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Benessere animale Più spazio, temperature più basse, viaggi più brevi

Valentina Massa, componente della giunta di ASSALZOO e presidente della European Former Foodstuff Processors Association.

dal Reg. UE 68/2013, in cui si è fi nalmente chiarito che un alimento prodotto in Europa che non può essere destinato al consumo umano, se sicuro e se impiegato come materia prima per mangimi, diventa ex-alimento da impiegarsi dopo adeguata trasformazione come ingrediente per mangimi.

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Trattandosi appunto di ex-prodotti alimentari, questi provengono principalmente dalle industrie alimentari come singoli ingredienti, prodotti intermedi e prodotti fi niti con errori di etichettatura, confezionamento ecc. Ma possono provenire anche da centri logistici di distribuzione e GDO.

Non possono invece provenire dalla ristorazione o dalle case e, se destinati ad alimentazione zootecnica, non possono contenere carni o derivati salvo specifi ci casi.

Caratteristica eccezionale degli ex-prodotti alimentari è che, all’interno della dieta animale, permettono di far risparmiare in termini di consumo di acqua, impronta carbonica e uso di suolo rilevanti impatti se in sostituzione di materie prime “tradizionali” provenienti

dal settore primario. Diversi studi LCA hanno dimostrato il grande vantaggio a favore della fi liera alimentare animale dell’uso di questi ingredienti circolari e crediamo che a breve, con eventuali sistemi di etichettatura ambientale degli alimenti, questo tipo di ingredienti potrà davvero fare la differenza».

Qual è di preciso la differenza fra un rifi uto alimentare e un alimento con caratteristiche tali da poterlo trasformare in mangime?

«Da defi nizione rifi uto alimentare è tutto ciò che è alimento ai sensi del Reg. Ce 178/02 e che per varie ragioni non viene utilizzato come tale; sono esclusi i mangimi. I rifi uti

quindi non possono in nessun modo rientrare nella fi liera alimentare o

dei mangimi.

Inutile dire che l’obiettivo sia della Commissione europea che degli SDGS sia quello di dimezzare gli sprechi alimentari entro il 2030. La traduzione in diverse lingue in questo non aiuta, in quanto quello che in italiano viene defi nito scarto in inglese diventa waste, che prende connotazione di rifi uto.

EFFPA da sempre si batte per far riconoscere lo status di mangime e non di rifi uto delle proprie materie

prime circolari. Si tratta infatti del miglior riutilizzo in termini di economia circolare, subito successivo all’impiego per alimentazione umana. Per defi nizione non è in compe-

tizione con l’alimentazione umana

(perché viene defi nito ex-alimento solo se non più destinato a consumo umano) e garantisce riduzione di spreco alimentare, in quanto permette una riduzione dell’uso di risorse “tradizionali” provenienti dal settore primario/agricoltura, e quindi minore consumo di acqua, suolo e fertilizzanti.

Il fatto che parta come materia prima per mangime e non come rifi uto permette massima sicurezza alimentare e tracciabilità, in quanto tutti gli operatori afferenti al sistema dei mangimi attuano un sistema HACCP e una tracciabilità atti a ridurre e minimizzare ogni rischio.

Se fosse permesso usare rifi uti nei mangimi avremmo molti problemi sanitari, per questo dovrebbero essere premiati tutti gli operatori della fi liera che, virtuosamente, si adoperano per la riduzione dello spreco alimentare attraverso la fi liera dei mangimi. I mangimi, nonostante se ne parli poco, sono al cuore del sistema agrozootecnico e pertanto meritano attenzione centrale».

Come si può garantire una totale sicurezza alimentare (food safety), nel produrre mangimi da ex prodotti alimentari (former foodstuff)?

«La garanzia di sicurezza si può fondare su 5 pilastri: 1. capacità tecnico-impiantistica specifica per la tipologia di ex-prodotto alimentare e confezione atta a garantire massima sicurezza alimentare; 2. organizzazioni secondo HACCP con sistemi di rintracciabilità avanzati in modo da gestire, prevenire, monitorare e minimizzare ogni rischio; 3. capacità logistica e di stoccaggio idonea per le specifi che tipologie di ex-prodotti alimentari, in modo da garantire tempestività e corrette norme di trasporto e stoccaggio; 4. sinergia e collaborazione con gli OSA (operatori del settore alimentare) nella prevenzione

dei rischi e gestione HACCP, in modo da rendere effettivamente l’economia circolare un cerchio di valore anche nella sicurezza alimentare; 5. sinergia e collaborazione con centri di ricerca e con l’industria dei mangimi, in modo da poter migliorare la risposta alle esigenze della zootecnia moderna».

Al di là dell’evidente valore a livello di economia circolare, il vostro lavoro può dare supporto alle fi liere anche a livello di sicurezza alimentare (food security)? Soprattutto in tempi di guerra e restrizioni come questi…

«Come accennato, attualmente si stima che vengano utilizzati in Europa cinque milioni di tonnellate di ex-prodotti alimentari; l’uso di tali ingredienti va in parziale sostituzione principalmente di cereali fi occati, oli e zuccheri: si tratta di un vero e proprio effi cientamento nutrizionale, al momento e da anni contribuiamo ad una fi liera alimentare più sostenibile perché produce meno spreco e valorizza ingredienti circolari nei mangimi. Il nostro

obiettivo è di estendere maggiormente la riduzione degli sprechi alimentari valorizzabili in nutrizione animale migliorando il know-how del settore retail che ancora neces-

sita di sviluppo.

Tale progetto è stato concordato con la Commissione europea all’interno della “Stakeholder platform” sugli sprechi alimentari che si svilupperà nel 2023.

Al momento il conflitto in Ucraina ha ulteriormente inasprito la tensione anche per l’approvvigionamento energetico ed il rischio è che tutto il lavoro svolto sino ad oggi — e con esso l’effi cienza ottenuta con gli ex-prodotti alimentari ed altri sottoprodotti alimentari nella catena dei mangimi — venga vanifi cato da incentivi stanziati per aumentare le produzioni energetiche che certamente servono, ma che non si potrebbero defi nire sostenibili, se prodotte con ingredienti per mangimi invece che con residui senza altri potenziali utilizzi. Per fare un semplice esempio, è come se ci si riscaldasse mettendo nella stufa gli alimenti riposti in dispensa. Sicuramente genererebbero calore, ma a quale costo? E poi da mangiare cosa resta?

In oltre 40 anni di attività nell’economia circolare abbiamo imparato che è necessario continuamente interfacciarsi e collaborare in modo costruttivo i con i vari settori, nel rispetto delle leggi, e lo abbiamo fatto con un orgoglio immenso per la virtuosità del nostro lavoro (e questo nonostante per anni sia stato ritenuto molto umile).

Per questo siamo convinti che le industrie alimentari, i decisori politici e i consumatori non potranno che condividere la priorità e la tutela del sistema alimentare, e troveranno la giusta via di implementazione delle energie rinnovabili, che certamente non potranno essere prodotte con ingredienti per mangimi».

Fonte: Assosuini.it

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Più spazio, temperature più basse, viaggi più brevi

Raccomandazioni EFSA per migliorare il benessere degli animali durante il trasporto

Concedere più spazio, abbassare le temperature massime e ridurre al mi-

nimo i tempi di viaggio sono tutti elementi necessari per migliorare il benessere degli animali d’allevamento durante il trasporto, si afferma nelle raccomandazioni pubblicate recentemente da EFSA. Il parere di EFSA è stato consegnato alla Commissione europea nell’ambito di una serie di cinque pareri scientifi ci intesi a coadiuvare la revisione in corso della legislazione sul benessere degli animali nell’Unione Europea, elemento cardine della strategia UE “dal produttore al consumatore” (Farm to Fork, F2F). I pareri scientifi ci riguardano i piccoli ruminanti (ovini e caprini), gli equidi (cavalli e asini), i bovini (vacche e vitelli), i suini; e animali trasportati in contenitori, compresi i volatili domestici (polli, galline ovaiole, tacchini, ecc…) e i conigli. Vi si individuano le varie conseguenze sul benessere degli animali durante le varie fasi del trasporto, i pericoli che potrebbero indurle e gli indicatori diretti del benessere dell’animale (ABM) mediante i quali è possibile valutarle.

Le buone pratiche per il benessere degli animali non solo riducono inutili soff erenze, ma contribuiscono anche a rendere gli animali più sani: si tratta infatti di un elemento cardine per la sicurezza della fi liera degli alimenti, considerati gli stretti nessi tra il benessere degli animali, la loro salute e le malattie veicolate da alimenti, in linea col principio di salute unica globale (One Health) al quale l’EFSA si ispira.

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