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L’Agnello delle Dolomiti lucane Roberto Villa
A sinistra: salame, ragù e salamini d’Agnello dagli occhiali della Val di Funes del Progetto Furchetta. In basso: stinco di Agnello dagli occhiali della Val di Funes su risotto alle erbette all’Osteria Pitzock di Funes (BZ).
interessato prevalentemente alla carne degli agnelli ma ora stiamo sviluppando anche il settore della lana, con un progetto di formazione di tre signore del paese di Funes, le quali hanno ripreso a fare l’uncinetto e realizzano accessori d’abbigliamento a logo Furchetta, tra cui un berretto misto di lana bianca e nera. La lana è inoltre venduta a un prezzo concordato ed equo all’azienda di abbigliamento tecnologico Saleva, di Bolzano, che la utilizza per i rivestimenti interni dei suoi capi da montagna e tecnico sportivi» puntualizza Messner. Così i 50 allevatori riescono a vendere circa una tonnellata di lana l’anno, che prima andava invece in smaltimento come rifi uto speciale e per di più a pagamento... «Quando acquistiamo i capi indichiamo in scontrino il prezzo per la carne e quello della lana, per dare valore anche alla seconda».
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Poi, ovviamente, c’è la cucina. La tenera carne dell’agnello con gli occhiali è protagonista di tanti piatti al ristorante Pitzock, ad esempio del ragù e dello stinco con risotto alle erbe aromatiche. Lo chef utilizza solo agnello perché la pecora adulta ha sapore selvatico; era infatti una razza da lana.
La stessa materia prima è poi usata da Messner per farne insaccati artigianali — salame e Affumelli, dei salamini affumicati — a partire da carni miste (65% agnello, 30% vacca Grigia alpina). Gli agnelli sono portati al macello di Bressanone e la carne è trasformata in salumi da un macellaio. Sono venduti in una coop svizzera e in alcuni negozi in Val di Funes, oltre che al ristorante. La carne è distribuita anche ad altri chef e cucine stellate dell’Alto Adige. «Col progetto non ci abbiamo guadagnato, però abbiamo coperto i costi d’investimento — sottolinea Oskar Messner — ma siamo contenti, è molto più che vendere un prodotto, ormai la pecora è diventata un elemento d’attrazione turistica e gastronomica, c’è gente che viene qui con l’idea di assaggiare i piatti. E anche il nostro ristorante va meglio».
Massimiliano Rella
Nota
Photo © Massimiliano Rella.