Autoritratto - Mi mancano le parole
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L’ARTE DI JOSEPHINE SASSU: dal virus alla galassia, passando leggera sulla Terra
di DANIELA PIRAS
J
osephine Sassu nasce nella citta dina tedesca di Emsdetten, oggi vive a Banari. Fin da bambina, nell’ampio cortile casalingo nel quale trascorre la sua infanzia, ha occasione di sperimentare l’attitudine a “co struire cose” di varia natura, difficil mente identificabili e di materiali di versi. È un primitivo laboratorio arti stico, fatto di plastilina e di mattoncini Lego. «Appartengo a una delle prime generazioni di bambini non ricchi che hanno sempre avuto a disposi zione giocattoli ma anche la libertà di giocare in strada», afferma. Attribuisce a una forma di intuito in conscio la decisione d’intraprendere studi artistici. Difficile, oggi, attribuirle uno stile specifico, considerando l’eterogeneità delle produzioni arti stiche realizzate in venticinque anni. Dal punto di vista creativo, la ca ratterizza uno stato d’animo che la porta a prediligere leggerezza di pen siero e di realizzazione dei suoi lavori. I soggetti preferiti da Josephine Sassu sono temi universali carichi di meta fore e significati: la natura e gli ani mali. Il suo sguardo vira da ciò che è estremamente piccolo a ciò che ap pare incommensurabilmente grande. Un punto di vista che copre un ampio raggio d’azione e che l’artista sintetizza nella formula “dal virus alla galassia”. Un lavoro che diventa via via più in timista, passando da un’allegoria co smica a una personale: dalla ricerca dell’incontenibile ragione dell’esi
stenza del tutto a una – altrettanto incomprensibile – narrazione del suo esistere e fare. Si augura che le opere trascendano la loro dimensione materiale e che scaturiscano energia: essenziale per chi la crea e auspicabile in chi l’os serva. Un propulsore che le permette di sopravvivere alla loro ineluttabile fragilità. La maggior parte di esse è destinata a un’esistenza brevissima, come gli ultimi autoritratti dal titolo “Mi mancano le parole”. «L’opera che un artista crea è un og getto che vive e si relaziona con ciò che lo circonda: la realtà oggettiva del prodotto artistico è indiscutibile e, anche quando l’opera ha una com ponente fisica minima, è fondamen tale; basti pensare al “Cubo invisibile” di Gino De Dominici (un quadrato disegnato per terra: fa parte dell’opera “Soluzione di immortalità l’universo è immobile”, esposta a Venezia du rante la XXXVI Biennale, n.d.r.). Però, al di là della componente fisica di un lavoro che è reale – prosegue l’artista – troviamo quella metafisica, ossia la dimensione, puramente intellettua le, che quell’opera ha prodotto e in cui vive. È come se esistesse un altro luogo in cui quella forma e quel lin guaggio fossero ‘normali’. Insomma, per me l’arte è come il Cavaliere inesistente di Italo Calvino!” Josephine Sassu è un’artista concet tuale e complessa, difficilmente sche matizzabile, capace di dare vita a uni versi inquietanti e magici senza per dere la capacità di decifrare il reale.