PAESAGGIO
INTERVISTA
FITOPATOLOGIA
I paesaggisti italiani negli ultimi quarant’anni
Vivai Brambilla: talee di qualità per il successo della filiera florovivaistica
Le “emergenze fitosanitarie” vanno bloccate perché non diventino troppo dannose
Lineaverde ATTUALITÀ
E I NFORMAZIONE
T ECNICA
PER
V IVAISTI , P ROGETTISTI
40
E
C OSTRUTTORI
DEL
V ERDE
SPECIALE SUBSTRATI
ANNI
Lineaverde
I substrati per ortoflorovivaismo: stato dell’arte e innovazione I substrati per le colture ornamentali in contenitore Micorrizze: gestione naturale degli alberi
Maggio - Giugno 2014 Anno 40 - N° 3
www.giorgiotesigroup.it
Follow us on
Un altro parco in città Domenica 8 giugno 2014 Pistoia - Piazza della Sala
Domenica 8 giugno nasce un nuo nuovo vo parco a Pistoia. Il centro storico sarà ricoperto di vverde erde per un giorno. “Un altro parco in città” trasforma orma per 24 ore il centro che da tre anni trasf città” è l’iniziativa l’iniziativa che storico medievale “impossibimedievale di Pistoia in un grande giardino “impossibi le” Perché erché quelle piazze piazze non le”. Perché Perché il prato sorge sulla pietra. P sono state state terra terra state concepite come parco ma sono sempre state di commercio. Perché, vivere Perché, per un giorno, è un altro modo di vivere quei luoghi. Più che che un giardino, quindi, un inno alla qualità della vita vita e alla bellezza. L’evento, ’evento, realizzato in collaborazione con il Comune di Pistoia, la Camera di Commercio e il Consorzio Turistico, vede anche anche per quest’anno il contributo sorzio T uristico, vede
della Giorgio Tesi impegnata in questa questa insolita Tesi es Group impegnata insolita operazione di Guerrilla Guerrilla Gardening. Gardening. Numerosi gli eventi eventi collaterali tra cui un incontro organizzato proprio dalla Giorgio Tesi che vedrà vedrà Tesi Group che la presenza di PAYSAGE rivista TOPTOPPartner con la rivista PAYSAGE come Media Partner SCAPE e con esperti di paesaggismo e di verde verde urbano. *In caso di pioggia la manifestazione domanifestazione sarà rinviata rinviata alla prima domenica di bel tempo successiva. successiva. Partner Media P artner WebMagazine WebMagazine
Protagonista è la pianta - Plants are front and center
Giorgio o Tesi Tesi Group Grroup The Futur Future e is Green Gr een MAIN SPONSOR
QUALITY MANAGEMENT CER RTIFICA ATION SYSTEM CERTIFICATION UNI EN ISO 9001:2008
ENVIRONMENTAL MANAGEMENT ENVIRONMENTAL TIFICATION CER RTIFICA ATION SYSTEM CERTIFICATION UNI EN ISO 14001:2004
802529
IT-001442 IT T-001442
Prima azienda vivaistica Europea re e l’attestazione EMAS a ottener ottenere per qualità e rispetto ambientale
©
Pinocchio P Pi inocch in chio for a Green
Future F uture
Via Via di Badia, 14 - 51100 - Bottegone - Pistoia - Italyy - Tel. Tel. + 39 0573 530051 - Fax + 39 0573 530486 - info@giorgiotesigr info@giorgiotesigroup.it oup.it
> SOMMARIO <
Il punto I substrati per le colture ornamentali in contenitore .......... PAG. 2 di Renato Ferretti
Lineaverde è edita da EPE Edizioni Srl
Speciale substrati I substrati per ortoflorovivaismo e non solo: stato dell’arte e innovazione .................................................. PAG. 6 di Massimo Valagussa e Alessandro Pozzi Architettura del Paesaggio I paesaggisti italiani negli ultimi quarant’anni .................... PAG. 14 di Biagio Guccione
Redazione: Via Spezia, 33 - 20142 Milano Tel. 02.89.50.18.30 - Fax 02.89.50.16.04 E-Mail per richiesta abbonamenti o informazioni: info@linea-verde.net E-Mail per invio comunicati o altro materiale alla redazione: lineaverde@linea-verde.net Sito Web: www.linea-verde.net Direttore responsabile: Massimo Casolaro massimo.casolaro@epesrl.it
Speciale substrati Micorrizze: gestione naturale degli alberi ............................ PAG. 18 di Daniele Zanzi
Direttore editoriale: Renato Ferretti renatoferretti@tin.it
Editor: Silvia Vigé
Schede Tecnico-Botaniche .............................................. PAG. 23 Lagerstroemia indica ‘Bianca Grassi’ Populus nigra italica ‘San Giorgio’ Rosa ‘Papa Giovanni Paolo II’ di Renato Ferretti e Silvia Vigé Intervista Vivai Brambilla: talee di qualità per il successo della filiera florovivaistica .............................. PAG. 28 di Silvia Vigé
silvia.vige@epesrl.it
Hanno collaborato: Giulia Arrigoni, Giorgio Badiali, Ilaria Bonanno, Biagio Guccione, Silvia Vigé Comitato tecnico: Giorgio Badiali Francesco Ferrini Franca Gambini Biagio Guccione Laura Schiff Redazione: Claudia Perolari claudia.perolari@epesrl.it
Fitopatologia Le “emergenze fitosanitarie” vanno bloccate perché non diventino troppo dannose ................................. PAG. 34 di Giorgio Badiali
Segretaria di redazione: Silvia Mariani
INFORMARE ......................................................................... PAG. 40
Abbonamento annuale Italia: 40 euro da versare su c/c postale n°12059200 intestato a: EPE srl - 20142 Milano Via Spezia, 33
FIERE ...................................................................................... PAG. 48
silvia.mariani@epesrl.it
Impaginazione: Claudia Bellelli claudia.bellelli@epesrl.it
Stampa: Ingraph - Seregno (Mi) Spedizione in abbonamento Postale 45% Art. 1 Comma 1, Legge 46 del 27/2/2004 Filiale di Milano. Iscrizione al registro degli operatori di comunicazione (ROC) n° 3231 del 30/11/2001. Autorizzazione Tribunale di Milano n° 27 del 18/1/1999. Tutti i diritti sono riservati. È vietata la riproduzione, anche parziale. Lineaverde è un marchio registrato di proprietà della EPE Edizioni Srl.
> INSERZIONISTI < / Bruschi Vivai
PAG 44
/ Loraschi
PAG 45
/ Capitanio Vivai
PAG 46
/ Mati Piante
PAG 47
/ Everris
PAG 27
/ Tesi Ubaldo
PAG 39
/ Flormart
PAG 33
/ Umbraflor
PAG 43
/ GaLaBau
PAG 41
/ Vannucci Piante
IV cop.
/ Gilardelli Vivai
III cop.
/ Vignoli
PAG 42
/ GT Piante
II cop.
/ Zelari
PAG 5
Pubblicità EPE - Via Spezia, 33 - 20142 Milano Tel. 02/89.50.18.30 - Fax 02/89.50.16.04 Direttore commerciale: Maurizio Casolaro maurizio.casolaro@epesrl.it
Pag. 1 • Lineaverde Mag/Giu 2014
> IL PUNTO - SPECIALE SUBSTRATI <
I substrati per le colture ornamentali in contenitore Nelle coltivazioni in contenitore il substrato di coltura è uno degli elementi fondamentali per il successo della coltivazione perchè influenza direttamente sia l’assorbimento degli elementi minerali, che la disponibilità di acqua e aria per lo sviluppo di un equilibrato apparato radicale. Vediamo insieme alcune considerazioni in merito.
di Renato Ferretti renato.ferretti@tin.it
Dottore agronomo e dirigente della Provincia di Pistoia
Pag. 2 • Lineaverde Mag/Giu 2014
l mercato dei terricci per il vivaismo professionale ed anche per l'hobbistica si è sviluppato negli ultimi trentacinque anni; prima di allora, infatti, le necessità delle aziende vivaistiche e dei giardinieri venivano soddisfatte con miscele di materie prime reperite in loco (stallatici, terre di campo, foglie di faggio, aghi di pino, ecc.). Con lo sviluppo delle coltivazioni in contenitore si è reso necessario disporre di crescenti quantità di materiale facilmente trasportabile e con caratteristiche chimico-fisiche adeguate. Oggi il substrato più utilizzato in Europa è sicuramente la torba che costituisce la materia prima più principale per la preparazione dei miscugli con altri materiali come la perlite o la pomice che sono i substrati maggiormente usati nel vivaismo ornamentale. In l'Italia, abbiamo circa duecento aziende che producono e/o commercializzano substrati sia per i vivaisti che per gli hobbisti, il consumo annuale di substrati si aggira sui 5 milioni di m3, costituiti perlopiù da tor-
I
be bionde e brune importate dall'estero e che ci portano a stimare un consumo totale di torba almeno di 2 milioni di m3 Quanto detto sottolinea, quindi, l'importanza della torba per il settore vivaistico. D'altra parte, una serie di ragioni spingono a ricercare dei materiali alternativi alla torba. Infatti, i prezzi della torba crescono in continuazione in seguito all'incremento dei costi energetici che incidono su tutte le fasi del processo produttivo, compreso il trasporto dai paesi produttori del Nord-Europa o
del Canada. Inoltre, aumenta la domanda di substrati “peat-free” in conseguenza di una campagna di stampo ambientalista condotta contro lo sfruttamento delle torbiere, in considerazione del valore naturalistico (in alcuni casi, anche archeologico) di questi particolari habitat e della natura di risorsa “non rinnovabile” di questo materiale, la cui formazione richiede in effetti migliaia di anni. Ecco da ciò la necessità di ricorrere all’utilizzazione di substrati alternativi possibilmente riciclando materiali di scarto o adoperando previ opportuni trattamenti il compost, oppure utilizzando altri materiali naturali riproducibili. D’altra parte nelle coltivazioni in contenitore il substrato di coltura è uno degli elementi fondamentali per il successo della coltivazione. E’ evidente che la scelta del substrato influenza direttamente sia l’assorbimento degli elementi minerali, che la disponibilità di acqua e aria per lo sviluppo di un equilibrato apparato radicale. Le piante allevate in contenitore, infatti, sono caratterizzate da un rapporto chioma/radice non equilibrato e da richieste per acqua, aria e nutrienti molto maggiori di quanto avviene in pieno campo, dove i ritmi di accrescimento sono più lenti e le quantità di substrato teoricamente illimitate. Per soddisfare queste esigenze è necessario ricorrere a substrati di coltivazione rappresentati da materiali organici o minerali di vario tipo, che da soli o in miscuglio assicurino condizioni chimico-fisiche e
nutrizionali ottimali e stabili nel tempo. Al momento attuale, i materiali che possono essere impiegati come substrati sono assai numerosi e con caratteristiche e costi molto diversi. Di fatto, non esiste un substrato di coltivazione o un miscuglio che possa considerarsi universale, cioè valido per tutte le specie e in tutte le situazioni di coltivazione. Si rende necessario, quindi, esaminare i singoli materiali in modo da consentire una scelta corretta a seconda delle diverse condizioni in cui si opera: ambiente, specie da coltivare e fase di coltivazione (semina, radicazione delle talee, allevamento delle piante), sistema di coltivazione (contenitore, fuori-suolo). II substrato colturale è costituito dall’insieme di materiali, organici e inorganici, che costituisce il «terreno artificiale» sul quale vivono le piante coltivate in contenitore. Esso può essere composto da una serie numerosa di "componenti", e deve, comunque, rispondere ai seguenti requisiti generali: • struttura stabile: deve essere cioè compatto e sostenere tisicamente le piante; • porosità elevata: per l'areazione dei sistemi radicali, ma anche per contenere il peso e per favorire il drenaggio; • ritenzione idrica: buona, in modo da evitare adacquature troppo frequenti; • stato sanitario: esente da parassiti comunque sterilizzabile chimicamente o con vapore senza subire sostanziali modifiche; • adattabilità buona con numerose specie, o gruppi di specie (es. conifere); • costo contenuto; • presenza di macro e microelementi nutritivi; • sufficiente potere assorbente; • reazione chimica appropriata alle
esigenze della specie coltivata. Il vivaista, a partire da vari materiali di diversa origine, può realizzare il substrato che corrisponde ai propri obiettivi, a differenza delle coltivazioni in piena terra nelle quali le possibilità di modificare il terreno sono solo parziali. La struttura rappresenta la disposizione delle particelle costituenti il substrato; essa deve essere tale da permetterne la stabilità fisica nel tempo per migliorarne anche i processi chimici e biologici che stanno alla base della fertilità. Se la struttura è stata studiata nei terreni agrari, e le conoscenze in proposito sono oggi numerose; altrettanto non è possibile sapere in merito a quella dei substrati colturali, sia perché sono formati in genere dai materiali più disparati, sia perché varia enormemente la loro composizione. Inoltre il substrato presente in un contenitore ha una tessitura e una struttura differenti rispetto al terreno di pieno campo per il volume ridotto e per la poca profondità. Fattori che comportano una maggiore attenzione nell’apporto di acqua e fertilizzanti. La ritenzione dell'acqua è la capacità che ha un substrato di trattenere acqua nei suoi pori: essa è massima nei substrati costituiti completamente da sostanze organiche, minima nella sabbia. Un substrato è valido, dal punto di
vista vivaistico, quando ha una buona ritenzione idrica e contemporaneamente una buona aerazione. Aerazione e ritenzione dell'acqua sono infatti due caratteristiche fisiche interdipendenti: se aumenta l'aerazione diminuisce la ritenzione dell'acqua e viceversa. La «sterilizzazione» del substrato colturale ha lo scopo di eliminare i semi di erbe infestanti e gli organismi fitopatogeni (batteri, nematodi,miceti, ecc.). L'incidenza del costo del substrato sull’insieme del costo di produzione della pianta in contenitore è sempre più alta, in quanto uno dei materiali di base per formare il substrato è costituito dalle torbe che sono di provenienza estera ed i cui giacimenti sono sempre più scarsi. In un momento di grande concorrenzialità come quello attuale riuscire a diminuire i costi di produzione è non solo un obiettivo ma diventa una necessità non rinviabile, ed evidenzia la necessità sia per i vivaisti ma per gli stessi produttori di materie prime e di substrati di investire in ricerca di nuovi materiale ed in sviluppo di nuovi processi di produzione in grado di centrare quest’obiettivo. D’altro canto questa è una tematica dove la ricerca pubblica ha minor ruolo e dove invece gli interessi dei soggetti privati sono molto alti e giustificano anche un investimento in ricerca e sviluppo. E’ evidente che un ruolo importante in questo senso lo
»»
Pag. 3 • Lineaverde Mag/Giu 2014
> IL PUNTO - SPECIALE SUBSTRATI <
possono avere i materiali organici sottoprodotti dell'industria del legno e della carta, i derivati dei rifiuti solidi urbani, i fanghi ottenuti dalla depurazione biologica dei liquami di allevamenti zootecnici, i materiali di recupero delle attività di manutenzione del verde, ecc. Un buon substrato deve avere un equilibrata capacità drenante in modo da evitare di asciugarsi troppo rapidamente e da non favorire un eccessivo ristagno di acqua e di conseguenza predisporre la pianta alla comparsa di marciumi radicali. E’ evidente che un buon substrato per la coltivazione in contenitore, deve essere in grado di trattenere una parte dell'acqua che riceve per le esigenze fisiologiche e di favorire la circolazione dell'aria ai fini della respirazione dell'apparato radicale ed è quindi necessario che abbia una equilibrata porosità. Di pari passo con questi fattori va il potere assorbente, cioè la capacità di trattenere parte degli ioni disciolti per poi cederli lentamente in tempi successivi. Il potere assorbente o potere di scambio del terreno, è esaltato nei materiali organici (torbe,terricci di bosco, ecc.) e nelle argille ecco l’importanza della presenza di certi componenti nel substrato per fornire i macro e i microelementi nutritivi in forma assimilabile dalla pianta e nell’arco di tempo della coltivazione. La reazione chimica (pH) descrive il rapporto tra ioni ossidrilici e ioni
Pag. 4 • Lineaverde Mag/Giu 2014
idrogeno. L'accertamento del pH consente di stabilire le condizioni migliori per la coltivazione. Infatti ogni specie predilige, ai fini del suo migliore sviluppo e accrescimento, un certo valore della reazione chimica. Variazioni consistenti del pH possono provocare nella pianta: deperimento, imbrunimento delle foglie, stentata crescita. Non si hanno dati sperimentali in merito alla variazione del pH nel substrato colturale durante il ciclo vegetativo annuale, ma si può ritenere che esso subisca, a causa delle concimazioni chimiche ripetute e delle frequenti irrigazioni, oscillazioni periodiche tali che, se non ben controllate, arrecano danni di rilievo alle piante. Mantenere il pH intorno ai valori ottimali significa apportare al substrato sostanze chimiche in dosi appropriate. Questo non può che derivare da sperimentazioni aziendali, svolte su parcelle rappresentative, che danno una serie di informazioni utili a migliorare la resa qualitativa delle piante in coltivazione. Il pH del substrato può variare a causa: • del contenuto totale di calcio presente nei materiali di derivazione rocciosa (sabbia, granelli di tufo, ecc.); • della natura chimica dell'acqua utilizzata per l'irrigazione, • del volume del substrato contenuto nel vaso; • del tipo di irrigazione adottata; l'irrigazione a pioggia effettua un
maggior dilavamento rispetto alla micro-irrigazione. Il pH si può controllare, nel caso in cui si abbassi a valori negativi per la coltura, mediante l'aggiunta di calce al substrato cosi da riportarlo a valori ottimali. Più difficile è l'abbassamento del pH che può essere ottenuto impiegando fertilizzanti chimici ad azione acidificante. Naturalmente nelle coltivazioni in contenitore occorre preparare dei terricci che abbiano un pH stabile almeno per la durata della coltivazione perché le correzioni in vaso sono evidentemente difficoltose e dal risultato incerto. Il substrato di coltivazione deve svolgere due fondamentali funzioni: • costituire il supporto, l’ancoraggio per la pianta • rendere disponibile per la pianta l’acqua e le sostanze nutritive. I criteri tecnici che si adottano per una corretta scelta di un substrato, richiederebbero una loro notevole diversificazione, al fine di ottimizzare le condizioni colturali (in funzione della specie, dei contenitori, ecc.) ma, per ragioni economiche e di organizzazione del lavoro, si propende per un assortimento di substrati il più limitato possibile. Soltanto un compromesso ben ponderato fra queste esigenze contrapposte, tecniche da una parte ed economiche dall'altra, permette di operare la scelta più conveniente e che contribuisce a rendere o meno competitiva la produzione. ■
Pistoia / Italia
www.zelari.it Online tutto il nostro catalogo
www.thetis.tv
60 anni di passione per il verde
ANNIVERSARIO 1.400.000 DI PIANTE ESPORTATE OGNI ANNO IN 40 PAESI 180 ETTARI DI PRODUZIONE A VIVAIO TRADIZIONALE E PIANTE IN CONTENITORE Dal 1953 ad oggi Zelari Piante si è distinta per la sua genuina voglia di crescere, affermando la propria capacità imprenditoriale. La sinergia operativa con le altre società del Gruppo Zelari ha determinato una posizione di spicco nel panorama attuale di una città come Pistoia che è considerata "capitale del verde".
Via Pratese, 527 - 51030 Chiazzano (PT) ITALY - Tel. +39 0573 44511 - Fax +39 0573 445190 - info@zelari.it
ZELARI
> SPECIALE SUBSTRATI <
I substrati per ortoflorovivai s non solo: stato dell’arte e in n
I substrati di coltivazione sono normati all’interno della legislazione propria dei fertilizzanti. Indipendentemente dai criteri previsti dalla normativa, esistono proprietà agronomiche per ciascun substrato che è bene conoscere al fine di valutarne l’idoneità all’uso in uno specifico ambito operativo.
Pag. 6 • Lineaverde Mag/Giu 2014
i smo e n novazione
i definisce substrato colturale un “materiale diverso dal terreno, costituito da uno o più componenti, organici e/o inorganici, destinato tal quale a sostenere lo sviluppo vegetale”(1). In genere si collega il termine substrato all’attività di coltivazione in contenitore, ovvero produzione dell’ortoflorovivaismo; in realtà, come è possibile evincere dalla definizione di cui sopra, anche in altri ambiti è possibile impiegare substrati: aiuole urbane, coperture a verde (verde pensile e non solo), verde sportivo, arboricoltura urbana. Queste differenti funzionalità presuppongono l’impiego di substrati che abbiano caratteristiche differenti e performance appropriate all’uso finale; in generale i substrati per l’ortoflorovivaismo a ciclo breve sono molto organici e leggeri, al contrario di quelli utilizzati in ambito urbano che (dovrebbero) contenere una componente minerale maggiore al fine di garantire prestazioni differenti e che perdurino nel tempo.
S
Ad oggi i substrati di coltivazione sono normati all’interno della legislazione propria dei fertilizzanti (D.Lgs 75/2010, Allegato 4), nella quale vengono identificate le matrici (componenti organiche e minerali) che possono essere utilizzate nella preparazione dei substrati (vedi tabella 1) e due diverse classificazioni di tipologia (con differenti requisiti richiesti): substrato di coltivazione base e substrato di coltivazione misto. Oltre alle matrici elencate, il produttore di substrati può addizionare concimi (nei limiti di contenuto massimo di elementi), correttivi o prodotti ad azione specifica. I requisiti che permettono di registrare un substrato di coltivazione secondo i criteri della normativa riguardano essenzialmente i seguenti parametri: pH, conducibilità elettrica, carbonio organico, densità apparente secca, porosità totale e volume commerciale. Nella tabella 2 si riportano i requisiti minimi richiesti per la classificazione di un substrato in una delle due tipo-
»»
Tabella 1 Matrici ammesse per la preparazione di un substrato di coltivazione
di Massimo Valagussa* e Alessandro Pozzi** maclab@tin.it alessandro.pozzi@agtgasification.com
* agronomo, consulente MAC Minoprio Analisi e Certificazioni S.r.l. ** agronomo, AGT – Advanced Gasification Technology S.r.l.
Ammendanti
Matrici minerali
letame
argilla
letame artificiale
argilla espansa
ammendante vegetale semplice non compostato
lapillo
ammendante compostato verde
lana di roccia
ammendante compostato misto
perlite espansa
ammendante torboso composto
pomice
torba acida
sabbia
torba neutra
tufo
torba umificata
vermiculite espansa
leonardite
zeolite
lignite
sono ammesse anche schiume poliuretaniche
Fonte: D.Lgs 75/2010, Allegato 4
Pag. 7 • Lineaverde Mag/Giu 2014
> SPECIALE SUBSTRATI <
logie identificate nella normativa. La classificazione indicata non ha una stretta valenza qualitativa, bensì prevede una griglia ampia di classificazione che permette di identificare come substrato tipologie di prodotti molto differenti, utilizzabili in diversi
ambiti operativi. La norma fornisce anche valori di tolleranza (legislativi), che possono apparire alquanto ampi (vedi tabella 3). Per la determinazione dei parametri previsti dalla normativa si fa riferimento ai metodi analitici per sub-
strati e ammendanti sviluppati dal Comitato Tecnico CT 233 – CEN, norme Europee EN, recepite dall’Ente Nazionale Italiano di Unificazione (UNI), non dimenticando l’importanza della fase di campionamento, per la quale è anche prevista una speci-
Tabella 2 Requisiti minimi substrati di coltivazione Substrato base
Substrato misto
pH(H2O)
3,5-7,5 (acidofile ≤ 5,0)
4,5-8,5 (acidofile ≤ 5,0)
conducibilità elettrica
≤ 0,7 dS/m (70 mS/m)
≤ 1,0 dS/m (100 mS/m)
carbonio organico
≥ 8% s.s. (≈ 16% SO)
≥ 4% s.s. (≈ 8% SO)
densità apparente secca
≤ 450 kg/m3
≤ 950 kg/m3
porosità totale
da dichiarare
da dichiarare
volume commerciale
da dichiarare
da dichiarare
Parametro
Fonte: D.Lgs 75/2010, Allegato 4
Tabella 3 Tolleranza ammesse per i substrati di coltivazione (valori %) volume commerciale
conducibilità elettrica
densità apparente
porosità totale
pH (valore assoluto)
substrato base
10
25
20
10
1
substrato misto
10
25
20
10
1
Fonte: D.Lgs 75/2010, Allegato 7
Tabella 4 Eenco metodi ufficiali di riferimento per la determinazione dei parametri richiesti dalla norma • UNI EN 12579-2002. Ammendanti e substrati di coltivazione. Campionamento • UNI EN 13040-2008. Ammendanti e substrati di coltivazione. Preparazione del campione per prove fisiche e chimiche, determinazione del contenuto di sostanza secca, del contenuto di umidità e della massa volumica apparente su un campione compattato in laboratorio • UNI EN 13037-2012. Ammendanti e substrati di coltivazione. Determinazione del pH • UNI EN 13038-2012. Ammendanti e substrati di coltivazione. Determinazione della conducibilità elettrica • UNI EN 13039-2012. Ammendanti e substrati di coltivazione. Determinazione della sostanza organica e delle ceneri • UNI EN 13041-2012. Ammendanti e substrati di coltivazione. Determinazione delle proprietà fisiche. Massa volumica apparente secca, volume d’aria, volume d’acqua, coefficiente di restringimento e porosità totale • UNI EN 12580-2002. Ammendanti e substrati di coltivazione. Determinazione della quantità • Gazzetta Ufficiale 26/01/01 n.21, DM 21/12/00 Suppl. 6. – Determinazione del carbonio organico
Pag. 8 • Lineaverde Mag/Giu 2014
Preparazione di substrati sperimentali con biochar.
fica norma UNI EN. Solo per la determinazione del carbonio organico totale si fa riferimento a metodo nazionale pubblicato su Gazzetta Ufficiale (vedi tabella 4).
Parametri per descrivere le proprietà agronomiche di un substrato Indipendentemente dai criteri previsti dalla normativa, esistono proprietà agronomiche per ciascun
substrato che è bene conoscere al fine di valutarne l’idoneità all’uso in uno specifico ambito operativo. A tale scopo si determinano parametri che possono essere suddivisi in chimici, fisici e biologici. Per quanto riguarda i parametri chimici, basilare conoscere la reazione (pH) e il contenuto in sali (conducibilità elettrica). Il pH di un substrato influisce sulla disponibilità di elementi minerali per le piante e sul-
Tabella 5 Elenco metodi ufficiali di riferimento per la determinazione di altri parametri agronomici per substrati • UNI EN 13652:2001. Ammendanti e substrati di coltivazione. Estrazione di elementi e nutrienti solubili in acqua • UNI EN 13654-2:2001. Ammendanti e substrati di coltivazione. Determinazione dell’azoto • UNI EN 15428:2008. Ammendanti e substrati di coltivazione. Determinazione della ripartizione granulometrica • UNI EN 16086-1:2012. Ammendanti e substrati di coltivazione. Determinazione degli effetti sulle piante - Parte 1: Prova di crescita in vaso con cavolo cinese (o orzo estivo) • UNI EN 16086-2:2012. Ammendanti e substrati di coltivazione. Determinazione degli effetti sulle piante - Parte 2: Prova in piastre Petri con crescione
l’attività biologica in esso presente. La salinità esprime il contenuto totale degli elementi solubili in acqua; il valore è correlato alla presenza di fertilizzanti o di matrici che di loro possiedono una quota elevata di elementi solubili; valori elevati possono provocare fitotossicità. La valutazione dei singoli elementi minerali solubili in acqua (forme azotate, fosforo, potassio, calcio, magnesio, sodio, solfati, cloruri e microelementi) permette di stimare la composizione chimica della soluzione acquosa del substrato e consente di comprendere la disponibilità nel breve periodo dei singoli “nutrienti”, verificando eventuali eccessi e/o squilibri (non riscontrabili con il solo dato di salinità). Utilizzando estraenti differenti dall’acqua (ad esempio ammonio acetato, calcio cloruro o bario cloruro) è possibile stimare la presenza della quota totale di elementi, che non sono direttamente solubili in acqua ma che si renderanno disponibili nel tempo (cationi scambiabili). La valutazione del rapporto carbonio/azoto è un parametro non sempre utilizzato ma che in realtà, in presenza di talune componenti nel substrato (ad esempio fibra di legno), può fornire utili indicazioni relativamente l’immobilizzazione dell’azoto e la sua disponibilità per le piante. Le proprietà fisiche possono essere riassunte nel rapporto fra contenuto di acqua e aria nelle diverse condizioni di umidità che si riscontrano nelle condizioni di crescita delle piante. Questo rapporto dipende dalla densità reale (peso di un teorico volume di materiale compresso e senza contenuto di aria e acqua), dalla massa volumica apparente (peso del volume occupato da un substrato secco, compresa l’aria), dalla porosità totale del substrato (volume occupabile da aria e ac-
»»
Pag. 9 • Lineaverde Mag/Giu 2014
> SPECIALE SUBSTRATI <
Oltre alle norme UNI EN, in taluni Paesi Europei (e anche in Italia) vengono utilizzati metodi di prova differenti i cui risultati purtroppo non sempre possono essere confrontati fra di loro. qua). Le determinazione che interessa è quella che permette di conoscere la capacità di ritenzione idrica di un substrato sottoposto a differenti potenziali idrici (suzione necessaria per estrarre l’acqua dal substrato). Determinando il contenuto di acqua (e conseguentemente di aria) a differenti potenziali idrici (la cui unità di misura in agricoltura è il pF, che varia da pF 0 nello stato di massima saturazione a pF 7 allo stadio di essiccazione) è possibile ottenere la curva di ritenzione idrica del substrato. Per i substrati da ortoflorovivaismo viene preso in considerazione il campo di tensione compreso fra pF 1 e pF 2 (0-10 kPa), ovvero il momento irriguo viene individuato quando nel substrato i contenuto idrico è quello presente a pF 2. In altri settori di utilizzo, quindi con diverse tipologie di substrati e diversi obiettivi di coltivazione, è invece utile conoscere i contenuti
Saggi di germinazione e di crescita: test con orzo estivo.
Pag. 10 • Lineaverde Mag/Giu 2014
idrici a tensioni maggiori (acqua disponibile), finanche a pF 4,2 (convenzionalmente considerato il punto di appassimento, ovvero l’acqua presente non può essere utilizzata dalle piante). In particolari situazioni di utilizzo (coperture a verde, aree urbane) risulta importante determinare anche il fuso granulometrico del substrato, ovvero quantificare le diverse frazioni granulometriche presenti, ricordando che è la frazione inferiore a 1 mm quella che influisce sul contenuto di aria alla massima ritenzione idrica. La determinazione delle proprietà biologiche viene effettuata invece attraverso saggi di germinazione e di crescita, che permettono di valutare sia l’efficacia di un substrato, quanto eventuali fenomeni di fitotossicità. In questi saggi il substrato (o una sua componente) viene valutato, a confronto con una matrice di riferimento, in test di germinazione
e accrescimento con specie vegetali a rapido sviluppo. Un’annotazione, sintetica ma necessaria, merita il tema dei metodi di prova con la quale determinare le suddette proprietà. Come già evidenziato per i parametri previsti dalla normativa vigente per i substrati, è doveroso utilizzare metodi di prova riconosciuti, ufficiali e normati. Anche per i parametri discussi nel presente capitolo sono consigliati i metodi di prova provenienti dalle norme EN, come indicato in tabella 5, a completamento di quanto esposto nelle precedenti tabelle. Oltre alle norme UNI EN esposte, in taluni Paesi Europei (e anche in Italia) vengono utilizzati metodi di prova differenti i cui risultati non sempre possono essere confrontati fra di loro. In Olanda i parametri chimici vengono determinati prevalentemente con un’estrazione acquosa in rapporto substrato:acqua 1:1,5 (definita sinteticamente come metodo di Sonneveld, 1974). In questo caso, essendo il mezzo estraente il medesimo (varia solo il rapporto di estrazione), è possibile correlare i risultati fra i metodi UNI EN (estrazione 1:5) e il metodo di Sonneveld (prove comparative sono state effettuate anche presso Fondazione Mino-
Biochar in substrati per il vivaismo: prova su olivo.
prio e i dati di correlazione sono già disponibili). Diversamente, nei Paesi di lingua tedesca vengono applicati i metodi VDLUFA (Methodenbuch), sia per parametri fisici che chimici. Per la determinazione degli elementi solubili viene utilizzato principalmente il metodo CAT, che prevede un’estrazione in calcio cloruro e DTPA, mentre il pH viene determinato in calcio cloruro. I metodi danno risultati assai differenti rispetto ai metodi UNI EN, con valori di elementi solubili molto più alti e di pH più bassi, in alcun modo non correlabili con i dati provenienti dalle estrazioni acquose. Anche i metodi EN sono stati recepiti (DIN EN), ma ancora in tali Paesi risultano poco apprezzati e raramente utilizzati.
Innovazione Ancora oggi, malgrado venti anni di sperimentazione volti a trovare valide alternative, la torba resta il principale componente dei substrati organici, in particolare di quelli professionali per l’ortoflorovivaismo. Molte le alternative sperimentate, con risultati che hanno portato ad una riduzione, ma non completa sostituzione, dell’uso della torba nei substrati. Fra tutte le componenti
organiche sperimentate solo la “fibra di cocco”, che negli ultimi anni è tornata a suscitare forte interesse fra i produttori e utilizzatori, è in grado di poter “sostituire completamente” la torba in una miscela. La fibra di cocco viene prodotta dalla lavorazione del mesocarpo (parte mediana del guscio) e le fibre corte e medie sono quelle impiegate per questo tipo di utilizzo. Fattore limitante è il possibile elevato contenuto in sali solubili, e per tale motivo la fibra subisce più lavaggi e può essere compostata prima dell’utilizzo. Un’innovazione molto interessante, in questo caso volta non alla sostituzione della torba, ma a una sua riduzione, è quella riguardante il biochar. Il termine biochar viene convenzionalmente attribuito al carbone vegetale quando lo stesso viene prodotto specificatamente per un utilizzo agronomico e/o ambientale. Il carbone è il prodotto del processo di carbonizzazione della biomassa vegetale, ovvero perdita di idrogeno, ossigeno e azoto a seguito di applicazione di calore in assenza (o limitata presenza) dell’agente ossidante (aria/ossigeno); questa decomposizione termochimica viene definita pirolisi o piroscissione ed è
in grado di fornire un gas combustibile utilizzabile per la produzione di energia rinnovabile. Il forte interesse del mondo scientifico internazionale al “biochar” è piuttosto recente ed è riferibile alla scoperta nell’Amazzonia brasiliana di terreni con elevata dotazione di carbonio che risultavano alquanto fertili (terra preta dos indios). I primi studiosi attribuirono questo fenomeno a un’antica pratica delle originarie popolazioni indigene, ovvero alla carbonificazione di materiale vegetale che veniva poi miscelato con matrici organiche fresche e successivamente integrato nel suolo. Questo materiale carbonioso, data la sua complessa struttura aromatica, presenta un’elevata stabilità chimica e microbiologica che gli permette di persistere nell’ambiente per secoli (stoccaggio e immobilizzazione di carbonio nel suolo). Tralasciando in questa sede la tematica relativa i moderni impianti di produzione di biochar e i positivi aspetti agronomici e ambientali del “sistema biochar” (biomassa vegetale – pirolisi – produzione energia rinnovabile – produzione e uso nel suolo di biochar – fertilità dei suoli – crediti di carbo-
»»
Pag. 11 • Lineaverde Mag/Giu 2014
> SPECIALE SUBSTRATI <
Tabella 6 Principali proprietà agronomiche di alcuni biochar ottenuti da differenti tipologie di biomassa tipologia di biochar ottenuto da: legno legno sansa PKS conifere vinaccia paglia pioppo oliva
unità di misura
mais ceroso
ᴓ < 5 mm
%
27
18
36
39
75
48
37
14
79
%
77
86
97
100
100
100
100
76
100
%
100
100
100
100
100
100
100
99
100
umidità
%
48,7
21,1
6,2
2,3
0,1
23,3
6,8
47,6
2,2
Parametro
ᴓ < 1 mm
ᴓ < 10 mm
densità apparente fresca g/litro
pellet cippato legno legno*
654
585
222
341
118
252
268
540
213
unità pH
11,6
10,1
10,7
11,8
11,3
10,6
9,9
8,7
12,0
mS/m
758
40
30
710
115
121
194
12
281
carbonio totale (C)
%
46,0
67,5
81,3
63,1
61,3
68,1
68,7
91,1
89,8
ceneri (550°C)
%
39,3
9,7
3,8
26,6
25,0
15,8
10,8
9,7
7,1
azoto totale (N)
%
1,0
0,7
0,5
1,8
0,8
1,6
1,0
0,5
0,6
fosforo totale (P)
%
0,9
<0,1
<0,1
0,3
0,1
0,2
0,1
<0,1
<0,1
potassio totale (K)
%
6,9
0,5
0,4
7
2,8
1,8
2,6
0,1
0,4
pH (H2O) conducibilità elettrica
Note: sono stati utilizzati i metodi di analisi previsti per ammendanti e substrati (UNI EN) *: biochar prodotto da pirolisi
nio), si vuole qui porre l’attenzione alla sperimentazione e uso di questa matrice all’interno dei substrati. Si usa ancora il termine sperimentazione in quanto ad oggi in Italia il biochar non può essere utilizzato quale ammendante del suolo e componente di substrati; l’Associazione Italiana Biochar (ICHAR) ha presentato nel 2012 istanza al ministero competente per l’iscrizione del biochar nell’allegato 2 del D.Lgs. 75/2010, indicando i requisiti che deve possedere e i relativi metodi di prova (l’istruttoria dovrebbe completarsi entro la fine di questo anno). Pertanto, ad oggi in Italia, il biochar è ancora solo oggetto di sperimentazione (con risultati alquanto positivi), anche se il suo utilizzo sarebbe già possibile attraverso un percorso di recupero e compostaggio nella filiera degli ammendanti compostati. Una descrizione generica delle proprietà del biochar è diffiPag. 12 • Lineaverde Mag/Giu 2014
cile; le esperienze fino ad oggi condotte nel mondo evidenziano una notevole variabilità delle proprietà fisico-chimiche di questo materiale. Questa eterogeneità è da attribuire ai diversi fattori che intervengono nel processo di produzione, in particolare al sistema tecnologico utilizzato (processo, temperature, velocità della reazione) e alla tipologia, età, caratteristiche della biomassa utilizzata. Inoltre, si sottolinea che non tutto il biochar prodotto possiede le proprietà adeguate per un suo utilizzo in qualità di ammendante o componente di substrati. Presso Fondazione Minoprio – MAC Minoprio Analisi e Certificazioni, dal 2007 sono state caratterizzate diverse tipologie di biochar ottenute da differenti biomasse vegetali attraverso un processo di pirogassificazione (A.G.T. - Advanced Gasification Technology - Italia). I biochar caratterizzati (in tabella 6 sono riportati i
dati più recenti di alcuni biochar relativi alle principali proprietà di interesse agronomico) sono stati in questi anni utilizzati in diverse sperimentazioni, sia come ammendanti nel settore agricolo e nel settore orticolo (IV gamma), sia come componente di substrati per ortoflorovivaismo e per coperture a verde (tetti verdi). Come si evidenzia dai dati riportati nella tabella, in genere il biochar presenta un pH alcalino e una elevata dotazione di carbonio. I valori di granulometria, ceneri, salinità e macroelementi sono alquanto influenzati dal processo tecnologico e dalla biomassa utilizzata. Il dato di umidità, e conseguentemente il valore di densità apparente tal quale, dipende invece dall’eventuale post trattamento di umidificazione, consigliato per evitare fenomeni di autocombustione in fase di stoccaggio (prevenendo inoltre la dispersione delle cosiddette polveri di carbone).
I biochar caratterizzati presso Fondazione Minoprio – MAC Minoprio Analisi e Certificazioni, sono stati valutati anche circa la presenza di contaminanti (IPA, metalli pesanti, idrocarburi); i risultati sono stati sempre molto positivi, con valori spesso inferiori al limite strumentale e comunque sempre sotto i limiti normativi previsti per gli ammendanti. Inoltre, sono stati effettuati diversi test di fitotossicità e saggi di crescita, con risultati variabili; solo il biochar ottenuto da vinaccia ha prodotto effetti fitotossici, mentre altri biochar hanno fornito risultati molto positivi, con effetti stimolanti su germinazione e crescita delle specie vegetali testate. La sperimentazione del biochar nei substrati, tuttora in corso, ha permesso di individuare dosi e modalità di impiego idonee a diversi obiettivi preposti, con risultati alquanto incoraggianti. La presenza di biochar nei substrati aumenta la porosità e interagisce positivamente sulla disponibilità di acqua e aria per le radici delle piante. Nei substrati acidi il biochar contribuisce a innalzare il valore di pH, mentre l’influenza nei substrati a reazione neutro-alcalina è modesta e non significativa. Inoltre, il biochar interagisce positivamente anche sulla disponibilità di elementi nutritivi, aumentando la capacità di scambio cationico ed anionico del mix, tanto che in talune situazioni si è evidenziata una minor perdita per lisciviazione dei nitrati. Nei substrati per tetti verdi la presenza di biochar aumenta la capacità di ritenzione idrica del sistema e, conseguentemente, fornisce una maggior autonomia idrica per la vegetazione presente; inoltre influenza la quantità e qualità dell’acqua che percola dal tetto, contribuendo a ridurre, in presenza di eventi a forte intensità piovosa, i fenomeni di allagamento urbano. La presenza di
Forte interesse del mondo scientifico internazionale al “biochar” è piuttosto recente ed è riferibile alla scoperta nell’Amazzonia brasiliana di terreni con elevata dotazione di carbonio che risultavano alquanto fertili. biochar, infine, influenza positivamente l’attività biologica del substrato, che si traduce in una complessiva migliore condizione di crescita delle piante. E’ attualmente in essere una Cost Action in Europa (Cooperazione Europea in Scienza e Tecnologia) proprio dedicata al biochar, che raggruppa i maggiori scienziati e operatori del sistema biochar e che tratta i temi legati alla produzione, caratterizzazione, impiego e regolamentazione di questa matrice; proprio in questi giorni all’interno di questa azione si sta coordinando un gruppo di lavoro che opererà sul tema del biochar come possibile soluzione alla diminuzione dell’uso della torba. E’ Inoltre in fase di discussione una proposta normativa di regolamentazio-
ne europea del biochar. Nel Regno Unito è ormai da qualche anno che il biochar è prodotto e commercializzato come fertilizzante e utilizzato all’interno di specifici substrati di coltivazione, mentre in Italia è recentissima la nascita di una società che utilizza un mix di compost-biochar nei propri substrati (in fase di validazione presso Fondazione Minoprio - MAC Minoprio Analisi e Certificazioni). Siamo solo all’inizio, ma quando il biochar avrà ottenuto il riconoscimento ministeriale e sarà legalmente inserito nell’elenco ufficiale degli ammendanti, crediamo che anche in Italia ci sarà un aumento d’interesse sia in tema di produzione, sia a livello di impiego in diversi ambiti, tra i quali quello dell’ortoflorovivaismo. ■
Note e approfondimenti Pozzi A., Valagussa M., (2005). Orientarsi nel mondo dei substrati. Regione Lombardia Agricoltura • LEHMANN J., JOSEPH S., (2009). Biochar for Environmental Management. Earthscan, UK. • Pozzi A., Valagussa M., (2011). Il Biochar - “Black Revolution”: uno stato dell’arte per comprenderne potenzialità e criticità. Regione Lombardia Agricoltura • ICHAR - Associazione Italiana - Biochar - www.ichar.org • EBC - European Biochar Certificate - www.european-biochar.org • IBI - International Biochar Initiative www.biochar-international.org • Simposio Mediterraneo sul Biochar - edizione 2013 e 2014 www.meditbiochar.org • AIPSA - Associazione Italiana Produttori di Substrati di coltivazione e Ammendanti - www.asso-substrati.it
1
Pag. 13 • Lineaverde Mag/Giu 2014
I paesaggisti italiani negli ultimi quarant’anni Un breve excursus sullo sviluppo della paesaggistica in Italia dai primi anni ottanta ai giorni nostri, attraverso l’attività e l’impegno dell’AIAPP, l’associazione che dal 1950 promuove l’Architettura del Paesaggio nel nostro paese*. di Biagio Guccione guccione@paesaggio2000.it
Docente di architettura del Paesaggio all’Università degli Studi di Firenze
Pag. 14 • Lineaverde Mag/Giu 2014
arlare della paesaggistica italiana e della sua evoluzione negli ultimi 40 anni sul piano professionale ed accademico è un compito particolarmente gradito, considerandomi da sempre un cronista di questi accadimenti. Entrando nel merito, premetto che prima degli anni Ottanta la paesaggistica in Italia quasi non esisteva. C’era accesa una fiammella, una testimonianza, e cioè l’eccezionale figura di Pietro Porcinai relegato a progettare piacevoli giardini per i più abbienti, mentre intorno c’era ben poco. Volendo, potremmo anche aggiungere la prestigiosa ricerca di Mario Ghio e Vittoria Calzolari pubblicata nel 1961 nel volume IL
P
VERDE PER LA CITTA’, che aiutò i legislatori a formulare il famoso decreto ministeriale n.1444 del 2/4/1968 sugli standard urbanistici che ancor oggi fissano la quantità di verde che ogni cittadino italiano deve avere nella sua città. Per il resto poco o nulla. È solo nel 1979 che un piccolo nucleo di paesaggisti, che già faceva qualcosa nell’ambito di questo settore, sentì l’esigenza di organizzarsi. Anche se un’associazione sulla carta già esisteva, l’Associazione degli Architetti del Giardino e del Paesaggio, fondata nel 1950 presso Palazzina dell’Orologio a Villa Borghese, Roma, della quale in quel momento era Segretario proprio Pietro Porci-
> ARCHITETTURA DEL PAESAGGIO <
nai e Presidente Valerio Giacomini. Ma ben poco era stato fatto per promuovere la paesaggistica: in fondo erano un po’ più di 10/20 personaggi, seppur di rilievo! Dunque nel 1979 un drappello di circa 30 persone si riunì a Roma all’Istituto Botanico per rilanciare l’Associazione, sempre con Giacomini come Presidente, mentre Porcinai, molto impegnato nel suo lavoro in tutto il mondo, venne acclamato Presidente onorario, e Segretario Giulio Crespi. Due anni dopo cambiammo il nome in Associazione di Architettura del Paesaggio, AIAP. Da quel momento la paesaggistica in Italia, pur con numeri esigui, comincia ad esistere e fare delle attività. A Genova lo stesso anno era nato il Corso di perfezionamento in Architettura del paesaggio, diretto da Annalisa Maniglio Calcagno che qualche anno dopo rilascia i primi diplomi, e questi neo-paesaggisti cominciano ad esercitare la professione. Guido Ferrara, eletto Presidente a seguito della scomparsa improvvisa di Valerio Giacomini nel 1981, si rende conto che in realtà i membri dell’Associazione, aumentati anche di numero, erano persone che si autoproclamavano paesaggisti, senza titolo e riconoscimento: difficile districarsi fra le diverse anime, c’era chi progettava solo giardini, chi progettava verde a grande scala, chi invece faceva piani, chi si occupava di parchi naturali. Tutti volevamo esser paesaggisti ma ognuno praticava questa professione da autodidatta. L’idea di Ferrara fu quella di aprire un confronto fra di noi per conoscerci, per presentarci, ognuno portò i lavori fatti, il tema scelto fu il verde urbano. Il primo Convegno dell’AIAP fu un po’ clandestino, in un seminterrato di un Hotel di Sestri Levante, nel febbraio del 1982. Finalmente si apriva un dialogo fra i paesaggisti italiani, c’erano tutti i
protagonisti della paesaggistica italiana di allora. Anche se un po’ contrariato, venne anche Porcinai e fece un interessante intervento sul restauro della Favorita a Palermo, ma c’erano anche altri personaggi di rilievo come Cagnardi, Pozzoli, Tagliolini, Pirrone, ecc. Gli atti di quel seminario sono pubblicati in una modestissima edizione di Architettura del Paesaggi - Notiziario AIAP. L’anno dopo il Convegno si tenne a Vicenza: un successo, usciti dalla clandestinità, la manifestazione aperta a tutti, i partecipanti furono centinaia , era chiaro oramai che nel nostro paese la paesaggistica era un’attività che attraeva, ci si rendeva conto che bisognava porre attenzione a questo tema. Certamente la convivenza nella nostra Associazione non era facile, ognuno aveva una propria visione dell’attività del paesaggista chi faceva solo giardini guardava solo questa angolazione, chi pianificava esclusivamente parchi naturali aveva una visione opposta. Poi giocavano la presenza di diverse anime, chi aveva una formazione di architetto, la maggioranza, e chi era agronomo o naturalista.
Scaduto il mandato di Ferrara si tentò di eleggere un presidente prestigioso come Ippolito Pizzetti, che avrebbe dovuto ricucire le diverse anime, ma che rinunciò dopo un anno. Intanto intorno a noi l’attività culturale su questi temi prosperava con una velocità esponenziale in miriadi di Convegni: si dibatteva sul Giardino ed il Paesaggio, molti dei nostri soci e cultori della disciplina erano protagonisti di quegli appuntamenti. Ma nell’Università c’era una grande difficoltà a far decollare dei Corsi che si occupassero dei temi paesaggistici, alla Facoltà di Architettura c’era la cenerentola Arte dei giardini, un incarico di passaggio che molti docenti occupavano in attesa di passare alle più prestigiose cattedre di Progettazione o Urbanistica. Solo Francesco Fariello la tenne a Roma con convinzione e poi Ferrara e Maniglio Calcagno. Ferrara amava sottotitolarla con la dizione “Architettura del paesaggio”. Questo accadeva ad Architettura. Mentre ad Agraria fu Alessandro Chiusoli l’unico che ebbe il coraggio di titolare la sua cattedra ‘Paesaggi-
»»
Tre maestri della paesaggistica italiana: Guido Ferrara, Annalisa Maniglio Calcagno, Franco Zagari (foto Giovanni Fedi, fotografo, Pistoia©).
Pag. 15 • Lineaverde Mag/Giu 2014
> ARCHITETTURA DEL PAESAGGIO <
stica parchi e giardini’, che poi fu esportata anche in altre sedi come Ancona e Bari. Ed anche ad Agraria nascevano i primi corsi di specializzazione. Non vorrei qui identificare la vita della paesaggistica in Italia con la vita dell’AIAPP, ma la nostra Associazione è stata l’unico punto di riferimento, che raccoglieva attorno a sè i più autorevole paesaggisti, docenti universitari e studiosi. Così che, dopo Pizzetti, fu chiamato a presiedere l’associazione Augusto Cagnardi, forse il meno paesaggista di tutti, praticando maggiormente l’Architettura e l’Urbanistica; ma durante la sua presidenza a Genova l’AIAP celebrò un importante Convegno sulla Legge Galasso, sui piani paesaggistici, che superava la legge del 1939. Era il novembre ‘86. Alla presenza dello stesso sottosegretario Galasso che ne era stato l’estensore si cominciarono ad individuare modalità condivise sulla pianificazione
paesaggistica. Lo stesso anno era morto Porcinai e l’AIAP gli dedicò un numero monografico, aprendo di fatto gli studi su questo straordinario personaggio. Questo episodio dimostra che l’AIAPP non è stata mai un’organizzazione forte ma volente o nolente è stata l’anima della promozione dell’attività professionale del paesaggista e degli studi ad essa connessi. Anche l’adesione negli anni ‘90 all’EFLA fu un altro passo avanti seppur è stato necessario negoziare le sue rigide regole, perché per un breve periodo arrestò la crescita dell’AIAPP. In un paese dove c’era solo il Corso di Specializzazione di Genova, chiedere un regolare diploma di laurea a chi voleva aderire poneva qualche problema. Certamente la nostra organizzazione ha avuto momenti di eccellenza, il Congresso dell’IFLA del 1996, organizzato da Guido Ferrara, è stato un momento altissimo con quasi 1000
Atto di nascita dell'Associazione dei Paesaggisti Italiani.
Pag. 16 • Lineaverde Mag/Giu 2014
partecipanti da 44 nazione dei 5 continenti. Un altro salto di qualità si registra con la nascita della rivista ARCHITETTURA DEL PAESAGGIO nel 1999, voluta fortemente da Alessandro Tagliolini. Così come nello stesso anno l’ AIAPP è protagonista nella redazione della “CARTA DI NAPOLI” (La trasformazione sostenibile del paesaggio), promossa da Guido Ferrara e Giuliana Campioni, un pregevole contributo al Convegno Nazionale sul PAESAGGIO organizzato dal Ministero dei Beni Culturali lo stesso anno. Intanto anche nelle Università cominciavano ad essere attivate numerose Scuole di Specializzazione in Paesaggistica, ad esempio a Firenze ad Architettura e a Torino ad Agraria, ma l’esplosione si ebbe dal 2000 in poi con l’attivazione di molti Corsi di Laurea in Paesaggistica sino ad arrivare al 2008, anno in cui la collega Francesca Mazzino riesce a
Copertina di Architettura del Paesaggio.
Primo Notiziario AIAP 1982.
Notiziario AIAPP dedicato a Porcinai.
Notiziario AIAPP con atti Convegno Vicenza 1983.
censire ben 20 Corsi in Paesaggistica tra post laurea e Corsi di laurea del 3+2. Ora credo che molti stiano chiudendo perché i professori vanno in pensione e non vengono sostituiti. Questo sviluppo dei Corsi in Architettura del Paesaggio si registra dopo il Decreto Ministeriale del Giugno 2001 che ridefinisce l’Ordine degli Architetti come l’Ordine degli Architetti, Conservatori, Pianificatori e Paesaggisti. Per la prima volta in Italia viene riconosciuta la figura professionale del Paesaggista. Chiaramente si apriva una nuova fase, anche se con molta leggerezza furono attribuite a tutti gli Architetti già laureati le competenze dei paesaggisti. Qui si entrerebbe in merito ad un’ampia discussione che coinvolge anche l’Ordine degli Agronomi. Anche in questo caso, in un Convegno a Roma - voluto da Carlo Bruschi - nel maggio del 2002, i paesaggisti dell’AIAPP con la partecipazione dei due Ordini nazionali di Agronomi e Architetti cercarono di fare chiarezza per definire le competenze. Ma al di là dell’evoluzione sul riconoscimento della professione e l’attivazione dei corsi, l’elemento più significativo è che in questi ultimi anni è
parlando ai miei studenti di parchi urbani, mostravo solo 4 esempi in tutta Italia mentre, ad esempio, nella sola Barcellona ce ne erano 40! Sostanzialmente l’attività dei paesaggisti esplode a tal punto che le paesaggiste possono redigere un’intera corposa pubblicazione di lavori a firma solo di paesaggiste donne! Donne di fiore. Certamente negli anni recenti l’AIAPP ha perso l’attenzione alla pianificazione a grande scala. Anche se siamo stati molto attivi nel promuovere la Convenzione Europea del paesaggio del 2000, la pianificazione paesaggistica è stata occupata da altre Associazioni (vedi INU o Territorialisti) ed è stato un peccato perché noi paesaggisti, legati alla grande tradizione della paesaggistica internazionale, siamo consapevoli che il paesaggio si trasforma ed il nostro compito è stilare le regole della trasformazione e non aver paura ed arrendersi ponendo inutili vincoli! Infatti siamo stati assenti e poco incisivi nella redazione del Codice dei beni culturali e paesaggistici. Vorrei concludere questo breve excursus sullo sviluppo della paesaggistica in Italia segnalando il salto generazionale che si è registrato nel
anagrafico e per il rapido cambiamento della situazione nel nostro paese più consapevole su questi temi. I giovani più attivi e brillanti, più aderenti alle nuove realtà, hanno organizzato iniziative di grande respiro e coraggiose, come il Convegno 100.000 giardini di Sicilia, un successo straordinario di partecipazione, per finire con la pubblicazione di ARCHITETTURA DEL PAESAGGIO in Italia, che contiene quasi 300 progetti di altrettanti paesaggisti italiani! Una ventata bella e fresca che ci fa ben sperare per il futuro. Un futuro vicino con il Congresso dell’IFLA di Torino nel 2016. È finita la stagione della Paesaggistica questa sconosciuta! ■
stato possibile cominciare a fotografare opere di paesaggistica in giro per l’Italia. E’ finito il tempo in cui,
2009, con la presidenza Paolo Villa dell’AIAPP. La stagione dei pionieri si era conclusa anche per un dato
(*) Quest’articolo è parte della relazione presentata al Convegno “CO-HABITER – FARE CO-ABITARE” organizzato dall’Associazione dei paesaggisti francesi consulenti di stato, tenutosi a Roma nei giorni 5, 6 e 7 Giugno 2014, al quale hanno partecipato molti rappresentanti della paesaggistica italiana citiamo: Paolo Villa, Andreas Kipar, Franco Zagari, Anna Lambertini, Gioia Gibelli e Laura Zampieri molti personaggi autorevoli che si occupano di paesaggio come Alberto Magnaghi, Paola Viganò ed altri ancora. Il convegno era stato organizzato da Giovanna Marinoni paesaggista italo/francese. Erano presenti più di 100 paesaggisti francesi.
Pag. 17 • Lineaverde Mag/Giu 2014
> SPECIALE SUBSTRATI <
Micorrizze: gestione naturale degli alberi Parlando di substrati non si può non far riferimento anche ai microrganismi che vivono nel suolo. Importante è il ruolo simbiotico tra micorrizze e le specie arboree specie in terreni urbani spesso privi di sostanza organica. di Daniele Zanzi dz@fito-consult.it
Dottore agronomo
Alex Shigo durante un seminario sulla biologia del terreno sul finire degli anni ’90 all’Università della North Carolina (USA).
Pag. 18 • Lineaverde Mag/Giu 2014
e micorrizze, la loro biologia e il loro impiego pratico nel mondo del verde ornamentale fecero la loro prima timida comparsa nel 1995 durante il Congresso internazionale di arboricoltura di Merano, organizzato dalla Sezione Italiana dell’ I.S.A. - International Society of Arboriculture. Nella stupenda Sala Congressi liberty della Kurhaus affollata come non mai da tecnici e professionisti, organizzammo un confronto - dibattito tra Alex Shigo, l’indiscusso e ormai affermato guru della moderna arboricoltura, e Donald Marx, professore all’Università della South Carolina, considerato tra i maggiori esperti di biologia del terreno, tanto da meritarsi il Marcus Wallemberg Prize, una sorta di Premio Nobel per la silvicoltura. Due giganti dell’arboricoltura mondiale si confrontarono in diretta, non senza divergenze d’opinioni, su di un tema,
L
certo a molti noto, ma che suscitò grande interesse e stupore: le micorrize. Non si discuteva certo di una novità; tutti noi, all’università, ne avevamo letto, qualcuno ci aveva anche fatto la tesi. Argomento dunque conosciuto, ma sicuramente misconosciuto fino ad allora nei suoi aspetti biologici e applicativi. Merano rappresentò dunque uno spartiacque e un punto di partenza; da allora anche l’arboricoltura, il vivaismo, la paesaggistica incominciarono ad interessarsi veramente e concretamente di micorrize; fino ad allora erano rimaste relegate nel mondo dei libri e dell’accademia. Mi considero dunque un po’ il pioniere dell’uso e della diffusione di queste associazioni simbiontiche, e ne sono molto orgoglioso, non tanto per i risultati ottenuti – uno può crederci o meno –, quanto perché il diffondere questi concetti ha sicuramente contribuito ad un diverso approccio agli alberi e ai loro associati; con il parlare di micorrize e dell’impiego di spore di funghi micorrizogeni si è aperta una nuova visione nella gestione degli spazi verdi, quella che io definisco “naturale” – badate bene non “biologica”; una nuova filosofia e nuove tecniche sono sorte con l’attenzione concentrata non tanto su di un patogeno o su di un albero, ma sull’intero sistema albero. È quindi giusto ora scrivere facendo il punto e trasmettendo la mia personale esperienza che non può fare astrazione da concetti preliminari di ordine biologico ed anatomico. Molti milioni di anni fa, gli alberi e le
Prove sperimentali in pieno campo sull’inoculo artificiale con spore di funghi micorrizogeni: a sinistra le dimensioni del tronco di un Prunus avium non trattato, a destra un albero inoculato.
altre piante terrestri cominciarono a evolversi formando ecosistemi dinamici sostenibili. Da subito dovettero confrontarsi con alcuni stress naturali come siccità, infertilità del suolo, fuochi e tempeste catastrofiche, mancanza di terreno ed eccessiva competizione fra gli individui della specie vegetale. Per sopportare questi stress, svilupparono alcune strategie di natura fisica, chimica e biologica. Le piante sopravissute formarono radici laterali, occupando volumi di suolo sufficientemente ampi in modo tale da poter assorbire minerali, azoto e acqua in quantità sufficienti alle loro necessità vitali. Gli alberi più competitivi in questo ecosistema, allora come oggi, risultano quelli dotati di un apparato radicale più sviluppato e funzionale. Le parole chiave sono “sviluppato e funzionale”. E’ bene ricordare che alberi e piante, negli ecosistemi naturali, non sono mai stati fertilizzati e irrigati, tuttavia sopravvivono! Una strategia biologica sviluppata dagli alberi per sopravvivere è la costituzione di un’associazione tra specifici microrganismi e le radici non legnose localizzate nei primi 15 -20 cm di terreno. Il numero di organismi coinvolti in questa associazione è altissimo! Questa enorme biodiversità rende pressoché impossibile isolare gruppi individuali di microrganismi e identificare il loro ruolo nella decomposizione e riciclo del carbonio organico che è alla base del benessere del suolo. Il
Disegno schematico che illustra a sinistra la rizosfera, a destra la micorrizosfera: è evidente che le micorrize amplino a dismisura il volume di terreno esplorato dalle radici.
ciclo del carbonio è una catena di eventi; ogni singolo anello o passaggio è caratterizzato da una differente specie di microrganismo che va a modificare lo stato chimico del carbonio organico disponibile in quel momento. I diversi gruppi di microrganismi “mangiano” - procurandosi così composti nutritivi ed energia - ciò che è loro concesso e che trovano; lasciano poi il posto, morendo, ad altri gruppi in successione che continuano il lavoro biologico di demolizione del carbonio organico… e così via… fino a che il carbonio è ritrasformato in anidride carbonica e acqua! Siamo arrivati ora alla linea di partenza, cioè di nuovo all’anidride carbonica, disponibile per il ciclo del carbonio attraverso la fotosintesi, per ripetersi! Potrebbero passare, però, migliaia di anni prima che composti stabili del carbonio, come la lignina, siano ritrasformati nei loro elementi originali. L’insieme dei microrganismi del terreno costituisce solo il 5% della sostanza organica totale (viva e morta); eppure,in tutti i suoli, sono alla base del ciclo del carbonio! Senza di essi non vi sarebbe la vita! I microrganismi non sono in grado di fotosintetizzare - eccetto alcune alghe del suolo e alcuni batteri, i cianobatteri -; dipendono quindi da apporti esterni di energia e di carbonio: la sistematica e la divisione di questi microrganismi si basa sulle modalità con cui riescono ad ottenere la loro fonte di carbonio.
Saprofiti Sono il gruppo più cospicuo di microrganismi; si procurano il carbonio per la loro nutrizione direttamente dalla decomposizione delle lunghe catene di sostanza organica morta. Tipici esempi di saprofiti sono i funghi nel legno deperito, i batteri e i funghi presenti nel compost e nel primo strato del terreno delle foreste, alcuni azotofissatori, i lieviti del pane, i batteri nei contenitori settici e molti altri ancora. Batteri benefici e funghi vivono sulla superficie delle radici capillari (rizosfera) solubilizzando alcuni elementi minerali, come il fosforo, da fonti minerali insolubili e rendendoli disponibili alle radici delle piante. Essi decompongono la materia organica, producono promotori di crescita per le radici, aumentano la struttura del suolo e a volte competono con patogeni agenti di malattie radicali. I microrganismi della rizosfera si riproducono in abbondanza perché le quantità di carbonio organico sono presenti nel suolo in quantità abbondante. Le radici degli alberi emettono essudati nel terreno ricchi di zucchero a molecola relativamente semplice; queste sostanze sono la fonte principale di energia per i batteri e i microrganismi che vivono nella rizosfera e che sono alla base del ciclo del carbonio. Alex Shigo, con una definizione molto calzante, chiamava
»»
Pag. 19 • Lineaverde Mag/Giu 2014
1
2
4
5
questi essudati “tasse” che gli alberi dovevano pagare all’ambiente per la loro vita, perché di fatto rappresentavano una perdita secca nell’economia energetica della pianta.
Fissazione biologica dell’azoto L’aria è composta circa per l’80% da azoto. Nessun uomo, animale o pianta è in grado di usare direttamente l’azoto elementare. Per essere assimilato da qualsiasi forma vivente deve essere prima fissato, legandosi con altri elementi come l’idrogeno, l’ossigeno e il carbonio e venir poi utilizzato nella sintesi di amminoacidi, peptidi, proteine ecc. Pag. 20 • Lineaverde Mag/Giu 2014
L’azoto fissato finisce nella catena alimentare di qualsiasi essere vivente. La fissazione dell’azoto è seconda in importanza solo alla fotosintesi. L’azoto con l’acqua è l’unico fattore limitante la crescita delle piante. Solo alcuni microrganismi del suolo e gli actinomiceti possono fissare l’azoto atmosferico. Fondamentalmente sono tre i sistemi microbiologici coinvolti nella fissazione. L’azoto atmosferico può essere legato simbioticamente da noduli batterici radicali (principalmente Rhizobium spp.) presenti in più di 100 specie di leguminose erbacee (piselli, fagioli, arachidi, ecc.) e su alcune leguminose arboree (acacia,
3 Immagini di micorrize al microscopio di Alex Shigo: 1. Endomicorriza con evidente feltro di micelio del fungo simbionte. 2. Tipiche ectomicorrize di conifera con la forma “a lampadina”. 3. Endomicorriza al microscopio con visibile le ife. 4. Sezione di radice al microscopio con endomicorrize interne. 5. Giovane micorriza si sta sviluppando dopo che un pelo radicale è stato infettato.
mimosa, glicine, robinia, ecc.). Specifici actinomiceti (principalmente Frankia spp.) formano associazioni simbiontiche su piante non leguminose, come casuarine, eleagnus e ontani, anche attraverso alcuni batteri presenti nella rizosfera delle piante e alcuni batteri liberi nel suolo. I microrganismi dei noduli ottengono il carbonio organico direttamente dalla loro unione con la pianta ospite. I batteri della rizosfera ottengono la loro energia da cellule di sfagliamento delle radici o dagli essudati radicali. I batteri liberi nel terreno sfruttano invece il carbonio dalla sostanza organica del suolo. Senza tutte queste fonti di carbonio i microrganismi non potrebbero fissare l’azoto. L’azoto fissato, dopo alcune trasformazioni biochimiche, è finalmente rilasciato nel suolo sottoforma di azoto ammoniacale o ione nitrato, per essere utilizzato dalle piante.
> SPECIALE SUBSTRATI <
Patogeni e predatori Questo gruppo può ottenere carbonio solo direttamente da ospiti viventi, causando una disfunzione fisiologica (patologia) degli stessi o direttamente uccidendoli e mangiandoli (predazione). Non è il caso di soffermarsi qui sulla valenza e gli aspetti delle patologie; esempi di predatori sono i nematodi utili, le amebe ed altri protozoi che ingeriscono batteri e nematodi parassiti delle piante. Ricordatevi che tutti i patogeni e i parassiti sono già presenti in natura…l’uomo non li ha ancora creati! La loro popolazione è solitamente molto bassa nei terreni suoli vegetali naturali perché sono tenuti sotto controllo dalla competizione (per il carbonio e per lo spazio) e dall’antagonismo di un’enorme numero di organismi benefici. In ecosistemi naturali i tipi benefici sono enormemente in soprannumero rispetto ai tipi patogeni. Di solito, è solo dopo un evento catastrofico, come ad esempio un incendio, un’inondazione o una forte siccità, che l’equilibrio della popolazione microbica del suolo può essere temporaneamente spostato a favore dei patogeni, favorendo il declino delle piante, le malattie e gli attacchi d’insetti. Ricorda che il benessere è la norma in ecosistemi vegetali naturali, mentre la malattia cronica e il danno da parassiti è l’eccezione!!
Simbionti I microrganismi detti “simbionti” ottengono il carbonio di cui hanno bisogno direttamente dall’associazione con l’ospite vivente. In questa unione, l’ospite non è danneggiato, ma cresce grazie ad una simbiosi mutualistica. Esempi di microrganismi simbionti sono i batteri azotofissatori, i funghi micorrizogeni, vari microbi e alghe formanti i licheni. La maggior parte delle piante sulla terra stringono relazioni simbiotiche con i funghi micorrizogeni. Questa
E’ bene ricordare che alberi e piante, negli ecosistemi naturali, non sono mai stati fertilizzati e irrigati, tuttavia sopravvivono! particolare colonizzazione radicale è possibile sia all’esterno delle radici assorbenti (Ectomicorrize) sia al loro interno (Endomicorrize). Le ectomicorrize sono presenti su circa il 10 % della flora mondiale. Nel Nord America ci sono più di 2100 specie di funghi che formano ectomicorrize. Nel mondo, ne sono presenti più di 5000 specie. La maggior parte delle ectomicorrize possono essere riconosciute ad occhio nudo, poichè sono di differenti forme, misure e colori. Le endomicorrize sono le più diffuse tra tutti i tipi di micorrize e comprendono tre gruppi. Le micorrize Ericaceae, che sono presenti in quattro o cinque famiglie delle Ericales. Le endomicorrize Orchidaceae, che appartengono solo alla famiglia delle Orchidaceae. Le micorrize Vescicolari-Arbuscolari (VAM) rappresentano il terzo gruppo delle endomicorrize. Le vescicole e/o gli arbuscoli sono strutture prodotte da questi funghi all’interno delle radici da loro colonizzate. Le VAM sono state osservate in radici di più di 1000 generi di piante costituite da circa 200 famiglie. Più dell’85% delle 300.000 specie di piante vascolari sulla terra presentano delle VAM. Queste includono piante agricole (eccetto le Brassicaceae), la maggior parte delle foraggere coltivate e spontanee, alberi da frutta, alberi da legno, viti, piante desertiche, fiori e la maggior parte delle piante ornamentali (eccetto le Ericaceae). Sino ad oggi sono state identificate circa 150 specie di VAM. Le radici colonizzate da VAM, non hanno forma e colore diverso rispetto a quelle non colonizzate. Le VAM sono visibili solo al microscopio e quindi non possono essere identifi-
cate ad occhio nudo. A causa della loro posizione nelle radici e a causa della loro grossa dimensione, le spore delle VAM sono disseminate in nuove aree attraverso animali e insetti terricoli molto lentamente. I funghi micorrizogeni possono ottenere il carbonio necessario per la loro nutrizione solo dalle piante ospiti in grado di fotosintetizzare. Questo significa, molto semplicemente, che i funghi micorrizogeni non possono crescere e svilupparsi fino a che non entrano in associazione con le loro piante ospiti. In cambio espandono il micelio nel suolo, aumentando la superficie attiva delle radici, permettendo così alla pianta ospite di assorbire una maggior quantità di acqua, di azoto e di minerali essenziali. Si stima che una pianta dovrebbe avere approssimativamente a disposizione una quantità cento volte superiore di zuccheri ed energia per riuscire a formare radici assorbenti sufficienti a coprire una superficie uguale a quella presente in radici micorrizate. Le radici con micorrize persistono di più rispetto alle radici assorbenti non colonizzate, incrementano la tolleranza delle loro piante ospiti alla siccità, al compattamento del suolo, alle alte temperature nel terreno, ai metalli pesanti, alla salinità del suolo, alle tossine organiche e inorganiche e agli estremi di pH del suolo. Difendono inoltre da alcune malattie radicali causate da funghi patogeni e nematodi, e proteggono la pianta dagli attacchi di alcuni insetti. In foreste naturali e praterie, alcune specie di funghi micorrizogeni colonizzano piante ospiti e formano con le radici una continua ed in-
»»
Pag. 21 • Lineaverde Mag/Giu 2014
> SPECIALE SUBSTRATI <
terconnessa rete di miceli. Recentemente, si è scoperto che i funghi VAM producono un essudato glicoproteico mentre sono in associazione con le radici. Questo composto organico, chiamata glomalina, gioca un ruolo importante nella stabilità degli aggregati del suolo e può rappresentare il 4-5% di tutto il carbonio e azoto del terreno. Le funzioni della glomalina non sono ancora del tutto chiare, ma è evidente il ruolo che gioca nel miglioramento della natura fisica dei suoli. Nel tentativo di “addomesticare” gli alberi delle foreste l’uomo li ha rimossi dal loro sito naturale e li sta facendo crescere in una moltitudine di ambienti artificiali e artefatti. Gli alberi possono essere presenti in una determinata area sia prima dell’intervento umano che dopo, quando la pianta è trapiantata. Le radici di alberi già presenti sono spesso danneggiate da mezzi meccanici di scavo, da fossi di drenaggio, dal livellamento e compattamento del terreno, dalle pavimentazioni di strade e marciapiedi. Le piante trapiantate sono messe a dimora nel nuovo ambiente con un apparato radicale ridotto, spesso meno del 10% di quello originario presente in vivaio. Spesso sono necessari anche 10 anni per ripristinare l’originario apparato radicale funzionale e assorbente. Queste nuove radici non solo necessitano di spazio e terra in abbondanza per svilupparsi in modo appropriato, ma devono trovare anche condizioni ottimali del suolo (ossigeno, temperatura adeguata, acqua disponibile, azoto solubile, e minerali essenziali). Il terreno della maggior parte dei siti costruiti dall’uomo ha un bassissimo contenuto di sostanza organica che è indispensabile per favorire lo sviluppo naturale delle radici. Spesso poi il terreno è compattato e sovente con valori di pH estremi, dovuti da un apporto di acqua irrigua alcalina o dalPag. 22 • Lineaverde Mag/Giu 2014
L’apporto artificiale di spore deve essere visto nell’ottica di aiutare le piante in condizioni oggettivamente difficili come sono oggi i luoghi antropizzati. l’eccessiva salinità per overdose di fertilizzanti. Gli alberi devono avere la capacità di produrre nuove radici assorbenti funzionali. Il suolo deve contenere una certa quantità d’inoculi di micorrize, necessaria per formare un’abbondante micorrizazione sulle nuove radici, e deve avere un adeguato contenuto di sostanza organica con un’elevata carica microbica associata, utile per favorire i naturali rapporti tra radice e suolo. Nei terreni urbani è quindi necessario ricorrere all’apporto artificiale di sostanza organica, di spore di funghi micorrizogeni e di altri microrganismi utili. Purtroppo l’uomo crea per gli alberi situazioni così artificiali e di difficile sopravvivenza che risulta di vitale importanza fornire aiuti biologici esterni e mirati. Ma quanti capitolati d’appalto prevedono l’impiego di tali sostanze e quanti operatori ne tengono davvero conto quando mettono a dimora un nuovo albero? Un tempo era buona pratica, quando si piantava un nuovo albero, apportare nel sito di messa a dimora anche un po’ di terreno di bosco o del luogo d’origine da cui proveniva l’albero; così facendo, consapevolmente o inconsapevolmente, si apportavano anche radici micorrizzate e spore di funghi. Ora questa pratica è andata persa. Ovviamente le spore di funghi micorrizogeni sono presenti ovunque; anche normalmente nei suoli di città, se non si tratta, come sempre più spesso - ahimè- avviene, di terreni di riporto o peggio ancora di detriti edilizi. L’apporto artificiale di spore deve essere visto in quest’ottica, quella di aiutare le piante in condizioni oggetti-
vamente difficili come sono oggi i luoghi antropizzati. E’ bene scrivere anche che i miracoli non possono avvenire; non si possono resuscitare alberi morti o gravemente compromessi; non si può pretendere di far attecchire, con l’inoculo artificiale, alberi trapiantati non lavorati. Una pianta senza radici non può essere micorrizzata! Ma sopratutto, come scrivevo all’inizio, è bene ricordare che l’eventuale impiego di spore di funghi micorrizzogeni va inquadrato in una più ampia visione di gestione del nostro verde, quella “naturale” che vede l’albero, la pianta, il tappeto erboso come un insieme di associati sinergici, tra loro connessi e collegati. Senza la presenza di un componente, anche tutti gli altri ne risentono o deperiscono. In Natura tutto è collegato e connesso. L’apporto artificiale di un solo associato può servire a nulla o a poco, se non sono presenti e ottimizzate anche tutte le altre componenti che contribuiscono alla salute dell’albero. C’è una differenza sostanziale tra salute e vigore di un organismo. Sono convinto che i nostri interventi debbano tendere a riportare la vita nel terreno e il vigore nella pianta e non fermarsi o concentrarsi solo sulla sua salute. “Il capire rende le cose complesse semplici!” così scrisse Alex Shigo. Dobbiamo realizzare che la complessità della vita biologica di un albero e del terreno in cui vive non è ancora pienamente compresa; sembra complessa,in realtà la Natura non fa nulla di inutile e di complicato. E’ necessario tornare a mettersi in sintonia con essa. ■
Maggio/Giugno 2014
SCHEDE TECNICO-BOTANICHE
Lineaverde
Schede tecnico-botaniche di Lineaverde dr. agr. Renato Ferretti e dr. agr. Silvia Vigé
Nota Introduttiva La realizzazione di queste schede tecnico-botaniche na-
scrizione tipologica più aggiornata di varietà nuove pre-
sce dalla volontà di realizzare uno strumento che collega
senti sul mercato o quelle molto interessanti ma poco
le proposte commerciali dei nostri vivaisti con le esigenze
usate perché poco conosciute.
progettuali di chi realizza opere verdi, dall’architetto all’a-
Abbiamo così raggruppato molte informazioni dalla descri-
gronomo, dal giardiniere dalle imprese edili. Le schede vo-
zione della pianta, dove vengono evidenziate caratteristiche
gliono quindi essere un punto d’ispirazione per la proget-
botaniche e agronomiche, ai criteri di scelta, come dimen-
tazione e realizzazione di aree a verde con l’uso più ampio
sioni e portamento e utilizzo. Emergono così aspetti legati
possibile di specie scelte sia per le loro caratteristiche
alla resistenza all’inquinamento e le caratteristiche allerge-
estetiche che agronomiche.
niche, le misure vivaistiche e i diversi tipi di allevamento.
Libri sulle piante ce ne sono tanti e ultimamente sono an-
Per la realizzazione di queste schede fondamentale sarà
che ben descritte nei cataloghi commerciali dei vivai ma
la costante collaborazione dei vivaisti i quali si vogliono fin
questa proposta editoriale vuole differenziarsi per la de-
da ora ringraziare per il tempo dedicato.
7
Lagerstroemia indica ‘Bianca Grassi’
8
Populus nigra italica ‘San Giorgio’
9
Rosa ‘Papa Giovanni Paolo II’
7
Maggio/Giugno 2014
SCHEDE TECNICO-BOTANICHE
Lineaverde
Lagerstroemia indica ‘Bianca Grassi’ Caratteristiche agronomiche
Caratteristiche botaniche
Suolo: tutti i tipi tranne quello acido eSPoSizione AllA luce: pieno sole
noMe boTAnico: Lagerstroemia
ruSTiciTà: si
indica ‘Bianca Grassi’
reSiSTenzA All’inquinAMenTo
fAMiGliA: Lythraceae
ATMoSferico: si
chioMA: espansa
reSiSTenzA Al cAlcAre: si
fioriTurA ePocA: estate
reSiSTenzA Alle bASSe
fioriTurA colore: bianco puro
TeMPerATure: si
foGlie colorAzione: verde brillante foGlie PerSiSTenzA: caduca colorAzione AuTunnAle: giallo-arancio fruTTi: capsule ovali o rotonde
Visto da: Vivaio dei Molini Az. Agr. Porro Savoldi Via Molini, 3 Lonato del Garda (BS) Tel. 030 9130132 laura@vivaiodeimolini.it
reSiSTenzA Al riSTAGno idrico: no reSiSTenzA Al SAle: no PiAnTA AllerGenicA: no
Dimensioni e Portamento AlTezzA MASSiMA: 4-5 metri PorTAMenTo: arbustivo o arboreo MiSurA ViVAiSTicA: per le varietà a cespuglio fino a 3-4 metri in altezza, per le varietà ad albero con una circonferenza massima di 20-25 cm diSTAnzA oTTiMAle d’iMPiAnTo: 60 cm SeSTo d’iMPiAnTo o PiAnTe/Mq: 1 VelociTà di creSciTA: media PorTAMenTo ProPoSTo dAi ViVAi: a cespuglio, a mezzo fusto, albero ModAliTà di coMMerciAlizzAzione: con zolla/in contenitore
Utilizzo PArco: adatto GiArdini: adatto SiePi e bordure: adatto TAPPezzAnTi: non adatto Aree induSTriAli: adatto ArGini fluViAli e zone uMide: non adatto ScherMi AnTiruMore: non adatto zone coSTiere MArine: non adatto in VASo in fioriere e TerrAzzi: adatto SiePi AGrArie e uSo PAeSAGGiSTico: adatto ArTe ToPiAriA: non adatto Verde VerTicAle: non adatto
8
Maggio/Giugno 2014
SCHEDE TECNICO-BOTANICHE
Lineaverde
Populus nigra italica ‘San Giorgio’ Caratteristiche botaniche
Utilizzo PArco: adatto
noMe boTAnico: Populus nigra italica ‘Bianca Grassi’
GiArdini: adatto
fAMiGliA: Salicacee
SiePi e bordure: adatto
chioMA: fastigiata con rami assurgenti
per filari
fioriTurA ePocA: maggio
TAPPezzAnTi: non adatto
fioriTurA colore: pianta con soli fiori maschili, color
Aree induSTriAli: adatto
rosso porpora
ArGini fluViAli e zone
foGlie colorAzione: verde lucido ed intenso nella
uMide: adatto
pagina superiore, verde opaco e prive di peluria nella
ScherMi AnTiruMore:
pagina inferiore
adatto
foGlie PerSiSTenzA: fino all’autunno inoltrato
zone coSTiere MArine:
fruTTi: trattandosi di pianta maschile è priva di frutti, caratterizzata per l’assenza del fastidioso pappo (o lanugine)
Caratteristiche agronomiche Suolo: si adatta bene a vari tipi di suolo, purché freschi e con buona disponibilità idrica anche in estate eSPoSizione AllA luce: pieno sole ruSTiciTà: si reSiSTenzA All’inquinAMenTo ATMoSferico: si reSiSTenzA Al cAlcAre: si reSiSTenzA Al riSTAGno idrico: si reSiSTenzA Alle bASSe TeMPerATure: si reSiSTenzA Al SAle: moderata PiAnTA AllerGenicA: non produce la tipica e fastidiosa lanugine del pioppo
Dimensioni e Portamento AlTezzA MASSiMA: 20 metri circa PorTAMenTo: colonnare MiSurA ViVAiSTicA: da 1 a 4 m di altezza, disponibili anche soggetti più grandi di pronto effetto SeSTo d’iMPiAnTo: in filari, con piante distanziate a seconda del risultato da ottenere: 2 o 3 metri per consentire il contatto da adulte nelle fasce frangivento; 5 o più metri per scopi ornamentali o paesaggistici VelociTà di creSciTA: molto rapida PorTAMenTo ProPoSTo dAi ViVAi: portamento naturale che ricorda quello del cipresso a chioma stretta ModAliTà di coMMerciAlizzAzione: ad astone senza radici/in zolla /in contenitore
non adatto Visto da: umbraflor Azienda Vivaistica regionale Via del Castellaccio, 6, 06038 Spello (PG) Tel. 0742.315007 www.umbraflor.it
in VASo in fioriere e TerrAzzi: non adatto SiePi AGrArie e uSo PAeSAGGiSTico: particolarmente adatto ArTe ToPiAriA: non adatto Verde VerTicAle: non adatto
9
Maggio/Giugno 2014
SCHEDE TECNICO-BOTANICHE
Lineaverde
Rosa ‘Papa Giovanni Paolo II’ Caratteristiche botaniche
Caratteristiche agronomiche
noMe boTAnico: Rosa sp. ‘Papa
Suolo: neutro o sub-acido
Giovanni Paolo II’
eSPoSizione AllA luce: pieno sole
fAMiGliA: Rosacee
ruSTiciTà: si
chioMA: nessuna
reSiSTenzA All’inquinAMenTo
fioriTurA ePocA: da maggio
ATMoSferico: si
all’autunno
reSiSTenzA Al cAlcAre: si ma in
fioriTurA colore: bianco puro
moderata misura
foGlie colorAzione: verde intenso foGlie PerSiSTenzA: caducifolia colorAzione AuTunnAle: gialle prima di cadere fruTTi: nessuno
reSiSTenzA Al riSTAGno idrico: no Visto da: rose barni Via del Casello, 5 51100 Pistoia Tel. 0573 380464 www.rosebarni.it
reSiSTenzA Alle bASSe TeMPerATure: si reSiSTenzA Al SAle: si in moderata misura PiAnTA AllerGenicA: no
Dimensioni e Portamento AlTezzA MASSiMA: 100 cm forMA e PorTAMenTo: eretto MiSurA ViVAiSTicA: vaso del 18 e radici nude diSTAnzA oTTiMAle d’iMPiAnTo: 50 cm SeSTo d’iMPiAnTo o PiAnTe/Mq: 50 cm TeMPi di creSciTA: veloce PorTAMenTo ProPoSTo dAi ViVAi: a cespuglio ModAliTà di coMMerciAlizzAzione: a radice nuda/in vasetto/in contenitore
Utilizzo PArco: adatto GiArdini: adatto SiePi e bordure: adatto TAPPezzAnTi: non adatto Aree induSTriAli: adatto ArGini fluViAli e zone uMide: non adatto ScherMi AnTiruMore: non adatto zone coSTiere MArine: non adatto in VASo in fioriere e TerrAzzi: adatto SiePi AGrArie e uSo PAeSAGGiSTico: adatto ArTe ToPiAriA: non adatto Verde VerTicAle: non adatto
L’impossibile è ora possibile
A I G O L O N C TE
DCT
Sapete che è possibile produrre piante di qualità in totale sicurezza? Osmocote Exact Protect con tecnologia DCT è un valido alleato per i vivasti, perchè permette di usare i concimi avvolti anche in condizioni di coltivazione che fino ad oggi non lo permettevano. Ad esempio i trapianti estivi. Chiedi al tuo tecnico Everris di fiducia.
www.everris.it
> INTERVISTA <
Vivai Brambilla: talee di qualità per il successo della filiera florovivaistica Alberto Brambilla, titolare dei Vivai Brambilla.
La riuscita della filiera florovivaistica parte dalla buona qualità delle giovani piante che andranno poi ricoltivate. Dai substrati alle nuove strategie per venire incontro alle esigenze della clientela sono stati alcuni dei punti che abbiamo chiesto ad Alberto Brambilla titolare dei Vivai Brambilla.
di Silvia Vigé silvia.vige@epesrl.it
Dottore agronomo, redazione
bbiamo intervistato Alberto Brambilla, titolare dei Vivai Brambilla, specializzati nella produzione di talee. Gli abbiamo chiesto di parlarci della sua produzione: da dove nasce la passione per la coltivazione di giovani piantine e quali sono le caratteristiche principali per la riuscita della produzione, partendo dalle piante madri arrivando alla scelta del substrato più giusto.
A
Come nasce il vivaio? I Vivai Brambilla nascono in Brianza, a Olgiate Molgora in provincia di Pag. 28 • Lineaverde Mag/Giu 2014
Coltivazione di talee in serra.
Lecco, nei primi anni ‘50 con mio padre Battista che comincia a coltivare piante ornamentali per i giardinieri. In quegli anni, le coltivazioni più diffuse erano per gli alberi: faggi, querce, aceri, betulle e magnolie, mentre per le siepi: lauri, ligustri, thuje e osmanthus. Non esistevano ancora piante vendute in contenitori in plastica ma le piante venivano accuratamente preparate con la zolla impagliata. Avviati i vivai, mio padre si dedicò con successo alla realizzazione di giardini, aiutato da tutta la famiglia. Negli anni ‘80 incomincio a lavorare in azienda in modo continuativo, e questo permette a mio padre di dedicarsi maggiormente alla sua passione: la propagazione delle piante ornamentali da esterno. In quegli anni le giovani piante da ricoltivare arrivavano quasi esclusivamente dall'Olanda. C'era un grande assortimento che entusiasmava e spingeva a provare tante varietà, unico inconveniente l’alto costo. In azienda l'attenzione si concentra esclusivamente sulle talee, sulle serre e sugli impianti per la radicazione.
La produzione di talee non é cambiata molto negli anni, sono cambiati alcuni mezzi: contenitori alveolati, zollette preconfezionate, vasetti eco in torba e fibra di legno e dispositivi per il controllo dei parametri fondamentali che rendono possibile la radicazione. I tanti successi e l'entusiasmo si alternano alle frustrazioni ma siamo sempre andati avanti. Passano gli anni e aumentano i numeri, due volte l'anno si va al Flormart di Padova con tutto il gruppo dei comaschi: si cominciano a vendere in modo crescente le giovani piante. È un bel periodo, l'amicizia e la competizione con gli altri produttori di giovani piante della zona, spesso complementari tra loro, favorisce una rapida crescita e il raggiungimento di alti livelli di qualità per tutti. Fin dagli inizi, la nostra azienda si è distinta perché commercializza diret-
tamente anche le talee radicate e non solo le piante in vasetto. Oggi, con una superficie di 7 ettari, tra serre e campi di piante madri, in cui lavorano dalle 10 alle 15 persone in base alla stagione, l'azienda continua a produrre talee in alveolo e giovani piante in vasetto. Come si caratterizza la vostra produzione di talee? Il materiale di partenza, è prelevato principalmente da nostre piante madri collezionate e selezionate negli anni. Le nostre talee sono prodotte per lo
»»
Pag. 29 • Lineaverde Mag/Giu 2014
> INTERVISTA <
Coltivazione di talee in serra.
Fase di fertirrigazione delle giovani piantine.
Radicazione in FertilPot.
Pag. 30 • Lineaverde Mag/Giu 2014
più su ordinazione, con programmi messi a punto direttamente con il cliente, mentre per i vasetti, con più di 500 varietà ogni anno, cerchiamo di seguire le richieste del mercato. La produzione di talee non é cambiata molto negli anni, sono cambiati alcuni mezzi: contenitori alveolati, zollette preconfezionate (Paperpot), vasetti eco in torba e fibra di legno (Fertilpot) e dispositivi per il controllo dei parametri fondamentali che rendono possibile la radicazione come temperatura, umidità e luce. Si dà molta attenzione alla cura delle piante madri sia sotto l'aspetto fitosanitario che sotto quello delle scelte varietali. In generale, curare la qualità del materiale che viene prelevato dalle piante madri é il primo passo per il successo della radicazione. Oggi viene curata molto anche la pulizia delle serre, del vivaio e delle zone di lavorazione, si impiegano solo contenitori nuovi e substrati di alta qualità che offrono caratteristiche fisiche stabili ed uniformi nel tempo. Disponiamo inoltre di impianti di fertirrigazione localizzati in ogni ambiente, per assicurare le giuste dosi di nutrienti a ogni stadio di crescita delle giovani piante. Il nostro é essenzialmente un prodotto povero, ma deve essere di qualità elevata perché é il punto di partenza per ogni coltivazione che ci si augura sia di successo. Il riscontro positivo dei nostri clienti ci conferma che siamo sulla giusta direzione. Su cosa si basa la scelta del substrato adatto al vostro tipo di produzione? Noi lavoriamo con substrati a base di torba bionda, fibre di cocco e cortecce, molto aerati e soffici, per una maggior robustezza dell'apparato radicale e che permettono un rapido sgrondo dell’acqua per evitare che le
piantine stiano a contatto con l’acqua troppo a lungo. In genere usiamo materiale già preconfezionato che meglio risponde alla produzione del momento. I prodotti arrivano in generale da Francia e Olanda. Quello che per noi è importante è il costante approvvigionamento di terricci con la stessa formulazione che ci viene garantita di anno in anno e per noi questa è una base fondamentale per garantire la riuscita della nostra produzione. Abbiamo negli anni selezionato diverse offerte sul mercato, alla ricerca del “terriccio ideale”, e adesso negli ultimi 8-10 anni ci siamo stabilizzati su un unico prodotto anche se continuiamo comunque a testare le novità proposte dal mercato. Importate non sono solo le caratteristiche chimiche del substrato ma anche la durata del terriccio durante l’anno che non si deve compattare o cambiare di volume e anche quando imbevuto di acqua deve garantire ossigenazione alle radici. Come si caratterizza la vostra clientela e il mercato a cui vi rivolgete? I nostri clienti sono vivaisti che ricoltivano piante in vaso o in campo, vanno dal coltivatore di grandi quantità, al piccolo coltivatore che ama collezionare tante varietà. Anni fa erano concentrati quasi esclusivamente nella zona di Pistoia, oggi sono distribuiti un po’ in tutta l'Italia. Ultimamente, oltre a varietà numericamente rilevanti, abbiamo richieste anche di varietà insolite e di quelle dimenticate. In genere con i nostri clienti, vista la peculiarità dei nostri prodotti, quasi sempre viene ad instaurarsi un rapporto familiare che a volte dura molti anni a cavallo di generazioni. La caratteristica di avere tante varietà ci ha valorizzato da sempre. Altra cosa che è parecchio apprezzata
»»
Talee di Osmanthus.
Talee di Photinia.
Giovani piantine pronte per la consegna.
Pag. 31 • Lineaverde Mag/Giu 2014
> INTERVISTA <
è l’aggiornamento in tempo reale della produzione che pubblichiamo sul nostro sito internet. Quando metto in produzione una piantina nuova la segnalo e indico quando verrà pronta per la vendita così il cliente, in estrema autonomia, può controllare la disponibilità e comunicarci il suo ordine. Ogni partita messa in produzione, è codificata in modo univoco così da avere tracciato tutto il suo percorso, dal prelevamento della talea fino alla consegna. Il mercato delle talee radicate di ornamentali da esterno é molto cambiato negli ultimi anni. Si é passati da programmi di produzione stabili e continuativi, che davano il tempo di organizzare la produzione e garantivano date certe di ritiro, a richieste, spesso imprevedibili e a volte con prezzi imposti, che non sempre é facile soddisfare. Oggi per noi é importante continuare sulla strada della qualità e sull'offerta di un servizio che va oltre il prodotto in sé. Io penso che rispetto a 30 anni fa, crisi a parte, le persone siano molto più vicine al mondo del verde e alle gratificazioni che ne derivano,
Pag. 32 • Lineaverde Mag/Giu 2014
Coltivazione in pieno campo di piante madri.
Oggi per noi é importante continuare sulla strada della qualità e sull'offerta di un servizio che va oltre il prodotto in sé. quindi voglio essere ottimista per il futuro del nostro settore. Se siamo in piedi è perché negli anni abbiamo servito bene i nostri clienti nel pieno della loro soddisfazione. ■
VIVAI BRAMBILLA Via Pilata Olgiate Molgora (LC) tel. 039 508340 cell. 348 2554130 www.vivaibrambilla.com infobrambilla@gmail.com
> FITOPATOLOGIA <
Le “emergenze fitosanitarie” vanno bloccate perché non diventino troppo dannose Molte forme di danno per le piante possono trasformarsi anche in poco tempo, soprattutto a seguito di trascuratezza, in situazioni gravi di danno e di pericolo solo apparentemente improvvise ed irrisolvibili, quindi bisogna evitarne la progressione e la dannosità con tutti i mezzi disponibili. di Giorgio Badiali giorgiobadiali@libero.it
Fitopatologo, dottore agronomo, già dirigente della Regione Emilia Romagna
Si può di certo evidenziare nel caso specifico, la morte totale di diversi platani che pure in vigenza di tutte le norme riguardanti la Lotta obbligatoria contro il Cancro colorato, non sono stati minimamente aiutati a sopravvivere.
Pag. 34 • Lineaverde Mag/Giu 2014
e emergenze di ogni genere riguardanti soprattutto aspetti ambientali, segnalate oggi con frequenza su tanti settori di attività come se fossero sempre situazioni nuove portatrici di rischio e di danno, stanno diventando troppe e con effetti spesso in-
L
sopportabili, su ogni parte del territorio nazionale. Nella maggior parte dei casi, si deve purtroppo constatare che non si tratta di vere emergenze che iniziano sempre in forma localizzata e spesso improvvisa, ma di situazioni provocate
Doppio filare di platani su strada extraurbana le cui piante stanno gradualmente morendo, per l’azione nefasta del Cancro colorato che si è ripresentato dopo un periodo di buon equilibrio, a seguito del recente mancato rispetto delle principali regole di salvaguardia.
troppo frequentemente dal comportamento scorretto dell’uomo e comunque almeno inizialmente possibili da gestire, rappresentando soltanto il risultato finale di una o più attività per lungo tempo malfatte o incontrollate, o di situazioni mal gestite e seguite da trascuratezza prolungata od addirittura da menefreghismo ed abbandono. Di queste situazioni che in troppi casi, soltanto quando raggiungono limiti non più accettabili vengono definite emergenze e non conseguenze di fatti negativi lungamente ripetuti (emergenze frane, emergenze acque, emergenze rifiuti, emergenze carceri, emergenze da inquinamenti vari ed oggi addirittura emergenze campi di calcio, ecc.), tutto il territorio nazionale e mondiale è ormai invaso ed in troppi casi, pare non esistere una ferma volontà generale rivolta al loro contenimento. Sono tanti gli interventi utili e necessari, a volte anche di facile esecuzione che non vengono eseguiti per riuscire ad evitarle o contenerle, perché si pensa sempre siano gli altri a doverli effettuare e soprattutto perché la loro esecuzione costa fatica, perdita di tempo e soprattutto rappresenta in molti casi una perdita elevata di denaro, quasi mai sufficientemente valutata. Chiunque in grado di ragionare deve ricercare e comprendere l’origine di queste situazioni ed adoperarsi con tutti i mezzi a disposizione, per riuscire ad evitare o contenere almeno in parte soprattutto quelle più brutte,
dannose e molto deturpanti a livello ambientale. Tutti possiamo fare qualcosa, ma forse manca un minimo di volontà per operare e questa è una condizione veramente triste e preoccupante. Infatti, troppo spesso si parla e si scrive di queste cose, della loro elevata dannosità ma raramente qualcuno si prende l’ iniziativa di operare veramente per riuscire a rimediarle. Anche quelle situazioni che riguardano negativamente il mondo vegetale e pure definite spesso “emergenze fitosanitarie”, si stanno presentando in quantità crescente e spesso in forma preoccupante per la elevata dannosità che in diversi casi hanno già provocato anche nel passato non più recente o sono oggi ancora in grado di provocare, specialmente quando sono state o vengono ancora identificate e diagnosticate con notevole ritardo, non sono subito studiate e divulgate, non rapidamente contenute ed in molti casi curate soltanto tardivamente, se non addirittura ignorate anche per lunghi periodi. Queste situazioni non dovrebbero più presentarsi almeno nel prossimo futuro perché oggi si è certamente in grado con i mezzi tecnici ed il personale qualificato a disposizione, di osservare, segnalare, identificare e capire le anomalie anche più mascherate e più gravi, quindi di allertare le masse e diffonderle fra coloro (enti, associazioni, gruppi di lavoro, ordini professionali, dirigenti pubblici e personale addetto alle attività manutentive
del verde, gruppi di volontariato e anche singoli cittadini, ecc.) che operano sul territorio e si dedicano professionalmente od anche marginalmente alle principali attività manutentive del verde, alle nuove progettazioni e riqualificazioni ambientali soprattutto nei centri urbani, nei parchi e nei giardini, sia su suolo pubblico che privato. Un discorso particolare deve essere rivolto per gli stessi motivi a tutte le aziende vivaistiche produttrici di piante, specialmente quando vengono allevate o riprodotte nei loro territori, piante importate da luoghi lontani e poco conosciuti (soprattutto a seguito della ormai diffusa globalizzazione) o nei quali già si avvertono o si conoscono per quelle piante , situazioni a dir poco sgradite dal punto di vista fitosanitario. Sia molto chiaro a questo punto che esistono da sempre su tutto il territorio nazionale le migliori professionalità in materia di malattie delle piante, che operano all’interno dei Servizi Fitosanitari Regionali od in altre strutture da loro coordinate e controllate. Queste Istituzioni che sono presenti ed operano su tutto il territorio nazionale, sono coordinate strettamente dal Servizio Fitosanitario Nazionale ed i loro Funzionari dipendenti vengono continuamente aggiornati e professionalmente preparati, si trovano costantemente in rapporto con le facoltà di Scienze Agraria che operano all’interno delle varie Università degli Stu-
»»
Pag. 35 • Lineaverde Mag/Giu 2014
Non è stato questo il modo consigliato per salvare le piante di platano dal diffondersi del cancro. I seggiolini legnosi lasciati (anno 2011/12) come panchine per il riposo dei turisti di passaggio, hanno favorito con gli apparati radicali infetti, la trasmissione rapida del male.
mente infettabili od infestabili. Così operando, anche le possibili nuove situazioni fitosanitarie negative che continueranno per sempre in qualche modo a presentarsi, potranno essere più facilmente e rapidamente identificate e contenute, evitando di doverle rincorrere in futuro per riuscire almeno in parte a riequilibrarne gli effetti dopo avere subito danni ambientali evitabili od almeno in gran parte contenibili, oltre ad avere sostenuto dei costi elevatissimi che potevano essere in gran parte evitati e che lo dovranno essere prossimamente ancora di più, considerando le situazioni economiche difficili che si stanno già da qualche tempo e ancora attualmente attraversando. Piante di pino fortemente infestate da Processionaria e su cui non è stata eseguita nel tempo una buona azione di difesa, manifestano un notevole deperimento e disseccamenti diffusi, a causa dell’azione distruttiva delle larve dell’insetto, ora riparate all’interno dei nidi visibili.
Situazioni vecchie e nuove da considerare e sui cui meditare ed operare veramente
di Italiane, hanno da sempre il compito istituzionale di controllo delle piante che vengono importate dall’estero e visitano con buona tempestività tutti i casi locali che vengono denunciati o semplicemente segnalati, riguardanti soprattutto le tante forme patologiche o comunque i casi anomali anche apparentemente più strani, di nuove comparse di natura dannosa ed i diversi casi di più difficile interpretazione. Deve essere altrettanto chiaro che questi Servizi Fitosanitari, dovranno venire sempre più sollecitati, interpellati e chiamati in visita da chiunque riscontri (anche il comune cittadino) situazioni anormali sulle piante del proprio territorio, come nel caso di un
I casi fitosanitari di più recente comparsa e quelli che in passato hanno rivestito ed ancora oggi possono in diverse occasioni rivestire le caratteristiche negative in precedenza descritte, risultano frequenti e quasi sempre hanno provocato o continuano a provocare dannosità anche consistenti che tendono ad affermarsi o ripetersi ogni volta che rispettivamente si verificano ex novo o ripresentano in modo particolarmente grave gli effetti che si erano riequilibrati nel tempo , con le attività di cura subito necessariamente effettuate ma che in seguito sono state gradualmente ridotte o non più eseguite. E mentre nel primo caso ci si trova di fronte ad un nuovo fatto emergente
Pag. 36 • Lineaverde Mag/Giu 2014
viale alberato, di un parco o di un giardino sia pubblico che privato od anche di un tratto boscato, sempre al fine di riuscire ad identificare rapidamente le eventuali patologie presenti, soprattutto quelle nuove o quelle già conosciute e controllate che possono in qualsiasi momento riproporsi, anche con una certa intensità. In questo modo saranno in grado di operare sempre meglio, di dare le indicazioni necessarie per contenerle o riequilibrarle limitandone gli effetti dannosi, oltre ad evitare la diffusione di qualsiasi situazione negativa riscontrata, ostacolandone la trasmissione dalle piante aggredite a quelle ancora sane, situate spesso in posizioni ad esse limitrofe e quindi facil-
> FITOPATOLOGIA <
che deve essere subito identificato , studiato, capito, divulgato, curato e comunque rapidamente riequilibrato, mediante le modalità e le nuove tecniche che verranno ogni volta indicate od imposte per legge e saranno sempre seguite e controllate dai Servizi Fitosanitari Regionali; nel secondo caso e salvo diverse ed aggiornate indicazioni, dovranno essere riprese immediatamente tutte le precauzioni e le tecniche a suo tempo previste e seguite con le stesse modalità legislative tutte le norme operative già conosciute e riguardanti anche da diverso tempo la forma patologica che nuovamente si presenta. Esaminando alcune di queste patologie da tempo presenti ed in linea di massima attivamente contrastate ed altre verificatesi più recentemente , specialmente sulle piante arboree situate nel vasto complesso degli ambienti urbani, periurbani e boscati, in molti casi tra loro limitrofi, si può affermare che nella maggior parte delle situazioni, dopo l’emissione dei vari Decreti Ministeriali concernenti la lotta obbligatoria nei casi ritenuti di maggior pericolo per la salute delle piante e per evitare la diffusione delle patologie in atto, sono state eseguite e controllate per quanto possibile, le attività di difesa prescritte e necessarie per contenere ulteriori diffusioni e comunque per favorire i tentativi rivolti a riequilibrare le normali condizioni vegetative delle piante aggredite. Infatti, partendo da molto lontano si possono ricordare tra gli altri, alcuni vecchi e notissimi casi verificatisi nel territorio nazionale, riguardanti per esempio le patologie provocate dalla Processionaria dei pini (insetto), dal Cancro colorato del platano (crittogama) e dal Colpo di fuoco batterico delle rosacee (batteriosii). Per queste patologie,da considerare tra quelle più note, gravi e dannose verificatesi nel secolo scorso, furono emanati contemporaneamente alle ri-
cerche eseguite, agli studi effettuati in merito ed ai primi interventi di difesa e controllo, i rispettivi Decreti Ministeriali concernenti la Lotta obbligatoria, negli anni 1926, 1938, 1998 e 2007 per la Processionaria del pino; 1987, 1198, 2012 per il Cancro colorato del platano e nel 1996 per il Colpo di fuoco batterico. Di tutte queste forme patologiche la tanto sperata e spesso auspicata eradicazione non è mai avvenuta come era prevedibile se pur desiderabile sin dall’inizio, però su diversi territori si è riscontrato anche dopo tempi non
troppo lunghi , un buon ridimensionamento delle presenze e dei danni già in essere al momento sempre tardivo del riconoscimento delle patologie che già avevano iniziato il loro sviluppo e proseguita la loro incontrastata diffusione per diverso tempo. Operando in seguito, secondo le modalità e le tecniche prescritte, in molti territori si sono riscontrati in tempi accettabili, notevoli miglioramenti delle situazioni e quasi tutte le patologie si sono abbastanza riequilibrate dopo avere prodotto danni anche notevoli
»»
Piante di pino in cui non è stata eseguita la raccolta dei nidi invernali contenenti le larve di Processionaria che con la loro alimentazione ne determineranno il progressivo deperimento.
Danni evidenti su questi fusti, provocati dalle larve del Tarlo asiatico che hanno debilitato ed ucciso diverse piante, già in molte occasioni.
Pag. 37 • Lineaverde Mag/Giu 2014
> FITOPATOLOGIA <
Sopra: una pianta di palma condannata da tempo ed ora già morta, vicino ad altre in forte deperimento per la titubanza verificatasi nell’effettuare gli indispensabili interventi , durante i primi attacchi e la progressione distruttiva del Punteruolo rosso. Sotto: in questa località turistica che si trovava in fase di riqualificazione, le piante subito infestate dal Punteruolo rosso, non avendo ricevuto le necessarie e drastiche attività di riduzione e cura nel momento utile per frenarne lo sviluppo, sono morte tutte in un tempo abbastanza breve.
di natura ambientale che anche in quei periodi avrebbero potuto risultare inferiori. Negli anni ancora successivi, a seguito di una negativa e graduale riduzione dei diversi interventi sanitari prescritti, si è verificato in alcune zone sulle specie delle piante interessate maggiormente sensibili, un certo ritorno dei casi patologici che già sembravano riequilibrati ed a cui è seguita la formazione di nuovi danneggiamenti, tanto che ancora oggi necessitano interventi e continui controlli al fine di un loro ulteriore contenimento. In questi casi , si tratta quindi di un parziale ritorno dannoso delle patologie che sembravano già sotto controllo e che non sarebbe gradevole oggi Pag. 38 • Lineaverde Mag/Giu 2014
volerle definire con il termine forse improprio di “riemergenze”. Da ultimo, passiamo ora in esame alcuni recentissimi casi di patologie pure molto gravi ed attualmente già presenti e dannose sul territorio nazionale, oltre ad alcune ancora nella fase di rischio per una loro eventuale prossima quanto possibile introduzione o reale emergenza (situazione nuova ed improvvisa anche se preventivamente ed attentamente attesa) che dovrà comunque essere bloccata sul nascere. Tra le prime possiamo con certezza citare gli insetti già presenti da diversi anni e molto dannosi, come il Punteruolo rosso delle palme (Rhynchophorus ferrugineus) ed i Tarli asiatici
(Anophlophora chinensis e A. glabripennis), oltre ma con una certa cautela, alla crittogama responsabile del Cancro resinoso del pino (Gibberella circinata) di cui risultano soltanto alcune sporadiche e recenti comparse. Per entrambi i primi due casi sono stati già emanati i Decreti di Lotta obbligatoria nel novembre dell’anno 2007, mentre per l’altro e nello stesso anno 2007, sono state disposte Misure per impedirne nuove introduzioni ed evitarne la diffusione nella Comunità Europea. Tra le altre forme patologiche citate a forte rischio d’introduzione, si possono ricordare la crittogama provocante la Moria delle querce (Phytophthora ramorum) ed il Nematode del legno di pino e di altre conifere (Bursaphelenchus xylophilus), per i quali sono state recentemente stabilite misure e disposti controlli atti ad impedirne od in ogni caso a riscontrarne rapidamente la eventuale presenza. Pertanto si può considerare che nei primi due esempi riportati, la vera dannosità già da tempo riscontrata, non è ancora stata sufficientemente contenuta e la situazione generale non si è ancora riequilibrata, pur non pensando nemmeno lontanamente, come da alcune parti viene tutt’ora e senza alcuna logica sostenuto, ad una possibile loro eradicazione. Mentre per gli altri casi descritti e per tutti quelli simili in corso di osservazione, si devono considerare indispensabili la massima attenzione e la continua esecuzione di attenti controlli, al fine di identificare sul nascere le nuove patologie che potrebbero presentarsi ed intervenire immediatamente con tutti i mezzi a disposizione che verranno subito indicati dagli organismi competenti preposti, al fine di evitare l’introduzione ed il rapido espandersi di nuovi casi patologici di possibile comparsa o di reale emergenza. ■
Lineaverde News MAGGIO/GIUGNO 2014
Fiere
Flormart 2014, in fiera a Padova dal 10 al 12 settembre Con 500 espositori, 17.000 operatori professionali, 25.000 mq di area espositiva, 80 delegazioni buyers esteri, 2.500 incontri B2B, 200 convegnisti, Flormart rappresenta l’unico appuntamento nazionale dedicato al florovivaismo e giardinaggio dove imprenditorialità e professionalità italiane incontrano professionisti internazionali. PadovaFiere e Flormart 2014 ospitaneranno la 15ª edizione del Premio “La Città per il Verde”, il prestigioso riconoscimento che viene assegnato ogni anno ai Comuni che hanno meglio investito per accrescere e valorizzare il proprio patrimonio verde. Grazie alla proficua collaborazione con ICE, agenzia per la promozione all’estero delle imprese italiane ed alcune Camere di Commercio italiane all’estero, per l’edizione 2014 di Flormart sono stati individuati ed invitati buyers stranieri provenienti da: Francia, Cechia, Egitto, Marocco, Polonia, Spagna, Svizzera, Tunisia, Turchia e Ungheria. Nell’edizione 2013 più di 2.500 incontri di natura commerciale si sono concretizzati tra gli espositori ed i buyers esteri. Si segnala Décor & Gifts, uno spazio che presenta articoli ed accessori per fioristi e garden centers, spaziando dalle nuove tendenze e collezioni alle ultime proposte per la presentazione del verde, articoli di design e decorazioni trendy, nuovi materiali e tessuti, articoli per la cura del giardino, sistemi di esposizione e visual merchandising di fiori e piante nei negozi, garden centers e Gdo. I prodotti giudicati più interessanti per l’utente finale riceveranno il premio FlorMagazine, il vero “fruitore” delle proposte presentate a Flormart. Il premio Oroflor, invece, è dedicato ai prodotti innovativi e originali del florovivaismo professionale esposti in mostra. Per quanto riguarda il prodotto tecnico e professionale, settore che comprende i prodotti necessari per completare il ciclo della produzione del verde, si potranno vedere le soluzioni a 360 gradi più attuali sul mercato dedicate agli operatori per aumentare e migliorare la produzione: terricci, substrati, torbe, strumenti per le analisi di acqua e terreno, fertilizzanti e agrofarmaci, programmi di concimazione, concimi e nutrizione, prodotti per la protezione delle piante. Meccanizzazione e attrezzature, settore ad alta specializzazione, spazia dalle attrezzature e macchine per la manutenzione del verde pubblico e privato, alle tecnologie applicate alla produzione in serra e alla coltivazione con sistemi sempre più all’avanguardia; in mostra verranno presentate le soluzioni tecnologiche per l’automazione, sistemi di climatizzazione, i sistemi di fertirrigazione, la logistica e movimentazione, i sistemi per il risparmio idrico ed energetico. Agrienergy è il nuovo settore di Flormart dedicato alle energie rinnovabili, applicate al florovivaismo, alle colture protette e alle serre. Attraverso il format del business meeting, questa iniziativa presenta nell’ambito della manifestazione leader italiana del florovivaismo, le soluzioni per l’adeguamento e il rinnovo degli impianti, i sistemi per la climatizzazione delle serre, le nuove tecnologie per il risparmio energetico. www.flormart.it ■
Concorsi
Romiti Vivai premiata alle Floralie di Nantes Romiti Vivai, una delle più importanti aziende produttrici di piante ornamentali di Pistoia, si è aggiudicato il premio d'onore per la migliore opera collettiva straniera ed anche quello per la migliore rappresentazione del tema della Città della danza, una delle 7 arti rappresentate alle Floralies di Nantes, uno degli eventi floreali più prestigiosi in Europa tenutosi 00/00. La Romiti Vivai ha proposto una realizzazione ispirandosi a Venezia: piante, acqua, maschere, gondola con gondoliere e ballerine in arte topiaria sono stati armonizzati nella creazione di un allestimento unico nel suo genere. Fonte: Agipress ■ Pag. 40 • Lineaverde Mag/Giu 2014
Leggi e normative
Corso di Progettista di Giardini alla scuola Arte&Messaggio di Milano Presso la Scuola Arte&Messaggio di via Giusti n. 42 a Milano sono aperte le iscrizioni al corso di Progettista di Giardini, edizione 2014/2015. Il percorso, biennale, attivo dal 1994, sviluppa le competenze necessarie per la progettazione di spazi verdi ad uso privato e/o pubblico di media piccola entità: terrazzi, giardini e parchi. La lunga esperienza garantisce qualità dell’impianto didattico/organizzativo e la rispondenza al mercato del lavoro. La qualità a costo accessibile è garantita dal Comune di Milano, ente erogatore del corso. L’ammissione al corso, vista l’esiguità del numero di posti disponibili (20), sarà subordinata ad una selezione, incentrata sulla valutazione del curriculum e su un colloquio motivazionale. Per presentare la propria candidatura, è già possibile inviare il modulo scaricabile dal sito www.artemessaggio.it. ■
Mostre mercato
Premio Giorgio Tesi Junior 2014 Il 29 aprile 2014 nella Sala Maggiore del Palazzo Comunale di Pistoia si è tenuta la cerimonia di premiazione dei vincitori del Premio Giorgio Tesi Junior 2014, un concorso, promosso dalla Fondazione Giorgio Tesi onlus rivolto agli studenti della quinta classe della scuola primaria e delle classi prima, seconda e terza della scuola secondaria di primo grado del territorio del Comune di Pistoia. Hanno partecipato ben 299 studenti. Ognuno di loro ha presentato una poesia con il tema “l’Acqua”, il suo valore, la sua importanza nella nostra vita quotidiana e in quella del pianeta. La giuria, composta da Carlo Vezzosi, Giuliano Livi, Anna Gemelli, Anna Maria Niccolai e Chiara Caselli ha esaminato le poesie, tutte interessanti, originali e ricche di stimoli importanti nella consapevolezza, da parte dei ragazzi, del valore della risorsa acqua. I primi tre classificati hanno ricevuto una borsa di studio, gli altri fino al decimo una medaglia ricordo e tutti coloro che hanno partecipato, classificati dall’11° in poi, una maglietta o un cappellino con il logo del premio. L’iniziativa è stata promossa dalla Fondazione Giorgio Tesi Onlus, col patrocinio dell’Assessorato alla Cultura e alla Formazione del Comune di Pistoia. ■
Lineaverde News Concorsi
Al Roseto “Niso Fumagalli” della Villa Reale di Monza: la Regina Importante anniversario per l’Associazione Italiana della Rosa il 23 maggio scorso: quello della 50ª edizione dei concorsi internazionali per Rose Nuove al Roseto “Niso Fumagalli” della Villa Reale di Monza, dove sono state presentate 73 nuove varietà di rose create da 21 rosaisti provenienti da Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Gran Bretagna, Italia, Spagna, Svizzera. La presenza più forte è stata quella dei francesi con 8 partecipanti. Per tradizione, i Concorsi di Monza hanno una madrina, ma quest’anno l’onore di premiare i vincitori e dare risonanza alla manifestazione è toccato alla coppia di campioni mondiali di danza su ghiaccio, Anna Cappellini e Luca Lanotte, interpreti per eccellenza dell’unione tra perfezione tecnica e sensibilità artistica. Anche nel 2014 sono stati assegnati premi alle tre migliori rose nelle categorie: Ibridi di Tea e Grandiflora (18 in concorso), Floribunde
(36) e nella categoria che riunisce Arbustive (7), Sarmentose (8), Tapezzanti (2) e Miniature (2). Inoltre, sono state proclamate le vincitrici delle categorie “La più bella rosa italiana” e “La Rosa per l’Arredo Urbano”, premio promosso dal Comune di Monza. Il “premio del profumo” è stato attribuito all’ibridatore danese Poulsen alla rosa n.2 (Ibrido di tea) il cui profumo evoca un aspetto del profumo "Acqua di Giò di Giorgio Armani". Per la Rosa dell’Anno, categoria HT, il I premio è andato sempre all’ibridatore danese Poulsen con la stessa rosa che ha vinto il premio del profumo. Il II premio, medaglia d’argento, è andato all’ibridatore francese M. Adam con la rosa della varietà ADAmariat, n 42. Il III premio invece all’ibridatore tedesco W. Kordes Söhne con la varietà KORladcher, n 12. Per la categoria Floribunda e assimilate il I premio se lo è meritato il francese M. Richardier,
Fiere
Florall in un solo giorno
Da Acer a Zelkowa tutte le piante da innesto. Collezione completa di glicini (Wisteria)
Magnolia 'Vulcan'
Via della Chiesina 40 – 51100 Santomato (Pistoia) Tel/Fax: 0573-47 97 69 Mail: vignolivivai@hotmail.it www.vignolivivai.it - www.wisteria.it
Pag. 42 • Lineaverde Mag/Giu 2014
Florall è la più importante fiera orticola del Belgio per i professionisti, un punto di incontro commerciale per i produttori internazionali di piante ornamentali e fiori recisi, venditori di prodotti della floricoltura e colture arboree, importanti fornitori di prodotti orticoli. Quest’anno gli organizzatori hanno deciso di concentrare la fiera tutta in un solo giorno, il 27 agosto 2014, per agevolare sia espositori che visitatori e si svolgerà come sempre presso il Flanders Expo, padiglione 3 e 5, Maaltekouter 1, 9051 Ghent, Belgio. Oggi, Florall è una fiera dove oltre 150 coltivatori professionisti (tra cui anche produttori e importanti aziende commerciali e di esportazione) presentano i loro prodotti di qualità per i visitatori professionali, quest’ultimi costituiti da commercianti ed esportatori di società internazionali, cash & carry e centri di giardinaggio, ecc. Florall ha luogo due volte all’anno: all’inizio di marzo c’è una fiera di primavera e a fine agosto una fiera d'autunno, sempre con una durata di due giorni. ■ www.florall.be
Umbra m aFlor l A Z I E N D A V I VA I S T I C A R E G I O N A L E Azienda certificata ISO 9001
a dei Fiori della Meilland International, con la varietà MEIroruro, n 26; II premio ancora al danese Poulsen Roser con POUlpal 056; III premio al tedesco Rosen Tantau con la varietà RT 06-260. Per le categorie Shrub, Climber, Groud Cover, miniature, la medaglia d’oro è andata all’ibridatore belga Visser, Viva International con VISamalbi “Esprit d’amour”, il II premio a Tantau Rosen con la RT 04-290 “Cute Haze”, il III al francese R. Laperrière con LAPurali. La pù bella rosa italiana è la Vivienne Westwood di Rose Barni; la rosa per l’arredo urbano è quella di M. Richardier, Meilland International. Ci sono poi tre premi nazionali che si riferiscono all’anno precedente: “La rosa dei Soci”, “La rosa dei giornalisti” e “La Rosa del Pubblico”. Quest’ultimo va al fiore più votato dai visitatori del Roseto da maggio a ottobre ed è la “Paolo Pejrone giardiniere” di Rose Barni. Su www.airosa.it tutte le foto.
Attualità
Abbiamo tutte le soluzioni che cerchi.
Vieni V ieni ie a trovarci!
Piante per giardini e per verde urbano Cipressi resistenti a cancro ‘Bolgheri’, ‘‘Agrimed Agrimed 1’, ‘Iltalico’ e ‘Mediterraneo’ Olmi resistenti alla grafiosi ‘San Zanobi’ e ‘Plinio’ Piante nte tartufigene certificat
Vivaismo in carcere Grazie ad un accordo fra la cooperativa sociale Ulisse e la Vannucci Piante di Pistoia, uno dei colossi del vivaismo italiano, nel penitenziario fiorentino di Sollicciano sta per partire un importante progetto: quello di preparare i detenuti al reinserimento nel mondo del lavoro, fornire, già dentro il carcere, la possibilità di imparare un'attività, con un regolare contratto e relativo stipendio. La Vannucci fornirà ad Ulisse alcune piante che saranno fatte crescere e curate in una struttura ad hoc creata a Sollicciano, per poi tornare nella disponibilità dell'azienda pistoiese ed essere messe in vendita. Le piante saranno sistemate in un'area apposita, all'interno di uno spazio di 2500 metri quadrati, già in funziuone per la coltivazione delle rose. Tre i detenuti già attivi, 4 ore al giorno, tre volte la settimana, sotto la guida di un esperto di botanica e di un tutor della cooperativa Ulisse: saranno proprio loro tre – tutti tra i 35 e i 40 anni, due italiani e uno straniero, con pene tra i 3 e i 5 anni – ad occuparsi delle piante provenienti dal Vivaio Vannucci. ■ Fonte: Agipress
Pioppi che non producono lanugine Noci ci innestati per pe frutticoltur
Potrai trovare questo e altro ancora nei nostri vivai Vivaio forestale Torraccia” “La T Torraccia orraccia” Gubbio (PG) Loc. San Secondo - strada Ponte d’Assi-Mocaiana Tel/fax 075.9221122 Cell. 335.1225759 ZZZ XPEUDÁRU LW Z ZZ XPEUDÁRU LW
Vivaio “Il Castellaccio” Spello (PG) Strada St d provv.. 410 410, km 3,300 per Stazione Cannara Tel/fax 0742.315007 Cell. 349.8963580 X PEUDÁRU#XPEUDÁRU LW XPEUDÁRU#XPEUDÁRU LW
Piante selezionate e certificate ai sensi del D.lgs. 386/2003 per impianti forestali e per arboricoltura da legno
Lineaverde News Formazione
Ad Albenga, corso di alta formazione sulle produzioni floricole Si terrà a Sanremo dal 7 al 12 settembre la Summer School of Floriculture sul tema "sostenibilltà della floricoltura mediterranea" organizzata dalla SOl (Società di Ortoflorofrutticoltura Italiana) e dai ricercatori di: Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari (DISAFA) dell'Università degli Studi di Torino, Istituto Regionale per la Floricoltura di Sanremo (IRF), Unità di Ricerca per la Floricoltura e le Specie Ornamentali di Sanremo (CRA-FSO), Centro di Sperimentazione e Assistenza Agricola (CERSAA). Il corso intende fornire una conoscenza degli aspetti innovativi in ambito di sostenibilità ambientale ed economica in floricoltura e orticoltura. Le lezioni saranno articolate in 7 sessioni per una durata di 30 ore complessive. E' prevista la visita aziende florovivaistiche. Siti di riferimento: www.regflor.it - www.istflori.it ■
Curiosità
Gives America Wood: ogni cento video porno visti sarà piantato un albero Le campagne promozionali che promettono di piantare nuovi alberi per fidelizzare la clientela ormai non si contano. Ce n'è una però davvero singolare e riguarda il portale di video porno Pornhub che garantisce di trasformare i minuti passati a guardare filmini hard in qualcosa che aiuta la Terra. All'interno del sito è stata creata la sezione "Gives America Wood", nella quale sono caricati video porno accompagnati da un bonus: ogni cento filmati visti, Pornhub si impegna a piantare un albero. L'iniziativa è stata lanciata in concomitanza con l'"Arbor Day", una festa che viene celebrata in tutto il mondo e in cui milioni di persone piantano nuovi alberi. Negli Stati Uniti questa ricorrenza, risalente al 1872, cade ogni ultimo venerdì di aprile. ■
FOR OVER 30 YEARS WE HAVE BEEN GROWING 2000 VARIETIES OF PLANTS, EXPORTED IN 65 COUNTRIES ALL OVER THE WORLD
INNOVATION AND RESPECT
Via Nuova di Castellare, 22 - 51100 Bottegone (Pistoia) Italy - ph. +39 0573 946400/545829 fax +39 0573 545504 - info@vivaisandrobruschi.it - vivaisandrobruschi.it
Pag. 44 • Lineaverde Mag/Giu 2014
RIcerca
Dominanza apicale nelle piante: non solo ormoni Sul sito www.georgofili.info un interessante articolo a firma Amedeo Alpi (professore ordinario di Fisiologia vegetale presso l'Università di Pisa) offre una nuova sorprendente interpretazione riguardo alla dominanza apicale nelle piante. Finora si era creduto che ogni differenziamento delle piante fosse sotto la complessa regolazione ormonale; l'idea di fondo era che ad un fattore ambientale, spesso esterno, seguisse un primo evento in cui le molecole ormonali giocavano il ruolo primario originando una "cascata" di segnali che conducevano alla manifestazione finale osservabile macroscopicamente. Oggi, dopo anni di studi, si è arrivati a capire che invece è il "cross-talk", cioè il rapporto incrociato tra molecole di natura carboidratica e quelle di natura ormonale, che, all'interno della cellula, determina il "percorso" che quella cellula e quindi un intero tessuto e poi un organismo, dovrà intraprendere. ■
Fiere
Hortiflorexpo IPM Pechino, la più importante fiera del verde della Cina Hortiflorexpo IPM Pechino, che si è svolta dal 23 al 26 aprile 2014 nel Centro Esposizioni di Pechino su una superficie di 23.000 metri quadrati, si conferma come la più importante fiera orticola in Cina con più di 18.500 visitatori provenienti da 49 nazioni (il 12% in più rispetto all’edizione precedente) e 427 espositori provenienti da 26 Paesi. Hortiflorexpo, giunta alla terza edizione ed organizzata in collaborazione con IPM Essen, si è svolta in una zona geografica in crescita economica. Diverse aziende hanno presentato le loro novità ad un pubblico internazionale: oltre alla Francia, Paesi Bassi e Taiwan, Germania. La prossima Hortiflorexpo IPM si terrà dal 22 al 24 aprile 2015, per la prima volta nel Shanghai New International Exhibition Center. Alternando quindi Pechino (negli anni pari) e Shanghai (negli anni dispari), Hortiflorexpo si prefigge l’obiettivo di attrarre i mercati sia del sud che del nord della Cina. www.hortiflorexpo-ipm.com ■
Web
Sul sito AREFLH la sezione piante ornamentali e fiori recisi E' stata inaugurata sul sito AREFLH - l’Assemblea delle Regioni Europee - la sezione piante ornamentali e fiori recisi. La nuova sezione Fiori & Piante è una risorsa di informazioni sull’attualità europea e sulle azioni svolte dall’AREFLH presso la Commissione e il Parlamento Europeo, nonché un luogo di scambio di esperienze tra le Regioni aderenti e le organizzazioni dei produttori. Il sito è disponibile anche in lingua italiana. Per maggiori informazioni: www.areflh-flowers-plants.org ■
Rollplus e Discoplus
Rete in juta antierosione per semine e idrosemine nelle scarpate.
Rollplus stuoia vegetale biodegradabile per la pacciamatura di aiuole e scarpate.
Discoplus riduce drasticamente le erbe infestanti nei vasi o negli impianti forestali in modo naturale.
Via Corti, 15 - 25060 Cellatica (BS) - Italy - tel. 335 5315950 - fax: 030 2521393 e.mail: info@loraschi.net web: www. loraschi.net - P.iva: 01573050174
Lineaverde News Convegni
Fiere
Conferenza europea di arboricoltura 2014
Floratech India entra nella famiglia IPM
Si è tenuta a Tornio dal 26 al 28 maggio la Conferenza Europea di Arboricoltura, organizzata dalla S.I.A. Onlus, dall’International Society of Arboriculture e dalla Città di Torino. La conferenza è stata dedicata al rapporto alberi - ambiente urbano ed al ruolo degli alberi nelle città del futuro e sarà inserita all’interno delle iniziative di Smart City Week. Molti i partecipanti che hanno raggiunto nei tre giorni quasi le 400 presenze, tra professionisti e addetti ai lavori, provenienti da tutta Italia ma anche molti dall’estero. Il programma scientifico è stato ricco di contenuti e tra gli invited speakers hanno figurato alcuni dei principali esperti di arboricoltura a livello internazionale come: Barrell, Calfapietra, Ferrini, Konijnendijk van den Bosch, Niklas, Nowak, Rinn e Vasaitis. ■
E' stato firmato il 16 maggio l'accordo che permette alla fiera Floratech IPM India di entrare ufficialmente nella famiglia IPM. La prima edizione congiunta della manifestazione si terrà a Bangalore, nel sud dell'India il 22-24 agosto 2014. L'India è uno dei mercati in più forte espansione di tutto il mondo e Bangalore è considerata come l'elemento fondamentale per il settore verde del paese. In India la produzione di fiori e piante è diventata uno dei più importanti segmenti di mercato nel settore agricolo e offre un enorme potenziale di crescita. ■
Promozione
MIPAAF: brochure illustrata per promuovere il florovivaismo italiano Il Ministero delle Politiche Agricole e Forestali ha pubblicato la versione aggiornata del volume "Il Florovivaismo Italiano, una scelta di qualità", dedicato al settore floricolo italiano, realizzato tramite il Tavolo Tecnico Florovivaistico. Nel volume sono indicati sia dati economici che bellissimne fotografie esplicative adatte anche ad un pubblico generalista e non professionale. È possibile scaricarlo gratuitamente in formato pdf a questo link: http://www.politicheagricole.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/ L/IT/IDPagina/7641 ■
Sboccia a WePlant WePlant ! La gratuita L a prima p r i m a App App g ratuita dedicata del a agli a g l i amanti amanti d e l vverde e rd e
R Ricerca i c e r c a lla ap pianta ianta g giusta iusta a all posto giusto. O Ora ra p puoi. uoi. info su www.vivaicapitanio.it
Normative
La UE contro alcune piante esotiche L'Europa vorrebbe vietare una serie di specie esotiche, arrivate dall'Australia, dalle Americhe, dalla Cina o dal Sud Africa, ma che si sono adattate così bene da prendere il sopravvento sulle specie locali. Tanto che adesso in molti paesi minacciano la biodiversità, colonizzano le zone agricole, provocano fastidi alla salute. Solo nel 2008 sono stati spesi quasi 13 miliardi di euro in Europa per strappare dai fiumi il giacinto d'acqua, sfalciare i prati contro l'ambrosia o eradicare il panace gigante che, se toccato, provoca dermatiti. Dal 2016 queste specie potrebbero finire al bando: vietato acquistarle, farle entrare in Europa, anche solo trasportarle attraverso gli stati membri. Nei casi più gravi diventerà necessario eradicarle. Lo prevede una proposta di regolamento esaminata lo scorso aprile dal Parlamento europeo, che verrà approvata ufficialmente nel Consiglio dei ministri dell'Ambiente il 12 giugno. ■ Fonte: La Repubblica
PIANTE MATI
®
dal 1909
TRADIZIONE QUALITÀ INNOVAZIONE SERVIZI Platanor “Vallis Clausa”® resistente al cancro colorato
Ricerca
5 italiani per le sezioni e le commissioni ISHS Si sono da poco concluse le elezioni dei Chairman delle sette Sezioni e delle tredici Commissioni dell'International Society of Horticultural Science (ISHS, http://www.ishs.org). Tra gli eletti sono presenti ben cinque italiani: il prof. Tiziano Caruso (Università di Palermo) per la Sezione "Nut and Mediterranean Climate Fruits", il dott. Damiano Avanzato (CRA, Roma) per la Commissione "Plant Genetic Resources", il dott. Maurizio Lambardi (CNR, Firenze) per la Commissione "Molecular Biology and In Vitro Culture", la prof. Stefania De Pascale (Università di Napoli Federico II) per la Commissione "Protected cultivation" e il prof. Giorgio Prosdocimi Gianquinto (Università di Bologna) per la Commissione "Landscape and Hurban Horticulture". Per maggiori informazioni: http://www.ishs.org/elections ■ Pag. 47 • Lineaverde Mag/Giu 2014
Da oltre cento anni coltiviamo piante con passione ed impegno, attenti alla qualità ed orientati alla ricerca di nuove cultivar e nuove tecniche di coltivazione. Produciamo il Platanor “Vallis Clausa”® il platano resistente al cancro colorato, sono disponibili piante bg \hgm^gbmhk^% IeZgm&IeZlm ^ sheeZ bg ]bf^glbhgb Û gh Z circonf. cm 40/50. Una vasta gamma di alberature, sia giovani che di pronto effetto, è disponibile in Plant-Plast, contenitore, Root-ball, per interventi estivi.
PIANTE MATI
®
dal 1909 via Bonellina, 49 - 51100 Pistoia tel 0039 0573 380051 - fax 0039 0573 382361 www.piantemati.it - info@piantemati.it www.gruppomati.com - info@gruppomati.com
40 ANNI
Lineaverde
La storia del vivaismo in mostra a Padova Lineaverde nel 2014 festeggia 40 anni di pubblicazione. Per celebrare questo importante traguardo, in occasione del prossimo Flormart (Padova, 10-12 settembre 2014),
LINEAVERDE ALLESTIRÀ UNA MOSTRA IN CUI SARANNO ESPOSTE IMMAGINI STORICHE DEL VIVAISMO ITALIANO: cataloghi, pubblicità, locandine e manifesti, materiale promozionale di vario genere o semplici fotografie della vita aziendale.
PER ARRICCHIRE LA COLLEZIONE GIÀ PRESENTE NEL NOSTRO ARCHIVIO CHIEDIAMO AIUTO ANCHE AI NOSTRI LETTORI. CERCHIAMO IMMAGINI CHE ARRIVINO FINO AI PRIMI ANNI ‘80, di cui sia possibile dare una descrizione e una collocazione storica. Non ci occorre l’originale, ci basta una scansione di qualità ad alta risoluzione. Le immagini saranno esposte in un’area dedicata per tutti i giorni della fiera; l’iniziativa sarà ampiamente pubblicizzata e le immagini storiche saranno anche pubblicate su Lineaverde. Per qualsiasi informazione o chiarimento o per prendere accordi per l’invio delle immagini, potete contattare la redazione di Lineaverde: tel. 02 89501830 (chiedere di Massimo Casolaro) - mail: lineaverde@linea-verde.net
Produciamo aceri, ma non solo...
...con la stessa attenzione e professionalitĂ , con le piĂš evolute tecnologie, coltiviamo alberature, arbusti, rosai, conifere e rampicanti F.lli GILARDELLI
20041 Agrate Brianza (MI) Viale Delle Industrie, 21 Tel. 039/653.216 r.a. - Fax 039/653826 FILIALE DI PISTOIA - Via Malallevo, 16 Tel. 0573/947511 - Fax 0573/946062
75
1938 2013 75째 ANNIVERSARIO
UN NUOVO CONCETTO DI VIVAIO
Scopri Pistoia a Nurser y Park su www.pistoianurser ypark.it
Vannucci Piante applica il codice etico nelle sue procedure quotidiane e opera con le massime certificazioni ambientali.
Via Vecchia Pratese 238 - 51100 Pistoia (Italy) Tel. +39 0573 79701 Fax +39 0573 735975 info @ vannuccipiante.it w w w.vannuccipiante.it