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cap.8 • Il cioccolato di Lorenzo
Capitolo 8
Il cioccolato di Lorenzo
Questa volta a svegliare i nostri viaggiatori furono le imprecazioni di un gruppo di uomini che avevano circondato il sidecar.
«Volete spostarvi con le buone o preferite farlo a suon di bastonate!» urlò un omaccione.
«Che modi sono questi?» rimproverò un signore con la barbetta bianca.
«Interrompere i giochi sacri è un’offesa a Zeus!» dissero in coro una decina di persone.
«Dove siamo finiti?» chiese Camilla.
«Non ne ho idea. Il segnatempo della moto è fuori uso» rispose Adriano.
«Questa sì che è una bella notizia!» esclamò iro-
nico, ma nello stesso tempo molto preoccupato, Lorenzo.
«Allora, volete sgombrare?» continuò quella piccola folla arrabbiata.
«Scusateci signori, non volevamo intralciare il traffico, andiamo via subito» disse Adriano, cercando di mettere in moto il sidecar.
«Perché non parte?» domandò ansioso Lorenzo.
«Questa è una moto progettata per viaggiare nel tempo, non sulla strada» rispose Adriano.
«E allora spingiamola. Non ho nessuna voglia di farmi prendere a legnate!» esclamò Camilla.
Finalmente, con molta fatica e sempre accompagnati dalle urla della gente, i tre ragazzi riuscirono a spingere la moto lontano da quella che sembrava una pista da corsa o qualcosa di simile.
«Non so in che anno ci troviamo, ma di Pericle non mi sembra ci sia traccia. Questo è proprio un bel guaio. Uffa! Non mi va di rinunciare alla mia idea di intervistarlo» sbuffò nervosa Camilla.
«Calma, calma… l’avevo detto che ci sarebbe voluta qualche tappa di avvicinamento prima di raggiungere il nostro obiettivo. Vedrete che la prossima fermata sarà l’Atene di Pericle» disse Adriano cercando di rassicurare i compagni di viaggio.
«Allora che cosa aspettiamo? Ripartiamo subito!» propose Lorenzo.
«Io direi di trattenerci qualche ora. Non capita tutti i giorni di poter assistere alle Olimpiadi!» esclamò Adriano puntando il dito sulla stessa pista dalla quale erano stati cacciati in malo modo.
«Le Olimpiadi? Già, ma come ho fatto a non pensarci prima? Quello giù in fondo è il tempio di Zeus, e lì si trova la palestra dove si allenano gli atleti, mentre quello è l’ippodromo, dove si svolgono le corse dei cavalli. Siamo a Olimpia ragazzi» disse Lorenzo.
«Meraviglioso! Fare l’inviata speciale alle Olimpiadi è il sogno di ogni giornalista!» esultò Camilla tirando fuori dallo zainetto penna e block notes.
«Si pagherà un biglietto?» domandò Adriano.
«Credo di no» disse Camilla, «comunque la stampa la faranno entrare di sicuro gratuitamente» e si avviarono verso l’ippodromo per assistere alla corsa dei carri.
«Dove credete di andare?» chiese un soldato.
«Siamo giornalisti, signore, inviati della Gazzetta di Clio» rispose Camilla.
«Chi siete? Giornalisti? Non conosco nessuna città con questo nome. Io sono autorizzato a far
entrare solo Greci maschi, liberi e che non abbiano commesso crimini né contro gli uomini né contro gli dèi. Per cui la ragazzina se ne può tornare a casa e voi, prima di entrare, dovete dirmi da dove venite e chi siete» disse burbero il soldato.
Ci fu un attimo di smarrimento, poi Lorenzo, sorprendendo tutti, inventò una storia incredibile.
«Mi chiamo Nikolaos, lui è Alexis e lei è nostra sorella Zoe. Veniamo da una lontana colonia dell’Italia meridionale, abbiamo affrontato un lungo viaggio per mare e per terra, siamo stanchi e affamati. Ma l’abbiamo fatto con gioia» continuò il ragazzo sotto lo sguardo ammirato dei due amici «perché assistere alle Olimpiadi è sempre stato il nostro sogno!»
«È andata proprio così. La prego, signora guardia, ci faccia entrare» continuò Adriano.
Il soldato ci pensò un po’ su, scrutò nuovamente dalla testa ai piedi quei tre ragazzini così strani, poi disse: «Va bene. Voi due passate, ma la ragazza no. Lei resta qui».
«Come? Non ho diritto anch’io di godermi lo spettacolo?» intervenne Camilla che era lì lì per esibirsi in una delle sue mitiche sfuriate.
«Niente da fare. Qui le donne non entrano. Se
proprio vuoi assistere a una gara, ripassa tra un paio di giorni quando ci sarà una corsa in onore di Era, riservata solo alle donne» disse deciso il soldato.
«No e poi no! Io voglio vedere tutte le gare, soprattutto quelle di oggi…» replicò Camilla intenzionata a ignorare il divieto dell’uomo.
A evitare l’irreparabile ci pensò ancora una volta Lorenzo. «Le piace il cioccolato?» chiese al soldato.
«Che cosa sarebbe questo cioccolato?» rispose incuriosito l’uomo.
Senza perdere tempo Lorenzo tirò fuori dal suo zainetto una barretta di cioccolato al latte e la porse alla guardia.
Appena ebbe dato un morso alla barretta, l’uomo socchiuse gli occhi, emise una specie di miagolio di piacere e, subito dopo, un largo sorriso illuminò quel viso così poco abituato alla dolcezza.
«Per tutti gli dèi dell’Olimpo! Non ho mai mangiato una cosa così buona» e immediatamente divorò anche il resto.
«Ehm... ne avete ancora un po’?» domandò timidamente il soldato.
«Certo signore. Però, la prego, faccia entrare anche nostra sorella» lo supplicò Lorenzo.
«E va bene» disse il soldato goloso «puoi passare anche tu. Ma ti raccomando, legati i capelli e comportati come fossi un maschio» disse a Camilla, allungando intanto la mano verso il ragazzo per prendere una seconda barretta di quella misteriosa delizia.