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2. Il supino

Catilina dixit se iniurias vindicaturum esse, “Catilina disse che avrebbe vendicato le offese”: se è pronome riflessivo, perché uguale al soggetto della frase principale. Catilina sociis suasit dicens eos divites futuros esse, “Catilina convinse i compagni dicendo che sarebbero diventati ricchi”: eos, non riflessivo perché riferito a sociis, che non è soggetto. I tempi dell’infinito hanno valore relativo rispetto alla reggente: • presente, se c’è un rapporto di contemporaneità • perfetto, se c’è anteriorità • futuro, se c’è posteriorità Se a rendere l’idea di posteriorità è un verbo privo del supino, si trova la locuzione futurum esse (o fore) ut con il congiuntivo presente o imperfetto secondo la consecutio temporum.

Il supino è anch’esso forma nominale del verbo, presente nelle due terminazioni in -um (supino attivo) e in -u (supino passivo). Il tema del supino è utilizzato per la formulazione del participio perfetto; la forma in -um si trova, anche se raramente, impiegata per esprimere la proposizione finale, di solito quando il verbo reggente sia un verbo di moto:

Exercitus venit in aciem pugnatum, “L’esercito scese in campo per combattere”. Ricorda che il supino in -um si usa come forma indeclinabile per esprimere l’infinito futuro passivo, in unione con iri: pugnatum iri, lectm iri ecc. La forma in -u è impiegata in unione con aggettivi, ed esprime un ablativo di limitazione: facile dictu, “facile a dirsi”

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