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di Michele Nardini

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di Paola Binda

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ri cer ca

ROBOT di Michele Nardini DA INDOSSARE

LE APPLICAZIONI DEGLI ESOSCHELETRI PER MIGLIORARE LA QUALITÀ DELLA VITA

Wearable robots

Il suo principale campo di interesse è la ROBOTICA INDOSSABILE, una disciplina in costante evoluzione che mira a sviluppare e validare dispositivi indossabili per assistere, riabilitare o accrescere le capacità motorie umane: esoscheletri in grado di aiutare le persone a compiere determinate azioni, come riacquistare la funzionalità di un arto, oppure coadiuvare un lavoratore in compiti gravosi e ripetitivi. Simona Crea, ricercatrice dell’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna, vanta una note-

HANDExos è un esoscheletro per la riabilitazione della mano in persone affette da paresi, dovuta a ictus o altre patologie neurologiche

Grazie alla collaborazione scientifica con INAIL, Simona Crea coordina attualmente il progetto Habilis++, per lo sviluppo di una nuova generazione di robot per la riabilitazione e il recupero funzionale della mano dopo infortuni sul lavoro di natura traumatica. La studiosa è inoltre responsabile della linea di ricerca che mira a sperimentare tecnologie indossabili per il supporto ai lavoratori, in collaborazione con IUVO, spinoff della Scuola Superiore Sant’Anna.

Quali sono gli scenari presenti e futuri della ricerca nel campo della robotica indossabile?

“La ricerca sulla robotica indossabile è nata soprattutto in ambito medico, con l’obiettivo principale di supportare il movi-

Simona Crea, a Researcher at the BioRobotics Institute of the Scuola Superiore Sant’Anna, conducts researches in the field of wearable robotics to develop exoskeletons capable of assisting, rehabilitating or increasing human motor skills. “Wearable robotics was born in the medical field, with the aim of supporting the movement of people with disabilities. In recent years, the scenarios have also expanded to the labour market and to the support of repetitive and burdensome activities”. Currently, Crea coordinates the Habilis++ project aiming at the development of a new generation of robots for rehabilitation and functional recovery of the hand after accidents at work.

mento di persone con disabilità motorie in percorsi di riabilitazione. Negli ultimi anni gli scenari si sono allargati anche ad altri domi-

ni applicativi: tra questi c’è quello del mondo del lavoro e del supporto alle attività lavorative ripetitive e gravose. In questo campo gli esoscheletri rappresentano una nuova categoria di attrezzature che possono migliorare l’ergonomia delle postazioni di lavoro che comportano un notevole sforzo fisico”.

Quali caratteristiche devono avere gli esoscheletri?

“La caratteristica principale riguarda la capacità di agire in modo simbiotico con il corpo umano e con l’intenzione di movimento dell’utente. Per fare questo è necessario che un esoscheletro sia connesso al corpo umano tramite sistemi di ancoraggio che trasferiscano le forze in modo efficace e confortevole. Inoltre il sistema di controllo del robot deve essere progettato per interpretare l’intenzione di movimento della persona, controllando l’azione degli attuatori in modo che agiscano nel momento giusto”.

Riabilitazione, assistenza, supporto nell’attività lavorativa. È possibile immaginare anche altre funzionalità?

“Gli scenari di applicazione sono sicuramente molti. In un futuro prossimo gli esoscheletri potrebbero diventare semplici gadget tecnologici, disponibili per chiunque, con funzionalità anche molto diverse. Un esoscheletro potrebbe permetterci, per esempio, di fare una passeggiata in montagna riducendo la fatica, secondo un approccio simile a quello delle bici con la pedalata assistita. Ma le applicazioni sono possibili anche in altri scenari, come il gaming”.

Lo sviluppo tecnologico della robotica indossabile passa anche attraverso il suo “sfruttamento” commerciale. La distanza tra ricerca e mercato è ancora ampia?

“Le start-up che sviluppano e commercializzano esoscheletri nel mondo sono tantissime e in costante aumento, ed è interessante vedere come anche le big tech stiano lavorando a prodotti di massa in questa direzione. La robotica indossabile non appare più prerogativa della ricerca accademica ma il trasferimento tecnologico e la ricerca applicata stanno giocando un ruolo fondamentale per allargare i confini anche al mercato”.

Simona Crea

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