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cap.3 • Il viaggio di prova

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Glossario

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Capitolo 3

Il viaggio di prova

Era da una settimana che Adriano non si faceva più sentire. Eppure gli accordi erano chiari: entro un paio di giorni dall’incontro con Camilla, sarebbero dovuti salire a bordo del sidecar alla volta di Atene per incontrare Pericle.

Del resto non c’era tempo da perdere, avevano solo un mese a disposizione.

Inoltre Camilla aveva raccontato tutto a Lorenzo il quale, nonostante nutrisse ancora molti dubbi sulle possibilità di viaggiare nel tempo, aveva comunque preparato il necessario per l’impresa: cartoncini da disegno e matite colorate per lui, block notes e penne per Camilla, k-way in caso di pioggia, acqua ossigenata e cerotti per le piccole ferite; poi due borracce di aranciata, un paio 23

di buste di patatine, due barrette di cioccolato al latte in caso di nostalgia per i sapori del ventunesimo secolo.

Così, un pomeriggio, Camilla decise di tornare, insieme a Lorenzo, a casa di Adriano per capire che cosa fosse accaduto.

«Secondo me ti ha presa in giro. Come hai potuto credere alla storia della moto che viaggia nel tempo?» disse Lorenzo mentre tentava, con una certa fatica, di mantenere lo stesso passo di Camilla.

«Non posso pensare che mi abbia ingannata! Se così fosse se ne pentirà amaramente» rispose Camilla sempre più nervosa e veloce.

Come al solito, appena giunti nelle immediate vicinanze della villetta, un profumo di dolci appena sfornati e le note di una melodia d’altri tempi accolsero i due ragazzi.

Tuttavia, quella volta, a causa dell’ansia e dell’irritazione, Camilla non ci fece caso, mentre Lorenzo, goloso come era, quasi dimenticò il motivo di quella visita.

«Che meraviglia! Scommetto che sono biscotti alle mandorle…» e fece per seguire la scia di quel profumino irresistibile.

«Siamo qui per risolvere una questione della

massima gravità, non per mangiare dolci!» esclamò la ragazza tirandolo per un braccio.

In garage non c’era nessuno, né Adriano né tantomeno il sidecar. Questo aumentò a dismisura l’agitazione di Camilla.

«Che fine avranno fatto? Adriano, Adrianoo!» chiamò più volte. Niente, nessuna risposta. Poi, a un tratto, la sorpresa.

«Guarda, sotto quella pianta!» esclamò Lorenzo.

«Che cosa fa? Dorme? Alle quattro del pomeriggio?» s’interrogò stupita Camilla.

In effetti, Adriano, seduto nel carrozzino laterale agganciato alla moto, dormiva profondamente.

Non fu facile svegliarlo. Ci provò prima Lorenzo, strattonandolo per una spalla, poi Camilla urlandogli dentro un orecchio; infine i due ragazzi, insieme, presero a fargli il solletico. Solo allora riuscirono nel loro intento.

«Vi supplico sire, non condannatemi a morte!» urlò Lorenzo spalancando due occhi pieni di paura. «Non sono stato io a rubare il diamante della regina… ve lo giuro».

Il risveglio del ragazzo fu così brusco che Camilla e Lorenzo fecero prima tre passi indietro e poi caddero sul prato.

«È impazzito!»

«Questa volta devo darti ragione» osservò Camilla, mentre si accertava che l’erba non avesse sporcato il suo abitino lilla.

«Ah, sei tu Camilla? E ci sei anche tu, Lorenzo. Meno male. Non sapete che gioia rivedervi!» disse molto sollevato Adriano appena riconobbe i volti dei due amici.

«Puoi spiegarci che cosa ti ha preso? Aspetto da tre giorni tue notizie. Si può sapere che fine hai fatto?» domandò Camilla con il tono di un commissario di polizia.

«Mi è servito del tempo per mettere a punto la mia invenzione e solo questa mattina sono riuscito a fare un viaggio di prova con il sidecar».

«Bene, allora quando si parte?» chiese sbrigativa la ragazza.

«Saresti appena tornato da un viaggio nel tempo?» chiese incredulo Lorenzo.

«Esattamente. Ed è stata un’esperienza avventurosa, emozionante e anche molto pericolosa. Poteva finire davvero male.

«Per via del diamante della regina?» chiese Lorenzo sempre più sorpreso.

«Sì, per fortuna però mi sono accorto che è possibile comunicare con gli abitanti del tempo. Io ho capito e parlato la loro lingua» esclamò fiero Adriano.

«Già… ma ci vorrebbe troppo tempo per raccontarvi tutto. Meglio metterci al lavoro» disse Adriano uscendo dal carrozzino e scrollandosi di dosso terra e fango provenienti da chissà quale epoca remota. «Il tempo di rimettere a posto la moto e prepararla per un nuovo viaggio».

«Domani mattina? È sabato, il giorno ideale».

«Si può fare. Però non partiamo da qui. Meglio evitare sospetti. Più avanti, a un centinaio di metri dall’incrocio che porta a casa mia, c’è un casale abbandonato. Sapete dov’è?»

«Certo!» rispose Lorenzo. «La casa dei fantasmi».

«Esattamente. Vediamoci lì davanti alle nove. Vi raccomando: tuta e scarpe da ginnastica, perché

dobbiamo essere sempre pronti alla fuga; niente bagagli, al massimo uno zainetto per l’acqua e un po’ di cibo; infine ricordatevi che una volta iniziato il viaggio nel tempo non funzioneranno né cellulari né computer né macchine fotografiche. Quindi per il vostro lavoro potrete utilizzare solo carta, penna e matite. Intesi?»

«Lo immaginavo» disse Lorenzo «e ho già preparato tutto il necessario».

«Come faccio a non fotografare Pericle?» sbuffò Camilla. Anche se la ragazza inorridiva soprattutto all’idea di presentarsi davanti a uno dei più grandi personaggi dell’antichità indossando una semplice tuta da ginnastica. Con tutti quei vestitini carini e sfiziosi che aveva nell’armadio...

Poco dopo, i tre ragazzi si salutarono, ma non prima di aver assaggiato i meravigliosi biscotti alle mandorle di nonna Margherita.

L’indomani mattina, puntualissimi, si ritrovarono davanti al vecchio casale.

Prima di partire, Adriano, con il tono di un capitano di vascello, disse: «Qualche avvertenza: la mia invenzione funziona benissimo, tuttavia si potrebbe presentare un inconveniente. Non avendo ancora perfezionato il contasecoli, potremmo essere costretti, prima di giungere esattamente

nell’età di Pericle, a tre o quattro tentativi. Potrebbe capitare, quindi, di ritrovarci o in un’epoca successiva o in una precedente a quella in cui visse il nostro personaggio».

«Questo è un bel problema!» storse il naso Lorenzo.

«Non preoccupatevi, facendo due o tre tappe al massimo arriveremo a destinazione. Sappiate che il tempo che vivremo, una volta abbandonato il presente, non coinciderà con il nostro. Per cui, anche se nell’antica Grecia vivremo avventure di tre, quattro giorni o di una settimana, in realtà nel nostro tempo sarà trascorsa solo mezza giornata. Quindi, se tutto andrà per il verso giusto, per l’ora di pranzo saremo di nuovo qui. Infine, ricordatevi che quando si fanno questi viaggi è come se si entrasse in una specie di sonno. Questo significa che l’arrivo è sempre un risveglio. Bene, è giunto il grande momento. Salite a bordo!»

Lorenzo, che era il più grassottello, si sistemò nel carrozzino e Camilla si sedette dietro Adriano.

Indossarono occhiali e caschi da motociclisti e, emozionatissimi, iniziarono la loro incredibile avventura!

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