S&H Magazine n. 283 • Giugno 2020

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Anna Gardu LA BELLEZZA HA IL GUSTO DI UNA MANDORLA di HELEL FIORI

L

a pasticceria è un’arte che in sé racchiude decorazione, poesia, tradizione, chimica. Chi riesce ad eccellere in questo campo è da sempre visto come un artigiano graziato dagli dèi, avvolto da quell’aura luminosa di chi serba in sé poteri speciali. Discorrere con un’artista del livello di Anna Gardu è doppiamente piacevole quando si scopre che in lei il genio si in­ carna in una donna sensibile, precisa, regale e dai modi delicati. Una donna che dalla sua Oliena è arrivata fino in Giappone per portare alto l’onore italiano ma soprattutto quello sardo esportando opere dolciarie figlie di un know how di quattro generazioni e arricchite dal suo spirito innovativo. Tutto parte da suo bisnonno Nicola Colli che sfida il giudizio dell’epoca coltivando, invece che terreni, la sua passione pasticcera, e formando in seguito tutte le donne della famiglia tra cui la nonna di Anna, che le conse­ gnerà la ricetta per la pasta di mandorle che ad oggi risulta ancora invariata. La meraviglia di questa pasta sta nella gran­ de duttilità, ed Anna presto si rende conto di poterla manipolare a piacimento ispirandosi ai mondi della ceramica e della gioielleria artigianale. Utilizzando rigorosamente mandorle au­ toctone e lavorando essa stessa su ogni componente comprese glassa e ghiaccia reale (due composti simili ma diversi per ingredienti e utilizzo) Anna porta la pasticceria tradizionale a un livello di ricerca superiore, finché nel 2010 decide che è tempo di mostrare le sue creazioni al paese rischiando ­ proprio come fece il bisnonno ­ di offendere la consuetu­ dine. Ma la sua opera come fu per lui viene accolta e apprezzata, volando su­ bito dalla prima Cortes Apertas verso il MAN di Nuoro per la prima mostra e collezionando nei successivi dieci anni importanti premi ed inviti internazionali

fino al già citato Giappone, dove nel 2017 è stata insignita del titolo di “Tesoro Nazionale Vivente”, in quanto detentrice di quella sapienza manuale che i giap­ ponesi stimano e rispettano assimilando gli artigiani a un bene nazionale perché ambasciatori della propria cultura tra­ dizionale nel mondo. Chi considera l’opera di Anna Gardu stret­ tamente come un encomiabile esercizio estetico però è fuori strada: con la mostra “Cinque Sensi + Uno” per esempio ri­ sveglia i ricordi di una realtà contadina,

accompagnandoci attraverso espe­ rienze sensoriali quotidiane ma pregne di significato: la rottura del guscio della mandorla ci fa porre l’attenzione sull’udito mentre con la pelatura del seme ci con­ centriamo sul tatto; l’olfatto è inebriato da limoni grattugiati e vaniglia, e la vista gioisce davanti alle decorazioni sontuose; il gusto infine racchiude l’esperienza nel­ l’assaggio ultimo e la consegna a ciò che Anna definisce come “il sesto senso”, ovvero le emozioni che questo percorso


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