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Il Rosso di Bordeaux

Le molte e sempre piacevoli sorprese di una razza particolare

Il Rosso di Bordeaux

Il “Dogue” compare nel catalogo della prima mostra francese nel 1893 e da allora… Leale e paziente si sente parte della famiglia. Tolleranti ed affettuosi nei confronti dei bambini e sospettosi con gli estranei

Il Dogue de Bordeaux è una grande e potente razza molossoide tipicamente brachicefala dai profili concavilinei, le cui origini sono attribuite tradizionalmente al sud-ovest della Francia, dove ha avuto maggiore possibilità di resistere ai tempi più bui e riemergere anche grazie ad una zona di commercio molto fiorente. Seppur non fossero poveri coloro che potevano permettersi una razza grande da sfamare, non è detto che i possessori di Dogues appartenessero all’aristocrazia. Prima della Rivoluzione francese la gente comune non aveva diritto di andare a caccia, di conseguenza i cani che maggiormente caratterizzavano la nobiltà erano pressoché Levrieri e Segugi. Al termine di questo sconvolgente periodo storico che segnò immensi cambiamenti in Francia, nonostante ci fossero altre cose a cui pensare rispetto all’allevamento dei Dogues, che ne portò quasi alla scomparsa, la razza riuscì a sopravvivere insieme ad altre presenti sul territorio francese. Pertanto dal 1815 si avviò una fase di recupero e ricostruzione per il Dogue, anche grazie agli scambi con l’Inghilterra e la vicina Spagna, introducendo sangue di razze molossoidi inglesi e spagnole, ma nel corso del XIX secolo tali importazioni vennero del tutto disprezzate. Il nome Dogue de Bordeaux fu ufficializzato durante la prima mostra canina francese del 1863, a Parigi, presso il Jardin d’Acclimatation, dove un maschio di nome Magenta, del signor Radigué, vinse il primo premio. Verso la fine del XIX secolo il Dogue de Bordeaux è di interesse per la categoria dei macellai e dei proprietari dei mattatoi di Bordeaux, ma anche parigini, che lo scoprirono come animale da tiro e per i quali diventò un cane da lavoro, un compagno e un combattente. Già, poiché il Dogue, comunemente utilizzato nel ruolo di cane da guardia, ha anche una lunga storia di cacciatore di cinghiali e combattimenti nelle arene, tant’è che nella regione sud-occidentale della Francia, l’Aquitania, sin dalla metà del XVIII secolo venivano organizzati spettacoli dove i Dogues erano impiegati nelle lotte tra cani, come pure contro orsi, tori o altri animali.

IL “DOGUE”

Il Dogue de Bordeaux – “Dogue” - condivide le sue origini con alcune delle altre razze molossoidi più amate, infatti, deriva dai quegli antichi e possenti cani selezionati per ottenere strutture con un ampliamento dei diametri trasversali e con un notevole aumento del volumi, sia corporeo sia cefalico, per guadagnare in compattezza e po-

tenza. Così vennero combinati con la selezione morfologica alcuni modelli comportamentali, ricercati per rafforzare l’aggressività territoriale e conferendo a questi cani una maggiore efficienza nella protezione delle mandrie e delle proprietà, ma anche nella caccia ai grandi predatori. Probabile che furono loro i progenitori del Molosso d’Epiro, comune antenato delle razze molossoidi, il più antico conosciuto dai Paesi civili, rinomato per la sua ferocia. Il nome di Molosso d’Epiro è stato riportato dalla Persia in Grecia da Alessandro Magno, al suo ritorno dall’Asia del Sud. Poi questi cani arrivano a Roma e divennero popolari dall’epoca romana poiché utilizzati per scopi diversi come il trasporto di merci, combattendo nelle arene, per la caccia e accompagnando gli eserciti, fino a giungere in Gallia e in Inghilterra. Sebbene il Dogue de Bordeaux sia stato riconosciuto col nome attuale verso la fine dell’Ottocento, il termine “Dogue” fu introdotto in Francia alla fine del XIV secolo e i cani ai quali si può attribuirne l’origine possono essere riscontrati, attraverso l’arte e la letteratura, soprattutto quando venivano utilizzati per esercitare attività venatoria. L’antenato del Dogue, probabilmente discendente da una tipologia di cani noti col nome di Alan, nello specifico di Alan Vautre, venne citato nel XIV secolo da Gaston Phebus, Conte di Foix sul suo “Libro della Caccia” e descrivendone le caratteristiche affermò: “ha una presa più forte di tre levrieri”. Benché la moderna selezione sia fortemente associata alle regioni vinicole della Francia sud-occidentale, durante la prima mostra canina francese sono state riconosciute tre varietà di Dogues: il tipo “Parigino”, una varietà

più eterogenea che ricordava il Mastiff, grande ma snello con un ventre retratto, un manto fulvo chiaro, una testa più piccola e meno rugosa, con fronte alta ma depressione naso-frontale meno marcata, muso non molto largo e quadrato, nonché un mento non proprio pronunciato, si può affermare il meno apprezzabile nella razza. Il tipo “Tolosano”, apparteneva ad una varietà più omogenea, anche denominato “Dogue du Midi” in cui si potevano individuare similitudini con due razze, ossia il “Dogue spagnolo” presente oltre il confine dei Pirenei, e il “Dogue d’Ulm” cioè l’Alano dell’epoca, con una testa voluminosa e masseteri pieni, più simile al Dogue che all’Alano dei giorni nostri. Anche se a questa varietà si sono attribuiti aspetti piuttosto contrapposti di cui uno più “alaneggiante”, con testa lunga e muso privo di sostanza, nessuna espressione, ventre retratto, insufficiente ossatura e scarsa muscolatura; in realtà, il tipo “Tolosano” era maggiormente fissato su una tipologia dal corpo potente, più lungo rispetto al tipo “Bordolese” e meno saldo e meno possente. Il cranio era voluminoso ma non trapezoidale. Il muso si presentava piuttosto lungo e largo alla base, ma mancava di maggiore quadratura. La fronte non dominava il muso e la depressione naso-frontale era meno marcata. Infine il tipo “Bordolese”, per meglio dire quello descritto dallo Standard e rappresentato come un cane molto potente con corpo muscoloso e ben saldo, dal muso corto e la testa voluminosa e di conseguenza tutti quei caratteri che hanno contribuito ad identificarne la razza del Dogue de Bordeaux. Anche se il Dogue aveva una sua antica origine, persino precedente ad altre razze molossoidi, in alcuni periodi si rese necessario introdurre sangue misto per preservarlo, tra cui quello del Mastiff, del Dogue d’Ulm, del Dogue spagnolo, del Cane di San Bernardo, del Bloodhound, del Bouledogue e del Bulldog. Ma ovviamente utilizzando sangue di altre razze se ne potevano comprendere i tratti caratteristici e pertanto distinguerne la provenienza. Durante la Guerra dei Cent’anni gli inglesi portarono con sé anche le loro razze ed è comprensibile che in quel periodo ci fu la possibilità di utilizzare gli esemplari presenti per ottenere alcuni caratteri ricercati. Gli accoppiamenti con Dogue e Bulldog

TESTA È voluminosa, spigolosa, ampia, piuttosto corta, trapezoidale quando è vista da sopra e dal davanti. Gli assi longitudinali del cranio e del muso sono convergenti. La testa è solcata da rughe simmetriche, da tutti e due i lati della sutura metopica. Queste rughe profonde e tormentate sono mobili a seconda che il cane sia in attenzione o non lo sia. portarono ad un’altra variante nella razza, più piccola, usata molto nei combattimenti ed riconosciuta col nome di “Doguin”. L’esistenza di queste tipologie si rivelò motivo di polemiche, allo stesso modo l’esistenza di due maschere, nera e rossa, fu origine di accese discussioni. Così, nonostante un inizio incoraggiante, la razza restava poco omogenea con diverse tipologie di Dogue, facendo ritardare la pubblicazione di uno Standard. Bisognerà attendere il 1896, con un lavoro del Veterinario Dr. Jean Pierre Mégnin direttore del giornale “L’Eleveur”, per realizzare il primo Standard di razza. Pierre Mégnin apparve abbastanza discriminatorio e promosse l’unico colore rosso per la maschera, sostenendo che la maschera nera era il risultato di incroci con il Mastiff. In seguito J. Kunstler, professore di anatomia comparata ed embriologia all’Università di Bordeaux nonché Direttore del Museo di Bordeaux dal 1898 al 1921, pubblicò, su insistente richiesta di Paul Mégnin, l’“Etude Critique Sur Le Dogue De Bordeaux”, nel 1910, il secondo Standard di razza, più elaborato, in cui venne rintrodotta la maschera nera per la quale Kunstler aveva una preferenza e per di più alcune importanti pro-

porzioni sono ancora impiegate nello Standard attualmente in vigore. Si costituirono e sciolsero nell’arco di pochi anni diversi Club di razza, dal “Comité du Dogue de Bordeaux français” di Pierre Mégnin ricordato verso la fine del XIX secolo, il “Club du Dogue de Bordeaux” di Kunstler nel 1909, fino alla “Société Centrale du Dogue de Bordeaux” e il “Club bordelais du Dogue de Bordeaux” nel 1912. Come accadde per altre razze, durante le due Guerre Mondiali, anche il Dogue di Bordeaux rischiò l’estinzione e la Guerra del 1914 non ha di certo risparmiato la razza. In questo periodo Il Dogue de Bordeaux ha sofferto molto, ciò nonostante si continuava comunque a mantenere un sufficiente aumento di esemplari, anche durante l’intervallo tra le due guerre. Così, nel 1924 è stato fondato nuovamente il “Club du Dogue de Bordeaux” dai signori Bares, Roullet e Deland, mentre la “Société des Amateurs du Dogue de Bordeaux” (SADB) fu fondata nel 1930 e riconosciuta dalla già Société Centrale de Paris, ovvero la Société Centrale Canine. Il Dogue de Bordeaux, senza diventare una moda, si predispose poi sul territorio francese, soprattutto ad ovest. La Seconda Guerra Mondiale però mise la razza in grande pericolo e il Club nel 1960 non conta più di cinque membri e nel 1961 ci furono solamente 24 iscrizioni al LOF (Libro Origini Francese). Tuttavia, il duro lavoro di un gruppo di appassionati permetterà la riabilitazione della razza con quasi 200 nascite registrate nel 1979. Per quanto appena detto, quello di Raymond Triquet è il nome legato alla rinascita del Dogue de Bordeaux che realizzò non solo con i suoi noti campioni in allevamento,

piuttosto, promuovendo tenacemente la razza e fornendo sempre un indirizzo selettivo a stimabili allevatori. E così Raymond Triquet sarà anche l’autore del terzo e quarto Standard di razza, con la rispettiva collaborazione del Medico Veterinario Maurice Luquet nel 1971 e di Philippe Sérouil nel 1993. Un ulteriore perfezionamento venne poi apportato nel 2007 da Raymond Triquet, Sylviane Tompousky e Philippe Sérouil. Negli anni 80 parte la diffusione del Dogue de Bordeaux sia in Francia che all’estero. Pertanto, Paesi come la Germania, il Belgio, la Spagna, l’Italia, l’Olanda e più recentemente gli Stati Uniti e l’Australia, iniziano ad interessarsi se non addirittura appassionarsi alla razza. L’esempio più significativo è il riconoscimento ufficiale della razza da parte Kennel Club nel 1997 e della American Kennel Club nel giugno 2008.

EDUCAZIONE: PAZIENZA E PERSEVERANZA

I Dogues de Bordeaux in famiglia sono una compagnia leale e amorevole, nonché straordinariamente calma e paziente, considerando le loro grandi dimensioni. Tuttavia, sono anche territoriali e sospettosi verso gli estranei. Questi tratti, combinati con il loro coraggio istintivo, li rendono pronti a difendere la proprietà da intrusi e i loro proprietari da potenziali aggressori. Sono meravigliosi compagni di vita dal grande cuore ed

amano vivere in famiglia, sono tolleranti e gentili nei confronti dei bambini, nonostante le loro dimensioni sanno essere accorti con loro, ma non rassegnateli a sopportare da soli i tormenti dei più piccini. Alcuni soggetti possono presentare un forte istinto predatorio nei confronti dei gatti se non abituati sin da piccoli alla loro compagnia. Data la mole, nonché il carattere forte e risoluto, se si apprezza la razza ma non si ha esperienza, nella scelta di un cucciolo è sempre meglio farsi consigliare dall’allevatore. L’aspetto più importante dell’educazione di un Dogue de Bordeaux è la socializzazione. È fondamentale che un cane così potente abbia una buona formazione su come avvicinarsi e comportarsi nei confronti di altri cani e delle persone estranee, e un corso di educazione per cuccioli è un ambiente ideale in cui farlo. Tuttavia, il proprietario deve essere preparato al fatto che ci vorrà fermezza poiché i Dogues de Bordeaux sono piuttosto testardi, ma non sono difficili da addestrare, anzi, se si entra in sintonia con loro, imparano molto rapidamente. Ancora una volta, di primaria importanza è la fiducia e l’assertività del proprietario durante queste sessioni di addestramento, poiché guadagnarsi il rispetto del cane è tanto importante quanto la sua risposta ai comandi. Il Dogue de Bordeaux non è una razza che richiede molto allenamento per scaricare le proprie energie: circa 1 ora di cammino al giorno può essere considerato il corretto esercizio di cui hanno bisogno, dopodiché possono tranquillamente sdraiarsi per un pisolino. Dentro casa sono inattivi per la maggior parte della giornata, comunque, dovrebbero anche avere la possibilità di svolgere alcune sessioni di gioco dato che hanno fondamentalmente bisogno della compagnia dei membri della famiglia e interagire con loro, per essere felici e soddisfatti.

PICCOLE ATTENZIONI QUOTIDIANE Come diverse razze molossoidi, in alcune occasioni possono salivare e, poiché amano vivere in casa, bisognerà fare un po’ più di attenzione asciugandoli, quando accade. Anche se la mole può far pensare ad una razza letargica, il Dogue de Bordeaux possiede le caratteristiche di un atleta, tarchiato e potente, quindi quando vede il guinzaglio è sempre felice ed entusiasta di uscire per brevi passeggiate, scegliendo i momenti freschi della giornata. Questo perché è una razza brachicefala e può soffrire le ore più calde, durante le quali preferisce stare all’ombra a sonnecchiare. Le rughe pesanti potrebbero richiedere un’attenzione speciale, poiché le pieghe della pelle possono intrappolare l’umidità e lo sporco e quindi essere arrossate ed aver bisogno di essere pulite. Le salviettine antisettiche sono certamente d’aiuto e possono essere utilizzate per detergere queste aree. Come la maggior parte dei cani di grossa taglia, il Dogue de Bordeaux ha una rapida crescita. Per sviluppare e mantenere uno scheletro grande e robusto con articolazioni forti, avrà bisogno di una dieta di qualità con un corretto bilanciamento calcio fosforo. LA SITUAZIONE IN FRANCIA E IN ITALIA

In Francia il numero delle iscrizioni al LOF aumentò gradualmente fino alla metà degli anni ’90, per poi iniziare a crescere. Dalle 250 iscrizioni annuali di fine anni ’80, si è passati a 500 all’inizio degli anni 2000. La razza subì un’ulteriore accelerazione nelle nascite, raggiungendo un picco di circa 1.300 iscrizioni l’anno a metà del 2010. Da allora si è registrato un lieve calo, con iscrizioni al libro delle origini francese di circa 1.100 all’anno. In Italia sin dai primi anni ’80, grazie ad alcuni storici allevatori e appassionati italiani, la razza ha avuto modo di farsi conoscere ed apprezzare. Si è passati quindi da 247 iscrizioni al LOI (oggi ROI) nel 1999 alle 575 del 2002 aumentando a 770 nel 2004, per avere poi una flessione a 690 nel 2008. Il picco delle iscrizioni si è registrato nel 2013 con 874 nascite, facendo poi osservare un costante calo fino al 2018 con 547 iscrizioni e una leggera ripresa fino ad oggi. Nel corso di questi anni l’allevamento del Dogue de Bordeaux in Italia ha raggiunto un livello davvero entusiasmante. Questo perché gli italiani, pronti al confronto nel verificare il proprio lavoro selettivo, sono sempre presenti in gran numero alle manifestazioni di rilievo oltre con-

fine, esponendo esemplari competitivi in grado di imporsi e conquistare i più importati risultati internazionali, europei e mondiali per la razza. Ciò nondimeno, oltre a ricercare le caratteristiche richieste per soddisfare il concetto di bellezza nella razza, gli allevatori italiani guardano alla salute.

CONCLUSIONE

Il Dogue de Bordeaux è una razza meravigliosa e solo chi ha avuto la possibilità di viverla può comprenderne le ragioni. È un amorevole compagno per tutta la famiglia dal temperamento affettuoso e discreto, abbaia raramente, nonché consapevole della sua forza soprattutto con i bambini. Il muso potente, ampio e piuttosto corto, la mandibola rimontante, la mole considerevole, lo fanno apparire particolarmente dissuasivo per vigilare sul suo territorio. Ciò che d’impatto cattura lo sguardo osservandolo è l’aspetto possente, la tipica espressione caratterizzata dalle suggestive rughe sulla testa che variano d’intensità ad ogni stato emotivo del cane; così dall’esprimere attenzione e fierezza, esse possono distendersi e passare rapidamente a mostrare un’aria languida ed affettuosa. Ed è proprio questa la qualità che primeggia stando assieme ad un Dogue de Bordeaux, il suo sconfinato affetto e l’esigenza di vivere a stretto contatto con i componenti della famiglia.

Vincenzo Parmiciano

Presidente Club Italiano del Molosso Massimiliano Ravaglioli

Vicepresidente CIM - Presidente sezione Dogue de Bordeaux

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