Editoriali
La Crisi,
forse, è anche questione di cattiva informazione “la pubblicità e i mezzi di comunicazione possono diventare protagonisti di una vera terapia anticrisi”
C
Caro imprenditore, non faccio il tuo nome. Però scusami lo stesso se metto in piazza la tua angoscia, anche perché non sei il solo ad avermi presentato un problema simile negli ultimi tempi. Credo che molti oggi vivano una situazione del genere... qualche cliente mi dice addirittura: non dormo più. Il continuo rimbalzare da un mass media all’altro della parola “recessione” non ci aiuta certo a dormire sonni tranquilli e chi, come me, si occupa di marketing, si è ormai reso conto che anche i diversi mezzi di comunicazione sono stati colpiti dal fenomeno regressivo e che il processo di riduzione degli
investimenti appare a volte inesorabile. Casella di testo: “I mezzi di comunicazione possono divenire protagonisti di una terapia anticrisi e un editore responsabile deve mettere un argine al catastrofismo dilagante” E’ vero che la situazione economica e finanziaria del nostro Paese è alquanto critica ma non dobbiamo abbatterci. Se dedichiamo tutte le nostre energie a disperarci è la fine. Il panico diffuso è il vero nostro peggior nemico e sento la responsabilità di non amplificarlo. L’allarmismo mediatico di questi tempi influenza negativamente i consumi , innesca una spirale negativa e dannosa sulla quale il sistema economico rischia di
avvitarsi. In momenti del genere occorrerebbe una vera e propria chiamata di responsabilità per gli editori. Tv, giornali e radio dovrebbero fare la loro parte attraverso un modo più responsabile di comunicare la crisi, che non vuol dire sottovalutazione, ma vera e propria censura del catastrofismo. La pubblicità, per esempio, è una leva anticiclica potente, ed è forse quel che ci vuole in periodi di congiuntura . Il consumismo ,da sempre demonizzato, oggi potrebbe invece rappresentare un vero e proprio dovere sociale, con una dose maggiore di ottimismo e di coraggio si può uscire più in fretta dall'attuale crisi. Il marketing è uno strumento fondamentale per l’impresa e proprio nei momenti in cui tutto è più difficile, smettere di farsi pubblicità e quindi di essere visibili rap-
presenterebbe la scelta più sbagliata…. Insomma , sto attraversando un momento di difficoltà economica e cosa faccio? : mi rendo invisibile? faccio in modo che i clienti non mi possano trovare se non attraverso l’elenco del telefono? E’ il momento di investire, con intelligenza. Investire in pubblicità è fondamentale proprio per far fronte alle difficoltà. Come gli atleti che aspettano il momento di maggiore difficoltà per sferrare l’attacco decisivo all’avversario, allo stesso modo le aziende dovrebbero affrontare la crisi come un’opportunità per rafforzare il proprio vantaggio competitivo astenendosi, in primo luogo, dal tagliare il budget destinato al marketing. La pubblicità e i mezzi di comunicazione possono diventare protagonisti di una vera terapia anticrisi. Solo l'ottimismo e la perseveranza possono farci uscire dalla crisi. Se tutti mettessimo in campo atteggiamenti positivi , potremmo guardare con più sicurezza verso il futuro. L’Editore. Fabio Usai
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Voce al direttore di Nino Melis
Sardegna Sud Est esce con un nuovo titolo, un nuovo formato e una nuova veste grafica
S
Dopo le edizioni estive fortemente orientate ad accogliere i turisti, la nostra rivista riprende con il nuovo sovra titolo di “L’Orientale”. L’Orientale perché? I motivi sono tanti. Innanzitutto perché viviamo nella costa orientale dell' isola, là dove il sole nasce dal mare . Il sole simboleggia la speranza e la razionalità che subentrano al buio e alle inquietudini della notte . Dall'Oriente sono
giunte le culture e i commerci che hanno interagito in modo positivo con la civiltà originaria dei sardi nuragici: i fenici, i greci e i romani. Se gli Shardana sono stati una componente cruciale dei ''Popoli del Mare '' lo dovevano alla posizione strategica dell'isola in cui hanno abitato. I discendenti moderni degli Shardana guardano ancora a Oriente, oltre il
L’Orientale Sardegna Sud Est Periodico Bimestrale reg. al Tribunale di CA n° 06/2006 Direttore Responsabile: Nino Melis Coordinatore Editoriale: Fabio Usai Progetto Grafico Estatemare SRL Via Roma,214 Muravera (CA) Grafico: Roberto Utzeri Pubblicità: Estatemare SRL 0709931632 Redazione: info@sardegnasudest.it
mare Mediterraneo che ci separa dalla terraferma ma che ci unisce idealmente all'Italia e all' Europa . In quella direzione sta lo sviluppo degli scambi economici e culturali che potranno far crescere la nostra isola e , in modo particolare le province che si affacciano sulla Costa Orientale. Il progetto originario resta intatto: parlare dei problemi e delle attese di due territori, l'Ogliastra e il Sarrabus Gerrei, che hanno una grande storia in comune. La nuova veste grafica è invece un dono che, in piena sintonia con l' Editore, abbiamo voluto fare ai nostri lettori, un segno di fiducia in vista di un Natale su cui gravano le nubi della crisi e della recessione. La congiuntura va affrontata da tutti con mente lucida , che sappia analizzare in modo impietoso gli errori del passato e ricercare soluzioni affidabili per il loro superamento. A sostegno di questo impegno rigoroso vogliamo però affiancare un messaggio di ottimismo, di ottimismo
della volontà per superare questa fase critica e pensare al futuro. In quest'ottica abbiamo voluto privilegiare le imprese e gli imprenditori, ai quali si rivolge in modo mirato anche il messaggio dell'Editore. In alcune pagine del giornale raccontiamo il coraggio degli imprenditori rappresentati dal gruppo Amalattea-Galydhà , ma anche l'impegno della società civile che lotta contro le ingiustizie, simboleggiato da Valerio Staffelli, l'orgoglio della nostra cultura che tramite Grazia Deledda dialoga con il mondo. Il timone della nostra impresa, basata sulla formula del free press (giornali a distribuzione gratuita), è affidato alla fiducia dimostrata dai nostri sponsor, sempre più numerosi e motivati : un gradimento verso le nostre iniziative che è tangibile, reale e non presunto. ''L'Orientale '' ed il suo staff augurano a tutti Buone Feste ed ovviamente buona lettura. Il direttore Nino Melis
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16 Attualità Intervista a Valerio Staffelli
26 Storie In ricordo di Alessandro Ricchi
35 Economia Polo Caprino
42 Personaggio Lulù Oliveira, tra calcio e famiglia
49 Costume e Società Facebook è mania
54 Cultura Grazia Deledda e Dòna Franca
60 Storie L’alluvione di Villagrande
67 Diritto & Rovescio La crisi del settimo anno
69 SALUTE Chewing-gum assolto
77 NATURA E AMBIENTE Il ginepro
82 TECNOLOGIA Smarthphone quale comprare
90 MOTORI L’ iQ sfida la Smart
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Attualità
VALERIO STAFFELLI a cura di Nino Melis
Il Milanese con il cuore a Muravera 18
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“Resto stupefatto dai tempi biblici della Giustizia” Per 11 mesi all'anno corre su e giù per l'Italia come inviato di Striscia la Notizia. Specializzazione: consegna dei tapiri d'oro. Un incarico gratificante, anche se non privo di rischi. Valerio Staffelli risponde alle domande con voce pacata ma decisa. La stessa con cui affronta, cortese ma implacabile, i destinatari dei suoi tapiri. Da 13 anni conduco un lavoro stressante ma affascinante nello stesso tempo, basato su un mix di divertimento e sagacia. Lavorare con Antonio Ricci è certamente esaltante. Esaltante ma rischioso,
specie se si ha a che fare con tipetti come Vittorio Sgarbi o Fabrizio del Noce lanciatore di microfoni. Fa parte dei rischi del mestiere, come una contusione o una frattura per un calciatore in zona gol. Con la differenza che, mentre il giocatore falloso viene espulso prontamente dall'arbitro, io attendo da cinque anni che il giudice si pronunci riguardo alla vicenda Del Noce. Resto stupefatto dai tempi biblici della Giustizia. Da un po' di tempo ha scelto per il ''riposo del guerriero'' la costa di Muravera, terra natale di sua moglie. Ma quando ha ''scoperto''
la Sardegna? Negli anni '80 ho cominciato a frequentare la Costa Smeralda che all'epoca era una terra affascinante, impreziosita dall'intervento dell'Aga Kan. Presto ho scoperto che la Sardegna più autentica e genuina era altrove : nella costa orientale che da Arbatax va fino a Pula . La Sardegna è una terra magica, misteriosa e mistica . Mistica , nel senso che la solennità e l’ampiezza dei paesaggi , sia marini che montani, comunicano serenità e invitano alla meditazione. Se a questo si aggiunge l’ospitalità dei sardi e la genuinità della cucina, posso concludere
di aver trovato <<l’isola che c’è>>. Se l’isola dei sogni esiste, deve però fare i conti con gli uomini che governano il territorio. Dobbiamo solo sperare che il governatore della Sardegna non faccia cose strane. Ho sentito a riguardo molte voci allarmanti, che però non ho avuto modo di verificare. Tapiro d’oro in vista per Renato Soru? Tutti gli uomini politici che occupano un ruolo di comando sono potenziali destinatari del tapiro. Questo in quanto, il più delle volte , parlano bene ma non danno il buon esempio. E’ vero: non ho mai consegnato un tapiro d’oro in Sardegna. Ma non si può mai dire….. Cosa dovrebbe fare un buon amministratore per governare bene la Sardegna ? Per prima cosa deve ascoltare le esigenze
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della gente e dare il buon esempio per conservare questo meraviglioso patrimonio naturale. Nell’estate di alcuni anni fa sono stato testimone oculare di un incendio doloso ……. Ci racconti…. Ero affacciato al balcone nella nostra casa, situata in cima ad una collina che sovrasta Muravera , quando ho visto in lontananza la sagoma di due uomini che alimentavano un fuoco appena appiccato nella pineta lanciandovi dentro bidoni con liquido infiammabile . Sono rimasto sconcertato ed ho dato subito l’allarme …
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La realtà di oggi è che gli incendi nell’isola sono calati drasticamente, grazie anche ad una efficace opera di prevenzione. Mentre Muravera è un centro in espansione che mantiene un alto grado di vivibilità ….
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Certamente, anche se non sarebbe male aumentare le isole pedonali nel centro storico, in armonia con le esigenze del commercio . Tutte le situazioni sono perfettibili ma una cosa è certa : nella Costa Orientale si vive magnificamente, in ogni stagione dell’ anno.
IL PERSONAGGIO Valerio Staffelli, giornalista milanese, esordisce negli anni ottanta come speaker radiofonico. Nel 1991 fa il salto di qualità in televisione con la trasmissione “Scherzi a parte” su Mediaset, partecipando come attore a circa settanta candid camera. La grande svolta si compie però nel 1996 con il suo passaggio a ”Striscia la notizia”. Il telegiornale satirico di Antonio Ricci decreta il successo plateale di Valerio Staffelli in veste di inviato speciale e irriverente consegnatore di Tapiri d’oro ai malcapitati bersagli del mondo della politica e dello spettacolo. In quel mondo sempre più governato da ipocrisie ,intrighi e ambizioni inconfessabili, ogni barlume di verità e di chiarezza viene visto con sospetto e provoca reazioni più o meno stizzite. E non vale l'antico adagio secondo il quale ''ambasciator non porta pena ''. Resta nella storia della televisione la poco diplomatica microfonata del direttore di Rai Uno Fabrizio Del Noce, insieme all’episodio del tapiro consegnato a Vittorio Sgarbi e (poco) gentilmente restituito sulla testa dell'ambasciatore Staffelli. Rosangela Erittu
Valletta televisiva, con la passione per lâ&#x20AC;&#x2122;arredamento
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La Signora Staffelli si confessa. Matilde Zarcone, bellezza sarda di Muravera, esordisce nel piccolo schermo su Videolina ad appena sedici anni con Ottavio Nieddu, in veste di valletta. Negli anni successivi conduce sulla stessa rete il programma per bambini “Viva la merenda”. Il successo televisivo nazionale arriva con la trasmissione di Mediaset “Buona Domenica”, dove affianca Jerry Scotti come conduttrice in seconda. Galeotta fu l’amicizia con il calciatore Nicola Berti, che in Costa Smeralda le aveva fatto conoscere Valerio Staffelli, all'epoca ancora poco conosciuto negli ambienti della televisio22
ne. L' irriverente inviato di “Striscia la Notizia” diventerà presto suo marito e padre dei suoi due figli. Tra Matilde e la televisione non c’è mai stato un amore ''esagerato'' e le scelte future la porteranno fuori dal piccolo schermo: <<Non vedevo l’ora di uscire da quel meccanismo>>, ammette candidamente la signora Staffelli <<Attualmente mi occupo dell' arredamento di interni ed ho costituito una società di eventi che gestisce anche l'organizzazione del lavoro di Valerio nel corso delle sue trasferte>>. Matilde trascorre ogni anno la gran parte delle vacanze estive
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insieme al marito e ai figli nella loro casa di Muravera. << Alla mia cittadina – confessa Matilde Zarcone – sono legata per gli affetti familiari e i ricordi della mia infanzia. Per Valerio rappresenta invece l'approdo in un'oasi di serenità e di pace. Se poi si aggiunge che è un autentico appassionato dei vini e della cucina sarda ....>>. Apprendiamo così che il rude inviato di Striscia
non riesce a trattenere il sorriso davanti a un buon piatto di culurgionis o di malloreddus (<<con sugo di salsiccia>> puntualizza la signora Staffelli-) o ad un buon bicchiere di vino cannoanu. Matilde Zarcone sembra aver ereditato il gusto per la buona cucina dalla madre , nota per la sua abilità e fantasia tra i fornelli. Rosangela Erittu
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Storie
A Un ricordo di Alessandro Ricchi, il chirurgo morto nel 2004 durante il trasporto di un cuore da impiantare.
Un mito: mio marito Alessandro 26
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Alessandro non era un santo. Era un uomo semplice. Con pregi e difetti. Un eroe come altri in giro per il mondo, con una missione: combattere contro la morte anche 24 ore al giorno. Non c’erano né orari, nè feste e a volte questo pesava anche a lui. Nato da padre chirurgo e madre insegnante era il maggiore di tre fratelli e una sorella. Visse i suoi primi 12 anni a Pavullo, un piccolo paese sull’Appennino Modenese. A 19 anni si iscrisse alla Facoltà di Medicina di Modena e si specializzò in Endocrinologia mentre faceva guardie mediche e sostituzioni nei paesi circostanti. All’inizio del 1978, non convinto nè felice delle sue prospettive di lavoro e di vita, decise di partire in Inghilterra per
A Muravera, la Piazza intitolata ad Alessandro Ricchi
Con lui morirono altre 5 persone. Affinché la loro vita non sia stata inutilmente sacrificata, raccogliamo quell’invito a donare i propri organi che il Dr Ricchi rivolse per anni a tutte le scolaresche e ai partecipanti ai tantissimi incontri che egli a tal fine organizzò. seguire un corso di lingua di un paio di mesi a Bournemouth. Prima del suo rientro in Italia lo studente Alessandro si recò in una grande libreria londinese per acquistare dei libri di medicina e incontrò un medico che gli chiese se fosse interessato a lavorare come assistente nell’Ospedale Italiano Londra. Il destino di Alessandro cambiò completamente rotta e venne accettato all ‘ospedale. Alessandro lo dirà sempre: è qui che la sua vita è cominciata davvero Ci siamo conosciuti nel
1979, il suo primo anno all’ltalian Hospital di Londra. Ero stata sua paziente per breve tempo, mi colpì la sua dolcezza mescolata con un senso dell’umorismo, così inglese che dava a molti la sensazione di avere a che fare con un vero britannico. Non era necessario che diventasse aiuto o primario per essere fieri di Alessandro. Io lo sono stata dal primo giorno. Il suo modo di fare era unico. Mai una parola di troppo. Non era una persona frettolosa in nessun senso e non amava rischiare. Raramente giudicava o cri-
ticava, fossero pazienti,colleghi, parenti o amici. Dopo un anno di routine e di chirurgia generale, circostanze particolari lo portarono a operare con Valentio Martelli che chiamava i pazienti cardiopatici a Londra visto che in Sardegna non vi era ancora un reparto di Cardiochirurgia. Fu in quel periodo che Alessandro capì che il suo scopo nella vita era di occuparsi di pazienti con quelle gravi patologie. Gli si era aperta una porta che conduceva verso la sofferenza, la paura e la speranza di altri esseri umani. Non doveva
semplicemente curare, ma salvare. Invece di rimanere un solo anno questo giovane medico rimase a Londra fino al 1986 e io con lui. In quei 7 anni cominciò come novellino e finì come responsabile medico dell’ospedale. Da lì si spostò in America e fu durante il periodo di riflessione se rimanere negli USA o tornare in Europa, che giunse in Alabama Valentino Martelli per convincerlo a tornare in Italia per fare il concorso all’ospedale Brotzu. Alessandro decise: si torna in Italia e si va con Martelli. Arrivammo a
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Altre immagini di Piazza Ricchi
Cagliari in un niente di reparto: segretaria, scrivania e telefono. In 4 mesi di duro lavoro, ordinazioni di materiale, traduzione dei protocolli degli ottimi reparti nei quali Alessandro aveva operato all’estero, si aprì la Cardiochirurgia in Sardegna. Era il gennaio del 1988. Per questo suo grande amore per la professione, nei vari anni vissuti insieme tra Londra e l’America, Alessandro ed io trascorremmo il poco tempo libero
non certo andando a giocare a tennis, che era l’unico sport che lo interessasse, ma a far pratica di cardiochirurgia in casa con cuori di maiali, vecchie valvole e materiali scaduti e scartati. Seduti al tavolo di cucina si trascorrevano ore, lui a spiegare e ad insegnarmi semplicemente, chiaramente e sempre con grande calma, il come il quando e il perché di ciascuna operazione. Doveva migliorare a tutti i costi. La rapidità della manualità e la precisione sono raramente innati. Solo forzato sarebbe andato via dalla Sardegna che ormai era diventata la terra che amava più di qualsiasi altra. Dopo i primi dodici anni a Cagliari disse: “Sono più sardo che altro. Non ho mai vissuto tanti anni in un posto come in Sardegna”. In ospedale, ed in sala operatoria in particolare, aveva imparato molti modi di dire sardi. A casa lui e i bambini mi prendevano in giro per la mia completa ignoranza della lingua sarda. La prima volta che vedemmo il terreno dove adesso si trova la nostra casa con un panorama sul Golfo di Cagliari, aveva negli occhi un entusiasmo che raramente gli avevo visto. “Qui è dove invecchieremo insieme. E’ qui che voglio rimanere per sempre!” Ebbene, almeno parte di questo suo sogno si è avverato. Alessandro è li, sulla montagna che vediamo quotidianamente di fronte a casa nostra dove il sole sorge nel mesi estivi e brilla su di noi.
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L’ultimo Volo: diario immaginario Albeggiava. Il CESSNA fendeva silenzioso il cielo sopra le coste sarde appena raggiunte. La stanchezza si faceva sentire, dormivamo a tratti, ma tenevamo comunque gli occhi chiusi per stordire maggiormente la fatica. Quante coincidenza per questo volo! Ma, a pensarci bene, era il solito concorso di circostanze che accomuna ogni trapianto: la signora di 44 anni che giunge in coma al San Camillo di Roma, la scelta della donazione da parte dei parenti, la tipizzazione tissutale che assegna il cuore ad una paziente di Catania, le sopraggiunte complicanze cliniche di quest’ultima…insomma, il cuore poteva andare a Cagliari. Avevamo lasciato Cagliari già da alcune ore. Antonio Carta, dormiva profondamente, con i suoi 38 anni aveva un rapporto con il sonno più facile del mio. In qualche modo per lui si trattava di un viaggio di studio. D’ora in poi sarebbe andato lui al mio posto a fare gli espianti e io avrei preparato il reparto a Cagliari per il successivo impianto. Non amo viaggiare. Essermi alleggerito per il futuro di questa incombenza mi procurava un piacevole sollievo. Gian Marco Pinna, il nostro bravo perfusionista, probabilmente scacciava l’inattività legata allo stare in volo con il pensiero dei suoi due figli. Emiliano Cirio sicuramente era già pronto a procedere
all’impianto, dopo il nostro atterraggio avrebbe iniziato ad aprire il torace. Avevamo raggiunto, con i tanti trapianti eseguiti insieme, un’ottima intesa e tutte le operazioni legate ai trapianti procedevano sempre in una rassicurante armonia. Chissà se mia moglie Serena era sveglia. Tra poco si sarebbe alzata per preparare i ragazzi. Ci vediamo sempre meno, le nostre vacanze puntualmente rimandate. Ma come posso ovviare a questi turni impossibili? La lista dei pazienti in attesa è sempre lunga e i malati attendono il loro momento con tanta speranza e angoscia. Le loro attese non vanno disattese: è necessario dare una fine alla loro ansia e specialmente porre rimedio, senza indugio, a patologie che precipitano e non danno scampo. Con Emiliano dobbiamo concordare qualche strategia che ci sollevi da qualche compito. Preoccuparci di organizzare anche il noleggio di questi voli mi pare troppo! Speriamo che l’Aereonautica Militare ci metta a disposizione i suoi velivoli, sarebbe già un buon aiuto. Guardando Antonio mi veniva da ricordare l’incidente in macchina che ci coinvolse dieci anni fa, con noi c’era anche Emiliano. Avevamo lasciato Sassari da circa un’ora, la macchina divorava il lungo nastro nero della 131. Avevamo fretta, ma la velocità, seppure sostenuta,
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non era eccessiva. Il cuore, nel contenitore dietro di noi, doveva subire il minor deterioramento possibile per il tempo che trascorreva inesorabile. Improvvisa la sbandata, lo schianto, la macchina distrutta, noi quasi illesi. Il cuore rimase intatto e, con una corsa della polizia, poté essere impiantato felicemente. Avrei atteso quattro o cinque anni per ottenere un rimborso solo parziale dei danni. Il pilota era assorto nel comando, anche lui, come noi, aveva lasciato una famiglia, anche il suo lavoro non comportava orari da impiegato. Bisognava partire velocemente… appena arrivata la richiesta. In questo momento può darsi che stesse pensando alla giornata precedente trascorsa in Austria con i suoi amici. Poco fa ha chiesto alla torre di controllo di poter atterrare a vista. Ogni tanto
attraversavamo delle piccole perturbazioni che sottoponevano il CESSNA a sollecitazioni che ci scuotevano un poco. Cagliari era ormai vicina. Sotto di noi la Sardegna appariva di un grigio scuro, omogeneo, solo qualche macchia bianca e indefinita svelava la presenza di paesi che non riuscivo a identificare. La famiglia… vorrei veramente starci di più, speriamo arrivi altro personale, con turni più accettabili magari sarei riuscito anche a riprendere qualcuno dei miei hobby. Ecco in lontananza i Sette Fratelli, tra qualche minuto avremo iniziato il trapianto. Ma improvvisamente… davanti a noi… un mostro oscuro prende forma e dimensioni… non faccio in tempo a capire… l’attimo di un bagliore assordante ci strappa dal mondo… per sempre.
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La dichiarazione di Volontà La dichiarazione della volontà di donare gli organi è regolamentata dalla legge n.91 del 1 aprile 1999 e dal decreto ministeriale dell'8 aprile 2000. L'art 4 della legge n.91/99 introduce il principio del silenzio assenso, in base al quale a ogni cittadino maggiorenne viene chiesto di dichiarare la propria volontà sulla donazione dei propri organi e tessuti, dopo essere stato informato che la mancata dichiarazione di volontà è considerata quale assenso alla donazione. Tale principio non è ancora in vigore. In questa fase transitoria, prima dell'applicazione del silenzio - assenso, la manifestazione della volontà è regolamentata dall'art. 23 della stessa legge (disposizioni transitorie) che introduce il principio del consenso o del dissenso esplicito. A tutti i cittadini viene data la possibilità (non l'obbligo) di esprimere la propria volontà in merito alla donazione dei propri organi. Attualmente queste sono le possibilità per esprimere la volontà: 1) una dichiarazione scritta che il cittadino porta con sé con i propri documenti. A questo proposito il Decreto legislativo 8 aprile 2000 ha stabilito che qualunque nota scritta che contenga nome, cognome, data di nascita, dichiarazione di volontà (positiva o negativa), numero di un documento di identità, data e firma, è considerata valida ai fini della dichiarazione 2) la registrazione della propria volontà presso la ASL di riferimento o il medico di famiglia 3) la compilazione del tesserino blu inviato dal Ministero della Sanità nel maggio del 2000 che deve essere conservato insieme
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ai documenti personali 4) l'atto olografo o la tessera dell'AIDO o di una delle altre associazioni di volontariato o di pazienti. Il Centro Nazionale Trapianti Quando la volontà di donare viene registrata alla ASL, i dati vengono inseriti in un archivio del Centro Nazionale per i Trapianti che è collegato con i Centri interregionali. In caso di possibile donazione in
un soggetto di cui venga accertata la morte, i medici rianimatori verificano se il soggetto ha con sé la dichiarazione o ha registrato la volontà nell'archivio informatico. La dichiarazione, a che serve? Attraverso la dichiarazione di volontà ogni singolo cittadino ha la possibilità di esprimersi liberamente, facendo in modo che, in caso di morte, la sua volontà non venga violata dalle decisioni altrui. Inoltre è la dimostrazione che si è capito il problema e si dà la propria adesione ad un momento di grande solidarietà umana. Se un cittadino non si esprime Se un cittadino non esprime la propria volontà, al momento attuale la legge prevede la possibilità per i familiari (coniuge non separato, convivente more uxorio, figli maggiorenni e genitori) di opporsi al prelievo durante il periodo di osservazione di morte. Pertanto è bene parlare anche con i propri familiari, poiché, in assenza di dichiarazione, essi vengono interpellati dai medici circa la volontà espressa in vita dal congiunto. Per i minorenni chi decide Sono sempre i genitori a decidere. Se uno dei due è contrario, il prelievo non può essere effettuato. Se un cittadino ci ripensa Il cittadino può modificare la dichiarazione di volontà in qualsiasi momento. Sarà ritenuta valida, sempre, l'ultima dichiarazione prestata secondo le modalità previste
Lâ&#x20AC;&#x2122;Orientale
Economia
Lâ&#x20AC;&#x2122; Allevamento Caprino in Sardegna di Nino Melis
Foto sotto: Andrea Prato leader di Galydhà (a sinistra) On. Enzo Russo, Ass. Agricoltura Regione Puglia
Il Ministero dell’Agricoltura sposa il progetto mentre la giunta regionale per ora tace Il Polo nazionale del caprino? Respira l’aria del Gennargentu Il gruppo Amalattea Galydhà, leader nazionale del latte caprino con il 51 per cento del mercato, ha il suo stabilimento principale a Villagrande, località Genn’Antine con vista sul Gennargentu. Lo stabilimento, ampliato di recente con un investimento da 5 milioni di euro, lavora 11 milioni di litri di latte caprino all’anno ma fa fatica a reperirli in Sardegna. Nonostante l’isola sia una terra ad alta vocazione per l’allevamento caprino, sia stabulare che allo stato brado. Eppure 36
il comparto sta vivendo una crescita esponenziale, con ottime prospettive anche per i prossimi anni. Nel 2001 solamente il marchio Amalattea valeva 1 milione e 400mila euro di fatturato. Nel 2008 si appresta a chiudere con 19 milioni di fatturato insieme alle associate Galydà, Capritalia e Gs. Il mercato nazionale del caprino: libero accesso, come su un’autostrada senza traffico. Il latte caprino è stato rivalutato dalla scienza medica grazie alle sue qualità organolettiche che
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ne fanno un prodotto ideale per neonati e per persone affette da intolleranza alimentare. Il mercato del latte caprino è in forte espansione come l’allevamento della capra in tutto il territorio nazionale, ma la produzione è ben lungi dal soddisfare le richieste. Fino agli anni Venti l’Italia era un grande produttore di latte di capra. A seguito della politica miope dei diversi governi (il Fascismo in primo luogo che aveva bandito la capra come ‘’animale nocivo’’), il divario con gli altri paesi è cresciuto in modo
abnorme. Oggi la Francia produce 600 milioni di litri all’anno, 500 Spagna e Grecia, 160 l’Olanda, che è poco più grande della Sicilia. L’Italia ne dichiara 100milioni, ma gli esperti ritengono che non superi i 40 milioni. Anche sulla base del parametro Sardegna dove la produzione reale è di poco superiore ai 12 milioni di litri, a fronte dei 50 della stima ufficiale. Il progetto Amalattea per il rilancio dell'allevamento caprino, condiviso da Ogliastra e Nuoro
In questo contesto i rappresentanti delle principali associazioni imprenditoriali e dei sindacati confederali delle province di Ogliastra e Nuoro hanno discusso e fatto proprio un progetto elaborato da Amalattea, l'azienda radicata in Ogliastra ma che controlla anche la principale rete nazionale di distribuzione dei prodotti caprini. Il progetto, estensibile alle aree montane dell'intera isola, in modo particolare al Sarrabus -Gerrei è stato inviato al
Ministero delle Attività Agricole con riferimento preciso ai finanziamenti resi disponibili nei singoli settori di intervento dalla legislazione regionale, nazionale ed europea. Il ministro in carica, Luca Zaia, presenta in materia un curriculum quanto mai interessante per avere, da assessore all'Agricoltura della Regione Veneto, dato incarico agli allevatori di capre la pulizia, mediante pascolo, degli argini erbosi dei fiumi. Il documento collegato al pro-
getto Capra Sarda è stato sottoscritto dai rappresentanti provinciali di Api Sarda, Confindustria, Confcommercio, Confartigianato, Coldiretti, Cia, Confagricoltura e dei sindacati Cgil,Cisl e Uil. E' stato anche costituito un tavolo permanente con cadenza trimestrale al fine di stabilire le iniziative di sostegno e monitorare lo stato di attuazione del progetto <<Nella sola area della Provincia Ogliastra- spiega il documento – vengono allevati 54mila caprini con l'occupazione di
quasi mille addetti. I dati Istat e le agenzie di rilevamento annunciano un trend di crescita dei consumi e dei prodotti del latte di capra su scala nazionale. In questo contesto il progetto riscuote la totale disponibilità degli imprenditori ad investire nel comparto per creare una nuova fonte di sviluppo economico e sociale non solo nell'area della Provincia Ogliastra ma dell'intera isola>>. I firmatari si impegnano a coinvolgere l'Ente Foreste, gli assessorati regionali all'Ambiente e
Sindacati e associazioni dei produttori sottoscrivono insieme ad Amalattea il piano per il rilancio del settore dicembre 08 - L’Orientale
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radicato che altrove e ricco di prospettive. La montagna si salva dallo spopolamento e dal conseguente degrado solo se i progetti sono volti alla produzione di materia prima. Tutto il resto ha senso in quanto corollario di iniziative che rafforzano il reddito della famiglia del capraro : lavorazione della lana, delle pelli e delle corna, agriturismo verace, ruolo istituzionale in chiave ambientale e della sicurezza sociale>>. Un Polo a rischio emigrazione :dall' Ogliastra verso la Penisola
con criteri di dinamismo economico e non assistenziale, le zone interne dell'isola altrimenti soggette ad un progressivo spopolamento. Gli assessori regionali all'Agricoltura di Lazio e Puglia (centrosinistra), Lombardia e Sicilia (centrodestra) hanno dimostrato interesse bipartisan ad ospitare il Polo Caprino. La colpevole disattenzione della Regione Sarda rischia di far emigrare verso lidi più ospitali della Penisola il Polo Nazionale Caprino appena costituito a Villagrande
Il progetto ''Capra Sarda'' è stato presentato anche all'assessore regionale dell'Agricoltura, Francesco Foddis, ma senza alcuna risposta. Il governo regionale non potrà però ignorare a lungo una delle poche proposte che si prefigge l'obbiettivo di rilanciare , all'Agricoltura, gli enti territoriali, la Camera di Commercio e l'Aspen per il potenziamento del tavolo con gli attori dello sviluppo locale. Le analisi di mercato Andrea Prato, esponente di spicco del gruppo Amalattea-Galydhà ha basato il progetto su rigorose analisi di mercato << Fino ad oggi - spiega Prato- il latte di capra ha rappresentato un comparto di nicchia per
romantici e salutisti. Si tratta di trasformarlo in un grande mercato per edonisti e buogustai. Il posto occupato attualmente nel mercato italiano è dello 0,5 per cento, a fronte del 15 per cento della Francia e del 10 di Spagna e Olanda. Lo sviluppo della filiera della capra italiana è però legata al potenziamento della produzione del latte. Altrimenti non c'è crescita per nessuno. In Sardegna il binomio capra-montagna è più
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LATTE CAPRINO.
Già nell’antichità il latte di capra era considerato molto ricco di sostanze benefiche e recenti studi lo hanno affermato. E’ una fonte di sali minerali (potassio, magnesio, calcio, fosforo e selenio), così da assicurare la crescita corretta di ossa e denti, e di
vitamine, in particolare la A la B12, la D e la taurina, importante per il corretto sviluppo del cervello. Consigliato per adulti e bambini intolleranti, infatti al contrario di quello vaccino, pur contenendo Proteine ad alto valore biologico, è privo di quelle allergizzanti.
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Il Personaggio
LulĂš Oliveira, asso brasiliano con il cuore calcistico a Cagliari
A cura di Nino Melis
Sopra: Con la moglie Annalisa A destra: Lulù e la sua seconda passione la pesca Nella pagina accanto: Lulù al Cagliari
Luis Airton Oliveira Barroso ha 39 anni e un cuore calcistico che non invecchia .Dopo essere stato il giocatore più rappresentativo del Cagliari a metà degli anni '90, continua a calzare le scarpette di calciatore nelle file del Tortona , serie D. Gioca ancora con la grinta di un esordiente , e intanto studia per diventare allenatore . Ha messo su famiglia a Costa Rei dopo aver sposato Anna Lisa, una ragazza del posto che gli ha dato tre figli e ora dirige l' azienda turistica di famiglia composta da un gruppo di villette, due ristoranti e un piccolo allevamento di cavalli. <<Ci siamo conosciuti – 44
racconta Annalisa – nel corso di un torrido agosto, in un locale di Villasilius dove si teneva una festa da ballo. Sul palco si esibiva il complesso musicale di ''Is Bobois''. E' stato il classico colpo di fulmine>>. Da allora la famiglia Oliveira vive a Costa Rei, sebbene Lulù abbia trascorso un gran numero di stagioni calcistiche giocando in squadre della penisola. <<E' sempre molto impegnato nel suo lavoro – spiega la moglie- tanto che negli ultimi 15 anni non ha trovato il tempo di fare un viaggio in Brasile per trovare i familiari e gli amici . Quando può da' una mano nella gestione
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dell'azienda di famiglia>>. I coniugi Oliveira hanno in comune la passione per i cavalli . Anna Lisa è un'ottima cavallerizza e Lulù è molto attento alle sorti del piccolo allevamento che comprende un cavallo di razza araba e due di razza anglo-araba – sarda . << Ci teniamo ad avere buoni cavalli- commenta Lulù Oliveira – per il divertimento dei familiari e degli amici >>. La famiglia Oliveira ha messo radici nella costa orientale, il paradiso turistico scoperto cinquant'anni anni fa dal pioniere belga Guido Van Alphen .
L첫is Oliveira con la maglia della Fiorentina
Lùis Oliveira diventa cittadino onorario di Muravera
LA CARRIERA Luis Oliveira è cresciuto in una famiglia poverissima nelle favelas di São Luís (Stato del Maranhao ). Aveva cinque fratelli, di cui tre vivevano con le rispettive famiglie nella casa paterna. Suo padre era un giocatore del Maranhão Atlético Clube, un fratello (Hamilton) e una sorella giocavano a calcio così Luis li seguì e si tesserò per la Sociedade Esportiva Tupan. A 15 anni, un osservatore argentino lo convinse a partecipare ad un provino e fu scelto come attaccante da portare in Europa. Nel 1985 è stato preso dalle giovanili dell'Anderlecht dopo aver disputato tre tornei in Spagna, Francia e Germania. In questi tornei, Oliveira ricevette una coppa come miglior giocatore del torneo. Da subito ha iniziato a giocare come attaccante, nella posizione di seconda punta o fantasista e più raramente come prima punta. Nel marzo 1988 ha esordito nella Serie A belga: con i
biancomalva belgi in tutto avrebbe giocato 95 partite mettendo a segno 36 reti. Il suo idolo era Vincenzo Scifo Nel 1992 il Cagliari lo ha acquistato per 6 miliardi di lire dopo averlo visto solo in videocassetta. Dopo qualche screzio nel precampionato con l'allenatore Carlo Mazzone, a causa del suo look giudicato "da circo", ha esordito in Serie A il 6 settembre nello 0-0 contro la Juventus. . 121 presenze e 42 reti dopo, nel 1996 Lulù, come era stato soprannominato, passò alla Fiorentina, con cui giocò per tre stagioni. Tornato a Cagliari nel settembre 1999, iniziò una fase calante che si concluse a Bologna. Oliveira ha così deciso di ricominciare, portando subito il Como in Serie A e
diventando capocannoniere della Serie B con 23 reti. A settembre va a Catania, di cui diventa capitano e beniamino dei tifosi. Soprannominato lì il Falco (per il modo in cui festeggia ogni rete), sostiene la squadra per due anni e poi viene messo fuori rosa dopo alcune prestazioni sottotono. Passa così a Foggia, in Serie C1, nel quale vive alcuni mesi molto deludenti. Nel gennaio 2005 va al Venezia, dove torna al gol ma non riesce nell'impresa di salvare la squadra dalla retrocessione. Rimasto senza contratto per il fallimento dei lagunari, nel 2005-06 torna in C1, giocando per la Lucchese. Nel campionato 2006-07 torna in Sardegna, avvicinandosi alla famiglia (la moglie è sarda) firmando per la Nuorese, neopromossa
in Serie C2. Venerdì 4 luglio 2008, dopo essere stato contattato per diversi mesi dal Derthona Calcio Fbc, ha firmato un accordo per disputare il prossimo campionato di Serie D, indossando la maglia bianconera di Tortona. Sarà allenato dal coach Pier Giuseppe Fornara che l'anno scorso aveva guidato alla salvezza il Ciriè. Lulù è il calciatore più famoso e quotato che la città abbia mai avuto fra le sue fila. Ha totalizzato 7 reti in 31 presenze con la maglia della Nazionale belga tra il 1992 (ha esordito e segnato il suo primo gol il 26 febbraio, in occasione della sconfitta per 2-1 contro la Tunisia) e il 1999. Ha anche giocato da titolare il Mondiale di Francia 1998.
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Società
Sesso, amicizia e insoddisfazione: l'identikit di chi è sempre online
Facebook è mania fra i trentenni Basta un clic per ritrovare vecchi amici, ex compagni di scuola o antichi amori, condividere pezzi di vita, foto e video, e alla fine sentirsi meno soli. Quella per Facebook è una passione in crescita anche nel Belpaese: contagia secondo gli ultimi dati 1 milione 369 mila italiani (su 132 milioni di utenti nel mondo), con un
incremento di 'visitatori' che, in appena un anno, ha segnato un +961% (con un +135% degli iscritti). "Ormai è Facebookmania fra gli italiani, una febbre che ultimamente ha contagiato in particolare la fascia tra i 30 e i 40 anni, e non a caso: questo mondo virtuale è infatti vissuto come un antidoto al senso di vuoto e
alla solitudine, che in questa fase della vita, fitta di bilanci, contagia anche i cosiddetti vincenti". Parola di Paola Vinciguerra, presidente di Eurodap (Associazione europea disturbi da attacchi di panico) e direttore dell'Uiap (Unità operativa attacchi di panico) alla Clinica Paideia di Roma. Se infatti il sito è nato dicembre 08 - L’Orientale
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richiamandosi - anche nel nome - agli album fotografici che le università americane pubblicano a inizio anno accademico per ritrovare amici perduti, oggi i 'nostalgici' a caccia degli ex compagni di classe sono solo uno dei tanti profili dei facebook-maniaci: ci sono i 'troppo soli', gli 'insoddisfatti', 'quelli con l'alter ego', 'quelli che lo fanno per farsi pubblicità', i 'cuori infranti' e, naturalmente, i 'latin lover virtuali'. "L'enorme sviluppo di Facebook è spia di un grosso problema di solitudine - diagnostica la Vinciguerra - Abbiamo costruito la nostra vita su un'immagine capace, vincente, superorganizzata. Ma a 30-40 anni, che gli obiettivi che c'eravamo posti siano stati raggiunti o meno, si fa strada un senso di vuoto, perché più che l'essere abbiamo curato l'apparire". Così finiamo per ricercare quelli che sono sentiti come "rapporti veri: i compagni di scuola, gli amici di tante
estati al mare, i ragazzi del cortile. Quelli a cui davamo e ricevevamo sostegno e comprensione sinceri. Oggi nel mondo reale recitiamo un po' tutti - avverte la Vinciguerra - ma in passato non era così". "Facebook è una colossale illusione: permette a tante persone di pensare di essere importanti, perché hanno decine e decine di 'amici virtuali', ma purtroppo si tratta spesso solo di un gran numero di 'sfigati'", sostiene Tonino Cantelmi, psichiatra e psicoterapeuta, docente di psichiatria dell'Università Gregoriana di Roma, e fra i primi a occuparsi del problema delle tecno-dipendenze in Italia. Ecco, secondo gli esperti, l'identikit dei popolo di Internet contagiato dalla Facebookmania:
I NOSTALGICI Si emozionano alla vista delle foto dei compagni di classe delle medie o del liceo. Cercano gli amici del passato per vedere come sono invecchiati, e commentano i bei tempi andati. I LATIN LOVER VIRTUALI Dichiaratamente a caccia di nuovi potenziali partner, ma anche di ex piacenti e disponibili. Spesso celano una relazione (se l'hanno) e rimpinzano il proprio profilo e gli album con foto sexy o interessanti, a volte ritoccate. I CUORI INFRANTI Prostrati dall'ultima relazione - in corso o finita - sono a caccia degli antichi amori, mitizzano i ricordi. I TROPPO SOLI "Sono un po' sfigati, non sono riusciti a costruire
relazioni vere e cercano amici 'virtuali' per farsi compagnia - dice Cantelmi". GLI INSODDISFATTI Infelici anche se hanno una famiglia e dei figli, spesso sono donne. QUELLI DELLA PUBBLICITA' Sono più o meno famosi, politici, campioni dello sport, attori. Ricorrono a Facebook in modo strumentale, per farsi mega-spot gratuiti. QUELLI CON L'ATER EGO Dai 400 burloni che si sono presentati nei panni del calciatore Francesco Totti, ai tanti Giulio Cesare o Maria Antonietta, a quelli che pubblicano foto diverse o 'ritoccano' la descrizione vantando titoli ed esperienze di fantasia.
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Metti, una sera a cena.... a cura di Giovanna Melis foto Pier Luigi Melis
Il tema ''scrittori in cucina'' ha visto come protagoniste del Cafè Letterario, ospitato nello splendido palazzo Santacroce, Neria De Giovanni autrice del libro “ A tavola con Grazia- cibo e cucina nell’opera di Grazia Deledda” e Franca de Gasperi Otero con il libro “Le pietanze di Dòna Franca – percorsi culinari attraverso l’America Latina”. L'incontro fa parte della rassegna “America latina tierra de libros”, che ha la sua sede proprio al Palazzo Santacroce, in collaborazione con “Più libri più liberi” fiera della piccola editoria. Obbiettivo della rassegna è quello di promuovere la produzione editoriale latinoamericana e lo scambio con il mondo
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dell’editoria italiana attraverso una serie di conferenze, workshop, incontri con autori e mostre. Gli intermezzi dell’ EstalegalHarmonic Trio fanno da cornice musicale all'incontro letterario perché, come sottolinea Neria De Giovanni in apertura <<sia la cucina che la musica
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rappresentano un mezzo per unire le culture. La cucina fa fratellanza, fa comunione>>. Da qui, ci spiega, parte anche il titolo del libro ''A tavola con Grazia'' che , da un lato può essere inteso nel suo significato vero e proprio, dall’altro vuole significare anche stare a tavola con
leggerezza, con simpatia. << D’altronde, nei romanzi deleddiani la cucina è sempre simbolo di ospitalità. Non si accetta nessuno a tavola che non sia un proprio amico. Per non parlare poi dell’importanza che ha nella descrizione dei personaggi e dei loro ruoli. Ma può essere anche un punto di partenza per denunciare la differenza sessista nella società sarda (come la colazione in ''Cosima'')>>. E così come la Deledda raccontava al mondo della sua terra, anche Franca De Gasperi Otero vuol farsi promotrice della sua: << Ho voluto creare - ha esordito la scrittrice - un filo conduttore che attraversi l’America Latina grazie alle sfaccettature dei piatti di ogni regione. Ed è per questo motivo che ho scelto gli ingredienti che si possono trovare anche in Italia>>. Inoltre, ci spiega, questo non è un libro per donne, ma è femminile. La cucina tira fuori quella
...Grazia Deledda invita Dona Franca per parlare di cucina, ma anche di arte, cultura e sentimenti al femminile, tra la Barbagia e l' America Latina. E' il tema dell' incontro letterario promosso a Roma lo scorso 19 novembre dall’ Istituto italo-latino americano e dal Gremio dei Sardi
parte femminile che è in ciascuno di noi, che è capace di cogliere e dar vita. Il libro fa parte della collana “Pachamama” che significa madre terra. <<Parla di cucine piene di donne che si scambiano confidenze e segreti, che cucinano con amore, dando omaggio alla Madre Terra che ha donato tutto>>. Dopo l’intermezzo musicale dell’Estegal Armonic trio, riprende la parola Neria De Giovanni che tiene a sottolineare come per la Deledda, da buona sarda, fosse fondamentale il suo ruolo in cucina. “Graziedda cucinava per la sua famiglia. Tutti i giorni a mezzogiorno, smetteva qualsiasi cosa stesse facendo per andare a preparare da mangiare. .....Pensate che il messo che si era recato in casa sua per annunciarle la vincita del Premio Nobel, l’aveva scambiata inizialmente per una domestica. Lei era uscita in grembiule perché in quel momento era intenta a preparare il sugo. Ci aveva giocato un po’ su, ma alla fine aveva rivelato la sua identità. A quel punto il messo,consegnandole l’invito, le aveva baciato la mano. Rientrata in casa aveva detto al marito <<mi ha baciato la mano che sapeva di cipolla!!>> Il Gremio dei Sardi, tra gli organizzatori della manifestazione, era rappresentato dal presidente Giovanni Battista Sotgiu dai due vicepresidenti Antonio Maria Masia e Maria Vittoria Migaleddu e da
L’intervista a Neria De Giovanni Com’è nata l’idea di scrivere un romanzo sulla cucina nelle opere della Deledda? numerosi associati . <<Come sarebbe contenta Graziedda di vedere tutti questi sardi a seguirla!>> è stato il commento di Neria De Giovanni. A fine serata viene aperta la degustazione di prodotti tipici, in sintonia con il tema trattato. Un contesto favorevole anche per approfondire qualche curiosità sul libro, dalla viva voce della sua autrice
Nei racconti della Deledda la cucina riveste un ruolo fondamentale. Il momento del pasto abbatte le barriere sociali,le famiglie nobili avevano il dovere sociale di dare da mangiare ai poveri e la ricchezza della famiglia veniva misurata in base all’abbondanza di vivande presenti nella dispensa. Ma l’aspetto fondamentale che mi ha spinto ad approfondire questo argomento è il
momento della preparazione delle vivande; le donne che preparano da mangiare per la famiglia,per il proprio uomo. E’ in questo atto si racchiude uno dei temi fondamentali dei romanzi deleddiani: l’eros. L’eros muove con forza il racconto e sono le donne a guidarlo. Gli uomini non possono che rimanerne schiacciati. Tutti questi aspetti non sono solo parte delle sue opere,ma rappresentano la società sarda così com’era. Lei raccontava della sua terra nei suoi romanzi, ma in maniera universale.
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Sopra: Neria di Giovanni a lato: Il pubblico al Cafè Letterario
Neria di Giovanni con Antonio Masia vice presidente del Gremio dei Sardi
vano?
Eppure intorno le si è creato una sorta di odio,non solo da parte dei suoi compaesani, ma anche da parte dei critici e dei suoi colleghi contemporanei. Su di lei è stata creata una politica culturale sbagliata. Ma perché i sardi la odiavano così tanto? Per invidia, o per ignoranza. Lei aveva fatto molte scelte che andavano contro i principi della sua società. Ha avuto il coraggio di continuare a studiare nonostante questo privilegio fosse riservato principalmente agli uomini e si è sempre ribellata contro qualsiasi forma di sessismo. Ha fatto un passo che nessuna donna aveva mai compiuto prima. Ed ha pagato le conseguenze che
paga ogni mente innovatrice. Ed è per questo motivo che una volta trasferitasi a Roma non è più tornata? Si. Quando suo marito, poco dopo averla conosciuta, le aveva chiesto di sposarlo, lei aveva accettato subito a condizione che entro tre mesi si fosse
potuta trasferire a Roma. Infatti già dopo la pubblicazione dei suoi primi racconti nei giornali (i “romanzi a puntate” di allora) era stata vittima di emarginazione ed ingiuria; si parla addirittura di persone che bruciavano le pagine delle riviste in cui erano pubblicati i suoi racconti. E i suoi colleghi contemporanei? Cosa ne pensa-
Anche tra di loro correva un po’ di invidia. Pirandello,alla premiazione del Nobel, non si era nemmeno alzato in piedi,in segno di disprezzo. Ma anche attualmente,nonostante sia la prima donna italiana a vincere il Premio Nobel per la letteratura, viene sempre un po’ snobbata, lasciata da parte. Il problema è che veniva e viene tuttora accusata di essere provinciale. Questo perché non è mai uscita dall’Italia, fatta eccezione del viaggio a Parigi per recarsi alla cerimonia di premiazione del Nobel. In realtà Graziedda teneva intensi contatti epistolari con i principali esponenti culturali del suo periodo. Giovanna Melis
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Storie
Elisabetta Loi, giovane testimone di una tragedia Lâ&#x20AC;&#x2122;alluvione di Villagrande per non dimenticare
di Maria Franca Campus foto di Elisabetta Loi “Guardavo nell’obiettivo e rivedevo quell’immagine: il fango, l’acqua, la nebbia, la distruzione”. A due anni di distanza dall’alluvione di Villagrande, Elisabetta Loi, fotoreporter dell’Unione Sarda, non ha dimenticato i tragici giorni del dicembre 2004. Scene apocalittiche impresse nella sua memoria che a volte riprendono forma. “È successo poco tempo fa racconta la fotografa - ero a Villagrande per fare alcune foto nel rione di Monte Nieddu, uno dei più colpiti dal disastro, e quando ho guardato nell’obiettivo ho rivisto la stessa immagine che due anni fa avevo immortalato con la macchina fotografica”. E il ricordo è doveroso, perché durante l’alluvione hanno perso la vita due persone, nonna e nipotina, Assunta Bidotti e Francesca Longoni. Per non dimenticare, Elisabetta Loi, due anni dopo quel 6 dicembre 2004, ha organizzato una mostra fotografica, allestita a Lanusei e replicata a Villagrande. Frammenti da un’alluvione è il titolo che la fotoreporter ha scelto per l’esposizione delle sue immagini. Flash che mostrano la furia impetuosa del fiume, ponti crollati, strade invase dai detriti, case allagate, distrutte. E negli scatti che descrivono i danni c’è la forza e il coraggio di uomini e donne al lavoro per allontanare rassegnazione e dolore, per rimettere in piedi un paese che la
natura aveva colpito a morte. In soccorso degli abitanti di Villagrande erano arrivati immediatamente gli uomini della Protezione civile guidati dal responsabile nazionale Guido Bertolaso, i Vigili del fuoco e le forze dell’ordine e a loro si erano uniti centinaia di volontari. Ci sono tutti nelle foto di Elisabetta Loi che per giorni ha girato in lungo e in largo in mezzo all’acqua e al fango, illuminando con i suoi flash il buio di quei drammatici momenti. Nelle centinaia di foto scattate c’è l’impegno, il lavoro, la collaborazione. C’è una donna anziana con l’impermeabile verde e gli stivali di gomma impegnata a spalare terra e dicembre 08 - L’Orientale
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fango, come tanti uomini. Le fotografie afferrano le azioni, le immobilizzano, ma in chi le guarda ritrovano vigore, movimento, azione. Poi ci sono le immagini silenziose dove l’uomo scompare e rimane un pupazzo colorato impigliato nei rami sottili di un albero spoglio. A Lanusei la mostra, allestita nei locali del Liceo Scientifico, era inserita nella rassegna Ogliastra film festival ideata da Angela Sodde. Le foto esposte erano supportate dagli articoli dell’Unione Sarda che hanno raccontato i giorni dell’alluvione. Oltre alle immagini fotografiche c’erano quelle in video proiettate ininterrottamente nei locali
“Nell’obiettivo il fango, l’acqua, la nebbia, la distruzione”
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della mostra, ottanta in tutto. A Villagrande la mostra è stata ospitata nel salone parrocchiale e, così come a Lanusei, all’inaugurazione hanno partecipato l’ex sindaco di Villagrande Piero Cannas e il suo successore Gabriele Basoccu e alla presentazione sono intervenuti il giornalista dell’Unione Sarda Stefano Lenza e Luciano Bernardi, volontario dell’associazione Ma.si.se, che ha collaborato con la Protezione civile allestendo una cucina da campo nei giorni dell’alluvione. Elisabetta Loi ha voluto sottolineare la piena disponibilità della vice sindaco Barbara Scudu durante i giorni dell’esposizione. Un appuntamento culturale importante che gli alunni delle scuole di Villagrande non potevano perdere: tutte le classi sono state accompagnate dai loro insegnanti a
visitare la mostra. Anche il papà della piccola Francesca ha voluto esserci, insieme al fratellino della bimba. ”La loro è stata la visita più gradita” ha detto Elisabetta Loi. Alla bambina la fotoreporter ha dedicato in particolare un quadro bianco, senza immagini a significare il vuoto che ha lasciato. Dopo due anni dall’alluvione Villagrande sembra tornata alla normalità ma sono ancora tanti coloro che aspettano di vedere sistemate le proprie case, che ancora convivono con disagi causati da quel dicembre 2004 e aspettano gli interventi delle istituzioni. Poi ci sono le ferite intime, nascoste, che nessun sussidio potrà rimarginare.
- Tratto da Làcanas per gentile concessione dell'editore Domus de Janas
Diritto&Rovescio
di Davide Pilia, Avvocato
La crisi del settimo anno Mio marito mi accusa: “la tua educazione farà diventare nostro figlio omosessuale”. CARO AVVOCATO, circa otto anni fa ho conosciuto un benestante imprenditore: io lavoravo ed ero economicamente indipendente. E’ subito nata una storia d’amore importante e, dopo circa un anno, sono rimasta incinta e abbiamo deciso di sposarci. Lui mi ha chiesto di lasciare il lavoro per dedicarmi unicamente alla famiglia e io ho accettato, nonostante tenessi tanto alla mia carriera. E’ nato un bambino che oggi ha sei anni e che è cresciuto principalmente con me, visto che il padre, sempre molto impegnato (a suo dire) per lavoro, ha sempre dedicato troppo poco tempo alla famiglia. Nostro figlio è un bambino molto sensibile, affettuoso con tutti ed ha un ottimo rapporto con me: da circa un anno mio marito mi accusa che le mie troppe attenzioni verso nostro figlio, il tipo di rapporto che io ho instaurato con lui ed il tipo di educazione che gli impartisco lo faranno diventare omosessuale. La situazione negli ultimi tempi è degenerata al punto che, in numerose occasioni, gli atteggiamenti di nostro figlio nei miei confronti, come un semplice bacio o una carezza per me normalissimi, hanno scatenato l’ira di mio marito il quale ha reagito nei nostri confronti
Cari lettori, gentili lettrici, è con vero piacere che presento la nostra rubrica legale, uno spazio dedicato a tutti voi nel quale analizzerò questioni giuridiche di varia natura e darò consigli sui casi pratici che vorrete sottoporre alla mia attenzione. Con l’occasione auguro a tutti voi un sereno Natale ed un felice anno nuovo. addirittura con maltrattamenti fisici e violenze morali del tutto ingiustificati ed intollerabili. La persona che ho sposato non è più la stessa: quello che era nato come un sogno si sta trasformando in un incubo. Vorrei separarmi ora che sono ancora giovane e posso riprendere il mio lavoro, ma sono spaventata perché mio marito mi dice che il Tribunale affiderà a lui nostro figlio perché io non ho i mezzi economici per mantenerlo. Sono vere le sue affermazioni o lo fa solo per spaventar-
mi e tenermi legata a lui? Potrebbe consigliarmi come uscire da questa situazione? Gentile signora, sento di dovermi complimentare con lei per la scelta di lasciare il lavoro e dedicarsi alla famiglia. Penso che le accuse sollevate circa i suoi metodi educativi siano del tutto infondate: la legge impone ad ambedue i genitori l’obbligo di mantenere, istruire ed educare la prole tenendo conto delle capacità, dell’inclinazione naturale e delle aspirazioni dei figli. Il comportamento di suo marito, a mio avviso, appare del tutto ingiustificato, moralmente censurabile, oltre che punito dalla legge penale. A quanto è sembrato di capire, tra voi è terminata ogni forma di comunione materiale e spirituale e la convivenza è ormai divenuta intollerabile.
Potrà pertanto chiedere al Tribunale anzitutto l’emissione di un immediato ordine di protezione contro abusi familiari, della durata massima di sei mesi, con il quale il Giudice: ordinerà a suo marito la cessazione della condotta pregiudizievole; ne disporrà l’allontanamento dalla casa familiare prescrivendo, se del caso, che non si avvicini ai luoghi frequentati da lei e vostro figlio; potrà inoltre disporre l’intervento dei servizi sociali del Comune o di un centro di mediazione familiare per la gestione di incontri protetti tra suo marito ed il minore; disporre il pagamento, a carico di suo marito, di un assegno periodico quale contributo per il mantenimento suo e di vostro figlio. In tal modo sarete tranquilli e protetti, e potrà affrontare il giudizio di separazione, certa del fatto che i provvedimenti di affido vengono sempre presi nell’interesse morale e materiale dei figli e non sulla base dei redditi dei genitori: in questo giudizio il Giudice emetterà provvedimenti anche in ordine all’assegnazione della casa coniugale.
Scrivete – e.mail: diritto.rovescio@tiscali.it – Posta: Davide Pilia c/o L’Orientale, via Roma n. 214 09043 Muravera
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Salute
Chewing-gum assolto, xilitolo 'scudo' anticarie nei bimbi
Mai più alunni in castigo dietro la lavagna perché sorpresi a 'ruminare', con in bocca il chewing-gum preferito. Masticarlo non è maleducazione, ma fa bene alla salute. In confetto o in barretta, se la gomma è dolcificata allo xilitolo aiuta a prevenire la carie: 'assunta' 4 volte al giorno per 6 mesi taglia del 20% la concentrazione salivare del batterio Streptococcus mutans, primo nemico dei denti, e riduce anche l'acidità della placca. Risultato, un sorriso più sano. Ad assolvere il chewing-gum riscrivendo le regole del bon ton è uno studio italiano condotto dall'università Statale di Milano attraverso il Centro collaboratore Oms per l'epidemiologia e l'odontoiatria di comunità, insieme all'Istituto di clinica odontoiatrica dell'università degli Studi di Sassari e con il supporto di Perfetti Van Melle. La ricerca è stata presentata oggi a Milano. Lo studio ha coinvolto 153 bambini della scuola primaria di Sassari (7-9 anni), e rafforza i risultati delle sperimentazioni internazionali che già in passato avevano
dimostrato l'effetto anticarie dello xilitolo: un edulcorante naturale estratto dalla corteccia di betulla, e impiegato nei chewing-gum per sostituire lo zucchero. Gomma da masticare non più 'alla sbarra', dunque. Riabilitata al punto da essere citata anche nelle 'Linee guida nazionali per la promozione della salute orale e la prevenzione delle patologie orali in età evolutiva'. "Un documento promosso dal ministero della Salute nel maggio 2007 - ricorda Michele Nardone, dirigente medico del Dipartimento di prevenzione e comunicazione del ministero del Welfare - grazie a un gruppo di lavoro coordinato da Laura Strohmenger" dell'università degli Studi milanese. Linee guida "bipartisan", sottolinea l'esperto, "redatte sotto il Governo di sinistra e confermate in pieno dall'attuale di destra". Le raccomandazioni si rivolgono "agli operatori (odontoiatri, igienisti dentali e pediatri) - precisa - ma da que-
ste Linee guida verranno tratte indicazioni per i genitori". Dopo uno screening preliminare su 958 bambini, il team italiano ne ha selezionati 153 a rischio elevato di carie valutato secondo l'indice Dmft/DMFT: "Una somma matematica di più fattori, che permette di misurare l'esperienza di carie passata e presente", riferiscono Maria Grazia Cagetti e Guglielmo Campus, illustrando lo studio. I bimbi sono stati divisi quindi in due gruppi: 81 hanno consumato per 6 mesi un chewing-gum 'placebo', sempre senza zucchero ma dolcificato con sostanze diverse dallo xilitolo; 72 hanno usato per lo stesso periodo gomme allo xilitolo: una dopo la merenda del mattino, una dopo pranzo, una prima di uscire da scuola e una prima della buonanotte. Ogni chewing-gum è stato masticato per tre minuti. I piccoli sono stati poi seguiti nel tempo, e al termine del test le concentrazioni di batterio sono risultate significativamen-
te ridotte nel gruppo 'trattato'. Non solo. "Il pH della placca batterica rimaneva sotto la soglia di rischio per tempi più brevi, e arrivava comunque a valori di acidità minori", precisano i medici. Prevenzione assicurata, dicono gli scienziati. E prevenzione è proprio la parola d'ordine, se si pensa che solo la carie colpisce il 22% dei babyitaliani di 4 anni e il 44% dei 12enni. Un 'macigno' sulle tasche delle famiglie. "In Italia evidenzia infatti Strohmenger la spesa annuale pro-capite per le cure odontoiatriche è di 740 euro. Il Servizio sanitario nazionale è insufficiente a far fronte anche alle sole emergenze, e il 70,5% dei connazionali non si è mai rivolto alle strutture pubbliche". Da qui la necessità di diffondere le regole d'oro dell'igiene dentale a colpi di spazzolino e dentifricio, nonché di promuovere un'alimentazione 'a misura di sorriso' e visite periodiche dallo specialista soprattutto nell'età evolutiva. Il traguar-
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do da tagliare è quello fissato dall'Oms: arrivare entro il 2010 a un 90% di bimbi di 5-6 anni 'carie-free', e a una quota zero di giovani 18enni che hanno perso denti per carie o malattie parodontali. "Fornire a genitori e figli tutte le informazioni necessarie per adottare corrette abitudini di prevenzione e stili di vita sani fin da bambini è strategico - commenta Maria Rita Munizzi, presidente del Movimento italiano genitori (Moige) - Per questo abbiamo partecipato con convinzione alla stesura delle Linee guida per la prevenzione dei disturbi orali fin dall'infanzia". E "a breve - conferma - presenteremo la 'traduzione' per i genitori delle raccomandazioni contenute nel documento tecnico" visibile sul sito del ministero. Un filone che gli scienziati intendono approfondire è quello dell''effetto bacio' madre-figlio. Perché è proprio la mamma che baciando il suo bebè, oppure parlandogli a distanza ravvicinata o peggio ancora assaggiandogli la pappa, trasmette al piccolo i germi cariogeni. "Alcune ricerche internazionali - riferisce Cagetti - hanno però suggerito che se la mamma in gravidanza consuma con regolarità chewing-gum allo xilitolo, non soltanto riesce a ridurre il proprio rischio di carie, ma può abbattere anche la probabilità di 'passarlo' al figlio, oppure glielo trasmette più tardi", chiude. (Adnkronos Salute)
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Donne in dolce attesa occhio a non esagerare con i caffè Rendere più consapevoli le future mamme sulle modifiche a cui il loro corpo va incontro e informarle sul rischio di malattie circolatorie da trombosi provocate dall'eccesso di caffeina è l'obiettivo del progetto di sensibilizzazione promosso dall'Associazione per la lotta alla trombosi (Alt), in collaborazione con la Regione Lombardia e con gli ospedali. "Le donne che programmano una gravidanza - raccomanda in una nota Lidia Rota Vender, presidente dell'Alt, che dal 1987 è impegnata nella prevenzione delle malattie cardiovascolari da trombosi e nel finanziamento della ricerca scientifica multidisciplinare in questo campo dovrebbero sforzarsi di cambiare le proprie abitudini. E di
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ridurre al minimo o eliminare del tutto la caffeina, prima e soprattutto durante la gravidanza". Secondo un recente studio inglese pubblicato sul British Medical Journal, infatti, anche piccole quantità di caffeina possono provocare un rallentamento dell'accrescimento del feto. Condotto su 2.600 donne in dolce attesa, la ricerca sottolinea che, indipendentemente dal 'vizio' di alcol e di sigarette, le donne che consumano più di 200 mg di caffeina al giorno, pari a 2 tazze di caffè americano, partoriscono bambini di peso più piccolo rispetto ai neonati di donne che ne assumono meno di 100 mg al giorno. Ancora più significativo il dato per cui a una riduzione del consumo quotidiano di caffeina corrisponde immediatamente un
recupero nel peso del bebè. "I cambiamenti dell'assetto ormonale legati alla gravidanza - aggiunge Vender - fanno della gestazione un periodo di confusione per il sistema della coagulazione, che governa la fluidità del sangue. Il rischio di malattie circolatorie da trombosi risulta quadruplicato, per tutta la gravidanza, e addirittura moltiplicato per 25 volte nel periodo immediatamente successivo al parto". Il progetto di sensibilizzazione femminile partirà a gennaio in alcune città italiane, per essere poi allargato ad altre Regioni.(Adnkronos Salute)
Svelato il mistero del 'boom' dell’infarto delle ore piccole Svelato il mistero del pericolo delle ore piccole. Già diversi studi, infatti, hanno dimostrato che fino all'alba, prima del canto del gallo, è proprio il momento più pericoloso per il cuore: quello in cui si verificano più spesso casi di ictus e infarto. Secondo un team dell'Emory University (Atlanta) la chiave di tutto è nei ritmi giornalieri delle cellule che formano i vasi sanguigni. Gli scienziati, infatti, hanno scoperto che l'attività di queste cellule è al livello più basso proprio nelle primissime ore del mattino. Lo studio suggerisce che questo ciclo della vita cellulare potrebbe rendere i vasi meno in grado di rilassarsi, aumentando così il pericolo di problemi in un particolare momento della giornata. Le cellule progenitrici entoteliali sono chiamate in causa perché hanno un ruolo importante nel mantenere il rivestimento dei vasi. Si tratta essenzialmente di staminali che aiutano a rimpiaz-
zare le cellule endoteliali che formano i vasi proprio nel punto di una lesione, e favoriscono la 'costruzione' di nuovi vasi nelle aree prive di un adeguato rifornimento di sangue. Il team della Emory ha indagato su una serie di 'cavie umane' per capire se l'attività di questa cellule chiave e, dunque, le proprietà dei vasi variassero con il passare del tempo nel corso di una giornata. A questo scopo i ricercatori hanno monitorato 12 volontari sani di mezza età, sottoponendoli a test specifici ogni 4 ore, per un periodo di 24 ore. Misurando le reazioni dei volontari, i ricercatori hanno scoperto che l'abilità dei vasi di rilassarsi e quella delle cellule 'chiave' di crescere raggiungono un picco a mezzanotte (quando il numero delle cellule progenitrici epiteliali arriva a quota 2.000). Dopodiché tutti questi elementi iniziano a sperimentare un calo. "La funzione endoteliale è particolarmente depressa nelle prime ore del
mattino", sottolinea Ibhar Al Mheid, fra gli autori della ricerca. Il team suggerisce così che il controllo di questo meccanismo sia legato ai ritmi circadiani. Insomma al nostro orologio biologico. "E' noto da tempo che il numero di persone che subiscono un attacco cardiaco sembra registrare un picco nelle prime ore del mattino. E i ricercatori continuano a studiare per far luce sui meccanismi responsabili - commenta Ellen Mason, infermiera specializzata nelle cure cardiovascolari alla British Hearth Foundation - Anche se questo studio è piccolo, è importante continuare a indagare su come le pareti dei vasi siano influenzate dalle varie fasi della giornata".(AdnKronos)
Natale: Regalate solo giocattoli sicuri Non abbassare la guardia sulla sicurezza dei giocattoli, i doni più desiderati dai bambini nel periodo natalizio. E' la raccomandazione dei medici, in occasione della celebrazione liturgica dell'Immacolata, che dà il via alla corsa per gli acquisti di Natale. "Talvolta anche l'oggetto apparentemente più innocuo e rassicurante, se scelto con scarsa consapevolezza o per la convenienza di prezzo, può diventare una minaccia per la salute e l'incolumità dei piccoli". Risparmio e scelta accorta possono essere coerenti. Ancora molto però bisogna lavorare sulle campagne di prevenzione e sul fronte della cultura della sicurezza per i più piccoli". (Adnkronos Salute)
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Il ginepro scrigno perenne di alta virtù È una pianta presente nelle zone costiere, nelle dune, nelle zone sabbiose, nelle aree del Gennargentu e in quelle calcaree di tutta la Sardegna. L’antico Dottore in veterinaria tziu Luisi Farina che ben conosceva tutti i tipi di ginepro, tra le altre curiose notizie su questa pianta ci spiegò che i Romani chiamarono “flumen cedrus” il nostro fiume Cedrino, che si versa su Orosei, perché lungo il suo decorso crescono molti ginepri, che i romani ritenevano uguali ai cedri. Chi ha avuto l’occasione di fare escursioni e scampagnate nella valle di Lanaitto e nel Supramonte di Orgosolo ha visto senz’altro alberi e arbusti di G. oxicedrus, pianta longeva e molto resistente alle
tratto da: Làcanas per gentile concessione dell'editore Domus de Janas di Luciana Lapia Piredda
intemperie tanto da essere utilizzata per la costruzione de su pinnetu e de sos cuiles, capanne che servivano come ricovero per il bestiame e per i pastori; i tronchi più grossi e dritti si utilizzavano per le travi delle abitazioni. In territorio di Oliena, nella zona bassa tra Su Gologone e Monte Uddè è presente la varietà Phoenicea o Sabina marittima.Tra le numerose specie di ginepro, quella più diffusa e che viene usata nella Farmacopea Ufficiale è il Communis, un albero sempreverde di aspetto molto variabile. Infatti, in pianura si presenta come un alberello sino ai cinque-sei metri d’altezza, in montagna assume forma cespugliosa, ad alta quota e in zone par-
ticolarmente ventose si riduce ad un arbusto prostrato. Cresce nei luoghi incolti dal mare fino alla montagna, si adatta facilmente ai terreni aridi, ventosi, rocciosi, assolati e inospitali, indifferentemente dal substrato. Le sue foglie sono aghiformi, appuntite e pungenti e i suoi frutti sono delle bacche, chiamate anche coccole o galbuli, di colore verde il primo anno, ma che assumono il caratteristico colore nero-bluastro solamente nel secondo anno di vita, quando giungono a maturazione. Le raccoglieremo in autunno scegliendo le più mature, lucenti, nere e polpose. In generale più crescono a sud più olio essenziale contengono e più l’aroma è
forte. L’utilizzo del ginepro nella medicina popolare è antichissimo. Nel libro dei rimedi dell’antica medicina egiziana si legge questa ricetta: “Per guarire l’infiammazione degli occhi farai macinare bacche di ginepro di Byblos, le farai stemperare nell’acqua e applicare negli occhi del malato ed egli guarirà“. La conoscenza risale anche ai greci e ai romani che ne usavano per fumigazioni, cucina e medicina. Le bacche erano largamente impiegate come diuretico, depurativo, antireumatico, tonico e per questi motivi Catone il vecchio raccomandava l’uso di un vino in cui fossero messe a macero le bacche per almeno venti giorni. Ne parla abbondantemente anche il Mattioli, ricordando che i giovani germogli seccati e tagliati a piccoli pezzi, conservati in scatola chiusa, costituiscono un eccellente the. Le parti officinali sono le giovani
Tanti i principi attivi contenuti nelle bacche usate spesso anche in cucina dicembre 08 - L’Orientale
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sommità dei rami con le foglie, il legno con la scorza, ma soprattutto le bacche chiamate coccole o galbuli, di sapore prima dolce, poi amaro e acre. Principi attivi contenuti nelle bacche: olio essenziale, terpeni e sesquiterpeni, monoterpeni, acidi diterpenici; tannini, flavonoidi, lecitine, zuccheri invertiti, miscela di amari (juniperina), vitamina C L’azione balsamica, diuretica e diaforetica del ginepro lo rendono utile nella cura della gotta, nell’artrite e nei reumatismi. Si può ricorrere in questi casi all’infuso, bevendone due tazzine al giorno. Ecco le dosi: 2 grammi di bacche schiacciate, 100 grammi d’acqua, un cucchiaino di miele. Fate l’infuso come al solito versando l’acqua bollente sulle bacche e lasciatele in infusione per 10 minuti. Filtrare e dolcificare col miele. Se non si ha tempo o voglia di far l’infuso si può utilizzare la Tintura Madre in gocce: 35 gocce in poca acqua per tre volte al giorno. Dal legno si ricava l’olio di Cade che viene usato, sotto forma di pomata, per curare la psoriasi, gli herpes e gli eczemi. Distillando i galbuli si ottiene un olio essenziale prezioso, di odore piacevole, sapore forte, balsamico e di una fresca nota aromatica che aiuterà i soggetti stanchi e un po’ debilitati a
ritrovare il giusto equilibrio per affrontare la giornata e le vicissitudini quotidiane: due-tre gocce 2 volte al giorno, in un cucchiaino di miele, sono la dose ottimale. Ma il ginepro non è soltanto un rimedio a tanti mali; può essere anche un buon liquore e, se qualcuno vuole cimentarsi, ecco la ricetta: Liquore di ginepro: 120 bacche, 150 gr.di alcool a 95 gradi, 250 gr. di zucchero, 3 gr. di semi di anice, 1 cannella, 140 gr.
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di acqua. Pestare le bacche e lasciarle a macero per 10 giorni con anice, cannella, alcool e acqua. Filtrare, imbottigliare ed aggiungere lo zucchero. Il liquore sarà pronto non appena lo zucchero si sarà sciolto. È ottimo sia come aperitivo che come digestivo. Le bacche sono usate spesso in cucina: il sapore aromatico e resinoso viene utilizzato per condire la carne suina, bovina e della selvaggina, nel pesce, nei ripieni, nelle patate e nelle salse. Il sapore combina molto bene con l’aglio e altre spezie aromatiche. E chi dimentica il famoso Gin ottenuto distillando le bacche di questo meraviglioso e utile albero? Questa forte e alcolica bevanda ha una qualità poco conosciuta: combatte lo scorbuto, malattia dovu-
ta all’insufficienza di vitamina C (per fortuna questo problema è ormai raro). I preparati a base di ginepro vanno usati con cautela perché in forti dosi e per tempi troppo lunghi possono dare fastidi all’apparato renale nei casi di persone con infiammazioni o calcoli. La consulenza di un esperto erborista potrà aiutare nella scelta delle dosi. Se è vero che le essenze sono le parole delle piante, il raro parlare del ginepro rimanda a pensieri forti ed atavici, densi del nostro passato; il suo legno, che conserva intatta la fragranza dopo tantissimi anni, è duro e difficile da lavorare, è fantasioso e testardo. Ma regala, con le sue forme e i suoi profumi, un’immersione nelle emozioni più profonde e sincere della nostra terra.
IL GINEPRO (Juniperus oxicedrus, juniperus communis juniperus foenicea-fam.Cupressaceae) A Nuoro e nel logudoro: gheniperu, ghiniperu mascru (J.oxicedrus), ghiniperu femina (J.foenicea) Nel Sassarese: Nìbaru, Nìparu, Innìpari Nel Campidano: Zinnibiru, Zinnibaru, Zinnibiri eru In Gallura: Ajacciu (il toponimo della cittadina corsa di Ajaccio deriva dal detto nome del ginepro) Ginepro comune è un arbusto ramoso o alberetto sempreverde, alto da 1 a 10 m, con foglie lineari-aghiformi, pungenti, riunite in verticilli di 3. La pianta è dioica con fiori piccoli, quelli maschili riuniti in minuscoli amenti ovoidali di colore giallastro, quelli femminili generalmente isolati o riuniti in piccoli gruppi. Il frutto è una pseudobacca di colore brunastro chiamata galbulo; squamosa e pruinosa, è composta da 4 squame carnose saldate tra loro contenenti da 1 a 3 semi angolosi ricchi di un olio essenziale aromatico. È un arbusto comune in luoghi aridi, incolti o boschivi fino ad altezze di 2.500 m s.l.m., con alcune sottospecie adattate alle alte quote, dalle caratteristiche bacche aromatiche di colore blu.
Ecco i dati di vendita del secondo trimestre Nokia in testa seguita da Apple
Smartphone, e voi quale comprereste?
La statunitense Canalys ha pubblicato i dati di vendita mondiali reletivi sl terzo trimestre 2008 degli smartphone. Andando a spulciare tra i numeri ci si accorge come stiano rapidamente cambiando i gusti delle persone. Nokia rimane la prima azienda con un 38,9 % di market share, ma rispetto allo stesso periodo dello scorso anno rallenta la crescita e soprattutto perde punti (aveva il 51,2% del mercato). Apple, grazie all’iPhone 3G balza al secondo posto con il 17,2% del mercato e una crescita del 523%, seguita da Rim (l’azienda che produce i BlackBerry) con il 15,2% di market share e una creascita dell’82,5%. Dopo questi primi tre contendenti si piazzano Motorola e HTC entrambi con il 5,8%, ma con HTC che ha fatto una crescita del 171,4% rispetto allo stasso periodo del 2007. Questi sono i dati grezzi, ma andando a leggere tra le fredde cifre cosa possiamo capire? Apple con un solo prodotto ha sbaragliato il mercato. Questo è forse il punto di forza ma anche di debolezza dell’azienda con la mela morsicata. Un prodotto che a guardar bene non ha neppure tutte le funzioni degli smartphone più evo-
luti (è un iPod con funzioni telefoniche), ma che ha nello stile e nell’innovazione tecnologica (pensiamo al comodissimo display multi touch) e soprattutto nel continuo aggiornamento del software e del firmware un’at-
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tenzione all’utenza che non tutti i produttori possono dire di offrire. Se poi guardiamo il mercato con un occhio particolare ai sistemi operativi che governano gli smartphone più venduti ci accorgiamo che Microsoft
Htc Touch Diamond
Apple iPhone
è presente solo grazie a un produttore (HTC) che ha stravolto l’interfaccia di Windows Mobile rendendola più fruibile e soprattutto gestibile col dito e non solo col pennino. Symbian, leggero, stabile e veloce la fa ancora da padrona, ma dietro incalzano Leopard e il Java di Rim.
Mentre parli lui si ricarica BlackBerry Storm Tu parli e lui si ricarica. E’ l’innovativo sistema per caricare le batterie del cellulare attraverso le frequenze della voce. Questa è soltanto una, delle scoperte annunciate dagli scienziati della Texas University di Houston che stanno lavorando sulle proprietà piezoelettriche di alcuni materiali come la ceramica e il cristallo.
Nokia 5800 XpressMusic
Gelmini su youtube per parlare ai ragazzi Samsung Omnia
Nokia, nuovo mobile computer N97 Arriva il nuovo mobile computer Nokia N97, dispositivo dotato di sensori AGPS integrati e di una bussola elettronica, tramite cui individua il punto in cui l’utente si trova, consente di aggiornare automaticamente i propri social network con informazioni in tempo reale, aggiornare il proprio status e condividere la propria posizione, le proprie fotografie e video con gli amici. Prodotto di punta della gamma Nseries è inoltre dota-
to di ampio display touch da 3,5 pollici, schermata iniziale personalizzata e tastiera estesa QWERTY, offrendo così una finestra “sempre aperta” sui siti di social networking e sulle pagine web. Nokia ha anche presentato anche Maps on Ovi, primo servizio in grado di permettere agli utenti di programmare in anticipo, da casa, il proprio viaggio tramite PC e di sincronizzarlo sul proprio dispositivo mobile, consentendo così l’accesso
ai percorsi pianificati e alle destinazioni preferite mentre si è in movimento. Nei prossimi mesi Nokia Maps diventerà un supporto per organizzare e salvare i luoghi preferiti, programmare in anticipo i viaggi e modificarli, eventualmente in seguito. Gli utenti potranno condividere il luogo in cui si trovano e tutti i contenuti importanti dal punto di vista personale e sociale con gli amici, invitandoli a prendere parte alle attività. (Ign)
(Adnkronos) Il ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini, ha aperto un canale su youtube (www.youtube.it/mariastellagelmini) indirizzato ai giovani. "Voglio accogliere idee, progetti, proposte, anche critiche. Una cosa pero' non faro' mai, quella di difendere lo status quo o di arrendermi ai privilegi o agli sprechi. Dobbiamo avere il coraggio di cambiare, dobbiamo farlo insieme". Ogni settimana il ministro rispondera' agli studenti sui temi della scuola, dell' universita' e della ricerca. Il ministro ha dunque ritenuto di rivolgersi direttamente ai ragazzi usando lo strumento piu' utilizzato dai giovani, internet. In particolare youtube consente di poter spiegare le riforme in corso senza filtri e in maniera chiara, in modo che ogni studente possa farsi un'opinione sulle iniziative intraprese del ministero".
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ASUS 1000H WHITE L'Eee PC sotto la lente Eee PC 1000H offre agli utenti ancora più opzioni per un'esperienza davvero unica. Affidabile e completo, la sua batteria garantisce fino a 7 ore di funzionamento, mentre le veloci connessioni Wi-Fi 802.11n ed i 10 GB di spazio web disponibile attraverso l’esclusivo Eee Storage fanno di questo prodotto un versatile compagno di viaggio. Il display da 10" garantisce una visione ottimale, mentre la tastiera consente una digitazione comoda e confortevole; PC 1000H un comodo
Asus, a inizio 2009 in Italia l'Eee Top con display LCD touch screen AsusTek renderà disponibile anche in Italia a inizio 2009 il pc all-in-one touch screen Eee Top. Piccolo e compatto, si tratta di una soluzione che occupa lo spazio normalmente richiesto da un comune display LCD e può facilmente trovare posto in ogni ambiente della casa, grazie anche al design moderno, che gli consente di integrarsi armoniosamente in qualsiasi tipo di arredamento. Grazie all’innovativa interfaccia sviluppata dal reparto R&D di ASUS e all’impiego dello schermo touch screen, l’interazione con il PC 84
diventa più semplice e veloce, sostituendo mouse e tastiera di un tradizionale PC con il semplice tocco delle dita sul display. Questo rende l’utilizzo di Eee Top davvero intuitivo ed immediato e ne fa una soluzione ideale per un pubblico molto ampio, che comprende anche i bambini più piccoli e tutti coloro che si avvicinano per la prima volta al mondo della tecnologia. E’ ovviamente possibile utilizzare Eee Top anche come un tradizionale computer, grazie a mouse e tastiera coordinati e già inclusi nella dotazione di serie.
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strumento di computing per ogni tipo di impiego. Schermo da 10 pollici e tastiera ampia per un utilizzo ancora più confortevole. Ampia capacità di archiviazione con disco rigido da 160GB. La tecnologia Super Hybrid Engine consente di scegliere tra massime prestazioni o massimo risparmio energetico per ottimizzare la durata della batteria e adattarsi al meglio alle diverse esigenze. Connettività ad alta velocità ovunque con le connessioni Wi-Fi 802.11n.
Non chiamateci semplicemente MP3! Chiamarli mp3 sarebbe riduttivo. Sono i digital media player di nuova generazione. Nati per la musica, non disdegnano foto e video. Piccoli, sottili e leggeri hanno una memoria da elefante a stato solido. Il disco fisso non c'è più da un pezzo e sono più robusti con display luminosi. Abbiamo messo a confronto il digital media player per definizione, cioè l'iPod Nano, con tre concorrenti: Creative Zen Mosaic, Samsung Q1 e Sony Walkman NwzS638F. Modelli che hanno tutti una memoria da 8 Gb, di marchi affidabili e con un prezzo non troppo elevato. L'ultima versione del Nano è riuscita e accattivante nel-
I concorrenti dell’ i-Pod si mettono in mostra
l'estetica. Disponibile in nove colori, monta un display ampio da 2" e ottima qualità, con retroilluminazione a led per diminuire i consumi. È presente un sensore di movimento per orientare automaticamente lo schermo, che funziona come comando shuffle agitando l'iPod. Le istruzioni non ci sono, ma basta caricare iTunes – giunto alla versione 8 – per avere in pochi minuti l'apparecchio pronto all'uso. Dal software Apple si possono comprare i brani musicali e i filmati nello Store ma si può anche semplicemente scaricare un cd che già possediamo. Naturalmente se si possiede un Mac tutto è più immediato, gli utenti Windows invece dovranno caricarsi il
programma per poter usare tutte le funzioni. Riproduce numerosi formati audio oltre al "proprietario" Aac. Ampia la scelta anche per il video. Ci sono funzioni aggiuntive tipo palmare per calendario e appuntamenti. Il software è attento al diritto d'autore, non è raro vedersi negare l'accesso a brani non acquistati su iTunes mentre la compressione di musica da cd è molto rapida. La qualità sonora del Nano sembra più limitata dai più che modesti auricolari in dotazione. Non male anche le immagini. Criticabile la sostanziale impossibilità di trasferire sul computer i brani caricati nel lettore. Il Sony Nwz-S638F è uno degli ultimi esponenti della
stirpe Walkman, marchio che da sempre, indica musica da passeggio e suono di qualità. E in effetti la resa sonora del piccolo e sottile player nipponico è la sua arma vincente: bassi profondi, alti cristallini e un'immagine stereofonica che non fa rimpiangere un lettore cd. Da questo punto di vista ci sembra sopra i concorrenti (ma è una valutazione soggettiva). Tra le peculiarità del Sony c'è anche una feature per audiofili. Legge file musicali Wav, ovvero con la codifica Pcm nativa del cd: nessuna compressione, qualità ai massimi a scapito di un maggiore spreco di memoria, ma con 8 o 16 Gb di memoria questo non è un problema. Ottime anche le cuffie (Serie Ex) in dotazione: non c'è bisogno di comprare auricolari a parte. Per migliorare la qualità sonora sono a disposizione funzioni come Clear Stereo. Il digital media player riproduce, ovviamente, foto e video e si apprezza la quali-
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tà della schermo Qvga da 2". C'è anche la radio. I contenuti possono essere caricati con un semplice drag and drop del mouse, con Windows media player o un altro software a piacere. È compatibile con iTunes. Eccellente il sistema Sensme che crea playlist automatiche. L'estetica è piacevole, i comandi e l'interfaccia utente razionali e intuitivi. È disponibile in tre varianti: nero, grigioarancio e rosso Il Samsung Q1 si presenta in colore nero o silver seppure l'estetica non ci pare il suo punto di forza. Ma quando lo schermo si illumina si scopre una grafica che sembra quella di un cellulare. Le funzioni sono molte: oltre a musica, video e foto c'è la radio Fm, un registratore vocale, si possono perfino visualizzare testi e c'è poi il Premium pack, cioè un insieme di contenuti aggiuntivi davvero interessanti. Troviamo tre giochi e le mappe delle metropolitane delle più grandi città del mondo, con i punti di interesse. La grafica è buona nonostante lo schermo non sia dei più luminosi. Si apprezza la facilità d'uso in ambiente Windows: per caricare musica e filmati basta trascinarli nelle singole cartelle del Q1 anche senza usare l'apposito software EmoDio in dotazione. Ascolto e visione sono più che soddisfacenti anche se gli auricolari in dotazione non entusiasmano, in compenso però è difficile arrivare al suono distorto e le molteplici possibilità di persona-
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Creative Zen Mosaic
Sony Nwz-S638F Samsung Q1
lizzazione del l'ascolto portano a risultati superiori alla media. Tra le varie elaborazioni c'è anche un circuito che può migliorare la qualità della musica mp3 molto compressa. Non convince invece l'equalizzazione automatica in base al tipo di musica. Per foto e immagini il display si orienta sempre sul lato orizzontale e si possono anche riprodurre filmati Wmv. Il lato meno convincente del Q1 è il pad sensibile al tocco, diviso in sette piccole aree operative: si rischia spesso di sfiorare la zona sbagliata. Forse dei tasti tradizionali sarebbero stati più semplici da usare anche se meno coreografici.
Creative Zen Mosaic è un player allegro, disponibile in tre colori (rosa, argento e nero) che ha dalla sua un rapporto qualità/prezzo imbattibile: la versione da 8 Gb costa 100 euro. E la qualità non ne risente troppo: il design è piacevole e giovanile. La resa sonora è tipicamente Creative: inappuntabile e suona forte, va bene anche con auricolari poco efficienti. Oltre a un registratore vocale e alla radio Fm, a disposizione c'è un altoparlante integrato: che fa sentire in un modo più che dignitoso. Supporta
mp3, Wma e video in Avi. È dotato anche di funzioni accessorie come la sveglia, il calendario e la gestione dei contatti. L'interfaccia utente è semplice ma un po' penalizzata dai piccoli pulsanti. Eccellente il display. I contenuti si caricano in modo supersemplice. Si apprezza l'uso di un cavo Usb standard. I concorrenti utilizzano invece cavi proprietari che come ricambi sono più costosi. Uno dei punti di forza del Creative è il suo mondo di accessori. Con una spesa contenuta si possono comprare custodie di ogni tipo e un diffusore stereo con base d'appoggio integrata che trasforma il player in un mini impianto hi-fi. Dalle dimensioni non si direbbe, ma la qualità è eccellente.
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Motori
Toyota, al via la sfida iQ l'anti-Smart da quattro posti La Smart trova la sua prima vera concorrente
Esattamente dieci anni dopo il suo lancio, la Smart trova la sua prima vera concorrente: e' la Toyota iQ, prima - ed unica - macchina al mondo in grado di offrire 4 posti in meno di tre metri. Un progetto ambizioso che punta a rilanciare l'immagine 'eco friendly' della casa giapponese, unica a proporre - insieme al suo marchio di lusso Lexus - ben 4 vetture ibride. Per l'iQ, invece, per ora - almeno in Italia - solo un motore tradizionale a benzina, il ben noto mille tre cilindri da 68 CV, ed un solo cambio, l'automatico CVT a variazione continua: due scelte che con92
fermano la vocazione cittadina della iQ, presentata in questi giorni alla stampa internazionale a Milano. La necessita' di far entrare il piu' possibile nelle dimensioni 'obbligate' (vietato superare i tre metri) ha costretto progettisti e designer a soluzioni ardite, con uno stile piuttosto squadrato, ma movimentato nelle linee di cofano, vetri e luci e un ripensamento generale della meccanica. Ovviamente le ruote sono state posizionate alle estremita': il risultato visivo e' di grande stabilita' (confermato dalla prova su strada) ma soprattutto questa solu-
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E' la prima - ed unica macchina al mondo in grado di offrire quattro posti in meno di tre metri
zione ha permesso di ottenere un passo di ben 2 metri. L'imperativo infatti era di creare un'auto piccola ma non claustrofobica: un risultato raggiunto con successo soprattutto per i due passeggeri anteriori, che possono godere di uno spazio - laterale e longitudinale - superiore a quello di una Yaris. Diverso il discorso per i due 'presunti' posti della panca posteriore (che sostituisce il bagagliaio): spostando in avanti il sedile del passeggero, e' possibile ospitare una persona per un tragitto medio-breve: dietro il guidatore, invece, i centimetri latitano ed e'
verosimile che tale spazio sara' usato per i bagagli. Su strada, l'iQ - che vanta un record di emissioni, appena 99 gr di CO2 per km - fa subito dimenticare di essere al volume della 4 posti piu' piccola del mondo: il tre cilindri sale rapidamente di giri e il confort acustico e' da vettura superiore. Frenate e stabilita' sono al top, mentre il cambio automatico risponde bene alle sollecitazioni del guidatore (in Italia il manuale e' disponibile su ordinazione, senza sovrapprezzo). Per una vettura cosi' particolare, Toyota Italia che punta nel 2009 ad assorbire un quinto della produzione totale, con 20 mila unita' - ha gia' messo in atto da settimane aggressive strategie di comunicazione: un approccio che dovrebbe ritrovarsi nella formula di vendita allo studio, che prevede un anticipo pari a un terzo del prezzo e il resto pagabili in rate annue pari al 10 per cento del totale, che pero' includono assicurazione incendio e furto e manutenzione. In caso di ripensamento, sara' possibile restituire l'iQ al concessionario oppure usare i soldi versati per una nuova Toyota. Se confermata, una formula coraggiosa destinata a sbloccare le resistenze piu' forti che l'iQ dovra' incontrare, ovvero quelle legate al suo prezzo. In Italia si parte con una
versione di lancio peraltro molto completa - di 13.600 euro, che possono arrivare a sfiorare i 15 mila con optional molto richiesti, come il navigatore Gps. Per ora disponibili solo due colori, bianco e nero: per gli altri bisognera' attendere il 2009 quando arrivera' anche la versione 'base', che tuttavia non dovrebbe scostarsi di molto dai 13 mila euro. In tempi di crisi del credito, un listino 'pesante' - a giudicare dai blog che parlano dell'iQ - ma che Toyota spera di far accettare alla luce dei contenuti tecnici e della qualita' del progetto.(ign)
Meglio parlare con un passaggero Lo dimostra uno studio dell'Università dello Utah. Auricolare e vivavoce non bastano per rendere sicura la guida di chi, mentre è al volante, non sa resistere al richiamo di una suoneria e alla tentazione di una chiaccherata al cellulare. A rivelarlo è una ricerca condotta dal team dell'Università dello Utah guidato da Lee Strayer e pubblicata sul 'Journal of Experimental Psychology Applied', secondo cui avere le mani libere non è sufficiente a garantire un buon livello di attenzione e riflessi veloci. Un giovane che guida parlando al telefonino avrebbe infatti tempi di reazione paragonabili a quelli di un anziano o, peggio ancora, di un ubriaco. Ma non solo. Parlare al cellulare mentre si guida distrarrebbe molto di più che parlare con un interlocutore in carne ed ossa, in quanto la nostra attenzione è dirottata verso la discussione e chi ci parla non ha la possibilità di sapere in che condizioni è la strada o se ci sono particolari pericoli. Lo studio, condotto su 96 volontari testati dentro un simulatore, ha così dimostrato che chi guida parlando al telefonino sbaglia spesso strada, tende ad uscire dalla propria corsia e non rispetta la distanza di sicurezza. Cose che non si verificano se il guidato96
Il telefonino distrae dalla guida ... anche con vivavoce e auricolare re parla con un passeggero. ''Il motivo - spiega Strayer - è che un essere umano presente nell'auto è in grado di rendersi conto delle condizioni del traffico, delle uscite, degli eventuali pericoli e soprattutto sa che deve
tacere quando il momento richiede la massima concentrazione da parte dell'autista. Il passeggero - conclude aggiunge un secondo paio d'occhi, aiuta l'autista a orientarsi e gli ricorda dove stanno andando''.
Chi parla al cellulare mentre è al volante ha riflessi paragonabili a quelli di un anziano o di un ubriaco
E' arrivata la "Scatola Rosa” Incidenti, guasti meccanici e aggressioni contro gli automobilisti sono i fattori che hanno spinto l'ANIAFondazione delle Compagnie d’Assicurazione per la sicurezza stradale - a ideare la "Scatola Rosa", presentata in anteprima al Motor Show di Bologna. Il nome richiama quello della “scatola nera”, il dispositivo utilizzata da anni negli aeromobili per registrare i dati di volo. E il principio di funzionamento è esat-
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tamente lo stesso riadattato al diverso mezzo di trasporto. Nello specifico questo dispositivo sfrutta una memoria digitale installata a bordo e collegata 24 ore su 24 con una centrale operativa che sarà avvertita in tempo, dell’incidente con tanto di geolocalizzazione satellitare. In caso di guasto meccanico o di aggressione, la guidatrice può invece richiedere soccorso immediato premendo un apposito
pulsante in auto o su un telecomando attivabile nei pressi dell’autovettura. Il progetto dell’ANIA prevede in una prima fase l’installazione di 2 mila Scatole Rosa e le prime 500 donne che la richiederanno presso lo stand della Fondazione ANIA al Motor Show di Bologna beneficeranno dell’installazione gratuita con un canone di 3 anni interamente finanziato dalla Fondazione.