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Genagricola, strategia nel vino
Genagricola: il vino della più grande azienda agricola Italiana
Prosegue lo sviluppo della componente vitivinicola della società agricola di Generali Italia
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Nel 1851, appena vent’anni dopo la sua Fondazione a Trieste, la «Imperial Regia Privilegiata Compagnia di Assicurazioni Generali Austro-Italiche» acquisì una vasta tenuta paludosa a Caorle, di mille700 ettari, Cà Corniani. Un vasto territorio da bonificare per dedicarlo all’agricoltura. E’ questa l’origine di Genagricola, la holding agroalimentare del Leone di Trieste, la più grande realtà agricola italiana per dimensioni: 13mila ettari in Italia e in Romania.
Alla fine del 2014 Genagricola è stata affidata ad Alessandro Marchionne, già direttore generale di Agricola San Felice (gruppo Allianz) dopo un’esperienza maturata in diverse aziende del settore food largo consumo. Marchionne ha imposto una nuova tabella di marcia alla società, separando la parte vitivinicola dalla gestione agricola e dall’allevamento (parliamo di 4mila tonnellate di grano duro prodotte l’anno; di 43mila tonnellate di barbabietola da zucchero; di 11.000 capi di bestiame e di due impianti di produzione di energia da biogas in grado di coprire il fabbisogno energetico di 6mila famiglie).
Quanto alla componente vino, Genagricola produce 4milioni di bottiglie l’anno da 900 ettari di vigneto e la nuova gestione ha portato alcune importanti innovazioni: lo sbarco nella Valpolicella, nella prestigiosa Valpantena, e l’ingresso nel team
di Riccardo Cotarella, presidente di AssoEnologi e “firma» di moltissimi vini fra i più celebrati d’Italia. A “The Italian Wine Journal» Marchionne illustra i prossimi step di questa rivoluzione. Partiamo dai dati del 2017?
«Innanzitutto è bene ricordare che sotto al cappello “Genagricola» si raccolgono diverse società controllate. Il totale del fatturato del Gruppo – nel 2017 – ha superato i 71 mln di euro, in aumento del 6% sul dato 2016. Il fatturato derivante dalla produzione di vino in bottiglia, in questo 2017, è stato pari a 13.5 mln di euro, contro i 12.4 del 2016. Un +8% - sia a valore che a volume - ottenuto con performance positive sia dal mercato interno (+2.3%) sia dall’estero (+24.5%). I principali mercati di sbocco per i nostri vini rimangono Germania, USA, UK, Canada e Cina: Paesi in cui cresciamo ancora a doppia cifra
e che ci stanno regalando delle buone soddisfazioni. Ci sono anche altri Paesi a cui guardiamo con grande interesse sulla base delle relazioni instaurate: Brasile e Russia – ad esempio – ma anche i Paesi dell’Est Europeo che stanno apprezzando molto la nostra produzione»
Osservando la cartina della presenza di Genagricola in Italia rimangono scoperte alcune regioni storicamente molto importanti per l’agroindustria italiana: ad esempio, Toscana, Puglia, Sicilia…
«In questo momento non stiamo valutando nuove acquisizioni, stiamo invece cercando di consolidare la nostra posizione nei territori storici d’appartenenza di Genagricola che – fatte le dovute eccezioni – si concentrano principalmente nel nord-est del Paese. Stiamo invece lavorando molto ad un approccio diverso alla produzione, che abbracci con determinazione l’agricoltura di precisione e ci permetta di lavorare in un’ottica di sempre maggiore sostenibilità. Anche dal punto di vista colturale stiamo introducendo diverse novità – in fase di test, e di cui di sicuro in futuro avremo modo di parlare – ed inoltre, con il progetto Ca’ Corniani, nuove funzionalità e nuovi modi di fruire l’Azienda agricola: abbiamo deciso di aprire al pubblico la nostra più grande tenuta – 1700 ettari nel Comune di Caorle – affiancando alla normale attività una serie di iniziative in grado di attrarre il pubblico dei turisti del litorale, al fine di sensibilizzarli sui temi dell’a-
gricoltura».
Vale anche per il comparto vino? «Si, come detto per il momento non pensiamo ad ulteriori acquisizioni. Stiamo però pensando di rilanciare la nostra Azienda in Lazio – Solonio – che vorremmo presentare il prossimo anno, magari proprio in occasione di Vinitaly. Il potenziale qualitativo di questa zone è decisamente molto alto e vorremmo valorizzarlo a dovere».
L’investimento in Romania: ce lo può spiegare? «Inizialmente l’investimento era pensato in
Pinot Grigio Torre Rosazza
Colli Orientali del Friuli. Torre Rosazza fa parte di Genagricola dal 1979. Si tratta di 90 ettari di vigneto, adagiati sulle marne delle colline ad una altitudine compresa fra i 100 ed i 250 metri sul livello del mare. Questo Pinot grigio, vinificato in bianco, ha una lavorazione molto semplice ma accurata. Vinificazione in acciaio con una successiva permanenza sui lieviti di sei mesi; cui seguono altri due mesi di affinamento in bottiglia. Immediato al naso con note floreali e fruttate; il palato è morbido con richiami a note fruttate di mela e pera matura. Buona la spalla acida e sapido il finale.
un’ottica patrimoniale, ed in questo senso ha saputo dare i suoi frutti. Attualmente l’esperienza rumena – dopo anni di lavoro e di investimenti – è diventata un’azienda modello, capace di essere produttiva e di sperimentare».
Il vino per Genagricola ha assunto una precisa caratterizzazione: lo sbarco in Valpolicella, l’arrivo di una nuova squadra di enologi e la riorganizzazione del commerciale estero, un mix di etichette (da un lato Amarone, Valpolicella e Prosecco: i vini più richiesti dai mercati; dall’altro gli autoctoni, in Piemonte e Friuli)... quali sono gli obiettivi?
«L’obiettivo è quello di dotarci di un portafoglio prodotti ampio e ben assortito, il cui il posizionamento dei vari brand del Gruppo sia capace di rispondere alle esigenze di interlocutori diversi. Da questo punto di vista ognuno degli aspetti citati viene gestito in ottica di marketing: denominazioni, esclusività del prodotto, Marchio etc, sono componenti di un marketing mix capace di attirare l’attenzione di pubblici diversi. Il comune denominatore è sempre l’origine “agricola» / “contadina» delle nostre produzioni. Non siamo imbottigliatori, ma una delle maggiori realtà produttrici del Paese e ci stiamo attrezzando per valorizzare tutti gli asset del Gruppo. A guidare le nostre scelte l’ambizione di affermarci anche a livello internazionale: in Italia – all’interno del canale HoReCa – possiamo vantare una buona distribuzione, mentre all’Estero abbiamo margini di crescita decisamente importanti. È in questa direzione che stiamo guardando». Quali i prossimi step nel settore vino? «Il 2017 è stato un anno di grandi novità: sono
usciti i prodotti di Costa Arènte (Valpolicella) di Dorvena (Romania), c’è stato il restyling completo della linea di spumanti V8+ e l’inserimento di alcuni nuovi prodotti. Il 2018 sarà un anno di consolidamento – da un lato – delle produzioni entrate in portafoglio, mentre dall’altro sarà un anno di studio: come già anticipato per il 2019 vorremmo ripensare la nostra produzione laziale, e allo stesso modo ringiovanire il Brand Poggiobello, una delle nostre Aziende in Friuli».
Alcune vostre iniziative (ad esempio i filari arborei a Cà Corniani) sono state riprese dai consorzi di tutela (ad es Prosecco Doc) in un’ottica di sostenibilità ambientale: come valutate queste iniziative e lo stop ad alcuni prodotti chimici in viticoltura e quali ulteriori step vi accingete a fare?
«Siamo forti sostenitori di una presa di coscienza nei confronti dell’ambiente. Creare consapevolezza è certamente il primo passo per tutelare questa risorsa unica e fragile. Ben venga quindi qualsiasi iniziativa che serva a riportare agli occhi del pubblico il tema della sostenibilità, e bene soprattutto che imprese e consorzi si sentano ingaggiati in questa sfida. Noi stiamo procedendo su due binari paralleli: da un lato aprendo al pubblico proprio per creare consapevolezza, dall’altro agendo responsabilmente e riducendo il nostro impatto ambientale attraverso l’agricoltura di precisione e promuovendo la biodiversità. C’è molto da fare, e noi – come prima azienda agricola del Paese – sentiamo l’onere di indicare una strada e di impegnarci a percorrerla».
L’Amarone DOCG di Costa Arènte 2013
Costa Arènte è l’ultima acquisizione – è di fine 2015 - compiuta dalla holding agroalimentare di Generali Italia. Si trova nella Valpantena, a Grezzana, ad una altitudine compresa fra i 250 ed i 350 metri sul livello del mare. Il terreno ricco di scheletro composto da rocce dolomitiche e argille. In tutto Costa Arènte dispone di 35 ettari di cui 17 di vigneto a pergola che circondano la sommità di una collina beneficiando di un lungo periodo giornaliero di insolazione che viene mitigato dai venti che scendono dai Monti Lessini che assicurano grappoli sempre asciutti e sani, ideali per l’appassimento. I vitigni utilizzati sono corvina, 50%, corvinone, 20%, rondinella 15% cui si aggiungono altri vitigni in percentuale minore. Vendemmia manuale dei grappoli e selezione per l’appassimento. Al naso il bouquet complesso ed ampio coniuga sentori fruttati di marasca a toni di tabacco, spezie, liquirizia. All’assaggio, mostra immediatamente una grande struttura, in cui a sentori di frutta a bacca rossa e marasca, si sovrappongono note di vaniglia. Secco, con una buona acidità e tannini eleganti, è sostenuto da una buona alcolicità. Lunga la persistenza in bocca.