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Mercati Argentina: pratiche sostenibili di produzione della carne bovina
Italiani sempre più attenti a cosa acquistano
La spesa agroalimentare degli Italiani e la sostenibilità
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La sostenibilità guida sempre più le propensioni degli Italiani in fatto di spesa agroalimentare e, insieme alle attenzioni verso l’ambiente, si arricchisce di importanti componenti sociali. Prima ancora di fattori come marca, packaging, aspetto del prodotto e persino di un’attenta lettura dei valori nutrizionali e del tempo a disposizione per cucinare, circa 1 connazionale su 4 (22%) considererebbe molto importante nelle decisioni di acquisto la trasparenza sia sulle origini
sia sulle modalità di produzione,
allevamento e coltivazione — che generalmente non sono indicate sulle confezioni e le etichette — alle quali si aggiungono, per oltre 1 su 6 (17%), anche valori come la tutela delle condizioni di lavoro delle persone nelle fi liere. Lo rileva l’Osservatorio Reale Mutua sull’agricoltura in collaborazione con Slow Food1 .
Questo approccio responsabile e consapevole si traduce in un’elevata propensione all’acquisto di prodotti del territorio (29%), considerati garanzia di cibo sano e sostenibile. Sulla stessa linea, largo ai prodotti di stagione (36%), anche per sostenere le economie agricole locali (30%) e perché ritenuti più buoni di quelli fuori periodo (12%). Nella settimana tipo, oltre 8 Italiani su 10 (86%) preferiscono i cibi freschi a quelli
I dati dell’Osservatorio Reale Mutua suggeriscono che gli Italiani hanno acquisito una sempre maggiore consapevolezza rispetto a valori come la territorialità, la stagionalità e la ricerca di prodotti non processati.
precotti, pronti o surgelati, e se il supermercato resta il canale preferito (77%), una fetta consistente guarda anche a mercati di zona (28%) e botteghe di quartiere (16%).
Dai valori al carrello, in cosa si traducono le scelte di acquisto e consumo degli italiani?
1 su 3 (34%) dichiara di consumare frutta più volte al giorno e un altro 34% una volta al giorno. Discorso simile per la verdura, rispettivamente al 32% e 28%. Pasta e riso sono consumati una volta al giorno dal 39%, quasi 1 su 2 (42%) mangia i legumi due o tre volte a settimana, sensibilmente meno i cereali (29%). Tra gli altri dati di rilievo, il pesce fi nisce nel piatto del 43% una volta a settimana, come la carne rossa, mentre a essere mangiata con più frequenza è la carne bianca (due o tre volte a settimana dal 51%). «La sostenibilità è un motore di
benessere per il pianeta, la società e le persone ed è positivo rilevare un’importante sensibilità a questo tema anche nelle scelte alimenta-
ri» commenta MICHELE QUAGLIA, direttore commerciale e brand del Gruppo Reale. «Come Reale Mutua siamo orgogliosi di collaborare con Slow Food in questa nuova edizione dell’Osservatorio con cui intendiamo ribadire la centralità dell’alimentazione e di corretti stili di vita per la salute e il benessere».
«I dati dell’Osservatorio Reale Mutua suggeriscono che gli Italiani hanno acquisito una sempre maggiore consapevolezza rispetto ai valori legati ad un cibo buono, pulito e giusto: territorialità, stagionalità e la ricerca di prodotti non processati lo testimoniano. Ma c'è di più: inizia a diffondersi anche
la consapevolezza che un regime alimentare è sano non solo quando è adeguato dal punto di vista nutrizionale, ma se promuove la salute
umana e rispetta quella del pianeta» commenta BARBARA NAPPINI, presidente di Slow Food Italia.
«Questa sensibilità degli Italiani può essere una grande chance che, soprattutto in questo frangente storico, non può essere sprecata. Sprecata: la politica deve dare risposte precise e mettere in campo strumenti che consentano scelte alimentari consone e garantiscano la massima trasparenza della fi liera produttiva a cominciare dalle etichette, chiare ed esaustive di tutti i valori che gli italiani vogliono ritrovare nel loro cibo».
Fonte: Osservatorio Reale Mutua sull’agricoltura, Slow Food
Nota
1. Indagine CAWI condotta dall’istituto di ricerca Nextplora su un campione rappresentativo della popolazione italiana per quote d’età, genere ed area geografi ca.
“L o sapevate che la carne bovina argentina è prodotta per la sua quasi totalità in maniera sostenibile? Come Instituto de Promoción de la Carne Vacuna Argentina vogliamo farvi sapere come la carne argentina, tra le preferite al mondo per il suo gusto, si adegui ai requisiti di sostenibilità durante tutte le fasi della sua produzione e quali azioni vengono intraprese attivamente per preservare un buon equilibrio negli ecosistemi in cui vengono allevati i bovini.
Manzo argentino, manzo sostenibile
La tutela dell’ambiente in Argentina è il risultato di anni di esperienza in cui abbiamo sviluppato: * le migliori pratiche per la conservazione degli habitat naturali; * il miglioramento della genetica del bestiame; * un’alimentazione dei bovini equilibrata, per lo più derivata naturalmente dai pascoli e dalle praterie e senza anabolizzanti aggiunti; * una buona gestione delle acque.
Entriamo nei dettagli * La produzione di carne bovina argentina negli ultimi 30 anni ha costantemente ridotto la quantità di gas che emette grazie ai miglioramenti tecnologici introdotti nel processo produttivo.
I pascoli e le praterie naturali su cui i bovini si alimentano trattengono più carbonio nel terreno rispetto a quello che il bestiame genera. Questo fatto permette di contrastare le proprie emissioni e quelle di altri settori produttivi non rurali: ad esempio, le praterie contrastano la produzione di CO2 delle fabbriche. * Un sistema di produzione di carne bovina basato su pascoli e praterie naturali fa sì che venga immagazzinato nel suolo 12 volte più carbonio rispetto alla media dei Paesi della regione.
Inoltre, il metano emesso dai bovini si degrada molto di più rapidamente nell’atmosfera rispetto all’anidride carbonica
La grande varietà di tagli impiegati per l’asadoargentino è legata alla tradizione dei gauchos e alla loro vita seminomade nella Pampa. Al termine di dure giornate a cavallo i mandriani si riunivano attorno al fuoco e preparavano grandi tagli di manzo che venivano appesi “a la cruz” (croce) e messi a cuocere molto lentamente. Spesso venivano cotti, e tuttora accade, animali interi (photo © Franco Nadalin).