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di Luca Fracassi
from EXL - Magazine sulle eccellenze toscane della Tecnologia, Innovazione, Ricerca e Impresa. n°1-2/2020
by eXL_magazine
ar te e cul tu ra
TUTTOMONDO
TRENT’ANNI DI UN MITO di Luca Fracassi
Keith Haring’s Tuttomondo
A vederlo oggi, con i colori pastello ispirati dagli edifici dei lungarni pisani, l’inconfondibile codice visuale e la danza gioiosa delle figure che ancora fa vibrare la parete, si stenta a credere che Tuttomondo abbia compiuto trent’anni. Eppure Keith Haring realizzò il murale sul retro della canonica della Chiesa di Sant’Antonio Abate a Pisa nel 1989, prima che la malattia lo strappasse alla vita troppo presto. Succede che due anni prima, nel 1987, uno studente universitario dell’Ateneo pisano, Piergiorgio Castellani, decide di seguire il padre in un viaggio di lavoro a New York. E nella Grande Mela incontra fortuitamente Haring proponen-
dogli, scherzando ma non troppo, di realizzare un’opera permanente in Italia. L’artista accetta, forse per liberarsi dalla pressione degli impegni con i galleristi newyorchesi che, da un Haring all’apice della popolarità, pretendevano una produzione continua e costante. È a quel punto che entrano in scena le istituzioni pisane per trovare una parete adatta all’impresa. Compito affidato all’allora assessore alla Cultura del Comune di Pisa Lorenzo Bani: “Non fu facile creare le condizioni per la realizzazione e vincere le resistenze di una città un po’ autoreferenziale come Pisa che vanta grandi capolavori artistici di epoche precedenti. Dopo l’approvazione all’unanimità del Consiglio Comunale ci rimboccammo le maniche per cercare una parete adatta a liberare la creatività di Haring e la trovammo presso un missionario all’avanguardia, che fu favorevole a donarla all’opera di un artista omosessuale”. Una superficie di 180 mq. che si trasformò nell’arco di quattro giorni in un inno all’armonia, popolandosi di 30 figure antropomorfe concatenate che Haring realizzò in una jam session artistica fatta di studenti e artigiani dell’azienda Caparol Center di Vicopisano (che aveva donato le vernici e si è occupata anche del restauro del 2011) che aiutarono l’artista americano a riempire di colore i profili neri precedentemente disegnati. Esiste una generosa bibliografia su Tuttomondo, recentemente arricchita dal volume dedicato ai bambini Pisa è Tuttomondo! di Francesca Bianchi e Elisa Bani, presentato nel 2019 in occasione del trentennale. Una ricorrenza servita al Comune di Pisa per rilanciare anche in chiave turistica l’opera, come ha sottolineato Fabrizio Grossi, assessore alla Cultura della Provincia di Pisa nel 1989, che contribuì ad amplificare l’eco dell’evento grazie al rapporto con il Consolato americano a Firenze: “Ancora oggi c’è da lavorare per dare il giusto valore a quest’opera che ci invidia tutto il mondo. Fu un atto d’amore di Haring verso la nostra città, rappresentato in questo “affresco contemporaneo” dalla croce pisana al centro e da un grande cuore nella parte superiore della parete: Haring a Pisa lasciò il cuore realizzando questo capolavoro politicamente scorretto per l’epoca”. Una riflessione che trova conferma in una delle annotazioni di Haring sul suo diario: “Sto seduto sul balcone a guardare la cima della Torre Pendente. È davvero molto bello qui. Se c’è un paradiso, spero che assomigli a questo”.

Keith Haring’s Tuttomondo. Thirty years of a myth It is hard to believe that Keith Haring’s Tuttomondo has just turned thirty with its vivid pastel colours inspired by the buildings of the Lungarni: nevertheless, Keith Haring made the mural on the back of the rectory of the Church of Sant’Antonio Abate in 1989. Two years earlier, in 1987, a university student in Pisa, Piergiorgio Castellani, decided to follow his father on a business trip to New York, where he accidentally met Haring proposing him, only half jokingly, to realise a permanent project in Italy. At that point, a suitable wall needed to be found. After unanimous approval by the City Council it was found by an open-minded missionary, who was in favor of donating it to the work of a homosexual artist. An area of 180 square meters, which in the arch of four days was populated with 30 chained anthropomorphic figures.
