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Giacobazzi, il mito del Lambrusco

di Enzo Russo Foto di Gio Belli

Giacobazzi, lambrusco di famiglia

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Antonio Giacobazzi: «Il 2017 è stato un anno di qualità e ci aiuterà a crescere all’estero. Primi frutti nel rilancio del marchio storico del gruppo rientrato “a casa». Ottime le performance in Oriente, Cina in primis».

Siamo partiti da Milano con la nuova Jeep Renegade, viaggio in autostrada tranquillo, rilassante e sicuro per incontrare Antonio Giacobazzi, che ci aspetta a Modena nella sede del Gruppo Donelli, la holding di famiglia che comprende le cantine Giacobazzi e Gavioli. Neanche il tempo di ammirare, nella sala degli ospiti le tante bottiglie esposte che raccontano la storia del Lambrusco e il vissuto di Giacobazzi con in bella vista un bel bronzo raffigurante Enzo Ferrari e Gilles Villeneuve che arriva Giacobazzi per portarci a Nonantola nell’azienda Agricola Gavioli. E’ qui, in questa bella struttura, fiore all’occhiello del Gruppo, adibita alla degustazione e vendita delle varie tipologie di vino, che iniziamo a parlare mentre entriamo in un ampio salone dedicato al settore agricolo ed enologico dove, con un tuffo nel passato,si possono ammirare oggetti e macchinari antichi, poi un altro dedicato al mondo dei motori, altra sua passione, dove sono esposte alcune auto d’ epoca che fanno da contorno a due gioielli della Formula 1, la Ferrari di Villeneuve e la Williams di Senna. E qui Giacobazzi si sofferma qualche minuto come a voler ricordare i due grandi campioni scomparsi, che ha personalmente conosciuto e sponsorizzato. Poi, in un’altra sala c’è la bottaia, dove il vino riposa in grandi botti di rovere di Slavonia. «Non ci sono barriques, perché alterano il vino nelle sue caratteristiche sensoriali» spiega.

Si scende poi nella zona interrata, un tempo cisterne in cemento adibite allo stoccaggio dei vini sfusi, questo consentiva il doppio recupero della super

ficie e la possibilità di mantenere il vino in ambiente più fresco anche nel periodo caldo. «Oggi vi riposano tante bottiglie messe a fermentare lentamente per almeno 30 mesi per ottenere così un pregiato Metodo Classico di vino Lambrusco frutto dell’uva dei nostri vigneti».

Mentre ci accomodiamo per degustare un flûte di Lambrusco metodo classico con un tocchetto di parmigiano, Giacobazzi aggiunge, «La Gavioli è sempre meta di molti turisti che arrivano soprattutto dall’estero per visitare la cantina e il museo dedicato alla Ferrari e Villeneuve. Sono tutti tifosi che vanno prima a Maranello e poi vengono qua dove possono vedere la Ferrari e la Williams di due grandi campioni».

Iniziamo a parlare del Lambrusco e di come è andata la vendemmia di quest’anno: «Purtroppo è stata scarsa per quantità dovuta alla gelata di aprile e alla siccità estiva. In certe zone ha sofferto molto il Grasparossa, il Sorbara un po’ meno e il Salamino di Santa Croce poco. Abbiamo ridotto le quantità di uva di circa il 40%, fortunatamente lo scorso anno è stata abbondante e quindi quest’anno c’è una compensazione, il mercato non ne soffrirà. In ogni caso la scarsa quantità è stata compensata dall’alta qualità. Abbiamo un mercato abbastanza esigente che non possiamo deludere, chi invece si accontenta, guarda il prezzo e la qualità un po’ più standard e in questo caso è stato accontentato dagli spagnoli con quel poco di Lambrusco che gestiscono».

Chiediamo poi come sia andato il mercato all’estero: “Abbastanza bene soprattutto per alcuni vini,

invece il Lambrusco è stato depauperato a causa della concorrenza spagnola, che con la qualità non eccelsa e prezzi bassi ci ha creato problemi».

Voi avete altri vini: «Abbiamo tre aziende, la principale è Donelli Vini, Giacobazzi che è tornata in famiglia da pochi anni e Gavioli Antica Cantina, un’ azienda che abbiamo acquisito circa 40 anni fa dalla famiglia Gavioli di Bomporto e che ci ha aiutato ad emergere nel mondo del vino di qualità. Stiamo rilanciando Giacobazzi con una nuova immagine e con nuove linee di prodotti di altissima qualità per far capire al mercato che la famiglia è tornata e che si apre un nuovo capitolo della storia aziendale. Purtroppo quando ci siamo divisi l’azienda è finita in mani fuori dalla famiglia e maltrattata. Fortunatamente abbiamo avuto l’opportunità di ricomprarla e ora cerchiamo di restituire al marchio quel lustro che gli spetta».

Queste tre aziende operano sul mercato con obiettivi diversi: «Ogni cantina ha il suo target, non si sovrappongono e sono indipendenti anche a livello societario. Diciamo Gavioli è l’azienda agricola del gruppo, quella più orientata sul canale Ho.Re. Ca. e focalizzata maggiormente sul mercato locale e regionale. In questo senso anche Giacobazzi sta facendo un processo di crescita notevole, il lancio della Linea Elite ne è la testimonianza e ancor di più lo saranno i metodi classici che verranno presentati a Vinitaly. Per quanto riguarda i mercati internazionali e la Grande Distribuzione Organizzata, abbiamo Donelli, con cui stiamo svolgendo un ottimo lavoro su una fetta di mercato importante e molto interessante».

Qual è il mercato che maggiormente vi dà soddisfazione: «A seconda dei prodotti, tutti ci soddisfano. Donelli è un marchio forte in Giappone già da diversi anni con un ottimo trend di crescita. Gavioli si sta inserendo in maniera sempre più decisa sul mercato locale e trova approvazione anche con le declinazioni più estreme delle uve Sorbara con gli spumanti Metodo Classico e Ancestrale. Infine c’è Giacobazzi che lavora molto bene negli Stati Uniti, Canada e in Europa, senza dimenticare il mercato cinese».

La Cina come sta andando: «Sta crescendo piuttosto bene. Abbiamo la fortuna di poter lavorare con una delle più grandi aziende produttrici, importatrici e distributrici di tutto il mercato cinese. Con questa azienda siamo partiti a piccoli passi e stiamo crescendo sempre di più dopo aver maturato una buona esperienza sul mercato. Lì c’è un enorme futuro, ci sono circa 300 milioni di benestanti che possono comprare vino e le previsioni dicono che nel 2021 diventeranno 600 milioni. Un bel mercato».

Lei ha quattro figli, di cosa si occupano? « Jonathan, il più grande, lavora alla Ferrari, nella gestione sportiva del team F1. Giovanni è Presidente di Donelli Vini , si occupa dell’ azienda in generale e delle strategie commerciali. Alberto cura l’amministrazione e il mercato italiano Grandi Clienti. Angela ha studiato lingue orientali, si occupa del mercato orientale da diversi anni e si reca spesso in Cina per seguire da vicino i clienti».

Lei ha girato il mondo, ci può dire con quale cibo viene bevuto il Lambrusco: «All’estero non c’è una grande tradizione, una cultura sul vino come da noi, a tavola in alcuni Paesi passano tranquillamente dal vino al succo di frutta, dalle bevande gassate alla birra, ma il Lambrusco nel suo genere riesce a farsi apprezzare perché è frizzante e leggero, soprattutto quando è lievemente amabile; accontenta i palati meno esperti, è facile da bere in abbinamento con qualsiasi cibo. Ogni Paese ha poi le sue tradizioni alimentari, ma devo dire che il Lambrusco se la gioca bene su tutti i campi, anche in Cina dove in certe zone il cibo è piccantissimo o molto grasso.. beh, lì il Lambrusco è l’abbinamento perfetto!».

Giacobazzi, il suo nome è anche legato allo sport, è bastato sponsorizzare la Ferrari e Villeneuve e in un batter d’occhio il suo nome ha fatto il giro del mondo: «Certamente lo sport è stato un grande veicolo per far conoscere il mio Lambrusco. Negli anni ‘70 eravamo poco conosciuti, ma nel ‘77 con Gilles tutti conoscevano Giacobazzi e se prima bussavo e pochi aprivano le porte per ricevermi, con la sponsorizzazione le porte si sono spalancate facilitando la vendita del mio Lambrusco in Italia e moltissimo all’estero.

Nel pugilato abbiamo sponsorizzato il peso massimo Dante Canè, nel calcio il Modena e poi il ciclismo che ci ha dato molta soddisfazione con diversi campioni come Vandelli medaglia d’oro alle Olim-

Gilles Villeneuve: il pilota della Ferrari fu il primo a portare il nome Giacobazzi nel mondo

piadi Los Angeles, Amadori e Cassani e per finire Marco Pantani che con la nostra maglia vinse il Giro d’Italia dilettanti per poi passare a professionista. Ci siamo divertiti tanto, veniva spesso a trovarmi per trascorre qualche ora in compagnia e bere un buon bicchiere di Lambrusco. Un grande, difficile dimenticarlo».

Ci troviamo a Nonantola, un territorio dove da sempre la gastronomia è l’espressione della cultura contadina, della tradizione come d’altronde lo è tutta la provincia di Modena. «Senza la gastronomia modenese il Lambrusco non avrebbe avuto fortuna ma vale anche il contrario, perché alcuni piatti come lo zampone e il cotechino che hanno bisogno del Lambrusco con le sue note acide per essere apprezzati e valorizzati. Questo vale, in linea di massima, per la gran parte della la cucina emiliana, notoriamente grassa e saporita. Tra poco andremo al Ristorante La Nunziadéina dove offrono un ottimo menù tradizionale locale».

Quali sono i vini che saranno proposti? «Il Lambrusco Sorbara, il Grasparossa di Castelvetro, un vino corposo carico di aromi e fruttato e le bollicine di Pignoletto, che sta diventando la risposta emiliana al Prosecco dandogli filo da torcere. Ma oggi degusteremo anche delle bollicine speciali, metodo classico, un Lambrusco di Sorbara in purezza vinificato in bianco che lasciamo fermentare sui lieviti per almeno 36 mesi». Come lo vede il 2018? «E’ partito un po’ a rallentatore ma sta riprendendo. All’estero va bene e tutto sommato non ci possiamo lamentare».

Si vede e si sente che il vignaiolo Giacobazzi è un personaggio, un vero imprenditore di vecchio stampo, sincero e schietto, affabile come sanno esserlo i modenesi.

E’ riuscito ad affermarsi e a costruire, con la sua sensibilità imprenditoriale, una delle più importanti realtà vitivinicole dell’Emilia e far conoscere il Lambrusco in tutto il mondo con la “sua Ferrari».

Ristorante La Nunziadéina

La Nunziadeina a Santa Maria Fuori Le Mura è un ristorante storico di gran classe, ben curato negli arredi e molto curato nei dettagli. I piatti degustati hanno deliziato i nostri palati. Pietanze delicate e ben preparate, si vede che in cucina ci sono due signore: Elisa, moglie dell’abile gestore, Luca Stramaccioni, che fa la pasta fresca e la chef, mamma Rina, che tutti i giorni sforna piatti di alta gastronomia modenese.

Dopo aver degustato gli ottimi piatti della tradizione abbinati ad alcune tipologie di Lambrusco, ne parliamo con il titolare Luca Stramaccioni che ci ha assistito con professionalità e competenza.

«Mia moglie e mia suocera hanno cucinato un menù che rispecchia la tradizione modenese. L’antipasto servito è stato a base di gnocco fritto, culatello e una mortadella molto particolare perché viene cotta all’interno della sua cotenna, al quale ho abbinato il Lambrusco Gavioli Metodo Classico, 100% uve di Sorbara vinificate in bianco, un vino vibrante e raffinato, in grado di soddisfare anche i palati più esigenti.Come primo piatto, tortellini in brodo di cappone, l’abbinamento è stato con il Lambrusco di Sorbara Ancestrale, sempre uve di Sorbara vinificate in purezza, rifermentato in bottiglia e non filtrato, il Lambrusco come si faceva una volta, insomma, che ci accompagna a riscoprire la tradizione di questa terra.

L’ultimo piatto che abbiamo servito è il carrello dei bolliti, guanciale, testina, lingua, zampone, cotechino e manzo con salse e mostarda. In questo caso l’abbinamento è stato fatto con il Lambrusco di Sorbara, sottile e tagliente nella sua acidità in grado di rinfrescare il palato durante un pasto così ricco. Infine i dolci, tutti fatti da noi: crostata di amarene, torta di riso, zuppa inglese e la torta della Nunziadéina a base di biscotto con una farcitura di crema e formaggio. In questo caso il Grasparossa di Castelvetro, con le sue note morbide e fruttate, si dimostra l’abbinamento perfetto».

Ristorante La Nunziadéina Via Vittorio Veneto 95 Nonantola (Mo)

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