9 minute read

I nasoni de Roma

I NASONI

DE R😉MA

Advertisement

DOVE PUOI BERE L'ACQUA PIÙ BONA DER MONNO!

di Elena Castiglione

Roma è sempre stata legata all’acqua. La città deve la sua fondazione proprio ad essa, con i primi insediamenti nei pressi del fiume Tevere, fonte di approvvigionamento di acqua potabile.

All’inizio furono gli acquedotti a far crescere in gran parte il prestigio di Roma convogliando l’acqua in tutta la città. Pensate che Roma ne aveva talmente tanta da potersi permettere di rifornire terme, ninfei, balnee, orologi ad acqua. I Romani si erano praticamente specializzati nell’arte di imbrigliare l’acqua secondo le proprie esigenze. Acquedotti, condutture e terme erano ormai il simbolo del progresso di Roma. In seguito cominciarono anche a decorare la città con le fontane monumentali, monumenti diventati preziosi grazie anche a progettisti della portata di Giacomo della Porta e Gianlorenzo Bernini. Oggi Roma si fregia di oltre 5000 fontane ornamentali e monumentali che potete ammirare in tantissime piazze e strade della città, nelle ville e nei parchi pubblici, nei cortili e negli androni di Palazzi storici. Ma non solo! La città eterna ci regala oltre 2500 fontanelle pubbliche in ghisa, di cui 280 si trovano all’interno delle mura! I nasoni! Sono anche loro considerati simboli di Roma, come la Lupa, come er Colosseo! Ed è alla loro scoperta che vi accompagnamo oggi!

NASCITA DEI NASONI

Era il 1874 quando il primo sindaco del neonato comune di Roma, Luigi Pianciani, fece installare una serie di fontanelle per uso pubblico e gratuito, dando seguito a quella tradizione millenaria che ha sempre contraddistinto Roma. La popolazione era aumentata e bisognava aumentare anche il numero delle fontanelle pubbliche ad uso gratuito. Le nuove fontanelle erano realizzate in ghisa con una forma semplice, ma elegante, dalle quali in continuazione usciva – e esce ancora oggi – acqua pura e fresca finendo nel sottostante tombino di raccolta. La forma ricurva all'ingiù del rubinetto ricorda quella di un naso aquilino e per questo furono affettuosamente battezzate dai romani “Nasoni”.

Otturando con un dito il buco principale del naso, l’acqua zampilla da un forellino sulla parte alta del nasone, proprio dove inizia la curva all'ingiù. Questo ci permette di bere facilmente a distanza con la bocca, senza dover poggiare le labbra: un semplice ma efficacissimo sistema! Basta solo un piccolo gesto di rispetto – e se lo merita tutto! – un semplice inchino verso lo zampillìo, per potersi dissetare!

Oppure portatevi dietro una borraccia... Farete rifornimento di acqua pura, fresca, buonissima, per tutto il vostro tragitto.

SIETE IN GIRO PER ROMA E VOLETE SAPERE SE C’È UN NASONE NEI PARAGGI?

Niente di più semplice! Consultate l’app WAYDY WAW per individuare la fontanella di acqua potabile più vicina a voi e contribuire a ridurre l’utilizzo di plastica delle bottigliette. Inoltre vi garantirete un congruo risparmio in termini economici! E poi ricordate che per noi romani l’acqua delle fontanelle di Roma è “la più bona der monno!

A CACCIA DI NASONI STORICI

I primi nasoni che furono disseminati nella città, sia nelle zone periferiche che in quelle centrali, non erano più fontanelle forgiate da artisti, quelle in pietra o marmo per intenderci, bensì in ghisa, del peso di circa un centinaio di kg. Un materiale meno nobile, ma di indubbia resistenza.

Di forma cilindrica, alte circa 120 cm, munite di bocchette d'uscita, queste fontanelle non erano più provviste di vaschetta, ma al loro posto fu installata una grata in marmo o in ghisa direttamente sulla base stradale, quello che serviva per coprire le necessità della popolazione: poter attingere l'acqua potabile per bere, per cucinare, lavare ecc. Inoltre tale soluzione aveva il vantaggio di offrire delle valvole di sfogo alle innumerevoli strutture idrauliche sotterranee.

Da non sottovalutare, poi, il fatto che non essendo provviste di rubinetto di chiusura, il continuo defluire evitava dannosi ristagni di acqua, causa di prolificazione di batteri. Quindi acqua pura, fresca e accessibile a tutti gratuitamente! Un vero servizio sociale! A differenza degli attuali nasoni che presentano un unico cannello ricurvo liscio, i primi erano dotati di tre bocchette

a forma di testa di drago. Adesso a Roma ne rimangono solo tre esemplari di questo tipo: uno in Piazza della Rotonda al Pantheon, uno in via delle Tre Cannelle, non lontano dal Quirinale e il terzo in via di San Teodoro, tra il Foro romano e Circo Massimo.

Nei primi anni ’80 per limitare lo spreco di acqua il Comune di Roma applicò sui nasoni un rubinetto di ottone con pulsante, oppure una manopola rotonda per regolarne l’erogazione. Ma questo espediente non permetteva più la fruizione di acqua corrente e fresca a causa del surriscaldamento della ghisa. Senza contare che questi dispositivi dovevano essere manipolati per poter bere e il cannello non aveva più il pratico foro per far zampillare l'acqua! Per fortuna dopo appena due anni le fontanelle furono liberate da questo odioso marchingegno e tornarono al loro classico aspetto. A ricordo, in molte, al posto del rubinetto smontato è rimasto un buco... vuoto!

PIAZZA DELLA ROTONDA AL PANTHEON

La nostra prima tappa. Partiamo presto io e Sabrina, per evitare il troppo afflusso dei turisti e poter visitare la nostra città con più tranquillità. Prendiamo un autobus che ci porta in Piazza Argentina, e da lì ci intrufoliamo nei vicoli e raggiungiamo Piazza della Rotonda. Il Pantheon ci appare ben presto mostrandoci tutta la sua imponente bellezza.

Il nostro "reperto storico" appare come un minuscolo gendarme messo a guardia della maestosità che gli sta alle spalle!

È situato a un paio di metri dalla bella e assai più grande fontana rinascimentale rivolta verso il Pantheon.

Ci avviciniamo. Eccolo qui uno dei nasoni originali con le tre bocchette a forma di drago. Io lo trovo bellissimo. A lato verso il basso, è stata aggiunta una vaschetta per dissetare i piccoli animali.

VIA DELLE TRE CANNELLE

Seconda tappa. Riprendiamo il nostro girovagare e decidiamo di goderci a piedi la passeggiata che ci porterà a raggiungere il secondo superstite dalle tre cannelle forgiate con la testa di drago.

Camminiamo nelle vie ancora non stracolme di persone, e penso tra me e me che non smetterò mai di meravigliarmi della bellezza della mia Roma. Ovunque ti giri c'è un angolo che ti incanta, che ti fa riaffiorare ricordi... Arriviamo in via Quattro Novembre, all'angolo il Museo delle Cere, poco più su fino a quando incrocia Via delle Tre Cannelle. Alla base della scalinata di Via della Cordonata troviamo la fontanella. Il nome della via fa riferimento a una fontana ben più grande, probabilmente un'opera di Giacomo Della Porta, appunto con tre cannelle, che sorgeva in cima alla strada, ma di cui si sono perse completamente le tracce.

È la copia esatta della precedente: stessi cannelli, stessa fonderia, stesso

stemma SPQR. A questa non è stato applicato il piccolo abbeveratoio per dissetare gli animali, ma a differenza dell'altra questa è collocata su un basamento in pietra.

Ci sono passata altre volte qui e non l'avevo notata. Ma nella testa continuava a ronzarmi l'idea che quella scalinata mi ricordava qualcosa. Infatti non mi sbagliavo. Un film che avrò visto non so quante volte... I soliti ignoti di Mario Monicelli del 1958: è il luogo in cui viene ambientato il furto al centro del quale ruota tutto il film.

SCATTI QUA E LÀ... IN CITTÀ!

VIA DI SAN TEODORO

Terza e ultima tappa. Questa fontanella è quella meno in vista. È quasi nascosta da cespugli di edera in Via di San Teodoro, un angolo speciale tra il Foro Romano ed il Circo Massimo, vicino Via dei Fienili.

Anche questa, come quella di Via delle Tre Cannelle è adagiata su un basamento in pietra.

Le bocchette forgiate a forma di drago sono un po' diverse. Chissà... forse è la più antica delle tre. Per molto tempo è rimasta a secco, ma sembra che adesso un po' di acqua abbia ricominciato a zampillare...

FUNTANELLE DE ROMA

Vado pe’ Roma a fà la pellegrina e ’gni tanto me sento salutà da ’na voce mo greve e mo argentina: “Ciao, bellezza, ’ndovai, come te va?”.

So’ le cento e centuna funtanelle che nell’angoli stanno a chiacchierà come tante sapute commarelle c’hanno voja de ride e de scherzà.

Quarche vorta, però, piagneno pure o da la pena se ne stanno zitte pe’ le schifezze o pe’ le fregature che pioveno, se sa, sempre più fitte.

E allora piove propio sur bagnato perché, poracce, vanno a ricordà li tempi belli e cari der passato quann’ereno a majara qua in città:

ogni piazza, ogni angolo romano ciaveva la sua bella funtanella ch’attoppavi cor parmo de la mano pe’ fà lo schizzo e beve a garganella.

E che bellezza co’ la gran callara vedé ’na cascatella ridarola che zompa drento l’acqua e poi viè fora lungo li bordi de ’na bagnarola

indove chi abbitava ar pianotera poteva fà… li commodacci sua: ce ammollava er cocommero e la sera si n’era sverto… ne trovava “dua”.

E mo ce rido, perché ’sta parola ne la mia vita nun l’ho detta mai e m’aricordo, quann’annavo a scola, si parlavi dialetto, ereno guai…

Adesso, co’ ’sta Roma generosa c’ha allargato l’inviti p’er rinfresco, chi è nato drento Roma se li sposa lo spirito e ’r dialetto romanesco!

Funtanelle de Roma che cantate co’ fresca gioja ar sole der matino, coll’acqua pura voi m’aricordate la sete mia der bello e der divino.

Voi nun scrivete paggine de storia, svorgete sempre un compito ciovile, scorete lisce senza chiasso e boria, ma nun ciavete spirito servile!

“Lassateme cantà, che so’ romana!” ognuna lo pò dì perché è ’na fonte parente a Trevi forze a la lontana, ma l’eSsePiQueRre ce l’ha in fronte!

E si vò fà ’na cosa propio bella, inzieme ha da cantà ar Poeta santo:

“Te laudo, o mi’ Signor” io, funtanella, quanno che piagno, rido, soffro o canto.

TERESA GERVASI RABITTI*

*Poetessa romana, la trovate su:

www.teresagervasirabitti.it/

This article is from: