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Scuola e Società: gli insegnanti, categoria non valorizzata

Scuola e società

di Patrizia Rapposelli

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INSEGNANTI, categoria non valorizzata, tra critiche e limiti

Lo scorso 5 ottobre si è celebrata la Giornata Mondiale degli Insegnanti. La giornata è stata istituita nel 1994 e commemora la sottoscrizione delle Raccomandazioni dell’UNESCO sullo status di insegnante. L’occasione invita alla riflessione sul ruolo occupato dai docenti nella società. Da qualche tempo la scuola non gode di buona fama, perché vista asimmetrica rispetto ai cambiamenti sociali, economici e culturali. Infatti, molti italiani sono sfiduciati. Le famiglie vorrebbero una scuola diversa: più risorse, maggiori relazioni con il mercato del lavoro, insegnanti più competenti. Il sistema ha delle falle evidenti, ma l’opinione pubblica colpisce - senza se e senza ma – il corpo docente. Quella dell’insegnante è una delle professionalità più importanti per il Paese, poiché legata alla sua crescita. Sono gli insegnanti a costruire la qualità di una scuola. Sono loro, nel bene e nel male, ad avere ruolo decisivo all’interno del sistema educativo. Un sistema ricco, diversificato, una geografia frastagliata, con realtà socioculturali molto varie tra loro. Nell’epoca dei nostri nonni, la professione “maestro” godeva del rispetto pubblico che meritava. Negli anni ci sono state riforme e controriforme, mutamenti sociali e cambiamenti culturali, ma di fatto il prestigio di questa categoria è tramontato. Rimane la Giornata Mondiale del Prof. Ci sono insegnanti per caso. Sono quelli che non sanno bene cosa insegnare. I depressi. Quelli sull’orlo di una crisi di nervi. I frustati. Quelli, che hanno sbagliato lavoro. Poi, ci sono gli insegnanti per vocazione. Competenti, preparati, capaci di motivare i ragazzi e accompagnarli nel percorso di maturità. Professori con esperienza e nuove leve appassionate. Docenti capaci di strategie pedagogiche, di sperimentare didattiche innovative, anche nei contesti disagiati. La tendenza della cultura odierna è di tralasciare quest’ultimo gruppo e di mettere in primo piano ciò che non va. Gli inadatti sono una minoranza e, spesso, non si considerano le difficoltà incontrate quotidianamente da chi insegna. Non c’è di fatto differenza tra chi non svolge bene il lavoro e chi lo fa con passione e chi al minimo sindacale. Allo stesso modo non c’è riconoscenza. È necessaria una maggior considerazione, anche economica. Oggi, il sistema socioculturale è molto complesso e questo si riflette nel rapporto scuola – famiglia, professore- studente, genitori- figli. Basti pensare al decadimento dell’autorità e ai recenti fatti di cronaca. Prof. aggrediti, accusati, denunciati: la scuola è diventata un ring e l’insegnante il “sacco da allenamento”. Il fenomeno bullismo e violenza, di studenti e genitori verso l’insegnante, è in crescita in molte parti d’Italia. L’autorità perduta della politica, delle istituzioni e delle famiglie, riflette una crisi del sistema. L’atteggiamento generale è contraddittorio. Le famiglie cercano nella scuola un supporto alle difficoltà, ma non permettono al docente di fare il suo lavoro. La tendenza è di raggirare i problemi e limitare la libertà di chi insegna. La Giornata Mondiale del Prof. quest’anno ha concentrato l’attenzione sul tema “insegnare in libertà, dare maggior potere agli insegnanti”. È necessario ridare autorevolezza e fiducia al docente. L’attitudine è di assecondare, soprattutto a seguito della pandemia, la politica lassista delle famiglie, smettere di esigere e trovare scusanti. L’insegnante ha un ruolo cruciale, rappresenta una linea di demarcazione tra il successo e l’insuccesso, tra l’analfabetismo e l’alfabetizzazione, tra uno stile di vita dei futuri cittadini inseriti in una società laboriosa e il fallimento. È ora di ridare valore ad una categoria bistrattata, che ricopre un ruolo importante nella società. Gli insegnanti non sono tutti uguali, anzi, sempre più giovani si avvicinano a questo mestiere per vocazione.

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