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Società oggi: Marca Cappato e l’eutanasia

Società oggi

di Emanuele Paccher

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EUTANASIA

Marco Cappato nuovamente sotto processo

L’1 agosto 2022 Marco Cappato si è recato nuovamente in Svizzera per accompagnare una donna che ha chiesto di accedere al suicidio assistito. Si trattava di una paziente oncologica di 69 anni, affetta da un tumore al polmone con metastasi, ma tuttavia non dipendente da dispositivi di trattamento di sostegno vitale. L’azione di Marco Cappato rientra a pieno nel reato previsto dal codice penale all’art. 580. Questo, infatti, era stato ritoccato dalla Corte costituzionale, ma le modifiche della Corte riguardavano solo i casi di malati gravissimi sorretti in vita da dispositivi di trattamento di sostegno vitale. Non quindi quello della signora in questione. L’ex eurodeputato rischia fino a 12 anni di carcere per aiuto al suicidio. Quali sono gli scenari possibili per evitare una simile condanna? La prima via sarebbe quella di una modificazione legislativa dell’art. 580. Tuttavia, questa strada sembra poco percorribile allo stato attuale, visto che il Parlamento si è già mostrato incapace di legiferare in materia per tanti anni. La seconda via, che è quella in cui presumibilmente spera Cappato, è quella di un nuovo intervento della Corte costituzionale. La Consulta potrebbe infatti rimodificare il dispositivo dell’art. 580, dichiarando che l’azione di Cappato non è più perseguibile penalmente. Ma anche questa strada presenta non poche insidie. Il compito della Corte costituzionale non è quello di sostituirsi al legislatore, perché se così facesse verrebbe meno quel principio fondamentale di tutti gli Stati moderni che è la separazione dei poteri. Se la Corte si arrogasse il compito di modificare le leggi, è chiaro che si aprirebbe uno scenario pericoloso per l’Italia: dei giudici non eletti, nominati per 9 anni, in misura ridotta (15 membri), avrebbero un potere enorme, ben oltre i confini delineati dalla stessa Costituzione che i giudici sono chiamati a proteggere. Già la sentenza Cappato del 2019 presentava delle criticità sotto questo punto di vista. Una nuova sentenza che andasse a modificare ancora di più un articolo di legge è chiaro che rischierebbe di far sorgere una prassi in tal senso. D’altro canto, non si può negare che ci sono persone che non hanno più tempo e non possono aspettare le lungaggini legislative. Il Parlamento e i capi di partito si sono mostrati incapaci in tale materia. Marco Cappato, sotto questo punto di vista, ha quindi cercato di compiere un’azione umana, nella profonda convinzione di essere nel giusto. Ma non è solo la giustizia, intesa come moralità, che governa il diritto. L’eventuale decisione della Corte si preannuncia quindi di una difficoltà estrema, che avrà grandi ripercussioni su tanti aspetti della nostra società, e che, qualunque sentenza verrà adottata, sarà destinata a riempire le pagine dei manuali di diritto costituzionale e dei quotidiani italiani. Insomma, ai giudici l’ardua sentenza.

Marco Cappato

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