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I vini di Premiata Degustazione: rossi invernali Laura Franchini

Viticoltura eroica in Andorra

di Riccardo Lagorio

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Coltivare uva per farne vino a oltre 1.000 metri di altitudine è un’attività a cui il termine eroismo calza a pennello. I vini di (alta) montagna sono una costante nella provincia argentina di Salta e nelle isole Canarie ma nell’Europa peninsulare, con l’eccezione delle Alpujarras andaluse e della Valle d’Aosta (con l’esempio del Prié Blanc coltivato sui terrazzamenti tra La Salle e Morgex), è un fenomeno abbastanza circoscritto. Tuttavia, c’è un intero Paese dove i vigneti si trovano a oltre 1.000 metri di altitudine: nel Principato d’Andorra, incastonato tra Francia e Spagna sui Pirenei, l’attività vitivinicola è abbastanza limitata, ma si sta distinguendo per risultati qualitativi che sono più che soddisfacenti.

Non c’è alcun dubbio che l’ambiente, costituito da un paesaggio totalmente montuoso (si va dagli 870 ai 2.942 metri di Coma Pedrosa), i terreni impervi e il clima non siano le migliori condizioni per coltivare la vite, ma i primi documenti dedicati alla viticoltura in Andorra risalgono all’XI secolo, quando l’uva veniva coltivata intorno alle chiese per garantire la celebrazione dei riti religiosi.

Nel 1992 due ricercatori dell’Istituto di Studi Andorrani avevano pubblicato un dossier sull’argomento arrivando alla conclusione che la viticoltura qui fosse definitivamente scomparsa. La caparbietà degli agricoltori andorrani, abituati alle coltivazioni intensive di tabacco, e i cambiamenti climatici li hanno sconfessati.

Ovviamente non si conoscono le varietà che in periodo di piena Reconquista le comunità benedettine andorrane usavano per offi ciare le messe; quello che oggi è certo che il nuovo pastore ha il volto e il nome di JOAN ALBERT FARRÉ, proprietario di Borda Sabaté.

Avvocato e imprenditore, ha riposto nel progetto di produrre un vino di montagna di alto profi lo (è proprio il caso di affermarlo) le necessarie forza e determinazione, anche in omaggio al sogno condiviso con il padre. «Una decisione presa con il cuore, più per sentimento, vocazione e passione che per criteri economici» racconta a bordo della sua potente Toyota Land Cruiser 4x4 lungo la strada, poco più di una mulattiera, che si arrampica dal fondovalle lungo il costone della Muxella

con pendenze e tornanti improbabili fendendo 12 particelle terrazzate per un totale di 2.5 ettari. «Un luogo speciale, qui tra i 1.100 e 1.200 metri, dove prevale lo scisto e lo sguardo va dalla frontiera con la Spagna alla vetta del Casamanya, al centro del Principato», mostra con l’indice roteando il corpo.

«La prima vendemmia risale al 2009 e da allora è stato un crescendo di soddisfazioni e di continue migliorie». Tanto che nel 2019 Borda Sabaté ha sbaragliato la concorrenza di 900 etichette provenienti da 25 nazioni nel concorso internazionale organizzato dal CERVIM (Centro di Ricerca, Studi e Valorizzazione per la Viticoltura di Montagna, in Forte Pendenza e delle Piccole Isole) come miglior vino assoluto per ESCOL annata 2010 e una medaglia d’oro per Torb del 2015, al quale è stato conferito il premio anche come miglior vino rosso biologico.

«Escol è la valle dove gli esploratori di Cannan tagliarono un tralcio con un grappolo d’uva. In ebraico escol signifi ca tralcio ed Escol è il nostro vino bianco, di Riesling renano. Torb è una parola in catalano: indica la bufera di neve, fenomeno che accade sulle montagne quando un vento forte solleva i fi occhi e crea uno svolazzo simile a nebbia. Torb è il vino rosso che ha una forza violenta, risultato della vendemmia di Cornalin, Pinot nero e Shiraz» spiega. Il naso di Escol si distingue per le note sulfuree, la bocca per note di pesca e pietra focaia; anche Torb fornisce un odorato lieve di zolfo, al palato potente e ricco di note fruttate. La produzione delle 8.000 bottiglie totali è completamente biodinamica, dalla raccolta alla spremitura delle uve tutto avviene per caduta e durante l’imbottigliamento si utilizzano gas inerti per mantenere intatto il contenuto. Escol riposa in acciaio, Torb in cemento, ma ci sono studi per produrre anfore con la terra di Andorra. Del resto “la gastronomia è il paesaggio nella padella” lo ha defi nito lo scrittore

JOSEP PLA I CASADEVALL.

«Il vino può essere un elemento di dinamismo per il turismo di Andorra attraverso l’enoturismo, come avviene in certe parti d’Italia. Anche seguendo il vostro esempio bisognerà disegnare nuove forme di offerte turistiche e approfi ttare di queste opportunità per destagionalizzare il turismo sciistico» dice. «L’importanza della viticoltura eroica in Andorra è inoltre in grado di rendere produttivi i terreni in altitudine e a forte pendenza che altrimenti sarebbero abbandonati». Con un favorevole rifl esso sulla natura e l’economia. C’è da imparare molto dal Principato.

Riccardo Lagorio

Borda Sabaté 1944 Crta. C.G.1 d’Espanya s/n AD 600 Sant Julià de Lòria – Principat d’Andorra Telefono: +376 814900 Web: bordasabate.com

In alto: Joan Albert Farré, proprietario e anima di Borda Sabaté. In basso: i vini Torb, rosso di Cornalin, Pinot nero e Shiraz, e Escol, bianco di Riesling renano.

Degustazione: rossi invernali

di Laura Franchini

Ovviamente la defi nizione di “vino invernale” non esiste, tecnicamente parlando. Non abbiamo una regola di sommellerie dedicata alla stagionalità, ci si limita alla seppur importante “temperatura di servizio”, dato che non viene declinato alle stagioni in corso. Eppure, risulta diffi cile immaginare un aperitivo estivo a bordo spiaggia servito con un vino rosso corposo e strutturato. Questa importante tipologia di vino ha da sempre un ruolo fondamentale nell’abbinamento con i piatti più strutturati della tradizione e, sempre per tradizione, una sua vocazione espressiva che li vede protagonisti soprattutto della stagione più fredda. Si tratta di vini per lo più rossi, di carattere e struttura, spesso affi nati in legno, certamente adatti al lungo invecchiamento. Ecco, quest’ultima caratterista, la possibilità di invecchiare a lungo, potrebbe essere la defi nizione migliore, semmai ne fosse necessaria una, di “vini invernali”.

Struttura, potenza, fi tta trama tannica, sentori intensi, lunghezza e persistenza, queste le caratteristiche principali di questi calici. Sono vini di potenza gustativa e di buon grado alcolico, sempre in armonia con le parti, che sono in grado di sostenere abbinamenti impegnativi, di sfoderare armi imbattibili nell’accoppiarsi con piatti ed ingredienti importanti e dai sapori decisi. Sono vini che sostengono con grande naturalezza le caratteristiche gustative di formaggi stagionati, piatti di selvaggina, brasati e stracotti di carne, tartufi e funghi.

Anche alcuni salumi richiedono vini dalla struttura decisa: basti pensare alle preparazioni della norcineria arricchite con spezie o con tartufo, ai prosciutti stagionati, ai salumi ovini. Una cosa è certa: se è l’inverno la stagione d’elezione per un vino rosso strutturato, non esiste stagione sbagliata per un grande vino. rama ta i

STRUTTURA, POTENZA, FITTA TRAMA TANNICA, SENTORI INTENSI, LUNGHEZZA E PERSISTENZA. E SE È L’INVERNO LA STAGIONE D’ELEZIONE PER UN VINO ROSSO STRUTTURATO, NON C’È STAGIONE SBAGLIATA PER UN GRANDE VINO

Sa S lame al tart tuf u o. o Il pre er zi z os o o o fu f ngo ipog o eo ri r es e ce trasmet e tere e un n arom mo a de del l tu tutt t o o sing n ol o are al a prodotto o che ra r pp prese ent n a la nor o cineri r a classica (photo © Brebca – st tock. k adob be.com). )

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