S&H Magazine n. 283 • Giugno 2020

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Da sinistra: La Porta Picena di San Ginesio, le Campane di Agnone e il Parco dei Mostri di Bomarzo

I Magnifici 3 Viaggio nel passato: Tre villaggi medioevali italiani di DANIELE DETTORI

C

i sono luoghi che, seppure non assurti come altri al rango di icona mondiale, rappresentano il cuore del nostro Paese. Ecco perché vogliamo accompagnarvi, almeno ideal­ mente, attraverso un itinerario dal sa­ pore storico che siamo certi vorrete vivere di persona magari già durante le prossime vacanze estive. Stiamo per partire alla volta di tre villaggi piccoli, caratteristici e molto suggestivi, che af­ fondano nel medioevo le proprie radici. Siete pronti a tornare indietro nel tempo? Iniziamo con San Ginesio, paesello delle Marche adagiato su un colle che gli re­ gala una posizione di privilegio affacciata sui Monti Sibillini. Con i suoi poco più di 3000 abitanti, vede il primissimo agglo­ merato nascere in epoca romana per poi svilupparsi, nei secoli medioevali, attorno al castello dal quale prende il nome ed

entro le mura che oggi rimangono come narratrici di una storia secolare. Noto anche come “paese delle 100 chiese”, San Ginesio ha visto una larga parte del suo patrimonio architettonico lesionata dai terremoti susseguitisi tra il 2016 e il 2017, e tuttora in fase di ricostruzione. Ciò non impedisce di passeggiare tra le stradine del centro giungendo nella zona dell’antico ghetto ebraico, ammirando il bellissimo loggiato dell’Ospedale dei Pel­ legrini e visitando il più recente Parco della Rimembranza. Spostandoci in Molise, ci dirigiamo poi verso Agnone, in provincia di Isernia. Si tratta di un centro medioevale (Anglone era il nome dell’antico castello) che si dice sorto sulle rovine di una preesi­ stente città sannita. Passato attraverso varie fasi storiche come quella angioina, quella aragonese e quella borbonica, Agnone è sede della più antica fonderia per la realizzazione di campane sulle quali sia dato apporre lo stemma ponti­ ficio. La sua cinta muraria vantava sette porte di ingresso che però, in seguito alle modifiche urbanistiche intervenute nel corso del 1800, oggi non esistono più. Anche qui, naturalmente, gli edifici religiosi sono uno dei capisaldi del pa­ trimonio locale insieme con alcune tra­

dizioni folkloriche come la ‘ndocciata – tradizionale sfilata di fiaccole che av­ viene due volte l’anno – e gastronomi­ che come il confetto riccio, particolare per la sua superficie increspata. Infine approdiamo nel Lazio, a Bomarzo. Paesello dalla storia turbolenta, vo­ gliamo visitarlo per il celebre Parco dei Mostri. Questo giardino nasce nel 1547 (una cinquantina d’anni, in realtà, dopo la fine del medioevo) per volere del prin­ cipe Pierfrancesco II Orsini, detto Vicino. La particolarità del Parco sta nel suo con­ tenuto: si tratta, infatti di un luogo che racchiude statue bizzarre, opere mitolo­ giche ed edifici cosiddetti “impossibili” come la casa pendente. Il visitatore, nel passeggiare tra i viali, si trova immerso in un contesto di simboli ora spaventosi ora rassicuranti come la scultura le cui sembianze vengono attribuite a Proteo o a Glauco dei rispettivi miti greci, Ve­ nere sulla conchiglia e tante altre che, con i loro rimandi allegorici, rappresen­ tano l’itinerario di un percorso di trasfor­ mazione personale. La più nota tra tutte è probabilmente l’Orco, spesso usata come icona simbolo del Parco: una pic­ cola caverna artificiale la cui facciata è intagliata in modo da raffigurare il volto di un mostro dalla bocca spalancata.


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