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Andrea Cancellato

Quando sento qualcuno affermare che una crisi è anche un’opportunità metto mano alla pistola.

Come tanti, se non tutti, in queste settimane ho riflettuto circa le conseguenze di ciò che il mondo degli umani ha messo in atto per difendersi dal virus, da un nemico che, a differenza di altri nemici, è invisibile e nuoce alla vita sociale dell’uomo, oltre che all’uomo stesso.

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Ci sono altri comportamenti e altri mali che producono numerose e forse maggiori morti fra gli uomini, nessuno però che attenta alla “normalità” come questo virus. La cosa più grave è la consapevolezza che esso probabilmente verrà seguito da altri e che, quindi, ciò che stiamo vivendo è una svolta epocale poiché prepara una nuova “normalità”.

Al netto della personale convinzione che quanto è stato fatto per contenere il virus sia complessivamente sbagliato, occorre prenderne atto e provare ad agire di conseguenza.

Se è vero che sta accadendo qualcosa di così grande, la prima cosa da fare è analizzare ciò che oggi appare inadeguato o sbagliato: un oggetto della casa in cui siamo stati costretti a vivere 24 ore su 24; l’organizzazione di un ufficio in cui prima o poi torneremo a lavorare; i luoghi di accoglienza dei servizi pubblici (ospedalieri, amministrativi, dei trasporti, della cultura, ecc.); i luoghi dell’incontro (bar, ristoranti, alberghi, oratori, ecc.).

L’altra è avviare una nuova stagione del progetto che superi le barriere disciplinari e coinvolga tutti gli attori disponibili (antropologi, scienziati, filosofi, ecc.) nella consapevolezza che il design che nasce dalla critica, anche radicale, della realtà (senza accettarne i presunti vincoli di subordinazione passiva che ci vengono richiesti) e dall’ascolto della società, dei suoi bisogni e delle sue difficoltà, produce vera innovazione.

In questi ultimi vent’anni, il design ha saputo imporsi in campi diversi, dall’arredo alla progettazione delle interfacce digitali, dai dispositivi biomedicali fino ai nuovi prodotti versione 4.0, perché ha promosso un metodo che ha fatto del dialogo con l’utilizzatore finale il punto di partenza di ogni forma di innovazione. Design è ascoltare la società, dare voce alla domanda, sfidare punti di vista consolidati, riconfigurare – quando necessario – processi produttivi dati per scontati.

Nonostante tutto, in questi mesi, non sono mancate le buone notizie. La società italiana ha dimostrato di saper interpretare il cambiamento con una velocità in molti casi sorprendente. Questa capacità di adattamento è la premessa per percorsi di innovazione centrati sul metodo del design. Da dove cominciare? I tanti contest lanciati in questi mesi in rete sono lì a testimoniare le potenzialità di un percorso che già oggi dà i primi segnali della propria vitalità. In tutti questi cantieri il design non è semplicemente risoluzione elegante (o eterodossa) di problemi complessi. Siamo chiamati a rilanciare, in tempi brevi, un’economia di pace basata su relazioni e dialoghi che sono all’origine del successo del Made in Italy nel mondo. La posta in gioco non è solo economica. È importante rimettersi in ascolto proponendo idee e progetti, coraggiosi e audaci, che contribuiscano a rinsaldare legami e fiducia all’interno del Paese così come a livello internazionale. È questo il modo migliore anche per creare un antidoto ai caratteri regressivi che un linguaggio da economia di guerra porta inevitabilmente con sé.

Andrea Cancellato è project manager di ADI Design Museum, Compasso d’Oro ed è stato direttore della Triennale di Milano dal 2002 al 2018.

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