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Personaggi di casa nostra: Pietro Marchioretto

Personaggi di casa nostra

di Massimo Dalledonne

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LA VALSUGANA E PIETRO MARCHIORETTO

La storia di un pittore “adottato”

Per l’Ambrosi era un pittore “solo in parte trentino”. O per meglio dire “solo in parte valsuganotto” in quanto Pietro Marchioretto fece di questo territorio la sua terra di adozione. Tanto che morì esattamente 194 anni a Telve. Figlio di poveri campagnoli, era nato nel 1772 a Lamon e all’età di soli 13 anni venne spedito a Bassano. A quei tempi, infatti, nelle famiglie c’era l’usanza di spedire via di casa i propri figli affinché provvedessero da soli al proprio sostentamento. Come servo servì in quella cittadina e, successivamente, anche nei pressi di Castelfranco Veneto. Come novello Giotto, per un certo periodo, lavorò come pastore per il veneziano Pietro Curian. Fu proprio questo gentiluomo che, osservandolo dipingere, ne colse le non comuni qualità artistiche decidendo di presentarlo al pittore Giovanni Gaetano Lazzarini. Quest’ultimo ci mise ben poco a riconoscerne le doti portando il ragazzo nella sua scuola a Venezia e, negli anni successivi, lasciandolo anche erede di tutti i suoi beni. Il giovane Marchioretto inizia a farsi apprezzare come paesaggista, lo fece viaggiando molto, soprattutto dopo la morte del suo benefattore. Girando in Veneto e nella Lombardia ci mise poco a rimanere senza soldi, Fu ricondotto sulla retta via dal pittore Francesco Cancitak e per tre anni diviene maestro di disegno a Verona nella casa della famiglia Ottolini. Successivamente lo troviamo presso l’Istituto di calcografia di Bressanone e, per alcuni anni, perennemente in viaggio realizzando diverse vedute delle terre lombardo per conto della contessa Kilmansegg di Hannover. È in questo periodo che Pietro Marchioretto conosce la Valsugana: per tre anni risiede a Borgo dove disegna lavori che venivano poi incisi in rame per le corti di Augusta e di Vienna. Qui dipinse anche la Deposizione della Croce per la chiesa decanale di Strigno. Come scrive Antonio Zanetel “venne richiamato a Bressanone per dipingere un santo sepolcro nel Duomo dove conosce il principe russo Rasumovski. Rifiuta la sua proposta di trasferirsi in Russia accettando l’incarico di insegnante di disegno e di prospettiva a Trento”. Nel capoluogo trentino rimase quattro anni fino a quando decide di stabilirsi in Valsugana. Esattamente a Telve dove mette dimora e sposa Elisabetta Franceschi. La coppia mise al mondo quattro figli ma nessuno di loro seguì le orme del padre. Pietro Marchioretto eseguì diversi lavori per vescovi e ufficiali francesi durante la permanenza delle truppe napoleoniche in Valsugana, molte vedute per la contessa Kilmansegg e il conte Bovio di Feltre, il Museo Nazionale di Trentino. Realizzò una trentina di quadri per casa Buffa a Borgo, un panorama di Strigno pe Casa Suster ed una sua pala era presente nella chiesa di Lui a Lamon. Suoi lavori, quasi tutti paesaggi del Cismon, sono presenti in casa Giobbe a Lamon, casa Mangotti a Fonzaso e nella villa Guarnieri di Arsiè. Vittorio Marchioretto muore nel 1828, all’età di 56 anni, nella sua casa di Telve.

Pietro Marchioretto (1796 - La Tor tonda di Marter)

Veduta di Strigno del Marchioretto

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