7 minute read
Rebellini d’Oltrepò
di Enzo Russo
Orgoglio e Pinot Nero
Advertisement
Gabriele Rebollini ha iniziato a guidare la cantina di famiglia a 16 anni. Ed è stato un continuo crescendo, sino ai 36 ettari oggi coltivati
Borgoratto Mormorolo – Località Sbercia, è un piccolo comune della provincia di Pavia, dove ha sede l’azienda Agricola Rebollini. E’ situata in una zona collinare, dietro Casteggio, arredata da vigneti che danno principalmente vita ad importanti bollicine, fiore all’occhiello della cantina.
Gabriele Rebollini ci aspetta davanti alla cantina con il suo suv per farci farci vedere i vigneti che sono posizionati a destra e a sinistra della valle. Mentre inizia il giro tra le vigne coltivate in un terreno
collinare, arioso ed esposto al sole, ci parla della sua azienda che rappresenta la sua vita, i sacrifici fatti negli anni, gli investimenti per renderla funzionale con macchinari di ultima generazione e grande soddisfazione per le scelte fatte che sono risultate vincenti. E’ orgoglioso di quello che ha realizzato. Ci fermiamo in cima alla collina per ammirare i filari di viti che sembrano formare un quadro di Claude Monet, famoso pittore considerato uno dei fondatori dell’impressionismo francese che visse fino al 1926. Mentre gli occhi spaziano da collina in collina, Re
bollini inizia a parlare della sua azienda: “Nasce nel 1968 e proprio l’anno scorso abbiamo festeggiato i 50 anni con tanti ospiti, tra cui il Ministro dell’Agricoltura. I nonni, che hanno origine dall’Appennino ligure, sono arrivati qua come taglia boschi, si sono poi insediati come agricoltori. Nel ‘68 mio padre con suo fratello iniziano a produrre un po di vino commercializzandolo verso privati e ristorazione del comprensorio. Il primo vino uscito dalla cantina è stato un Barbera e un Pinot nero . Io nasco nel ‘74.” Mentre risaliamo in macchina, il sole si fa sentire, Rebollini ci indica i vigneti dove nasce la Bonarda, la Barbera, il Riesling e le bollicine docg, senza dimenticare i 50 anni dell’azienda. “Fino alla fine degli anni ‘80 abbiamo continuato a fare una vitivinicoltura tradizionale come facevano un po tutte le aziende dell’oltrepo Pavese, si producevano vini sfusi e imbottigliati da vendere sul mercato milanese. Dal ‘94, quando ho preso il diploma di Agraria a Voghera, abbiamo iniziato a produrre più vini bianchi ed il primo spumante. Il primo tiraggio l’abbiamo fatto nel1991, con Pinot nero e Chardonnay metodo clas
sico, dove si poteva chiamare Oltrepo Pavese Pinot nero spumante. Nei primi anni 2000 siamo riusciti a produrre il Pinot nero in purezza.
Nel 2010 avviene la svolta con la consulenza del prof. Valenti che ha contribuito ad affinare ancora di più gli studi sul territorio nei vigneti della nostra azienda per arrivare ad avere dei prodotti con una certa personalità ben riconoscibili nella loro struttura”.
Quanti sono gli ettari di vigneto? “Abbiamo 36 ettari, gli ultimi due sono frutto di 3 anni fa che sono andati in produzione l’anno scorso, dove abbiamo piantato un po di Malvasia per provare a fare un blend. E’ un vino ancora da studiare”.
Quante tipologie di vino escono dalla cantina? “Chi la fa da padrone è il Pinot nero con quasi il 50% di superficie, il rimanente è Riesling, Chardonnay, Barbera e Croatina. Le etichette sono 16, suddivise in due linee di prodotti: una fascia base dell’Oltrepo Pavese composta da vini bianchi, rossi, frizzanti, Barbera, Pinot, Riesling e Chardonnay e poi abbiamo una linea selezione che comprende 3
etichette di Metodo classico, una di charmat, infine ci sono 4 etichette a tappo raso che sono il Bonarda vivace, il Riesling renano, il Pinot nero vivace e la Barbera ferma”.
Dalla sua cantina quante bottiglie escono? “In totale vengono prodotte 100 mila bottiglie, delle quali 25 mila metodo classico che vengono vendute nel canale horeca e poi a distributori che a loro volta rivendono. Poi c’è un po di vendita diretta in cantina, oppure se lo richiedono spedite a casa. Il nostro mercato è il centro nord, all’estero poco”.
Rebollini, lei è un giovane vignaiolo sposato: “Si ho 44 anni, sono sposato con Bruna che fa l’insegnante e abbiamo un figlio Francesco che frequenta le medie che ha intenzione di proseguire facendo l’agraria per seguire, spero, sulle orme di papà”.
Lei ha preso il comando dell’azienda, quando?
“Prestissimo, ero molto giovane, le redini le ho prese a 16 anni. La prima vinificazione l’ho fatta nel ‘91 con vini bianchi. Ho una sorella ma non si dedica all’azienda. Ci vuole la vocazione per fare questo lavoro, altrimenti non si va avanti”.
Finito il giro dei vigneti, Gabriele ci invita a pranzo ed è anche l’occasione per degustare i suoi vini, in compagnia della famiglia. La tavola è già apparecchiata con formaggi e salame nostrano fatto con i maiali allevati in azienda. E in bella vista alcune bottiglie di tipologie di vino che andremo a degustare.
Il primo vino che viene proposto, è un Cruasè 2012 fatto con Pinot nero versione rosè tenue, “senza macerazione”, ci dice, “lo degustiamo con il Culatello di Parma e il nostro salame stile Varzi”. Perfetto come abbinamento e aperitivo, ha un perlage fine e persistente e al naso spazia dal floreale al fruttato, con un bel sottofondo di crosta di pane. In bocca risulta secco, fresco, buona acidità e una bella struttura.
Il vignaiolo Gabrile ci propone un altra bollicina: “E’ un couvee brut fatto con Pinot nero e Chardonnay, ha dei buoni profumi, è fruttato e una buona acidità”. Lo abbiamo provato con il formaggio non molto stagionato, dove ha dato prova della sua personalità.
Poi arrivano le trofie al pesto fatte dalla mamma che è di origine ligure e che ci fa l’onore di stare al tavolo con noi. Sono due i vini proposti: “Il primo è il nostro cavallo di battaglia Brut Nature, fatto con Pinot nero in purezza, 36 mesi non dosato, buona acidità con bollicine croccanti, poi il Riesling Rena
no, delicato, fresco e profumato e mediamente aromatico”. Tutti e due all’altezza dei loro nomi, non deludono le aspettative, interessante come abbinamento. Con la carne arrostita, arriva la Barbera: “E’ una Barbera del ‘017, proviene dai nostri vigneti più vecchi, ha un buon corpo ed una sua personalità. Poi c’è la Bonarda con un bel corpo e frutto, una bella vinosità e stoffa. Il segreto per fare rossi buoni è la posizione, il terreno, il vigneto e le rese. I vini bianchi rimangono sempre più tecnologici, nel senso che se le rese sono più alte, in cantina se uno è bravo a gestire la vinificazione riesce ad avere dei prodotti di qualità”. Buoni tutti e due i rossi, ma quello che ci ha colpito è stata la Bonarda con i suoi 13,5° che si è dimostrato un grande vino fresco, profumato con una equilibrata acidità, ricco di profumi che accanto alla carne, ai formaggi stagionati e salumi ha dato al palato sensazioni uniche del buon bere.
Alla fine dell’intervista si ha l’impressione che Rebollini sia un vignaiolo a tutto tondo. E’ in prima fila nella commercializzazione dei suoi vini, conosce tutto il ciclo produttivo, dalla vita delle viti alla conformazione del terreno, “elemento molto importante conoscere le caratteristiche del sottosuolo” puntualizza Gabriele, “perché le radici della pianta assorbono le sostanze nutrizionali che influenzano il carattere del vino. Poi c’è il drenaggio che assicura alla pianta di non rimanere troppo tempo a contatto con l’acqua e per i sali minerali in esso contenuti”.
Le colline dell’Oltrepò Pavese viste dall’Alfa Romeo Stelvio Super 2.0 diesel 190hp at8 q4
Nella foto, la famiglia Rebollini accanto all’Alfa Romeo Stelvio Super, un suv dalle alte prestazioni che rassicura chi guida ma anche i passeggeri. E’ un 2.0 Diesel da 190 cv AT8 Q4 con cambio automatico ad 8 rapporti. L’abbiamo provata in autostrada dove ha dimostrato di essere Super, grintosa con grande ripresa, stabilità nei sorpassi, sembra incollata all’asfalto. I consumi sorprendono16 km/l.
Nel percorso misto tra le colline dell’Oltrepo pavese ha confermato la stabilità nelle curve, soprattutto l’impianto frenante. E’ un suv compatto e slanciato. Con un altezza da terra di 65 cm. è un piacere guidarla con la seduta alta, sembra di dominare la strada. L’abitacolo, arioso e ben disegnato, mette in evidenza l’eleganza in ogni particolare, dai sedili riscaldabili in pelle e regolabili elettronicamente. Il cruscotto ben posizionato, ha tutti gli strumenti di guida consultabili in ogni momento, mentre al centro della plancia è ben integrato il monitor da 8,8” con sistema Alfa Connect Nav, con Radio, Navigatore 3D, Mp3, Aux-in e Bluetooth. I cerchi sono da 19 pollici. Le sospensioni smorzano bene le asperità e il motore praticamente non si sente. Guidando con un piede attento il consumo si aggira attorno ai 12 Km/litro. Ha una ricca dote, eccone alcune:Proiettore LED a nebbia anteriore, Adaptive Cruise Control, Pannello degli strumenti in pelle, 6 airbag
ABS con EBD, ASR, MSR, Start & Stop, TPMS (sistema di monitoraggio della pressione degli pneumatici), Forward Collision Warning (FCW), Freno di emergenza autonomo (AEB) con rilevamento dei pedoni, Integrated Brake System (IBS), Luci posteriori e posteriori a LED, Climatizzatore a doppia zona, Sensore crepuscolare / sensore pioggia, Comandi multifunzione sul volante,
Portellone elettrico, Driver Assistance Pack Plus, Sensori di parcheggio anteriori / posteriori, Monitoraggio dei punti ciechi (BSM) con rilevamento del percorso incrociato posteriore.