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Canta che ti passa: onore ai canuti
Canta che ti passa
di Gabriele Biancardi
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ONORE AI CANUTI
La casa di riposo per artisti, per un certo periodo è esistita. Si chiamava "Bandiera Gialla". Locale nato nel 1983 a Rimini è stato per anni l’ultima spiaggia per coloro che magari avevano conosciuto stagioni scintillanti, ma che ora con gli anni che salutano, diventavano materia per nostalgici coetanei. Anche in questo caso i generi musicali, tracciano la via. Se fai rock, quello con i capelli lunghi al vento, i pettorali in vista, i giubbotti di pelle aderenti... ecco, vedi di goderteli bene gli anni della giovine età. Perché sono davvero pochi i reduci di annate gloriose che possono avere ancora una certa credibilità sui palchi. Sono più al sicuro coloro che erano in auge negli anni 70 e 80, il pubblico è invecchiato con loro e quando vedono la locandina di un loro concerto, si dicono "perché no? Ma ti ricordi..." ed ecco che scatta l’operazione nostalgia. Poi vai, vedi che i capelli, quando sono rimasti, sono grigi o bianchi ma pure tu non scherzi. Ti ritrovi a cantare quelle canzoni che hanno fatto parte della tua giovinezza e non contento concludi con il classico "oggi non c’è più buona musica". Se sei stato un cantautore, quello classico che si presentava sul palco rigorosamente in jeans e camicia a scacchi, magari con la bottiglia di rosso dietro lo sgabello con la tua chitarra e la tua voce che magari non era nemmeno un granché, ma l’importante era ciò che dicevi, ti va ancora bene. Puoi sempre indossare gli stessi jeans, se ci entri, hai sostituito il vino con una bella tisana perché anche la prostata ha il suo daffare e riproponi ai tuoi coetanei gli slogan che hai scritto tanti anni fa. In effetti vanno ancora bene perché non è che politicamente si siano fatti chissà quali passi avanti. Se sei stato protagonista per una o due stagioni, ecco, la cosa diventa un pochino più complicata, quindi si andava tutti al "bandiera gialla" che era perfetto! Ci
Axl Rose (da wikipedia)
trovavi di ogni genere, magari facevano una ospitata con i due o tre singoli conosciuti e poi via. Abbiamo esempi piuttosto vivi nella nostra memoria. Qualcuno ricorda qualche brano diverso da "anima mia" dei Cugini di campagna? Con questa canzone è dal 1973 che scorrazzano su e giù per l’Italia senza sosta. Vorrei sottolineare che non c’è nulla di male in questo eh, ognuno è libero di cantare ciò che vuole e se ancora oggi fanno ospitate da Rai 1 fino a Telesaccoccia, beh, hanno ragione loro. C’è però un genere che è fuori dal tempo, anzi! Più i capelli sono bianchi più credibilità ottieni. Se sei un musicista jazz, è fatta! Puoi suonare fino a quando ti devi far portare sul palco, non importa, il jazz è senza tempo e senza età. Canuti pianisti, ottuagenari contrabbassisti, curvi batteristi li puoi trovare in ogni luogo. Magari sono della vecchia scuola che esige anche una certa eleganza sul palco. Sono un tiepido amante del genere, mi piace quello più "facile" a quello estremo e quando dico che Miles Davis non mi fa emozionare, mi guardano come se avessi detto una bestemmia ad alta voce in San Pietro. Dobbiamo però pensare ad un genio come Bollani che quando avrà settant’anni, sarà ancora stupendo vederlo suonare e avremo voglia di sentirlo ancora e ancora. Abbiamo visto Franco Cerri (l’uomo in ammollo per alcuni) che ha suonato fino all’ultimo con una dignità senza pari. Io invece che impazzivo per i Gun’s and Roses, vedere Axl Rose, una icona sexy della mia giovinezza, trasformarsi piano piano nella signora Fletcher, beh, un pochino di tristezza mi ha preso. Ma poi a squarciagola con lui "november rain"...