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V1 Un’altra versione (della stessa storia) (Quintiliano
V 1
Quintiliano
Lo stile
6. È la lingua del lessico quotidiano (domus, facio, oculos, famulo…) al servizio di una poesia che gioca con le assonanze (primus, cibum, vocatur, datur), le paranomasie (ego ago), le figure etimologiche (famulo, familia), i poliptoti (face, faciat, facturum o vidi, viderim o ago, agere), gli omoteleuti (iam, illam, sistam, viam) nella costruzione di una trama fonica che produce un ritmo rapido per uno spettatore che non chiede riflessione, ma riso facile. L’assolo del servo Scèledro, che parla al pubblico producendo lo straniamento dello spettatore, condotto a seguire la vicenda dall’esterno senza immedesimarsi, rivela da piccole spie linguistiche che la sua logica è quella di chi lo comanda: il suo antagonista schiavo viene indicato come una cosa, una res, con un sostantivo neutro (trimenium, “trimestre”) e le parole, verba, quasi come verbera, “frustate”, non gli verranno dette, ma date (dabunt). Definisci le figure retoriche che sono nominate nell’analisi.
II lessico
7. Il sostantivo fores, “porte” e l’avverbio e preposizione foris, “fuori” hanno la stessa radice: le porte sono, in effetti, ciò che separa dal fuori. Nello stesso modo forum, la piazza delle antiche città romane dove si svolgeva il mercato, si amministrava la giustizia e si trattavano gli affari, indica il luogo pubblico per eccellenza, il fuori dalla dimensione domestica. Forensis, -e è un aggettivo, anche sostantivato, che indica “ciò che riguarda il foro”, ma anche l’avvocato e, cosa più interessante, in età tarda imperiale, il forestiero, colui che è fuori dalla collettività dei cittadini per status, condizione sociale.
Un’altra versione (della stessa storia)
PREREQUISITI
Anche Quintiliano racconta la vicenda relativa al poeta infinitiva, participio congiunto, ablativo assoluto Simonide che abbiamo letto a p. 67 nella narrazione di Fedro. Aggiunge, da retore, che Simonide introduce un metodo per memorizzare e la pietas che dimostra aiutando i parenti nel riconoscimento dei propri morti. Artem autem memoriae primus ostendisse dicitur Simonides, cuius vulgata fabula est: cum pugili coronato carmen, quale componi victoribus solet, mercede pacta scripsisset, abnegatam ei pecuniae partem1 quod more poetis frequentissimo degressus in laudes Castoris ac Pollucis exierat: quapropter partem ab iis2 petere quorum facta celebrasset3 iubebatur. Et persolverunt, ut traditum est: nam cum esset grande convivium in honorem eiusdem victoriae atque adhibitus ei cenae Simonides, nuntio est excitus, quod eum duo iuvenes equis advecti desiderare maiorem in modum4 dicebantur. Et illos quidem non invenit, fuisse tamen gratos erga se deos exitu comperit. Nam vix eo ultra limen egresso triclinium illud supra convivas corruit, atque ita confudit ut non ora modo oppressorum sed membra etiam omnia requirentes ad sepulturam propinqui nulla nota possent discernere. Tum Simonides dicitur memor ordinis quo quisque discubuerat corpora suis5 reddidisse.
1. abnegatam (esse) ei pecuniae partem: è un’infinita retta da un sottinteso “dicono”, “che gli fosse stata negata una parte del denaro”. 2. ab iis: sono Castore e Polluce. 3. celebrasset: sta per celebravisset. 4. maiorem in modum: “urgentemente”. 5. suis: “ai loro parenti”.