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INTERVISTA INTERVIEW
VOLO, la cloche ad Alessandro Sallusti Il Direttore responsabile de Il Giornale, si racconta in questa intervista dove spiega che stava per indossare la divisa da pilota by Vanina Gerardi
C
ome è nata la sua passione per la carta stampata?
Probabilmente si tratta di un virus che mi ha colpito da bambino. A 12 anni scrivevo a mano e fotocopiavo un giornalino della via dove abitavo. Poi è stata una lotta contro una famiglia che mi voleva perito chimico e che non ne voleva sapere di questo mio sogno giudicato troppo ambizioso. Ho vissuto anni in clandestinità di identità. Dura ma mi ha rafforzato. Qual è il giornalista e/o scrittore che legge volentieri e perché? Può sembrare un paradosso ma leggo poco. Sono cresciuto nel mito di Montanelli e Biagi. Poi li ho conosciuti e ho lavorato con loro. Ho imparato, certo, ma è stato un peccato, il mito in carne e ossa è meno interessante di quello che alberga nella fantasia. Oggi non ci sono più grandi firme, leggo ciò che mi sorprende o incuriosisce a prescindere da chi lo ha scritto. Il mondo dell’informazione è in continua evoluzione. Qual è se-
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Non amo la classica vacanza, né il lavoro mi permette d’estate le quattro settimane di stacco. Il giornale quotidiano è in edicola tutti i giorni, sabati e domeniche compresi, quindi la tua testa è al lavoro anche se sei su una spiaggia o in cima a una montagna. Mi piace prendermi delle pause: qualche giorno in Versilia, in Sardegna o sul lago di Como dove sono nato ormai tanti anni fa condo lei il destino della carta stampata? I giornali stanno per diventare, in parte già lo sono, un prodotto di nicchia. Saremo come il caviale, il tartufo o le ostriche: destinati a pochi e ricchi (culturalmente) signori. Un club di intenditori. Del resto competere con la velocità e la quantità di informazioni che tv e internet ti mettono a disposizione
ogni giorno è come fare a pugni con Miki Tyson: hai perso in partenza. La ricetta sarà: meno pagine, alta qualità e originalità dei contenuti. Legge in viaggio? Aereo o treno? Il viaggio è l’unico tempo in cui non mi faccio mancare un buon libro. Adoro viaggiare in aereo anche perché è uno dei pochi luoghi in cui mi è impedito di lavorare. Niente telefonini, niente internet nessuno che può raggiungerti. È il mio Eden. Cosa vorrebbe trovare, ad esempio, in questa rivista di utile e piacevole da leggere? A parte questa intervista? Scherzo. Riviste di questo tipo sono un biglietto da visita per la compagnia che le edita e per il paese che le stampa. Avete una grossa responsabilità e vedo che fate seriamente il vostro lavoro. Non mi permetto di dare consigli, semmai ne chiedo a voi per il mio giornale. Da passeggero alla cabina di pilotaggio, un abitacolo non proprio sconosciuto per lei, pilota mancato... Ci racconta?