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Chianti classico, le nostre scelte
di Alessandra Piubello
2016, una “godibile» annata
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Chianti Classico, questi sono a nostro avviso alcuni dei più interessanti vini di un millesimo interessante, molto bevibile
La venticinquesima edizione alla stazione della Leopolda, con il suo lungo filare centrale di bottiglie, vede il record del numero dei produttori partecipanti. Ben 186 aziende, per un totale di 659 etichette e 92 Chianti Classico Gran Selezione in degustazione. Sotto i riflettori l’annata 2016 e la Riserva 2015, anche se erano presenti altri millesimi in degustazione.
Un totale di oltre novemila bottiglie che sono state aperte e servite da una squadra di cinquanta sommelier nella due giorni di manifestazione, alla presenza di oltre duecentocinquanta giornalisti provenienti da trenta diversi Paesi del mondo e più di milleottocento operatori, italiani e stranieri.
“È il terzo anno consecutivo - afferma il presidente del consorzio, Sergio Zingarelli - che si registrano vendite di oltre 37 milioni di bottiglie, un dato storico, mai accaduto, che conferma il trend positivo delle vendite degli ultimi 7 anni con una crescita complessiva nel periodo di circa il 50%, raggiungendo il livello più alto degli ultimi 20 anni».
Brevissimo focus riepilogativo sui numeri attuali: complessivamente su 70 mila ettari di estensione dell’area di produzione, 10 mila sono vitati, dei quali 7.200 sono iscritti all’albo del Chianti Classico. La produzione media annua (ultima decade) è di 270 mila ettolitri, mentre in bottiglia la produzione è di 35-38 milioni, esportata in 130 Paesi del mondo (Canada 8%, Germania 12%, Italia 23%, Usa 33%). I soci del Consorzio sono 523 di cui 315 imbottigliatori.
E veniamo all’annata 2016, quella presa in consi
derazione dai nostri assaggi. L’andamento stagionale è stato abbastanza regolare, estate di caldo costante, senza picchi eccessivi.
Dopo aver assaggiato tutti i campioni di una vendemmia che possiamo definire calda, l’idea è che si tratti di un millesimo estremamente godibile, non ai livelli qualitativi della precedente 2015, tuttavia il denominatore comune dei vini è buona acidità e grande piacevolezza di beva.
Una buona annata ma non paragonabile all’eccellenza della 2015, forse per dei problemi di valutazione in fase di vendemmia. I vini nel bicchiere mostrano però vibranti acidità, bel frutto e un’impressione generale di grazia e finezza che li renderanno molto graditi agli amanti della tipologia, e complessivamente tracciano il profilo di un’annata immediata che potrà piacere anche a chi in genere non beve Chianti Classico.
La nostra top ten:
Riecine Chianti Classico 2016 Classe, pura classe. Calibro, misura, sottigliezza. In filigrana, fiori e frutti. E la luminosità di un’energia dinamica, propulsiva, che spinge alla beva. E il flusso di purezza accarezza l’anima.
Riecine, dal 1971, nonostante i tre cambi di proprietà di tre nazionalità diverse, è ancora oggi, dopo 45 anni, un punto di riferimento per il sangiovese di Gaiole in Chianti.
Tutto iniziò con un ettaro e mezzo di vigna che John e Palmina Dunkley decisero di recuperare e curare, fino ad arrivare agli attuali 21 ettari, sempre all’interno del comune di Gaiole, attualmente di proprietà di una famiglia guidata da Svetlana Frank. L’azienda è certificata in biologico e utilizza anche preparati biodinamici. I vigneti sono posizionati fra i 450 e i 600 metri, in diversi appezzamenti, su terreni calcareo-argillosi.
Castello di Monsanto Chianti Classico 2016 Chiaro e diretto, franco nel frutto rosso fresco, ciliegia e arancia, abbondante di erbe fini e spezie, arioso e dinamico. Il sorso scorre virtuoso, fresco, succoso, ritmato da un passo leggero che porta alla meta.
Dei 72 ettari impiantati a vigneto, tra i 260 e 310 metri s.l.m., 56 sono a Sangiovese, il vitigno in cui l’azienda (acquistata negli anni ’60 da Aldo Bianchi) ha profondamente creduto fin dall’inizio. I cloni di Sangiovese presenti nei vigneti provengono da selezioni massali delle viti trovate nella vigna Il Poggio, “la madre» di tutte le vigne di Monsanto. Le terre di Monsanto si dividono in due tipologie: il versante
nord è costituito da galestri, mentre quello sud da galestri intervallati a tufi.
Villa Po ona Chianti Classico 2016 Fruttato rosso ricco, nitido e croccante. Il sorso è un piacere immediato per la trama fitta, la polpa dosata, il frutto di squisita succulenza, la progressione agile e continua, la persistenza leggera e lunga.
L’azienda, in biologico certificato, è condotta da Monica Raspi (coadiuvata in cantina dall’enologo Filippo Paoletti). Alla morte del padre prende in eredità le redini dell’azienda, che da allora diventa un riferimento per gli amanti dei Chianti Classico rispettosi della vite e del territorio, tradizionali e veraci. Cinque ettari e mezzo nei quali le vigne, con un’età compresa fra i 10 e 30 anni, affondano le loro radici su un terreno calcareo-marnoso con presenza di alberese.
Castellinuzzi e Piuca Chianti Classico 2016 Corredo olfattivo affusolato con rintocchi di vio- la. Eleganza senza tempo nella trama gustativa, che accarezza fresca le papille, tattilmente. Registro tannico ben calibrato in una trama vitale che si rivela con immediatezza, poggiando sulla ricchezza del frutto. Inesauribile beva avvincente.
La famiglia Coccia possiede due ettari e mezzo nel magico comprensorio di Lamole, da poco ha avviato anche la conversione biologica. Le vigne sono divise in due appezzamenti: Castellinuzza è proprio sotto la cantina, Piuca si trova più in alto, verso Lamole. Castellinuzza mostra pendenze impressionanti e vigne di 45 anni d’età; Piuca, a circa 600 metri d’altitudine, è impiantata su terrazzamenti com’era in uso nel Lamolese.
Bi iano Chianti Classico 2016 Portamento di struttura, ricco di materia succosa e dinamica, con freschezza infiltrante e tannini forti, puliti, nettanti. Bocca tutta dinamismo e precisione nella diffusione aromatica, di presa forte e bello slancio, sapida, energica e profonda.
La proprietà di Tommaso e Federico Marrocchesi Marzi, quinta generazione, si estende su 25 ettari tra i 270 ed i 300 metri di altitudine. Il grande Giulio Gambelli, quasi certamente il più vero interprete del Sangiovese, ha collaborato per oltre sessanta vendemmie con la famiglia, lasciando in eredità la sua impronta leggendaria.
Felsina Chianti Classico 2016 Ampio panorama odoroso floreale di rosa ed erbe balsamiche con una punta speziata. Spalla acida che sorregge la maturità del frutto donandogli bevibilità e slancio. Il tratto è sapido, la bocca di stimolante articolazione, fino al limpido finale.
Acquistata nel 1966 da Domenico Poggiali, l’azienda è condotta da Giovanni Poggiali e da Giuseppe Mazzocolin, ex professore di Lettere che lasciò
l’insegnamento per dedicarsi al vino, coadiuvati dall’enologo Franco Bernabei. La proprietà, condotta in regime biologico certificato, su estende su 75 ettari di terreno molto eterogeneo, da calcareo-pietroso ad argilloso.
Isole e Olena Chianti Classico 2016 La bocca è agile e diritta con acidità svettante e percorsa da una vena quasi salata. Materia ingente in equilibrio dinamico, capace di una mirabile spinta gustativa.
La famiglia De Marchi acquistò le due fattorie di Isole e di Olena nel 1956. Dal 1976 Paolo, enologo con esperienze in California, si occupa con rigore dell’azienda, privilegiando fra i vitigni il sangiovese senza trascurare gli internazionali. I terreni sono ricchi di galestro.
Frutto rosso immediato, fragrante e fine; cenni di erbe aromatiche. Carnoso, delineato da una materia prestante, si espande con ritmo progressivo al palato, fino al lungo finale.
Diego Finocchi acquista nel 2006 tre ettari di vigne (oggi diventati cinque) a Radda in Chianti cominciando a imbottigliare nel 2009. La maggior parte delle vigne risale alla fine degli anni Sessanta, con piante dalle rese piuttosto basse. I vigneti allevati a guyot, sono su terreni di medio impasto, ricchi di galestro, ma soprattutto molto ripidi: di qui il nome dell’azienda. A partire dall’annata 2015 le etichette sono certificate biologiche.
Monte a oni Chianti Classico 2016 Frequenza melodica, voce armoniosa che si sintonizza immediatamente alle papille, fraseggiando in succo tonale. Grazia, souplesse e misura si elettrizzano con una vibrante acidità che rinfresca il palato,
pronto ad un altro sorso.
Dieci gli ettari di proprietà della famiglia Braganti, acquistati negli anni Settanta. Michele interviene a fine anni Novanta e da allora (prima bottiglia nel 2003) porta Monteraponi ai vertici qualitativi della denominazione. I vigneti, ad un’altitudine fra i 420 e i 560 metri, sono distribuiti ad anfiteatro, strappati al bosco che circonda la suggestiva zona, su terreni di matrice marnoso-calcarea con pendenza fino al 25%.
Fatto ia San Giusto a Rentennano Chianti Classico 2016 Il disegno aromatico punta ad un bel frutto maturo, ciliegia in primis. Bocca materica e imponente ma ritmata e marcata da tannini all’altezza.
Storica azienda del Chianti Classico, è di proprietà della famiglia Martini di Cigala dagli inizi del Novecento. I terreni sono prevalentemente tufacei, con forte presenza di sabbia, limo e zone calcaree con fossili, ma anche a medio impasto con maggiore presenza di argilla. L’azienda è condotta in regime biologico, con la consulenza agronomica di Ruggero Mazzilli ed enologica di Attilio Pagli. I vigneti più vecchi sono del 1972, i più giovani del 2014.
BEVI RESPONSABILMENTE