seguita da una benedizione islamica.

Amin Nabulsi con Yasser Arafat

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