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cap.5 • Il ritorno di Nikolaos
Capitolo 5
Il ritorno di Nikolaos
Nikolaos, il padre di Alexis, tornò dal duro lavoro dei campi quando i quattro già dormivano da un pezzo. Si meravigliò nel vedere il suo posto occupato da quei ragazzi vestiti in quel modo. Tuttavia, non li svegliò e si coricò accanto a loro.
Il mattino, però, la sveglia fu energica. Nikolaos, appena spuntò il sole, riempì un secchio d’acqua gelida e lo rovesciò su quegli strani ospiti.
Adriano saltò in piedi arrabbiatissimo, Lorenzo scappò terrorizzato fuori dalla capanna, mentre Camilla cercò di capire che cosa stesse accadendo.
Alexis, invece, lo abbracciò, lo strinse forte e lo baciò sul viso bruciato dal sole e solcato dalla fatica. «Padre, siete tornato! Sia ringraziato Zeus.
Mi siete mancato tanto».
«Anche tu figliolo. Guarda che cosa ti ho portato» disse mostrando il contenuto di un cesto.
«Fichi e pane d’orzo? Ragazzi, questa mattina consumerete la colazione degli dèi!» esclamò Alexis.
«Chi sono?» chiese Nikolaos, indicando i tre.
«Amici, padre. Amici venuti da lontano».
«Da dove?» continuò sospettoso l’uomo.
«Dal futuro» si intromise Lorenzo.
«Piacere» intervenne Camilla, «io sono la giornalista di punta della Gazzetta di Clio. Potrebbe rilasciarmi un’intervista?»
«Pazzi, hai ospitato dei pazzi! Così finirai per cadere prima o poi nelle trappole degli spartiàti» affermò sconsolato Nikolaos.
«No padre, non sono pazzi, ma veri amici».
«Mi rilasci almeno una dichiarazione, signor Nikolaos» disse Camilla tirando fuori block notes e penna.
«E quella roba che cos’è?» chiese l’uomo osservando l’attrezzatura della giovane giornalista.
«Beh, diciamo che questi oggetti svolgono la stessa funzione che hanno per voi il papiro e il…»
«Calamo» suggerì Adriano.
«E Lorenzo ha anche degli strani pennelli con la punta dura e colorata, non si bagnano nell’inchiostro e si chiamano pastelli» disse Alexis per dimostrare al padre quanto fossero straordinari i suoi amici.
«Capisco… ma che cosa dovrei raccontarvi? Io sono solo un umile e vecchio contadino».
«Per esempio potrebbe dirci come si è procurato quella lunga cicatrice che ha sul braccio» suggerì Camilla, che fiutava le notizie come un cane da tartufo.
«Alexis, hai detto qualcosa che non dovevi dire a questi tre mocciosi?» domandò irritato l’uomo.
«No, lo giuro sulla mamma».
Nikolaos sapeva bene che il figlio non avrebbe mai spergiurato sul nome della sua cara e sfortunata sposa e per questo si calmò.
«Non posso, ragazzina. Mi dispiace, ne va della vita mia e di mio figlio».
«Allora deve essersi ferito durante un attentato o durante una rissa o nel corso di una battaglia. Forse mentre uccideva un uomo…» disse Camilla, non per cattiveria, ma semplicemente per tentare di indovinare.
«Mio padre è un eroe non un assassino!» la interruppe con forza Alexis. «L’unico superstite delle Termopili… Per Zeus, non volevo dirlo! Perdonatemi padre» e si tappò la bocca con una mano.
«Impossibile. Nessuno spartano è uscito vivo da quella battaglia» ricordò Adriano.
«Proprio così. Gli unici due superstiti sono mor-
ti: uno suicida e l’altro ucciso nella battaglia di Platea, quella che mise fine all’invasione persiana della Grecia. Questo ce lo ha raccontato la maestra Martina» aggiunse Lorenzo.
«E lei, signor Nikolaos, non vuole che si sappia in giro questa storia altrimenti verrebbe considerato un traditore» disse Camilla.
«È proprio così! Se gli spartiàti lo scoprissero, sarebbe la fine sia per mio padre che per me» intervenne Alexis.
«I vostri nemici non lo sapranno mai. Noi veniamo da un mondo dove nessuno potrà farvi del male» li rassicurò Adriano.
«Avete la nostra parola!» giurarono all’unisono i tre viaggiatori.
L’uomo, un po’ rassicurato e un po’ rassegnato, fece loro cenno di entrare nella capanna. «Vi dirò tutto».
E iniziò così un lungo e straordinario racconto.