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Disciplina. Quanto ci disturba? Quanto ci è utile?- Arrigo F.G. Cicero
Centro Ricerche Ipertensione e Rischio Cardiovascolare, Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche, Alma Mater Studiorum Università degli Studi di Bologna –Presidente SINut
Disciplina Quanto ci disturba? Quanto ci è utile?
Come diceva Jim Rohn, industriale e grande motivatore americano, la disciplina è il ponte fra l'obiettivo e il risultato.
Questo può essere uno spunto di riflessione anche per tutti coloro che si occupano di prescrivere diete, integratori e farmaci, perché se il paziente non riesce a mantenere un certo livello di autodisciplina, difficilmente riuscirà a ottenere il risultato prefissato.
Per quanto la definizione di disciplina possa suonare rigida e antipatica, in realtà, in questo àmbito della salute, disciplina significa semplicemente dare a se stessi -e impostare- un percorso dietetico.
Ignorare orari fissi per l’assunzione degli alimenti, senza porsi un limite dal punto di vista qualitativo e quantitativo, che aiuterebbe a far riconoscere quando e quanto si possa sgarrare per rendere una dieta accettabile, significa a priori determinare il fallimento dell’effetto della dieta, che questa sia finalizzata al calo di peso, oppure sia finalizzata al miglioramento di qualunque situazione in grado di minare lo stato di salute. La cosa diventa ancora più complessa quando si debba considerare un integratore alimentare, o un farmaco.
Il farmaco in qualche modo incute una certa quota di timore, di riverenza, grazie ai quali la sua assunzione si In qualsiasi modo si usi la parola “disciplina”, ciascun significato che può avere nelle diverse situazioni, ha una connotazione che ci risulta in qualche modo negativa. Perché?
DISCIPLINA Dal latino disciplina, da discipŭlus, discepolo - Educazione, insegnamento, ma anche guida (di un maestro, di una figura religiosa) - Materia d’insegnamento e di studio condotto con rigore scientifico (filosofica, giuridica, medica, storica). Per estensione, anche in ambito sportivo, esempio: negli sport invernali e nel nuoto - Complesso di norme che, imponendo ordine, obbedienza e osservanza, regolano la convivenza degli individui di una comunità (istituto, caserma, scuola, confessione religiosa, carcere…) - Complesso di norme emanate per regolare determinati rapporti giuridici o di altra materia (patti agrari, affitti di immobili…) - Penitenza, castigo, provvedimento punitivo (originario da pratiche ascetiche). In senso figurato: sottoporsi a dura fatica e anche “farsi forgiare” da dolore, disgrazie, povertà.
https://www.treccani.it/vocabolario/disciplina/
La disciplina, peraltro, è anche la capacità di controllare, in modo volontario, con sforzo e disagio, i propri impulsi e istinti, che altrimenti ostacolerebbero il raggiungimento di un qualsiasi obiettivo personale o condiviso, che invece si intende perseguire anche a costo di pesanti rinunce e sacrifici.
mantiene più costante, nonostante l’aderenza agli schemi terapeutici da parte della popolazione, specie in Italia, sia molto bassa e nonostante varie situazioni che scaturiscono dal comportamento stesso dei pazienti, i quali tendono a:
• Autoridursi le terapie • Cambiare spontaneamente gli orari di somministrazione • Aspettare di assumere la nuova confezione di farmaco giorni dopo che hanno finito la precedente per i trattamenti cronici • Auto-attribuire eventuali effetti collaterali / eventi avversi all’utilizzo del farmaco, rispetto al non utilizzo e rispetto al fatto che magari il disturbo può essere collegato alla patologia di base che si manifesta in quanto non ben curata dal punto vista farmacologico.
Nel mondo dell’integrazione alimentare, prevale la percezione che l’integratore sia comunque più sicuro. Anche se la frequenza e la durata della sua somministrazione non sono esattamente rigorose, sussiste però la convinzione che non sia possibile determinare un problema di salute.
È una percezione sbagliata che si possa non essere assolutamente ligi nell’assumere un integratore: non è indifferente assumerlo il giorno dopo perché il giorno prima non lo si è fatto. Così facendo si inficia ancora di più la potenziale percezione di efficacia del trattamento con l’integratore stesso. Questo è un qualche cosa che dobbiamo evitare, perché tutti gli studi che abbiamo a disposizione ci mostrano come la dieta, l’integratore, il farmaco “funzionano” riguardo al rispettivo obiettivo di efficacia, in maniera proporzionale al livello di attenzione e cura che il paziente dedica alle indicazioni che gli sono state fornite per il suo trattamento.
Questo ovviamente non è da interpretare come una mera colpa del paziente che non segue volontariamente quello che gli è stato detto, ma implica anche una necessaria attenzione da parte di chi prescrive dieta, integratori e farmaci, che pertanto deve:
1. Essere molto chiaro nella spiegazione ai pazienti 2. Dedicare il giusto tempo alla spiegazione: è tutto tempo investito bene 3. Cercare di semplificare il più possibile gli approcci da suggerire, dando un evidente segnale sulle priorità 4. Mantenere la tensione sul paziente, perché segua i suggerimenti e stabilisca dei meccanismi di autovalutazione rispetto alla propria capacità di aderenza alla dieta / al trattamento.
Tutto questo è fattibile.
È importante che l’operatore sanitario sia sensibilizzato al problema e cerchi di gestirlo in funzione anche delle capacità di comprensione e memorizzazione del paziente stesso.
CHI PRESCRIVE UN TRATTAMENTO DOVREBBE GARANTIRE LA “DISCIPLINA” PERCHÉ QUESTO SIA SEGUITO IN MODO PROFICUO
Qualche esempio di metodo sbagliato…
Quando chi ha in cura un paziente gli fornisce un certo numero di indicazioni dietetico-comportamentali e già in prima battuta gli prescrive 2, 3, 4, 5 integratori attivi verso diverse problematiche da controllare / modificare. In teoria, questo comportamento è per “massimalizzare” i suggerimenti terapeutici, ma è molto difficile che il paziente possa assumere tutto in maniera regolare. Qualcosa di peggio si verifica quando il soggetto magari sta seguendo anche una farmacoterapia, a sua volta frazionata.
… E qualche consiglio virtuoso
Quando si effettuano delle prescrizioni, pertanto, occorre pensare al paziente, mettendoci nei suoi panni, come se noi stessi ricevessimo queste prescrizioni. Saremmo i primi a volere uno schema chiaro da seguire, perché la disciplina è fondamentale, ma deve avere una base di razionalità. Se io non capisco perché devo seguire una prescrizione complessa, non riuscirò a seguirla in maniera adeguata alle mie necessità per ottenere un risultato personale soddisfacente e questo nonostante la disciplina mi possa aiutare.