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Barbera, nuova identità

di Enzo Russo

Barbera d’Asti, riparte la storia

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Nuova attenzione in vigneto, più qualità in cantina, più dedizione ad un vitigno versatile e generoso. Una rivoluzione raccontata da Filippo Mobrici

Castagnito è un paesino della provincia di Cuneo, dove ha sede l’enoteca Vignaioli Piemontesi, una delle più importanti realtà del territorio e a livello nazionale che rappresenta tutti i Consorzi di Tutela del vino piemontese e promuoverli. E’ qui che abbiamo appuntamento con Filippo Mobrici Presidente del Consorzio del Barbera per parlare di questa “rinnovata” Barbera ricca di profumi e con una storia che coinvolge tutto il Piemonte. E’ una giornata calda ed afosa, fuori ci sono 34°, fortunatamente la sala di presidenza è fresca e le poltrone sono molto accoglienti per una rilassante intervista. Presidente, lo scorso anno avete organizzato una manifestazione che ha visto la presenza di giornalisti, addetti ai lavori e opinion leaders provenienti da tutto il mondo. Un evento importante dove si è potuto degustare la Barbera nelle sue diverse tipologie. Un vino che ha riscosso successo e apprezzamenti positivi da tutti i partecipanti, per qualità, freschezza, profumi e ben bilanciata nelle varie componenti organolettiche. Insomma una Barbera d’Asti Docg che in questi ultimi anni si è “rinnovata”, al passo con i tempi e competitiva su tutti i fronti.

Ci vuol dire cosa è successo, cosa avete fatto sul campo e in cantina?

“Premesso che dalla Barbera, come vitigno, si ottengono da sempre diverse tipologie di vino. E’ il vitigno più coltivato in Piemonte con ben 12 mila ettari di superficie vitata su una superficie totale di 45 mila ettari, tra rossi e bianchi, addirittura più del moscato che rappresenta una fetta importante del vigneto Piemonte con 9 mila 700 ettari.

In questi anni è successo che è aumentata la consapevolezza delle nuove generazioni, perché, come diceva il compianto prof. Tommaset, appassionato e grande studioso e conoscitore di questo vitigno, è probabilmente uno dei vitigni più eclettici che si possono coltivare e duttili, perché si adattano a situazioni climatiche, zone e aree diverse. E la cosa nuova, come dicono i vignaioli, da questi vitigni si possono ottenere tanti vini. Ad esempio, si era persa negli anni la consapevolezza, che la Barbera si potesse invecchiare, affinare e che negli anni si potessero avere delle belle e grandi sorprese, come è stato nella manifestazione che abbiamo organizzato. Abbiamo degustato dei grandi e buoni vini dal bere quotidiano accanto ad altri dalla grande struttura e dalla grande capacità di preservarsi e migliorare nel tempo, con una loro personalità ben specifica.

Nell’ultimo periodo, molti produttori si sono accorti che questo vitigno aveva ed ha delle grandi potenzialità nell’affinamento, soprattutto nel giusto uso del vigneto con una coltivazione attenta, non più sconsiderata ma curando in modo professionale e minuzioso il vigneto nel segno della qualità contenendo le quantità al fine di ottenere vini di eccellente qualità, l’uso sapiente del legno in cantina, la vinificazione attenta a temperatura controllata. Insomma, un attento controllo di tutta la filiera produttiva, dal terreno fino all’imbottigliamento. Tutto questo ha

fatti si che oggi i vini, perché non si può parlare di un vino Barbera, perché nel Monferrato dal vitigno Barbera si ottengono almeno 4 tipologie di vino. Uno è il Piemonte Barbera, un vino di pronta beva, fresco e quotidiano nel senso più nobile del termine; poi abbiamo la Barbera del Monferrato, un vino a volte leggermente mosso, frizzante fresco che si può bere anche in estate abbinato a piatti estivi; la Barbera d’Asti docg che viene proposta dopo un anno nella versione acciaio oppure con un leggero passaggio in legno; infine ci sono le Barbera d’Asti docg superiori che vengono affinate in legno, sia piccolo sia grande e vengono messe in commercio dopo un periodo totale di affinamenti di almeno 18 mesi.

Una novità: da una costola della Barbera d’Asti di questi ultimi anni è nata una nuova DOCG, il NIZZA, che ha avuto il riconoscimento a livello europeo a febbraio 2019. E’ un vino ottenuto dal 100% uve Barbera, con una resa di 70 quintali di per ettaro dai

migliori versanti coltivati a vite in 18 comuni intorno a Nizza Monferrato.

Benissimo, ma oltre a questa importante scelta, le aziende che cosa hanno fatto prima del 2000, visto che oggi la Barbera risulta essere un vino fresco, profumato che si fa bere nel quotidiano, sia a casa sia nei ristoranti?

“In cantina le aziende si sono modernizzate. La vinificazione avviene a temperatura controllata, l’altro aspetto è l’uso della micro ossigenazione, dove l’ossigeno che normalmente è un ossidante, invece utilizzato di nuovo con saggezza da parte degli enologi diventa un alleato importante per ottenere vini fini e freschi. Altra cosa fatta è stata la scelta intelligente del legno, le barriques o tonneau oppure le botti grandi in rovere di slavonia hanno ruoli importanti per l’affinamento, però debbono essere calibrati nell’uso dell’affinamento per fare in modo che il vino si impadronisca dello stretto necessario dei suoi profumi del legno tostato per renderlo più elegante in tutte le sue proprietà organolettiche.

Altro salto di qualità è stata la cura del vigneto con gli impianti. Oggi non si vedrà mai un impian

to che non abbia una densità per ettaro inferiore a 4-4.500 ceppi, che sono una enormità, perché vuol dire che lo spazio vitale per ogni vite è intorno ai 2 metri e da questo spazio ogni vite può produrre normalmente 2-2,2 Kg di uva per avere un vini di alta qualità e quindi facendo due conti si ottengono circa 90 quintali per ettaro, il massimo previsto dal Disciplinare. Altro aspetto non indifferente è stata la ricerca scientifica fatta sul vitigno Barbera, dove viene fuori la potenzialità genetica che può dare il vitigno. Primo abbiamo selezionato dei cloni importanti per fare qualità assieme all’usso sapiente dei portinnesto con clone selezionato ha fatto si che negli anni si potesse arrivare ad una scelta avanguardista. L’altro aspetto da non dimenticare è la coltivazione della vite che negli anni è stata molto curata, ad esempio le concimazioni molto attente e controllate non per fare quantità ma per migliorare la qualità, interventi agronomici controllati come per esempio la potatura secca per arrivare a quella verde, quindi il numero di gemme per ettaro che vengono lasciate per ogni vite, controllo della sfogliatura per arieggiare il grappolo per arrivare al controllo della produzione di alta

qualità”.

In questi ultimi 20 anni le tecniche di coltivazione e produzione della Barbera sono cambiate notevolmente. Una nuova filosofia di vendemmia: “C’è stato un cambio di mentalità da parte di tutti, sia dei produttori fino al consumatore che sta riscoprendo la Barbera sotto questa veste nuova, al passo coi tempi, perché l’immagine che ha dato negli anni la nostra Barbera d’Asti non è stata delle più felici anche per colpa del metanolo che è stato associato a questo nobile vitigno, piuttoto che ad atti e soggetti delinquenziali, creando danni enormi al nostro vitigno principe del Monferrato e a tutto il settore.

Oggi le persone si sorprendono nel berla, fresca, profumata, in bocca risulta morbida con una equilibrata acidità. C’è stata una grande rivoluzione che ha visto i vignaioli in prima fila nel cambiare mentalità e oggi raccolgono i frutti di questo lungo cammino”.

Quanti ettari di superficie vitata ha la Barbera d’Asti ?

Sono iscritti all’Albo vigneti 5 mila ettari e si producono circa 350 mila quintali annui di uva per un totale di 22 milioni di bottiglie. Circa il 50% viene esportato, il resto venduto sul mercato italiano”.

In quali province viene coltivato il vitigno?

“Asti ed Alessandria, sono167 comuni che fanno parte della denominazione”.

Grosso modo, qual è la vita media di una vite?

“E’ una pianta che che può durare anche più di 100 anni, dà poco vino ma di alta qualità mentre un vigneto moderno come quelli che ci sono oggi arriva a 25/30 anni, ed un buon risultato, in questo caso i vini sono freschi, profumati e di buon corpo”. Quale è stata la produzione dello scorso anno e cosa prevedete per il futuro?

“La produzione dell’anno scorso ci ha fatto ritornare nella media degli anni precedenti, abbiamo prodotto 250 mila ettolitri di vino, sempre per quanto riguarda la Barbera d’Asti, di ottima qualità e profumi. E’ l’annata del 2017 che è stata scarsa, abbiamo perso circa il 30% del prodotto per problemi meteorologici come le gelate inaspettate, la pioggia e il troppo caldo, ma la qualità c’è stata”. I mercati esteri della Barbera d’Asti? “Esportiamo in Canada, Stati Uniti, la Germania, Svizzera e in questo momento stiamo ottenendo dei buoni risultati con i Paesi nordici come la Svezia, Danimarca e Norvegia. La Barbera d’Asti si sta dimostrando un grande vino”.

Presidente, un ultima domanda, dall’alto del suo osservatorio, come vede il futuro della Barbera? Lo vedo rosso-violaceo, che è il colore tipico della Barbera fresca. E positivamente perché mi conforta il fatto che c’è molta attenzione da parte delle nuove

generazioni, si stanno avvicinando ad un vino che non conoscevano se non per sentito parlare. E lo apprezzano per la freschezza, eleganza e per i profumi. I giovani sono curiosi, vogliono sapere cosa bevono. Questo fa ben sperare perché saranno loro i nuovi consumatori e quindi noi ci dobbiamo impegnare a fare sempre un buonissimo Barbera d’Asti docg e difendere questo patrimonio unico nel suo genere”.

Crossback DS7 Rivoli elegante e sicura

Nella foto Filippo Mobrici Presidente del Consorzio del Barbera d’Asti e del Monferrato e di Piemonte Land of perfection accanto alla DS7, un elegante suv dalle alte prestazioni che ci ha accompagnato con sicurezza nel cuneese in una giornata molto calda, dove il climatizzatore ci ha fatto fare un viaggio al fresco facendoci apprezzare di più il Crossbacck DS7 2000 diesel con cambio automatico e tanta tecnologia all’avanguardia, come il DS CONNECTED PILOT che assiste il conducente permettendogli di mantenere il massimo controllo della vettura, regola velocità e distanza dal veicolo che precede, mantenendo l’auto in carreggiata. Ad una velocità di 130 km, i consumi sono più che buoni, 15/16 km/l. E poi con il tettuccio panoramico che si apre, tutto diventa un piacere.

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