Moreno Giannattasio
LeggerMENTE è la nuova collana di narrativa per la scuola secondaria. Il suo obiettivo principale è offrire ai ragazzi libri classici o inediti, storie di attualità o di fantasia, per riscoprire pagina dopo pagina il piacere della lettura.
ORA E POI
Invito alla lettura
Moreno Giannattasio
E più bello sarà l’arcobaleno Una storia per scoprire come migliorare il mondo, come affrontare il solito bullo e come mettere la tecnologia al servizio di una buona causa. Senza montarsi troppo la testa. All’interno troverai anche un test per scoprire quanti pregiudizi di genere ci sono nel tuo modo di pensare. Perché la strada da fare è tanta e le conquiste non finiscono mai.
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E PIÙ BELLO SARÀ L’ARCOBALENO
Silvia è una giovane studentessa, che trova la voglia di crescere quando fa i conti con quei preconcetti che dividono il mondo in uomini e donne. Quando la questione investe la sua famiglia, la ragazza scopre una forza che non sapeva di avere, grazie all’aiuto degli amici di sempre e mettendosi in gioco direttamente. Solo così riuscirà a sfogare la rabbia che sente dentro e a lottare contro i pregiudizi che invadono anche la sua mente.
E PIÙ BELLO SARÀ L’ARCOBALENO
Gruppo Editoriale ELi
EquiLibri è un percorso intrapreso dal Gruppo Eli, in collaborazione con l’università di Macerata, per promuovere una cultura delle pari opportunità rispettosa delle differenze di genere, della multiculturalità e dell’inclusione. Si tratta di un progetto complesso e in continuo divenire, per questo ringraziamo anticipatamente il corpo docente e coloro che vorranno contribuire con i loro suggerimenti al fine di rendere i nostri testi liberi da pregiudizi e sempre più adeguati alla realtà. Moreno Giannattasio E più bello sarà l’arcobaleno Responsabile editoriale: Beatrice Loreti Art director: Marco Mercatali Responsabile di produzione: Francesco Capitano Progetto grafico: Sergio Elisei Impaginazione: Diletta Brutti Illustrazioni: Veronica Carratello Foto: Shutterstock © 2022 La Spiga Edizioni Via Brecce, 100 – Loreto tel. 071 750 701 info@elilaspigaedizioni.it www.gruppoeli.it Stampato in Italia presso Tecnostampa - Pigini Group Printing Division - Loreto - Trevi 22.83.105.0 ISBN 978-88-468-4291-6 Le fotocopie non autorizzate sono illegali. Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione totale o parziale così come la sua trasmissione sotto qualsiasi forma o con qualunque mezzo senza previa autorizzazione scritta da parte dell’editore.
INDICE Capitolo 1 Notte insonne
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Capitolo 2 La supplente
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Capitolo 3 Una brutta notizia
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Capitolo 4 Il centro commerciale
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Capitolo 5 Il colore rosa
41
Capitolo 6
Una famiglia unita
49
Capitolo 7 Questione di smalto
55
Capitolo 8 Organizzazione segreta
65
Capitolo 9 Incursione notturna
74
Capitolo 10 La tensione sale
81
Capitolo 11 La manifestazione
87
Capitolo 12 Il futuro alle porte
98
Focus La parità come obiettivo
103
La parità nell’istruzione, un cammino ancora da compiere
105
La parità di genere in Europa
107
Test di verifica sui pregiudizi
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Attività didattiche
110
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AGENDA 2030
Obiettivo 5: Uguali diritti per donne e uomini • Porre fine, ovunque, a ogni forma di discriminazione nei confronti di donne e ragazze. • Eliminare ogni forma di violenza nei confronti di donne e bambine, come il traffico di donne, lo sfruttamento sessuale e il matrimonio combinato. • Riconoscere e valorizzare la cura e il lavoro domestico non retribuito, fornendo un servizio pubblico, infrastrutture e politiche di protezione sociale e la promozione di responsabilità condivise all’interno delle famiglie, conformemente agli standard nazionali. • Garantire piena ed effettiva partecipazione femminile e pari opportunità di leadership a ogni livello decisionale in ambito politico, economico e della vita pubblica. • Garantire e proteggere la salute delle donne, come concordato nel Programma d’Azione della Conferenza internazionale su popolazione e sviluppo e dalla Piattaforma d’Azione di Pechino. • Avviare riforme per dare alle donne uguali diritti di accesso alle risorse economiche così come alla titolarità e al controllo della terra e altre forme di proprietà, ai servizi finanziari, eredità e risorse naturali, in conformità con le leggi nazionali. • Rafforzare l’utilizzo di tecnologie abilitanti, in particolare le tecnologie dell’informazione e della comunicazione, per promuovere l’emancipazione della donna. • Adottare e intensificare una politica sana e una legislazione applicabile per la promozione della parità di genere e l’emancipazione di tutte le donne e bambine, a tutti i livelli. 4
INVITO ALLA LETTURA Quanti pregiudizi ci sono nel nostro modo di pensare e di parlare, senza che ce ne rendiamo conto? Quante volte ci arrabbiamo per le discriminazioni, che vediamo intorno a noi, ma non ci accorgiamo di quelle che prendono vita nel nostro modo di vedere il mondo? Questo è ciò che accade a Silvia, una ragazza di 12 anni che scopre a sue spese la questione della parità tra uomini e donne. In un momento di crescita, dove contano le amicizie, dove ci si confronta con la vita fuori dalle mura domestiche, un problema urgente in casa la costringe ad aprire gli occhi. E allora ci sono quelli più grandi e poi Juri, il bullo della classe, una supplente molto stimolante e una grande questione che la travolge, insieme alla sua famiglia. E forse la rabbia e l’indignazione non bastano più e bisogna impegnarsi, affrontando i nemici di una società migliore, a partire proprio dalle piccole cose. Silvia scopre la necessità di nuove parole, quelle in grado di modificare il pensiero. Perché con un nuovo modo di pensare riusciremo a porre in movimento vere pratiche di uguaglianza, cancellando dalla nostra mente quei pregiudizi nascosti, che sono i veri ostacoli e che ognuno di noi ha dentro di sé. Silvia e la sua piccola storia ci raccontano come il lavoro da compiere sia faticoso e insieme entusiasmante, per riuscire finalmente a guardarci intorno e riconoscere ciò che è giusto. Buona lettura
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Capitolo 1
Notte insonne – Va sempre a finire così! – esclama Silvia, con le mani già infilate nei guanti di gomma gialli; non le va affatto di rovinarsele col detersivo dei piatti. Per non parlare poi degli scarti da rovesciare nell’umido1: mai sopportati. – Su, senza fare storie... – dice sua madre Susanna, senza nemmeno sollevare lo sguardo dalla scopa, in rapido movimento a riunire le briciole in un bel mucchietto. – Bisogna dare una mano in casa, mettitelo in testa. Cosa credi, che a me faccia piacere? Silvia sbuffa, senza voglia di aggiungere altro, tanto… Allora fa partire il suo pezzo preferito dallo smartphone, il compagno più fidato dei suoi dodici anni. L’asse di legno del tagliere, sul quale è appoggiato, fa da amplificatore naturale. – Almeno così si sente più forte – pensa, mentre lo scrosciare dell’acqua calda si mescola alle note, che già riempiono l’aria. – Uno, due, tre… – dice, contando con le dita in alto. – Abbassa il volume! – grida dal soggiorno Antonio, il papà, che si è già fiondato sul divano a stordirsi con il talk2 di mezza sera, mentre Luigi si è già isolato con le sue cuffiette e sghignazza davanti al solito video idiota. – E che palle! – sbuffa Silvia, mentre allunga una mano insaponata a premere sul tasto laterale del telefonino. – Meglio obbedire, sennò chi lo sente. E tanto fra cinque secondi dorme già – mormora tra sé. 1 2
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Spazzatura che raccoglie avanzi organici che sono riciclabili per produrre concimi per l’agricoltura. Trasmissione televisiva dove un conduttore fa discutere gli ospiti intorno a un argomento specifico.
Capitolo 1
Susanna le rimprovera subito quella maleducazione; intanto dal soggiorno la voce della presentatrice aumenta insieme alle tacchette del volume, in crescita esponenziale sullo schermo della tivù. – Una gabbia di matti – dice la mamma, scuotendo la testa. Luigi, seccato dal rumore come un animale domestico, si alza e se ne va verso la zona notte, non prima di aver fatto una linguaccia a Silvia, che lo fulmina con lo sguardo. – Ma perché devo lavarli sempre io, i piatti? – si lamenta Silvia con sua mamma, mettendo tutta la rabbia nello strofinare con la spugna verde la pentola incrostata. – Lui se ne va a farsi i fatti suoi; io qui incollata a fare la schiava! – Ma tu sei una ragazza e devi imparare i lavori di casa! – dice Susanna, mentre con uno scatto stende in aria la tovaglia e la ripiega al volo, riducendola a un quadrato grande come una cartellina da disegno. – Sì, sempre così; la maledizione di essere una femmina in questo mondo qua! – Ma dai, lo sai che sono femminista e non mi piacciono ‘ste parole. – E allora perché non li lava anche lui? È pure più grande. Dov’è il femminismo, eh? – Luigi non li lava perché poi mi fa un macello e ci metto un’ora a ripulire il resto della cucina. – Seee, tutte scuse... – Dai, che hai già quasi finito. E che sarà mai, due piatti... Io alla tua età... Sempre la stessa scena, ogni dannata sera. Terminate le attività di lavaggio e dopo aver messo ad asciugare le stoviglie, Silvia borbotta qualcosa in segno di protesta, senza troppa convinzione. Poi infila i suoi passi verso la cameretta, dove almeno potrà starsene in pace, lontano da tutti. Non fa nemmeno caso al commento sull’adolescenza che sale dal divano, mormorato da suo padre Antonio, tanto per placare l’irrequietezza di Susanna, che non ha mai sopportato le lamentele sulle faccende casalinghe. 7
E più bello sarà l’arcobaleno
– Ognuno deve fare la sua parte! – dice sempre la donna; ma Silvia non ha ancora capito qual è quella di suo fratello Luigi, che ha appena due anni più di lei e non fa un bel niente, a parte saccheggiare il frigorifero di ogni bene commestibile. Ultimamente lei è addirittura arrivata a nascondere qualcosa da sgranocchiare nel cassetto dei calzini, in cameretta. – Per non morire di fame – si ripete ogni volta che infila in quel rifugio una merendina, dei crackers o un tubo di patatine. Silvia capisce benissimo che sua madre non può fare tutto lei, però i maschi di casa potrebbero impegnarsi un po’ di più. – E che cavolo! – ringhia, richiudendosi la porta della sua tana alle spalle. E così la sera la accoglie, quel momento della giornata in cui anche le anime tormentate ritrovano un po’ di tranquillità, quando riaffiora la speranza che il domani possa almeno sembrare migliore. Ora Silvia si lascia andare a digitare sulla tastiera virtuale della chat del gruppo di amiche, cioè la stragrande maggioranza della 2a C della secondaria di primo grado del quartiere. Silvia: Mi sono rotta. Chiara: Di cosa? (Chiara è la sua migliore amica e compagna di classe.) Silvia: Tocca sempre a me lavare i piatti. Chiara: Noi abbiamo la lavastoviglie. Silvia: Beata... Chiara: Però mi tocca stirare. Meglio i piatti, fidati. Silvia: Potremmo almeno fare a turno con mio fratello. Sarebbe giusto, no? Chiara: Tranqui... tanto si parla sempre di parità, ma poi nei fatti... Silvia: Uno schifo di vita. Chiara: Dai, stai su. Domani interroga in scienze? Silvia: Boh, io sono già a posto. Elena: Ha detto che interroga. (Elena è quella che sa sempre tutto.) Chiara: Meglio che ripassi, mi sa che mi tocca... 8
Capitolo 1
Antonella: Qualcuno si guarda la serie nuova? Una fila di sì, yes, certo, wow da un bel po’ di membri del gruppo. Marta: Io sono a cena fuori da parenti, aiutoooo. Ester: (Elena: Ha detto che interroga.) Non accetta nemmeno volontari. Chiara: Mi sa che sarò ammalata. Ester: Bella idea. Silvia: (Chiara: Mi sa che sarò ammalata.) No dai, devi venire a scuola! Una tempesta di cuori, faccine varie e meme inutili, tutto solo per chiudere la conversazione. Silvia allora si spara due puntate della serie di cui tutti parlano sui social, anche se non la convince più di tanto. Anche lì le ragazze non fanno altro che parlare di trucco, vestiti, scarpe e matrimoni. Non che questi argomenti le diano noia, però è sempre così: i ragazzi che pensano solo al sesso; si ubriacano, cercano di convincere la vittima di turno a bere, per poi provarci da vigliacchi. Poi tutti a pentirsi e ognuno a rincorrere il tipico schema principe o principessa in salsa contemporanea. Almeno a volte ci ficcano dentro qualche amore lgbt, ma solo per non farsi mancare niente. – Guarda che i gay sono una bella fetta di consumatori! – ha detto Matteo, che gliel’ha spiegato suo cugino che studia sociologia all’università. Silvia comunque è rapita da quell’attore che fa un po’ lo sfigato, ma sotto sotto ha un sacco di talento. Non vede l’ora che la storia glielo faccia venir fuori. – Allora sì che ne vedremo delle belle – pensa, trattenendo un gridolino di gioia non appena lo vede comparire in scena. Col suo cappuccio tirato su e le spalle piegate dal peso del suo fardello3 insostenibile, che non può rivelare a nessuno. Ora la ragazzina stringe il cuscino fissando il soffitto, in attesa che sul bianco del muro compaia qualcosa che la porti lontano da lì. 3
L’insieme di doveri e preoccupazioni che ognuno è costretto a subire nella vita.
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E più bello sarà l’arcobaleno
– Dai, forza, è ora di spegnere la luce. Domani c’è scuola – arriva la voce della mamma dal corridoio. – Ok, adesso spengo – dicono in coro Luigi e Silvia, ognuno dalla sua stanza. L’adesso è un tempo indefinito, che può durare anche mezz’ora, almeno finché la ripetizione dell’ordine di chiudere la giornata torni a farsi sentire, magari con un tono di voce più deciso e seccato. – Sì, adesso spengo! – sbuffano ancora i due ragazzi. Ora finalmente regna il silenzio, almeno così parrebbe ai più distratti o a coloro che hanno il sonno facile e non si accorgono di come l’oscurità nasconda il brulicare della vita notturna. Ma un orecchio attento potrebbe captare i movimenti rapidi delle dita che scorrono sugli schermi, mimetizzati dalle coperte per non far filtrare nessun barlume di luce all’esterno, dove il rimprovero è sempre in attesa. Non passano nemmeno venti minuti, che arriva la voce di papà, con il comando inappellabile di spegnere quei maledetti affari e chiudere gli occhi. Inutile dire che i due ragazzi obbediscono senza fiatare. Magari durante la notte, in caso l’insonnia li svegliasse, potrebbero provare a vedere chi c’è in chat. Ma ora è tempo di dormire. – Buonanotte! – grida Silvia dal suo letto. Un mugugno simile a un muggito arriva dalla camera matrimoniale, segno che la mamma già è sprofondata nel regno dei sogni, mentre lo scroscio dello sciacquone di papà in bagno è l’ultimo rumore di quella lunga giornata. – Ecco come chiudere una serata da schifo – pensa Silvia, infilando la presa della carica nel suo smartphone, a terra vicino al letto come un cane da guardia. Il sonno non ne vuole sapere di catturare la mente della ragazza. Anzi, pare proprio l’anima a non volersene rendere conto, presa com’è a lambiccarsi4 sulle note stonate del disagio di una giovane esistenza. 4
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Scervellarsi alla ricerca di una soluzione.
Capitolo 1
– Ma come fanno a venirmi in testa ’ste cose strane – pensa Silvia, mentre non trova la posizione giusta e si rigira in continuazione. Ormai le lenzuola sono un groviglio inestricabile e lei si sente intrappolata nelle sue gambe troppo lunghe. Quando il corpo cresce, a volte così troppo velocemente, si fa persino fatica a riconoscersi allo specchio. E poi c’è il cattivo umore, che diventa un compagno di viaggio sempre presente, interrotto a volte da momenti di vera felicità. Quando l’euforia sale come un’onda del mare, allora Silvia si sente bene, senza capire il perché. Ecco che le si stampa in faccia un sorriso un po’ ebete, quello che a volte si trasforma in ridarella per qualsiasi cosa, anche la più stupida. – Hai l’età della stupidera – le ripete sempre sua mamma, contagiata a sua volta da quelle iniezioni di gioia improvvisa. In quei momenti Silvia si sente vicina alla donna che l’ha messa al mondo, avverte una comunione di sentimenti rara e preziosa, che le scalda il cuore. Si sente amica di sua madre, compagna di femminilità e anche compresa nel profondo. Non sa quanto sia evidente questo suo sentiero dell’anima, che a Susanna fa dimenticare tutto il resto. In quei momenti non contano più il malumore, il disordine della stanza, gli indumenti sporchi abbandonati sul davanzale del bagno, gli infiniti capelli sparsi tra lavandino e pavimento, dopo ore a spazzolarsi per uscire in piazza al sabato. Silvia ora si sente in pace, come se per magia tutto si fosse messo in ordine. Le cose le appaiono più semplici. Allora si alza, senza far rumore, sistema le lenzuola e sbircia fuori dalla finestra, attraverso le lamelle socchiuse della persiana accostata ai vetri. In strada, la luce di un lampione, proprio lì sotto, illumina una porzione di asfalto e una fetta di marciapiede pavimentato da poche settimane. – Mi piaceva di più l’asfalto – commenta Silvia, ricordandosi le corse sui pattini a rotelle intorno all’isolato, fino alla pista in mezzo al parchetto nelle vicinanze. Sono appena le 11 di sera e la visuale viene tagliata da un ragazzo che corre in tenuta sportiva, segno che solo a quell’ora ha tempo di dedicarsi allo sport. 11
E più bello sarà l’arcobaleno
– Certo che al buio respira solo l’anidride carbonica sbuffata fuori dalle piante – riflette Silvia, ripassando a mente la fotosintesi clorofilliana, che sarà l’argomento dell’interrogazione del giorno dopo. Allora apre la finestra, per controllare coi propri polmoni se è vero che nell’aria ci sia meno ossigeno. Qualche istante più tardi passa una donna sui trent’anni o poco meno. Cammina svelta sui tacchi, stringendo al corpo la sua borsetta lucida. È vestita bene, bella gonna con giacca abbinata, l’indizio che stia rientrando a casa dopo una cena o una festicciola. Silvia la osserva procedere, intenta a schivare con abilità le congiunture5 delle piastrelle nuove del marciapiede. – Probabile che non voglia rischiare di rompersi un tacco; lo dicevo io che era meglio l’asfalto liscio! Nel momento in cui la sconosciuta sta per uscire dal cono di luce del lampione acceso, i fari di un’auto in arrivo la illuminano nuovamente. Lei pare farsi un po’ più vicina al muretto, che divide la strada dal giardino del palazzo di Silvia, come per allontanarsi da quella luce. L’auto scura rallenta e Silvia sente distintamente un commento un po’ volgare provenire da una voce maschile dentro l’abitacolo, col contorno di sghignazzate di altri maschi. La ragazza si blocca contro il muro e impugna il cellulare, smanettando sullo schermo con le dita agitate. L’auto allora riparte con una sgommata e si infila nella notte. La donna alza un braccio come per mandarli a quel paese e riprende la sua strada. Cammina ancora più veloce di prima, quasi corre. Silvia richiude la finestra e torna a sdraiarsi nel suo letto. Quell’episodio l’ha turbata, davvero. Una scena in bianco e nero, al rallentatore che le si è fissata in testa come una scritta su un muro. Il ragazzo che correva probabilmente non aveva nulla da temere, se non una rapina; mentre la donna ha dovuto vivere con la paura di essere solamente donna e per questo sentirsi meno libera o sicura di girare per strada di sera. 5
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Gli spazi di stucco tra una piastrella e l’altra.
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E più bello sarà l’arcobaleno
– Non è giusto! – pensa Silvia, immaginando di trovarsi lei in quella situazione. Le viene in mente che quelli potevano scendere e continuare a offendere e farle prendere un bello spavento, oppure costringerla con la forza a fare cose che non voleva. Lei avrebbe preso un sasso o un bastone e li avrebbe picchiati, schivando il loro tentativo di afferrarla e magari lasciandosi alle spalle qualche testa rotta. Il fantasticare sull’essere in grado di difendersi da un’aggressione la porta lentamente nel mondo dei sogni. E si spera siano migliori di ciò che è appena accaduto.
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Capitolo 2
La supplente Prima che la giornata cominci con l’ora di scienze, in classe la confusione regna sovrana. Anzi, pare crescere sempre di più, come una valanga che parte da una pietruzza per trasformarsi in un vero disastro. Marco, il solito casinista, gira per la classe chiedendo a chiunque di farsi volontario, perché lui non ha potuto studiare, aveva gli allenamenti. Silvia non se ne cura, lei ha già il voto e non deve preoccuparsi di niente. Finge anche di non accorgersi delle occhiate dolci che le lancia Filippo, che le va dietro da mesi, senza risultato. Non è proprio il suo tipo, con quei capelli ricci, rasati ai lati e tinti di giallo senape sopra; quello si è trasformato in uno strano tipo di volatile esotico. Allora la ragazzina cerca di riempire il panorama della vista con ciò che sta fuori dalla finestra. La distrae il movimento in giardino un piano più sotto, dove un paio di addetti è intento a un preciso lavoro di potatura della siepe, che circonda il perimetro della scuola. Con una specie di lungo coltello elettrico i due ci danno dentro, partendo dai due lati opposti fino a incontrarsi al centro, dove c’è il cancello d’ingresso. Una nuvola di polvere vegetale si solleva in alto, sospinta dal vento primaverile. Si vede già a occhio che uno dei due taglia un po’ più basso dell’altro e che, quando si incontreranno, l’armonia progettata nelle intenzioni non ci sarà per niente. – Dovranno rimetterci le mani per pareggiare, di sicuro – pensa ad alta voce Silvia, rallegrata dalla sua acuta capacità di osservazione. – Sì, perché adesso ti intendi di potature, eh? – entra il vocione di Juri a interrompere il flusso dei suoi pensieri. – Be’, si vede che non stanno potando alla stessa altezza, dai! 15
E più bello sarà l’arcobaleno
– Ma lascia perdere... non è un lavoro da femmine, cosa ne vuoi sapere tu?! Silvia non riesce a replicare immediatamente a quell’affermazione, che lei definirebbe razzista verso le donne. Decide di lasciar perdere e battere in ritirata. Quello Juri è grande e grosso e ultimamente anche pericoloso. Si è messo in testa di essere superiore a tutti, soprattutto alle ragazze, che tratta davvero in malo modo, senza riuscire a smettere di cercare di offenderle per dimostrare la loro inferiorità. L’idea di inventarsi qualche modo di tormentarlo si insinua nella sua mente, facendo apparire scene vivide1 di sofferenza. Un grido collettivo di gioia la distoglie da quei brutti pensieri. La bidella si è affacciata in classe, per annunciare che la professoressa di scienze è malata e che verrà una supplente. La tensione pare allentarsi un po’ e ognuno raggiunge il proprio posto a sedere. – Chiudete quella finestra, che entra la polvere della siepe! – ordina Federica dal posto vicino alla porta. – Lo sapete che sono allergica! Silvia chiude i vetri spalancati, sotto le lamentele di Juri, che ha sempre caldo, anche quando fuori c’è un metro di neve. – Arriva, arriva! – mormora Marco, affacciato sull’atrio, reggendosi allo stipite di legno verde della porta. – È una giovane; mai vista – aggiunge, mentre si avvia al suo posto in ultima fila. Fa il suo ingresso una donna, veramente più una ragazza, una specie di sorella maggiore. Jeans blu, camicia azzurra maschile con una collana vistosa che le spunta dalla scollatura e stivali rossi in tinta con la collana. Borsone tipico da professoressa, dove spunta un tablet. Registro sotto il braccio, minaccioso come sempre. La supplente va a sedersi alla cattedra, sorridendo. Poi solleva lo sguardo, soppesando i presenti. Infine saluta. – Buongiorno ragazze! – ‘Giorno prof – gridano tutti in coro. Lo spilungone della 2a C solleva il braccio, chiedendo la parola. 1
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Intensamente chiare e limpide.
Capitolo 2
– Prego – dice la professoressa – Tu sei...? – Ettore Damiani, prof. Volevo solo chiedere perché ha detto “buongiorno ragazze”, ci siamo anche noi maschi. – Lo so, Ettore, ma le ragazze sono più numerose, sono almeno il doppio di voi, se non ho contato male. – Allora avrebbe dovuto dire “buongiorno ragazze e ragazzi” – insiste il giovane studente. Gelo in classe. Contraddire la prof al primo incontro: sbagliato, molto sbagliato. La supplente invece sorride, si alza e fa il giro della cattedra, rimanendo in piedi, appoggiata al bordo. – Vedete, se avessi detto “buongiorno ragazzi”, a nessuna ragazza sarebbe venuto in mente di chiedere come mai avessi usato solo il maschile nel mio saluto. – Sì, però usare il maschile è un’abitudine – dice Elena, con la mano alzata, senza saper tenere a freno la sua voglia di manifestare di essere sempre sul pezzo. – Si dice anche “uomini”, per indicare il genere umano – aggiunge, facendo il gesto delle virgolette con le dita, mentre pronuncia la parola “uomini”. – Esatto, un’abitudine. Solo di quello si tratta – commenta la professoressa. – Ma se vi chiedessi di dirmi cos’è il genere umano, cosa mi direste? Chiara non si fa sfuggire l’occasione per dare forza al dibattito e far dimenticare alla supplente di dover fare scienze; lei la odia quella materia. – L’insieme di tutte le persone, di qualsiasi tipo. – Corretto... – lascia la voce in sospeso l’insegnante, indicando la studentessa con un dito. – Chiara Rignini. – Corretto Chiara, però provate a fare una ricerca. Qualcuno ha un telefonino collegato a internet? Mezza classe alza la mano, mentre l’altra metà evita di farlo per timidezza; anche se tutti hanno il telefonino, almeno dal giorno della comunione in quinta elementare. – Bene, googlate2 la definizione di genere umano. 2
Cercare notizie e informazioni digitando nella casella del motore di ricerca Google.
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E più bello sarà l’arcobaleno
Antonella è la più veloce. – La Treccani3 dice che umano, aggettivo, significa dell’uomo, che è proprio degli uomini (in quanto distinti rispetto agli altri esseri animati). – Il dizionario De Mauro dice che è l’insieme degli uomini, l’umanità – dice Matteo. – E Wikipedia… – Basta, basta così – la supplente fa cenno di smettere. – La definizione migliore rimane quella della vostra compagna Chiara. Chiara si raddrizza sulla schiena, fiera del suo successo. Chiara 1, Internet 0, evviva. – Vedete quanti pregiudizi che ci sono ancora, se anche i dizionari fanno riferimento alla parola uomo per comprendere anche tutte le altre persone? – continua l’insegnante. – Ma non apriamo oggi questa discussione, visto che dobbiamo fare scienze. Dove siete arrivati? Elena alza la mano, ma Marco è più veloce. – Dobbiamo iniziare la fotosintesi clorofilliana – mente spudoratamente, da lazzarone4 qual è sempre stato. Silvia blocca il braccio di Chiara, seduta di fianco a lei e pronta a dire la verità, ora che ha ottenuto il suo piccolo successo. Marco le lancia un pollice alzato, cosa che le fa venire voglia di dire che la fotosintesi l’hanno già fatta. – La fotosintesi, eh? – la prof si massaggia il mento, pensierosa. – Strano, la vostra insegnante mi ha scritto che l’avete già fatta. – Sì, ma non l’abbiamo capita bene… – ci riprova Marco. – E poi ‘sta roba di maschi e femmine è interessante. Per Silvia la curiosità sul nuovo argomento introdotto dalla professoressa ha la meglio, anche se significa assecondare Marco e il suo atteggiamento, che lei non sopporta proprio. – Prof, se vuole, potremmo parlare dei pregiudizi – comincia a proporre con timidezza. – A me tocca sempre lavare i piatti perché sono una femmina e a mio fratello mai... 3 4
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L’enciclopedia più famosa e completa in Italia. Dotato di una pigrizia indisponente.
Capitolo 2
– Ok, se non volete parlare di fotosintesi, facciamo un po’ di educazione civica, allora – la professoressa pare davvero sollevata dal non doversi occupare del respiro delle foglie. Un coro di ringraziamento colora il momento, sottolineato da un “E vai!” gridato da Marco, prima che la sedia, sulla quale dondola in continuazione, precipiti rovinosamente al suolo con un tonfo bello grosso. – Ti sei fatto male? – chiede la supplente, facendosi spazio tra una folla di risate e “ti sta bene” qua e là. – No, niente... tutto ok – bofonchia Marco, rimettendo la sedia in posizione e massaggiandosi la testa che, sbattendo sul muro, ha frenato la caduta. – Comunque io mi chiamo Catia – dice l’insegnante, rivolgendosi a tutta la classe. Poi la donna si avvia tra i banchi, con il passo di chi vuole godersi il paesaggio e con lo sguardo rivolto in alto. Silvia la osserva e a un tratto le viene da ridere; la scena di Catia, che cerca ispirazione dai rettangoli di luci al neon appesi al soffitto, è davvero irresistibile. Si mette la mano davanti alla bocca e lascia uscire un colpetto di tosse, di quelli che servono a nascondere un attacco di ilarità. La voce dell’insegnante riempie la stanza. L’importanza della parità, il rispetto e tutte quelle cose che si dicono per introdurre un argomento importante. All’inizio Silvia sbadiglia; quelle cose le sente da quando faceva l’asilo e le pare che non sia mai cambiato niente. – Fiato sprecato – pensa, per niente interessata alle varie alzate di mano di quei compagni buoni a intervenire solo per arruffianarsi la supplente. E poi si sa che l’attenzione bisogna guadagnarsela, perché è uno dei regali più preziosi che si possono fare a qualcuno. Ma quando la discussione si muove intorno all’importanza del linguaggio, solo allora Silvia inizia a sentire qualcosa crescere dentro di lei, il suo blocco di sfiducia che si scioglie grazie ai dettagli. – Ditemi cosa vi viene in mente se vi dico uomo di strada – inizia la professoressa – con alzata di mano, prego – aggiunge, 19
E più bello sarà l’arcobaleno
quando vede qualcuno prendere fiato per parlare senza chiedere il permesso. – Un vagabondo, uno che gira a caso – propone Marco, serio e attento, almeno per farsi perdonare la botta con caduta di poco prima. – Uno abituato a cavarsela, anche nei momenti più difficili – aggiunge Chiara. – Oppure uno che sa come vivere di espedienti – dice Elena, schiena dritta e voce bella stentorea5 a dimostrare la sua superiorità nella ricchezza del linguaggio. – Espe... cosa? – le fa eco Filippo, sottolineando il tono interrogativo per un effetto ancora più ironico. Elena gli rilancia una linguaccia. – Ignorante! – mormora a denti stretti. – Gallina! – sibila il compagno. Catia, la supplente, solleva le mani per riportare la calma. Sa benissimo che l’incomprensione tra persone è simile a un labirinto: più si va dentro e più difficile diventa trovare la via d’uscita. – Ok, bene. Avete azzeccato il significato. Bene – inizia a dire, dimenticando le frecciatine tra gli studenti. Poi lascia cadere un po’ di silenzio, quell’attesa che crea un pochino di suspense6. – E se invece vi chiedessi che cosa significa donna di strada? Ragazze e ragazzi si osservano l’un l’altro, per vedere chi ha il coraggio di dire qualcosa, mentre i più timidi si fissano i piedi sotto il banco, per non incontrare lo sguardo della professoressa, che magari finisce per chiedere a qualcuno di rispondere. Juri alza il braccio sinistro, facendolo roteare con l’indice puntato verso il soffitto. – Eeeeh, chissà! – dice, osservando le sue compagne per vedere la reazione. – Tipico! – esplode Silvia, indicandolo con entrambe le mani aperte a palmi all’insù. – Sei irrecuperabile... – Ecco quello che intendo, ragazze. Vedo che avete capito 5 6
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Forte e chiara. Stato di tensione ansiosa per il fatto di non riuscire a prevedere cosa accadrà.
Capitolo 2
quanto cambia il significato delle parole se abbinato a una figura maschile o femminile. Questo è l’indizio che ci fa capire quanto i pregiudizi siano dominanti nel nostro modo di parlare e quindi di pensare – commenta Catia, ora seduta dietro la sua cattedra. – Potremmo andare avanti per ore a scovare parole gonfie di pensieri stereotipati, cioè preconfezionati sull’essere donna oppure uomo. C’è ancora tanta strada da fare, anche se per fortuna oggi non partiamo da zero. – Vero prof – dice Ester dal fondo della classe, tenendo un braccio in alto per sentirsi così autorizzata a intervenire. – Non parliamo poi di quelli che ti fischiano per strada o fanno commenti pesanti. – Sì, vabbè – commenta Juri. – Tu sei alta, bionda e già formata… è normale. – Normale? – chiede Silvia, indignata dal commento del compagno. – Vero, dovresti anzi sentirti orgogliosa di essere apprezzata – aggiunge Matteo – vuol dire che sei bella... Ahi! Non fa in tempo a finire la frase che un calcio gli è arrivato da sotto il banco. Chiara non ha perso un secondo a punire l’insolenza di Matteo, che pure le piace un po’. Una puntina di gelosia l’ha aiutata a colpire più duro. – Non c’entra la bellezza – inizia a spiegare la prof Catia, che ha fatto finta di non vedere i movimenti sottobanco nella seconda fila – il catcalling, così si chiama il commentare in modo volgare e ad alta voce la figura di una persona incrociata per strada, è un tipico esempio di cultura aggressiva verso l’altro sesso. Inutile aggiungere che le vittime sono quasi esclusivamente donne. – Sì, ma così non si può dire più niente! – sbotta Marco, che ha ricominciato a dondolarsi pericolosamente sulla sedia. – Ciò che conta è il rispetto! – esclama Antonella, che di solito se ne sta sulle sue, senza intervenire. – Ho visto una serie tv dove se ne parla – aggiunge, mentre il suo vicino Matteo si mette una mano sulla fronte in segno di disperazione. Quando Antonella attacca con le serie, potrebbe andare avanti per ore, fino allo sfinimento. 21
E più bello sarà l’arcobaleno
La supplente pare aver intuito il pericolo di andare fuori tema. Allora lancia la sua proposta: mezz’ora di tempo per scrivere un breve testo sull’argomento “parità uomo donna” e pregiudizi vari. Qualcuno accenna una protesta, ma alla fine è sempre meglio che fare un test di scienze. Perciò gli studenti si mettono al lavoro, sperando così di tirarla lunga fino al suono della campanella. Silvia ripensa a tutto quello che è appena successo. Non vuole ripetere gli argomenti toccati nella discussione in classe; quindi cerca di ripescare dalla sua mente qualcosa di più originale. Le viene in mente sua madre, che sta passando un brutto periodo sul lavoro, a causa dei problemi economici scatenati dalla recente pandemia. Il calo degli affari ha messo a rischio la vita dell’azienda. Chi ha risentito di più del pericolo sono state le lavoratrici donne, che hanno fatto la cassa integrazione molto più degli uomini; almeno il doppio delle ore. Il proprietario ha detto che era importante che gli uomini mantenessero il lavoro, mentre le donne hanno anche la casa e i figli di cui occuparsi e possono stare a casa più facilmente. – Quanto mi fa arrabbiare ‘sta storia – riflette Silvia – come se gli uomini non possono prendere uno straccio e lavare il pavimento o cambiare un pannolino – pensa, cercando le parole migliori per mettere i suoi pensieri per iscritto sul foglio a righe, che ha strappato dal centro del suo quaderno. Il pensiero scorre lentamente, ma il tempo scivola via a una velocità impressionante. Le biro si muovono rapide quanto le lancette dell’orologio e in un attimo arriva il suono che annuncia la fine dell’ora. La mattinata delle lezioni successive vola via, senza lasciare traccia nella mente di Silvia, presa com’è a rimuginare su quanto ha detto la supplente Catia. Le parole della professoressa hanno incrociato i suoi problemi. Il fatto di sentirsi sminuita in quanto femmina, come le capita in casa o nello sport. È vero che si cerca spesso di fare qualcosa per la parità, però c’è sempre un ostacolo che impedisce di riuscirci, 22
Capitolo 2
come se appena arrivati al dunque, scatti il timore di farcela. E allora si fa marcia indietro con le scuse più incredibili. La considerazione finale che ha messo nel testo scritto della prima ora è che il cambiamento bisognerebbe farlo dentro ognuno di noi, perché è lì che si annidano i pensieri più difficili, le paure e i pregiudizi. Poi si potrà vedere un vero cambiamento nel mondo. Le è parso di aver trovato un modo saggio di dire la cosa e ora, inseguendo i suoi pensieri sul marciapiede per la strada di casa, col suo zaino in spalla, Silvia si sente soddisfatta di sé. Il suono del motore di una moto si avvicina alle sue spalle, diminuendo di intensità, segno che sta rallentando. Silvia si allontana istintivamente dal bordo del marciapiede, avvicinandosi alla siepe che circonda una palazzina bassa, di recente costruzione. – Ehi, cosa vuoi fare, metterti a potare la siepe? – grida un tipo col casco, seduto dietro al motociclista, che Silvia riconosce subito dalla voce. Juri, il compagno di classe, il maschilista che allunga una mano per tentare di prenderla e tirarla verso di sé. Silvia fa un balzo in avanti, evitando il contatto, ma la moto la segue scattando, con il motociclista, un ragazzo più grande che lei non conosce, impegnato a dare colpetti brevi e nervosi di acceleratore. E Juri che sghignazza come un animale da sotto il casco. Le pare di rivivere la scena che ha visto la notte prima dalla finestra e non è una cosa bella, per niente. Al posto di combattere, come aveva sognato, abbassa il capo e prosegue il suo cammino, incollata alla siepe, con le lacrime che spingono per tracimare7 dal bordo degli occhi. L’arrivo di una coppia di adulti dal senso opposto costringe la moto a riprendere il suo tragitto, scomparendo dopo un’accelerata con la ruota davanti sollevata da terra. Silvia fa un sospiro di sollievo e accelera il passo, quasi di corsa. Fa così fino a raggiungere la sua zona, dove tutto le appare più familiare. – Che stupida ad aver avuto paura di quello! – mormora tra 7
Superare il limite.
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E più bello sarà l’arcobaleno
sé, lanciando occhiate rapide a destra e a sinistra per assicurarsi di non vedere nessuno di minaccioso. – Anzi, questa corsetta mi ha fatto bene; speriamo solo che ci sia qualcosa di buono da mangiare; ho una fame – pensa ad alta voce, non appena le compare davanti agli occhi il portone a vetri del suo palazzo. Oggi è sabato e i suoi sono tutti a casa. Pranzo in famiglia allora, sufficiente a spazzar via dalla sua testa la paura di poco prima, che finisce rapidamente nel cestino delle cose da dimenticare.
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Capitolo 3
Una brutta notizia Quanto tempo ci vuole a salire tre rampe di scale? Di solito mezzo minuto o giù di lì, ma, quando si è presi dai pensieri, il tempo si allarga, ruba spazi ai rintocchi delle lancette dell’orologio, scova nuove stagioni in mezzo a un battito di ciglia. Silvia ripensa alla forza delle parole. Dimentica il gorgoglio del suo stomaco, che reclama il pranzo. Segue il corso disordinato delle sensazioni che la chiacchierata della supplente Catia le ha smosso nelle viscere. Non ha mai riflettuto su quanto i modi di dire siano capaci di creare da soli un intero modo di pensare; anzi finora ha creduto proprio il contrario. Invece la lezione di oggi ha in qualche modo rotto una diga. Finalmente si è resa conto che sono proprio le parole, questo miscuglio di inchiostro e voce, a dare forma e carattere alle figure e alle idee nel nostro cervello. – Ecco perché diventa quasi impossibile far cambiare parere, togliere i pregiudizi nella testa della gente! – esclama, mentre con una mano aggrappata alla ringhiera fa un salto, per passare all’ultima rampa di scale. Rallenta di nuovo la salita e sorride. Di solito conta i gradini, come se ogni volta potessero cambiare di numero, ma non oggi. Silvia ora sa che bisogna partire dalle parole, dal cambiare le abitudini a dare giudizi senza chiedersi il perché. Si domanda quanti errori ci sono nella sua maniera di dire le cose, di scambiare inutili preconcetti1 con la verità. Una massa confusa di buoni propositi e idee geniali, che ancora non prende forma, ma si 1
Opinioni senza un reale fondamento.
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E più bello sarà l’arcobaleno
insinua nel suo modo di guardare le cose, che forse non sarà più lo stesso. E ancora non sa cosa la attende dietro la porta di casa. Perché la vita è assurda e spesso i cambiamenti travolgono le persone, lasciandole senza fiato. Impreparate a parare i colpi più duri e allo stesso tempo chiamate a modificare la propria esistenza. Appena varcata la soglia dell’appartamento al terzo piano, Silvia getta un’occhiata in cucina. Suo padre è intento a scolare la pasta, in mezzo alla nuvola di vapore che si solleva dal lavandino. Luigi è già seduto a tavola: novità assoluta, roba mai vista prima. E la mamma? Silvia ruota lo sguardo ad abbracciare il soggiorno. Sua madre è seduta sulla punta del divano, col telecomando in mano a tenerle sollevato un braccio, proteso in avanti. Fissa lo schermo, dove passano immagini di sport, una corsa ciclistica. – E da quando le piacciono le biciclette? – pensa Silvia, tornando a indirizzare la sua attenzione ai movimenti in cucina. – Dai piccola! – la incita il papà. – Appoggia lo zaino e vieni a sederti, la carbonara2 è pronta. – Mi lavo le mani e arrivo – risponde Silvia, poi butta un “Ciao ma’ ” verso il divano, ottenendo un flebile3 grugnito come risposta. – Boh! – pensa, mentre si infila in bagno, dopo aver lanciato lo zaino sul suo letto. È una vita che non mangia la pasta alla carbonara... Gli spaghetti sono buoni; Silvia e Luigi ci si tuffano con impegno, sotto lo sguardo tronfio di papà. – Ma mamma non viene? – chiede Silvia, bofonchiando con la bocca piena. – Adesso arriva – fa Luigi, versandosi un bicchierone di coca cola. – Susanna? – chiama il padre. 2 3
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Ricetta di condimento per la pasta, fatta di guanciale, pecorino e uova sbattute. Appena udibile.
Capitolo 3
La mamma finalmente li raggiunge, strascicando le ciabatte sul pavimento. Si versa una miniporzione di spaghetti e comincia ad arrotolarli lentamente con la forchetta. – Dai ma’ – dice Silvia, preoccupata – prendine pure di più, ce ne sono tanti. – Non ho molto appetito, oggi – sussurra Susanna, come se la voce facesse una fatica enorme a uscirle dalla bocca. Poi guarda il marito, con gli occhi di chi chiede un po’ di tregua, insieme a un soccorso. – Silvia, oggi la mamma non ha fame, perché al lavoro hanno dovuto lasciare a casa un po’ di persone, a causa della crisi. – Ma mamma è una importante al lavoro… – commenta Silvia. – Non potevano licenziare gli uomini perché sono capofamiglia e hanno mandato via noi donne – spiega Susanna, con la voce rotta. – Però potete ribellarvi – propone Luigi, che è alle superiori e sta imparando a fare i primi scioperi. – No che non possiamo... – Alle donne hanno fatto firmare il licenziamento in bianco – aggiunge il papà. – In bianco, cosa significa? – chiede Silvia, che finora non si è mai interessata di alcunché fuori dal suo mondo. Si impara più in un giorno di problemi, che in cento di relax. – Per paura che le donne rimangano a casa perché incinte o altro, quando le assumono fanno già firmare loro la lettera di licenziamento, così le possono mandare via quando vogliono – spiega l’uomo di casa. – Ma non è giusto! – commenta Silvia, afferrando la mano di sua madre, abbandonata sulla tovaglia. – Non solo non è giusto, ma è pure illegale – aggiunge il padre. – Tutto questo perché è una donna... che schifo – mormora Silvia. Susanna le accarezza la testa, in silenzio, mentre le lacrime le inondano gli occhi, scivolando sulle guance e sul naso. – Scusate, scusatemi tanto – sussurra, alzandosi e fuggendo in bagno. 27
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Il resto del pranzo si consuma in silenzio, con le sole forchette a tintinnare ogni tanto, il minimo necessario a non disturbare. Nella mente di Silvia si scatena una vera tempesta. – Possibile che bisogna sentirsi sfortunate a essere femmine? Perché gli uomini pensano sempre che a sacrificarsi debbano essere le donne, sempre? – le domande non smettono di assillarla; Silvia non sente più nemmeno il gusto del cibo, anche se è tra i suoi preferiti. – Ma forse gli uomini non sono tutti uguali. Papà ha cucinato e sistemato la cucina, oggi con l’aiuto di entrambi i suoi figli. Una cosa mai accaduta prima. Il fatto che i maschi hanno messo le mani dove la mamma, con il solo aiuto a volte di Silvia, sbriga le faccende domestiche, è servito a sottolineare la gravità del momento. Silvia non è interessata, forse nemmeno se ne rende conto che ci sarà uno stipendio in meno, almeno finché la mamma non troverà un altro impiego. Ciò che la colpisce è il fatto di sentirsi menomata4 in quanto di sesso femminile, quindi sempre e perennemente al secondo posto nel mondo. – Meglio esser nati maschi, ecco – dichiara agli uomini di casa, sistemando la tovaglia piegata nel cassetto, per poi precipitarsi a vedere come sta Susanna, che non è più tornata in cucina. La sorprende in cameretta seduta sul bordo del suo letto, intenta a osservare i poster e i bigliettini d’auguri, incorniciati e appesi in ogni spazio libero del muro sopra la scrivania. Silvia le si siede accanto in silenzio, poi l’abbraccia. – Ti voglio bene, piccola – le dice sua madre, baciandola sulla testa. Silvia la stringe ancora di più, soffocando un singhiozzo che le sale dal cuore. Il pomeriggio scorre via con il solito rituale, fatto di compiti, pause e chat con le amiche. C’è solo quel senso opprimente che 4
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Privata dell’integrità, dell’essere completa.
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aleggia nell’aria di casa, scivola lungo le pareti e circonda ogni cosa, come una patina di umidità soffocante, come se i colori si spegnessero un poco, nascondendo il luccichio della vita, quello di solito così evidente in ogni piccola cosa. A Silvia le copertine dei manga sullo scaffale sembrano perdere consistenza, una specie di movimento a sbiadire. La ragazzina ha paura che lentamente scompaiano, così come potrebbe svanire anche lei, in mezzo a tutti i nuovi problemi. Una scena uguale a quel film che le piace tanto, dove i ricordi e le persone spariscono nel nulla sotto un incantesimo. Ma ora lei non ne ricorda nemmeno il titolo. Finalmente arrivano le cinque. È ora di andare agli allenamenti di pallavolo. Per fortuna il coach5 ha voluto intensificare il numero di giorni, sabato compreso. In vista dei play-off di campionato, la sua squadra non può permettersi di perdere troppo, non dopo il buon piazzamento raggiunto durante la stagione. Silvia prepara la borsa; ci infila le scarpe, l’asciugamano e l’occorrente per il cambio. Poi si immerge dentro la tuta della società sportiva ed esce dalla sua stanza. Attraversa il corridoio. Di Luigi nemmeno l’ombra; o è fuori, oppure rimane chiuso in camera sua a stordirsi coi giochi online. Silvia si ferma in soggiorno, dove i suoi genitori sono intenti a rovistare in mezzo ai documenti sparsi sul tavolo che usano quando ci sono gli ospiti. Di solito la pratica di rovesciare bollette da pagare, già pagate, contratti bancari e di altro tipo, vecchi resoconti di mutui e via dicendo, serve a costringerli a rimettere in ordine i pensieri e le azioni da fare per affrontare il futuro, soprattutto dal punto di vista della burocrazia. Silvia non hai mai capito perché lo fanno. Ogni volta riempiono una busta di carta da buttare via, inframezzando il gesto dello strappare qualche carta alle solite esclamazioni. Al ritmo di “Ti ricordi?” oppure “Quanto tempo è passato”, e anche “Qui non c’erano nemmeno i figli”, la scenetta familiare va avanti sempre 5
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Allenatore.
Capitolo 3
uguale. Silvia e Luigi ne hanno sempre riso tra loro, giurandosi che da grandi non metteranno tutto insieme, ma in fascicoli diversi, magari digitalizzati sul computer. Comunque il rito serve a risvegliare i ricordi, i soldi spesi e guadagnati. Un po’ come prendersi del tempo per riguardare vecchie fotografie e ricordarsi come si era, quali sono stati i motivi che hanno condotto le persone al momento presente. Susanna però non pare partecipare come invece è abituata a fare. Papà Antonio ce la sta mettendo tutta per coinvolgerla, come se anche lui sapesse che rovistare tra i documenti possa essere una faccenda utile; però Susanna è da un’altra parte. Solleva qualche foglio, lo mette sotto alla luce ma senza vederlo. Fissa oltre la barriera di carta, scruta in un abisso che le toglie la luce dagli occhi. Silvia se ne accorge, anche perché il volto di suo padre è disegnato da una smorfia, quando invece dovrebbe essere un sorriso. Si vede chiaramente che è troppo preoccupato. Allora la dodicenne si avvicina a sua mamma, le mormora all’orecchio che va agli allenamenti e le lascia un bacio a riscaldarle il volto. Il calore delle labbra sembra riportarla tra loro. – Ciao Silvia, stai attenta per strada – le raccomanda. – Poi ti veniamo a prendere noi, ok? – promette. – Certo, magari ci fermiamo pure a prenderci un gelato – aggiunge Antonio, con la speranza che un dolcetto possa aiutare a far tornare il sorriso sul volto della sua compagna di vita. – Ah, mamma? – inizia Silvia. – Domani puoi accompagnarmi al centro commerciale? Con Chiara e una sua amica, volevamo fare un po’ di shopping e prendere anche il regalo per Antonella. Ci ha invitate al suo compleanno domenica pomeriggio. Che dici? – Sì certo, non ti preoccupare. Vi ci porto io, tanto ora ho tutto il tempo libero. Perdere il lavoro è una gran brutta faccenda, però questo fatto di avere la mamma a disposizione non dispiace tanto a Silvia. Anzi, mentre cammina verso la palestra, pensa che forse è meglio così. Avere la mamma a casa significherà vivere nell’ordine e nel 31
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pulito, coi vestiti sempre pronti da mettere, senza attendere che la montagna di panni da stirare diventi così alta da toccare il soffitto. – Esagerata! – mormora la voce della sua coscienza, mentre accelera il passo per non fare tardi e finire in fondo nella scelta delle squadre. E poi pensarla così significa anche dare forza a chi ritiene che le donne debbano stare sempre a casa, tra figli da crescere e mestieri domestici. Lei comunque, quando sarà grande, si troverà un lavoro e pretenderà che suo marito faccia la metà delle cose. – Ma tanto non mi sposerò nemmeno... meglio andare sul sicuro – pensa, mentre con un braccio alzato saluta una sua compagna di squadra che sta scendendo dal suv del padre. La raggiunge e abbracciate insieme varcano la porta dell’edificio in cemento che contiene la loro palestra, dirigendosi verso gli spogliatoi. – Almeno così la giornata passerà bene! – pensa Silvia, mentre immagina le ore di allenamento, la doccia, la cena e infine il suo letto per la notte.
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Titolo La parità come obiettivo o
L’uguaglianza di genere, cioè la parità tra i sessi, è una condizione dove le persone ricevono pari trattamenti indipendentemente dalla loro appartenenza a un genere specifico, a meno che non ci siano ragioni biologiche per un trattamento diverso (ad esempio la capacità di mettere al mondo dei figli). La nostra storia è in continua evoluzione sul raggiungimento della parità, in un lento e positivo progresso, anche se a volte capitano delle battute d’arresto o vengono fatti dei passi indietro. Si tratta di un cammino lungo e difficile, che trova origine molti secoli fa. Già nel 1405, nel libro La città delle Dame, Christine de Pizan afferma che l’oppressione delle donne si fonda su pregiudizi irrazionali, lontani dalla realtà dei fatti. Ma bisogna attendere il 1800 per vedere come inizia ad affermarsi il movimento femminista, che germoglia su un terreno reso già fertile, grazie ad azioni ed esperimenti isolati e tuttavia esemplari. Un caso importante è quello degli Shakers, una setta religiosa americana di fine ‘700, che mise in pratica l’uguaglianza tra i sessi, dimostrando che era possibile difendere e affermare i diritti delle donne. Da queste sorgenti di pace e di civiltà prende il via un percorso che porta alla prima Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina, un testo giuridico francese pubblicato 103
nel 1791 dalla scrittrice Olympe de Gouges, che rappresentò la base per garantire dal XIX secolo il miglioramento dei diritti civili, politici ed economici della donna. Nel XX secolo la donna finalmente riesce a trovare la via dell’emancipazione in molte parti del mondo che conosciamo, una battaglia che non è ancora finita e che si scontra ogni giorno con i pregiudizi e la violenza. Il tema è così fondamentale per costruire una società più giusta e libera che la parità tra i sessi è diventata uno dei 17 obiettivi dell’Agenda 2030, l’insieme dei risultati da perseguire per salvare il mondo dalla sua distruzione e dall’ingiustizia. L’obiettivo 5, infatti, individua la disparità di genere come uno dei maggiori ostacoli allo sviluppo sostenibile, alla crescita economica e alla lotta contro la povertà. Per questo diventa necessario un cammino di educazione civica, fatto di parole nuove, di gesti più consapevoli e di leggi innovative. Solo con l’impegno, l’attenzione e la forza di volontà, ognuno può dare il proprio contributo, fino a comprendere finalmente che non c’è bisogno di soprusi, sopraffazione e violenza per far nascere un mondo più forte. 104
Olympe de Gouges
“Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina” di Olympe de Gouges
La parità nell’istruzione, un cammino ancora da compiere In tutti i secoli e in ogni parte del pianeta, le donne hanno dovuto lottare, e purtroppo ancora oggi lottano, per ottenere il diritto all’istruzione. Se la natura ha messo la donna nella condizione naturale di dover per forza badare ai figli, mentre il maschio andava a caccia, la cultura e l’intelligenza hanno invece pian piano fatto emergere tutte le diverse potenzialità di uomini e donne e la necessità di non bloccare la voglia di ognu- Ipazia di Alessandria no di provare a essere libero di fare ciò che sente di dover fare. Le prime donne a cercare un’istruzione furono le sacerdotesse, spesso slegate da vincoli familiari e con più tempo a disposizione per coltivare la conoscenza. Fin dagli albori della società gli uomini hanno cercato di ostacolare l’istruzione delle donne, con conseguenze molto dolorose. La storia di una delle prime scienziate, Ipazia di Alessandria, è un esempio famosissimo. La donna, matematica, astronoma e filosofa, pagò con la vita la sua voglia di conoscenza, finendo assassinata nel 415 dopo Cristo. Nell’antica Grecia le uniche donne che potevano studiare erano le etere, spesso messe sullo stesso piano delle prostitute, perché non educate alla famiglia ma all’intrattenimento degli uomini. Nell’antica Roma, invece, un’istruzione di base era garantita solo a quelle bambine la cui famiglia poteva permettersi un maestro privato, ma solo fino a dodici anni. Poi potevano continuare a studiare, sempre a pagamento, ma con una formazione su danza e musica, in vista di un matrimonio fortunato. Anche nel Medioevo non c’era la possibilità per le donne di farsi un’istruzione, fatta eccezione per un’infarinatura religiosa, utile solo a frequentare la Chiesa. Nel Rinascimento era Firenze la sola città dove alle ragazze era concesso accedere all’istruzione, mentre altrove i casi erano rari e isolati, in mano solo alla volontà dei singoli e alla loro ricchezza. E si trattava comunque di un’istruzione rudimentale e di base, limitata al solo leggere e scrivere. Bisogna attendere il 1600 per vedere la prima donna laureata al mondo, Elena Cornaro Piscopia, nata a Venezia nel 1646. Elena non riuscì a laurearsi in Teologia, come avrebbe desiderato, a causa dell’opposizione del cardinale Gregorio Barbarigo ma, nel 1678, si laureò in Filosofia all’università di Padova. L’accesso alle donne ai licei e all’università arrivò nel 1874, anche se in realtà fu solo un permesso di facciata, poiché le donne continuarono a essere respinte al momento dell’iscrizione, con le scuse più varie e false possibili. Nel 1877 fu approvata la prima legge che ammetteva le persone di sesso femminile come testimoni negli atti di stato civile (nascita, cittadinanza, matrimonio, morte), quindi c’era bisogno di un minimo di istruzione. Elena Cornaro Piscopia La prima iscritta dopo l’Unità d’Italia, nel 1878, alla facoltà 105
di Medicina dell’università di Bologna, fu Giuseppina Cattani, di Imola, che si laureò nel 1884. Nel 1894, Teresa Labriola fu la prima donna a laurearsi in Giurisprudenza all’università di Roma. Le materie scientifiche si aprirono ancora più tardi, a causa del pregiudizio che ritiene le donne non portate per la scienza. La prima donna a ottenere in Italia il titolo di ingegnera fu Emma Giuseppina Cattani Strada, che si laureò con lode il 5 settembre del 1908 al Politecnico di Torino. Emma è stata inoltre la prima presidente dell’AIDIA, l’Associazione Italiana Donne Ingegnere e Architette, che si costituì per il volere di un’altra donna, l’ingegnera Maria Artini. Comunque furono le donne ad alfabetizzare la popolazione italiana, poiché furono le maestre che a Teresa Labriola inizio ‘900 si presero cura dei bambini delle città e delle campagne. Durante la dittatura fascista invece ci furono dei clamorosi passi indietro. Nel 1926 il regime fascista iniziò a ostacolare l’istruzione femminile: le donne furono escluse dall’insegnamento dell’italiano, del latino, del greco, della storia e della filosofia nei licei. Nel 1929 il governo di Mussolini aumentò mediamente del 40% l’importo delle tasse scolastiche per le Emma Strada studentesse che frequentavano la scuola media e l’università. Le donne però non si arresero mai. Nel biennio 1990-91 in Italia si laurearono più donne che uomini. Anche il resto d’Europa ha visto un cammino abbastanza simile a quello italiano. In altre parti del mondo invece c’è ancora tanta strada da fare, per raggiungere un minimo di parità tra ragazzi e ragazze nel mondo dell’i- Maria Artini struzione. Basta ricordare la vicenda di Malala (vincitrice del premio Nobel per la Pace nel 2014) e la sua coraggiosa e tenace lotta per garantire alle bambine di studiare, in tutti quei territori dove il fondamentalismo e il terrorismo islamico non permettono al genere femminile di accedere all’istruzione. Il Nobel che le è stato assegnato è un Nobel alle tante bambine del mondo povero che percorrono a piedi chilometri e chilometri per raggiungere piccole aule di Malala piccole scuole sparse fra deserti di sabbia, di fango e di roccia. 106
La parità di genere in Europa
Da molti anni in tutti i paesi europei si sono attivati dei forum (assemblee, riunioni, eventi) di incontro e confronto tra istituzioni e associazioni per la maggior parte a partecipazione femminile. L’obiettivo comune è favorire lo sviluppo e la promozione di progetti, direttive e politiche di genere, cioè tutte quelle azioni che possono far evolvere la società verso la parità tra uomini e donne. Il risultato più importante finora ottenuto è l’accordo sul fatto che l’uguaglianza di genere è vitale per la crescita intelligente e sostenibile dell’Unione Europea. Un traguardo di parità promuove infatti lo sviluppo economico, contribuisce anche al benessere generale e a un’Europa più inclusiva e più equa, sia per le donne che per gli uomini. La questione viene misurata con il Gender Equality Index (l’indice di uguaglianza di genere), che ha messo in evidenza i molti miglioramenti conquistati, anche se molti altri possono ancora essere compiuti, soprattutto in aree geografiche che purtroppo in questi ultimi anni hanno fatto molti passi indietro. Secondo il Gender Equality Report 2017, l’Italia è il paese europeo che ha ottenuto negli ultimi dieci anni i maggiori progressi sul tema delle pari opportunità, soprattutto dal punto di vista delle regole scritte. Ma il punto debole rimane quello dell’applicazione pratica. Infatti nel mondo del lavoro la popolazione femminile rimane ancora pagata meno di quella maschile, anche se la mansione è la stessa. Il problema è che non c’è una vera cultura diffusa tra le persone; manca ancora una vera sensibilità sulle pari opportunità, soprattutto nel mondo degli adulti. Molte persone credono che sia giusto mantenere le differenze economiche e sociali tra uomini e donne. La causa non è dovuta a cattiveria, ma proprio a una mancanza di cambiamento nel modo di vedere le cose, cioè nella capacità di staccarsi da vecchi pregiudizi. Intorno a tale questione, che rimane in parte irrisolta, continuano a crescere altri fenomeni preoccupanti, che mettono in pericolo i risultati finora raggiunti. Queste tematiche così importanti, che oggi sono in gioco, stanno colpendo la sensibilità delle persone, mettendole di fronte alla necessità di trovare delle risposte valide per una convivenza migliore. 107
Test di verifica sui pregiudizi 1 Credi che esistono ancora lavori che possono fare solo le donne? n a. NO n b. SÌ n c. Solo in rari casi 2 Pensi che oggi non serva più discutere di parità, tanto l’obiettivo è stato
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raggiunto? n a. Ci sono ben altri problemi, più importanti n b. Non si deve smettere mai di parlare di parità n c. Il problema è sopravvalutato Quanto influisce il linguaggio, l’uso delle parole, nel creare discriminazioni? n a. Per niente n b. Tantissimo n c. È un problema secondario Ti sentiresti in imbarazzo se qualcuno ti scambiasse per una persona del sesso opposto? n a. Mi darebbe molto fastidio, fino a farmi arrabbiare n b. Ci riderei su, non è così importante n c. Mi guarderei intorno per vedere se qualcuno se n’è accorto Ritieni giusto che donne e uomini guadagnino la stessa cifra a parità di lavoro? n a. No, perché in alcuni casi l’uomo produce di più n b. Sì, non c’è differenza n c. Dipende da caso a caso Modificare il vocabolario, per renderlo più paritario tra generi maschile e femminile, può essere un modo per migliorare la situazione? n a. Non c’entra nulla, è solo propaganda n b. È una questione fondamentale per cambiare il modo di ragionare n c. Non modificherebbe nulla di importante Cosa pensi se vedi una ragazza vestita in modo appariscente? n a. Che va in cerca di guai e poi non deve lamentarsi n b. Che una persona è libera di vestirsi come le pare, se non offende nessuno n c. Che è meglio stare attenti, non si sa mai
8 Cosa pensi delle società che impediscono alle donne di studiare? n a. Non ci si deve intromettere nelle tradizioni altrui n b. Bisogna aiutare sempre le persone a emanciparsi da forme di discriminazione n c. Dipende dal fatto che a loro vada bene oppure no 9 Cosa significano per te le differenze tra uomo e donna? n a. Sono naturali e quindi investono tutti i campi, lavoro e istruzione compresi n b. Sono un valore aggiunto alla parità per dare maggior ricchezza al mondo n c. Non ci si può fare niente, la natura influenza sempre la società e alimenta le
disuguaglianze 10 Gli uomini sono naturalmente portati a dirigere? n a. Sì, è una questione del tutto naturale n b. No, è una questione solo culturale e storica n c. Dipende da quale settore si prende in considerazione
Ora conta il numero di risposte a, b oppure c che hai dato e vedi a quale profilo corrisponde il tuo modo di pensare.
Maggioranza di a.
Sei una persona che deve ancora lavorare moltissimo sui pregiudizi, che occupano quasi completamente il tuo modo di vedere il mondo. Devi provare a metterti nei panni degli altri, scoprire cosa non ti andrebbe bene e provare a non aver più paura dell’altro sesso, fino a quasi decidere o di dominarlo o di sottometterti completamente. Il pregiudizio è figlio della paura, anche se viene mascherato dall’aggressività. Buon lavoro, dunque!
Maggioranza di b.
Hai un buon equilibrio e non hai paura del confronto con le questioni di genere. Sai che non bisogna mai abbassare la guardia e sei pronto a mettere in discussione ogni cosa, anche il tuo modo di vedere il mondo. Non smettere di lottare per i diritti di tutti e per una società più giusta. Il mondo ha bisogno della tua forza!
Maggioranza di c.
Hai capito che un problema c’è, ma credi che affrontarlo non serva a cambiare veramente le cose. Non devi perdere la fiducia nella possibilità di migliorare il mondo e devi cercare dentro di te quali sono gli ostacoli da abbattere per riuscirci. Evitare di esporti, di prendere decisioni, lascia spazio solo a chi vuole usare la forza e la violenza. Non nasconderti e prova a lottare per i diritti!
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Attività di comprensione del testo 1 Quali sentimenti prova Silvia quando vede la scena della ragazza che passeggia sola di sera? Trovane almeno un paio. 2 Perché in casa Luigi non fa mai niente e invece a Silvia tocca fare alcuni mestieri? 3 Quando Silvia si sente vicina a sua madre Susanna, compagna di femminilità? 4 Che cosa attrae Silvia nella discussione in classe con la supplente Catia, che le fa dimenticare la noia per i soliti argomenti? 5 Perché, tornando affamata a casa da scuola, Silvia trova suo padre intento a cucinare, al contrario del solito dove è la mamma a occuparsi dei pasti? 6 Qual è il fatto che fa perdere la calma a Silvia, durante l’incontro fortuito con due ragazzi al centro commerciale? 7 Secondo te, qual è la migliore amica di Silvia? 8 Perché Juri prende di mira Matteo, il compagno di classe di Silvia? 9 Susanna, la mamma di Silvia, decide di non arrendersi di fronte a ciò che le è capitato. Cosa intende fare? 10 Le amiche e gli amici di Silvia e Luigi come decidono di dare una mano, per aiutare a fare fronte comune per risolvere la situazione? 11 Chi riesce a trovare il simbolo giusto per lanciare il messaggio di parità tra uomini e donne? 12 Christian, l’esperto in graffiti, che disegno decide di fare sul muro di fronte alla fabbrica? 13 Il gruppo di Silvia come riesce a trasformare una semplice protesta in un evento mediatico? 14 Che trucco usa Luigi per togliere sua sorella e il suo gruppo dai guai in cui si sono ficcati, incontrando Juri e la sua banda di sera? 15 Che cosa fa cambiare idea al proprietario della fabbrica, costringendolo a ritrattare le azioni che hanno messo in difficoltà la famiglia di Silvia?
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Attività di scrittura creativa 1 La protagonista Silvia agisce e si muove nella storia in maniera tale che noi lettori conosciamo più i suoi pensieri e il suo modo di guardare le cose rispetto al suo aspetto fisico. Prova a descriverla in base alla tua immaginazione e agli elementi che hai trovato nel testo. 2 Ti sarà capitato di scoprire dei pregiudizi che mettono in evidenza le differenze tra maschi e femmine. Prova a elencare quelli che secondo te non sono giusti e che bisognerebbe cambiare. 3 Ora scrivi un dialogo tra due persone, dove uno dei pregiudizi che hai elencato nell’esercizio 2 venga dimostrato sbagliato. 4 Quali sono le parole, solitamente usate al maschile, che secondo te dovrebbero invece diventare comuni anche al femminile? (Ad esempio “sindaco” che oggi viene usato al femminile con “sindaca”). 5 Se per errore vieni scambiato o scambiata per una persona del sesso opposto, che cosa ti darebbe più fastidio? 6 Prova a descrivere una scena dove una persona viene discriminata in base all’appartenenza di genere, un episodio che hai visto con i tuoi occhi o che ti hanno raccontato. 7 Scrivi una breve recensione della storia che hai appena letto, utile a invogliare un’altra persona ad avvicinarsi al tema della parità (ricordati di non svelare troppi dettagli, per non rovinare la lettura a chi ancora deve farla). 8 Prova in breve a proseguire la storia che hai appena finito di leggere, immaginando il ritorno a scuola di Silvia, gli effetti del successo sui social e il rapporto con i suoi amici, Juri compreso.
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I GRANDI CLASSICI
ORA E POI
G. Boccaccio Decameron Amori, duelli, magie. L’epica medievale a cura di A. Cristofori M. Shelley Frankenstein B. Stoker Dracula A. Mazzaferro La storia di Odisseo F.H. Burnett Il giardino segreto M. Maggi Enea D. Alighieri La Divina Commedia A. Manzoni I Promessi Sposi M. de Cervantes Don Chisciotte W. Shakespeare Le più belle opere raccontate ai ragazzi E. Salgari Sandokan J. London Il richiamo della foresta J. Verne Ventimila leghe sotto i mari M. Twain Le avventure di Tom Sawyer A. de Saint-Exupéry Il piccolo principe L. Pirandello Novelle scelte L’ira di Achille a cura di M. Maggi R.L. Stevenson L’isola del tesoro Vamba Il giornalino di Gian Burrasca G. Verga I Malavoglia L. Ariosto Orlando furioso F. Sarcuno Mitica Grecia C. Goldoni Pazzi per le vacanze Boccaccio e altri autori Novelle comiche e di beffa A. Dumas Robin Hood F. Molnár I ragazzi della via Pál Il diario di Anna Frank a cura di M. Maggi Le Metamorfosi a cura di M. Giuliani A. Cristofori, D. Vitulano Il cerchio mitico H. Melville Moby Dick
La Seconda Guerra Mondiale a cura di M.C. Sampaolesi Carte da lettera a cura di V. M. Nicolosi R. Melchiorre Sulle tracce di Gandhi F. Piccini, S. Savini Sotto il segno della bilancia G. Di Vita Onde - Uomini in viaggio G. Di Vita Alya e Dirar G. Di Vita Il Muro M. Maggi Quando si aprirono le porte M. Maggi E il vento si fermò ad Auschwitz E. Colonnesi, S. Galligani Storia di Zhang E. Colonnesi, S. Galligani Viaggio a Kabul C. Scarpelli Il bullo innamorato F. Sarcuno Il diario di Edo R. Melchiorre Madiba M. Papeschi Sulle tracce della Grande Guerra A. di Prisco Il poeta favoloso M. Strianese Il domatore di libri M. Giannattasio Trappola nella rete R. Melchiorre Il ragazzo di Capaci C. Scarpelli Mi piace R. Melchiorre Il diario segreto di Leonardo M. Giannattasio Chi vuol esser lieto sia R. Melchiorre Il bosco di Sofia M. Castagna Grosso guaio a Cinecittà World P. Palliccia, E. Cordioli, D. Conati Petrarca. Il poeta incoronato R. Melchiorre Dante Alighieri. Il racconto di una vita M. Giannattasio E più bello sarà l’arcobaleno
RACCONTI D’AUTORE Favole di ieri, di oggi, di sempre a cura di M. Maggi E.A. Poe Racconti di paura C. Dickens Canto di Natale R.L. Stevenson Dr Jekyll e Mr Hyde G. Verga Rosso Malpelo J.K. Jerome Storie di fantasmi per il dopocena O. Wilde Il fantasma di Canterville A.C. Doyle Le avventure di Sherlock Holmes La rosa rossa a cura di M. Giuliani Mistero e paura a cura di M.C. Sampaolesi Il filo di Arianna a cura di M. Giuliani M. Maggi L’ora del racconto
NON SOLO LETTERE M. Carpineti Un occhio nello spazio A. Cristofori Viva Verdi P. Ercolini Il valzer del bosco M. Papeschi, S. Azzolari 1848 L. Corvatta Una missione speciale A. Sòcrati L’uovo cosmico
ATTUALMENTE G. Di Vita Costituzione e legalità. La convivenza civile come arricchimento e libertà V. Giuliani E tu? Percorsi di cittadinanza attiva per comprendere il nostro tempo S. Lisi, C. Piccinini, F. Senigagliesi Sguardo sul mondo. Problematiche di attualità e spunti di riflessione R. Melchiorre Storie di oggi. L’attualità raccontata ai ragazzi L. Pagliari Cyberbullismo. Le storie vere di chi lo ha sconfitto M. Sboarina Guarda lontano