Linee nel paesaggio

Page 1

LINEE NEL PAESAGGIO FABIO MANFREDI



LINEE NEL PAESAGGIO Fabio Manfredi L&SCAPE Collana diretta da Daniela Colafranceschi Università Mediterranea di Reggio Calabria Comitato scientifico Alessia de Biase Ecole nationale supérieure d’architecture de Paris la Villette Antoni Luna Garcia Universitat Pompeu Fabra de Barcelona Annalisa Metta Università degli Studi di Roma Tre Joan Nogué Universitat de Girona Pere Sala i Martì Observatorio del Paisaje de Cataluña Kris Scheerlink Streetscape Territories, department of Architecture, KU Leuven Maria Gabriella Trovato American University of Beirut

L&SCAPE è una collana internazionale che indaga il paesaggio secondo vertenti e fenomeni che ne caratterizzano la tasformazione e la dimensione di processo più che di prodotto. Del “LANDSCAPE” si sottolinea l’inclusione dell’AND, perchè indagato per quanto gli si aggiunge concettualmente. Non solo paesaggio e il suo progetto, come strategia di intervento per obiettivi di qualità, ma di condivisione del paesaggio come fenomeno, nelle distinte forme dell’abitarlo: dimensioni, condizioni, modalità ed esiti fatti interagire con i forti cambiamenti in atto nelle città e nei nostri territori, con la maggiore complessità della risposta progettuale che esige implicazioni culturalmente trasversali e multidisciplinari. Una collezione di libri che si offrono come indagini critiche, che si muovono sui limiti concettuali di questa materia per offrire punti di vista e prospettive dall’esterno, eppure dentro una dimensione sociale del vivere da cui lascia emergere nuovi valori espressivi.

© 2020 Libria



LINEE NEL PAESAGGIO FABIO MANFREDI


INDICE

6 - PAESAGGIO, SEMPRE UNA QUESTIONE DI LINEE - Céline Flécheux

12 - DI-SEGNARE IL PAESAGGIO

18 - COME PUNTI IN MOVIMENTO 20 - Linea curva, liberamente ondulata, Vassily Kandinsky 24 - Una linea attiva in una passeggiata, che si muove liberamente, senza obiettivo, Paul Klee 26 - La stessa linea, circoscrivendosi, Paul Klee 30 - Due linee secondarie, che si muovono attorno a una linea principale immaginaria, Paul Klee 32 34 - I went | On Kawara 50 - A Ten Mile Walk England, Richard Long

54 - GEOMETRIE CHE CREANO ASPETTATIVA 56 - Lever, Carl Andre

60 - TRACCE DI UN IMMAGINARIO - da 450 a 525 metri 62 - Double Negative, Michael Heizer 66 - Spiral Jetty, Robert Smithson 70 - Stephen Long, Patricia Johanson


74 - TRAIETTORIE IMPOSTE

78 - LINEE NARRATIVE - da 30 a 140 metri 80 - Passatges, Dani Karavan 84 - Moses Bridge, RO&AD 88 - Bunker 599, RAAF 92 - Levitated Mass, Michael Heizer

96 - LINEE DI ORIZZONTI - da 146 a 160 metri 98 - Anyang Peak, MVRDV 104 - Saxhóll crater stairway winds, Landslag

110 - LINEE DI CONFINE - da 500 a 2500 metri 112 - Red Ribbon, Turenscape 118 - Forest walk, LOOK Architects 124 -

130 - LINEE IMMAGINARIE - 4500 metri 132 - Floating piers, Christo e Jeanne-Claude

136 - LINEE TRATTEGGIATE - > 4500 138 - Central Park Pathways, Frederick Law Olmsted

146 - Crediti


10

LINEA Direzione reale o immaginaria che indica il movimento, lo svolgimento, l’evoluzione di qualcosa

TRACCIA Impronta lineare lasciata sul terreno da un oggetto trascinato o che si muove

TRAIETTORIA Linea immaginaria percorsa da un punto in movimento nello spazio



12

DI-SEGNARE IL PAESAGGIO


13

Nelle attuali problematiche ambientali, troviamo l’impulso a ripensare il nostro habitat con assetti più “naturali”. Insieme a una coscienza ecologica collettiva, infatti, si è diffusa la consapevolezza di un necessario Cerchiamo, così, di ridurre il nostro impatto antropico e riscrivere il “quotidiano” con valenze estetiche che trovano le ragioni nelle problematiche stesse. Tentiamo di implementare il grado di naturalità del nostro paesaggio e sperimentiamo, faticosamente e spesso invano, innovative strategie per farvi coesistere valori culturali e ambientali. Ripensiamo le nostre architetture come organismi viventi, immaginiamo città come metabolismi in grado di evolversi insieme alla natura. Il paesaggio è tuttavia un’entità complessa, è tempo, anche soggetto, giudizio estetico, percezione visiva e reazioni emozionali che esso stesso provoca. È il

artialisation, e che «avviene in situ – ed è l’opera di coloro nel tempo seguendo i modelli culturali – e in visu – ed intervengono indirettamente sul paesaggio costruendo un (Roger, 2009). Ridisegnare il paesaggio del futuro, dunque, implica sia operare delicatamente in situ in visu straordinariamente naturale. L’impegnativa ricerca di una sostenibilità credibile si gioca su due fronti, da una parte compromessa, dall’altra indirizzarci verso un nuovo modo di condividerla.


14 DI-SEGNARE IL PAESAGGIO

Da qui l’interesse che muove questa ricerca verso l’operazione creativa più minimale e insieme espressiva, quella di lasciare unicamente un segno, e nel contempo, del paesaggio, quella del camminare. Così, lo studio sulle necessarie trasformazioni che attendono il nostro paesaggio, trova un insolito approfondimento nella dicotomia linee-traiettorie.

che condizionano i nostri spostamenti, sulle geometrie che creano l’aspettativa, sulle scie invisibili che riscrivono i paesaggio e il tempo necessario a riscriverlo. “Assottigliare” l’ambito di ricerca porta a scoprire un sorprendente regesto di evocative linee che si concretizzano nel paesaggio e che si offrono come traiettorie verso i suoi valori più intangibili. Geometrie che trovano genesi nella pittura astratta, nella scultura minimalista, nella Land Art, nell’architettura, le quali vengono sovrapposte al paesaggio con lo scopo di suggerire un modo di attraversarlo e percepirlo. Opere in cui si condensano questioni legate all’antropologia, all’arte, all’architettura, all’ecologia e che, a varie scale, raccontano la relazione tra il camminare, il costruire il paesaggio e il suo immaginario. Apparentemente in controtendenza alla dilatazione di

orizzonti

e

interessi,

allo

sguardo

sempre

più

multidisciplinare e inclusivo che investe il progetto del

temi complessi quali il movimento, l’identità dei luoghi, le nostre letture, percezioni e proiezioni sul paesaggio.


15

Questa indagine rappresenta l’occasione di ribadire l’importanza della Convenzione Europea del Paesaggio: «il paesaggio è parte di un territorio così come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall’azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni.» (Art 1, CEP) Le linee, in questo senso, rappresentano relazioni e connessioni tra componenti esistenti, sono espressione della «volontà di percepire, di allontanare o avvicinare cose» (Brusatin, 2001); piuttosto che la mera distanza ricomporre una consequenzialità tra valori esistenti, tra natura e architettura. «Il punto di vista del progetto di paesaggio opera con la particolare capacità di cogliere o stabilire “relazioni” fra elementi di varia natura, materiali e immateriali, dei temi più caratteristici del nostro tempo, scomporre e ricomporre una congerie di sistemi e oggetti che si sono accumulazione e cercare di ritrovare le ragioni di armonia dell’habitat.» (Zagari, 2006) Le

linee

che

seguono

sono

geometrie

che

a diventare spazi, ad includere il nostro camminare. Progressivamente

la

loro

rappresentazione

astratta

si arricchisce di riferimenti dimensionali, temporali e necessario a percorrerle a meno di 5 km/h, attraverso l’ausilio di matrici di punti sullo sfondo.


16 DI-SEGNARE IL PAESAGGIO

sfondo acquisisce i connotati del paesaggio; gli strumenti digitali a nostra disposizione, le seducenti mappe fornite da Google Earth, permettono di ripercorre un contesto e rivelare la discrezione e la potenza di operazioni che sono Gradualmente i segni si esplicitano come traiettorie imposte al paesaggio. L’ordine di lunghezza ne lascia comprendere le dimensioni relative allo spazio e al tempo necessario a ripercorrerle; la scansione cronologica ne ricostruisce una storia, un compendio di operazioni minime in grado di ridisegnare il paesaggio. La visione zenitale, lo sguardo “geoscopico” ci consente di riconoscere i segni e le forme nel paesaggio, la loro scala, le loro implicazioni. L’osservazione dall’alto,

delle traiettorie. Lo sguardo da lontano «è utile per rendersi conto che solo smettendo di agire e soffermandosi a guardare da spettatori si può cogliere il senso che la nostra azione ha nella natura e operare di conseguenza» (Turri, 2001). In questo ambito le linee sono progetti di paesaggio nella forma più essenziale; il paesaggio è, invece, il campo di mediazione tra lo spazio e il tempo necessario per “camminarlo”, tra la cultura e la natura, è il luogo di conciliazione tra esigenze ambientali, cultura e arte.


17


18

COME PUNTI IN MOVIMENTO


19

Le linee «non hanno né corpo, né colore, né texture» (Billetter, 1990), non hanno una qualità tangibile, la loro natura è astratta, concettuale, razionale; sono elementi senza materia, proiezioni, costruzioni culturali e razionali di cui siamo inventori e utenti. Per quanto arduo possa essere dare “concretezza” alle linee o individuarne una possibile tassonomia, appare indiscutibile che nella loro astrazione sia insito il concetto di movimento e di consequenzialità. Risulta inoltre evidente contesto di riferimento - lo spazio, il tempo, la logica – e che anzi, per quest’ultimo, ne sono elementi strutturanti, dal momento che ne delineano un nuovo ordine, una nuova Vassily Kandinsky e Paul Klee, negli anni ‘20, attraverso la propria attività di ricerca e insegnamento alla scuola di architettura, arte e design del Bauhaus, sugli elementi pittorici e contribuiscono a conferire alle linee quell’autoreferenzialità necessaria a generare una Lo straordinario portato culturale offerto alla pittoriche per riguardare più in generale «gli elementi fondamentali della forma» (Bill, 1955). Nelle indagini sulle linee elaborate dai due artisti, si condensano le relazioni tra forma e contenuto, rappresentazione e realtà, movimento e percezione. Kandinsky e Klee trovano nelle linee l’essenza comune alle varie forme d’arte e alle differenti anime del Bauhaus dibattito culturale che porta a concepire l’habitat del futuro in seno alla scuola di Dessau. «I problemi della Scienza dell’arte, che in una fase iniziale erano stati impostati in un ambito strettamente e volutamente limitato, oltrepassano, nel corso conseguente in generale» (Kandinsky, 1926).


20 COME PUNTI IN MOVIMENTO

LINEA CURVA, LIBERAMENTE ONDULATA KANDINSKY, 1926

«Dopo una prima ascesa verso sinistra, improvvisa, grandiosa, decisa tensione verso l’alto e verso destra. Distensione circolare verso sinistra. Quattro onde sono energicamente subordinate a una direzione da sinistra in basso verso destra in alto.»


21


24 COME PUNTI IN MOVIMENTO

UNA LINEA ATTIVA IN UNA PASSEGGIATA, CHE SI MUOVE LIBERAMENTE, SENZA OBIETTIVO PAUL KLEE, 1953



26 COME PUNTI IN MOVIMENTO

LA STESSA LINEA, CIRCOSCRIVENDOSI PAUL KLEE, 1953



30 COME PUNTI IN MOVIMENTO

DUE LINEE SECONDARIE, CHE SI MUOVONO ATTORNO A UNA LINEA PRINCIPALE IMMAGINARIA PAUL KLEE, 1953



32 COME PUNTI IN MOVIMENTO

UNA LINEA ATTIVA, LIMITATA NEL SUO MOVIMENTO DA PUNTI FISSI PAUL KLEE, 1953



60

TRACCE DI UN IMMAGINARIO da

450 a 525 metri


61

«Un piccolo passo per l’uomo, un grande passo per l’umanità» (Armstrong, 1969). Alle 2:56 del 21 luglio 1969, l’astronauta americano Neil Armstrong approda sul paesaggio lunare che gli uomini di tutti i tempi hanno sognato di calpestare. Con la sua spessa armatura tecnologica lascia le sue tracce su che lo scrittore Jules Verne aveva raccontato nei suoi

(Le Breton, 2010). Seppure l’astronauta, come sottolinea Le Breton, in quello storico momento non percepisce alcun odore,

incerti con 450 milioni di persone collegate in diretta sulla BBC. La linea, appena accennata dalla sua traiettoria, rimane nel nostro immaginario come indelebile traccia di valenze fortemente estetiche (Catucci, 2013). Nello stesso momento, la Dwan Gallery di New York, con una memorabile esposizione intitolata Earthscape,

sul territorio. L’arte aveva scoperto il paesaggio come luoghi dove l’immensità della natura si impone maestosa sull’uomo, il paesaggio del sublime celebrato dai pittori del XIX secolo. La Land Art ci rimanda, così, dinamiche esperienze un nuovo evocativo immaginario.


74

TRAIETTORIE IMPOSTE


75

Le linee sono generalmente immaginate come entità astratte e prive di concretezza materiale, in ambito estensione che contano di una lunghezza misurabile ma difettano di larghezza e profondità. Le linee che trovano interesse in questo ambito di ricerca, sono geometrie sul paesaggio che rivelano, solo nella prossimità e nella vicinanza, uno spessore praticabile in cui è possibile esclusivamente camminare, fermarsi, ripartire. Sono sottili scritture di contesti residui o ignorati del nostro abitare, operate con lo scopo di indurci al movimento. Sculture,

architetture

percorribili

che

sono

espressione concreta della dicotomia linea-traiettoria. Non sono meri percorsi ma esili spazi che offrono costantemente l’ambivalenza di essere insiders/outsiders, fuori e dentro un “segno”, fuori e dentro un luogo, di farci sentire parte integrante di una “composizione pittorica”, lo sviluppo. Queste opere essenziali dal punto di vista della paesaggio con connotazioni monumentali poiché lo trasformano con le regole compositive dell’arte. Sono segni che costruiscono nuove relazioni e gerarchie tra gli

Le linee che seguono nascondono vieppiù un contenuto che è invisibile alla distanza, un esiguo spazio utile a compiere un’esperienza nel luogo. Sono, infatti, geometrie che incorporano il nostro camminare, che non hanno, perciò, interesse nella sola forma ma ancor più nel contenuto: inaspettate traiettorie che hanno lo scopo di rilevare il valore, le potenzialità, le vulnerabilità del paesaggio.


76 TRAIETTORIE IMPOSTE

e metterci in grado di apprezzare i valori esistenti dello spazio che attraversiamo e, laddove assenti, generarne di nuovi. rapporto tra lo spazio e il tempo, un modo di andare da una posizione all’altra che amplia il nostro campo percettivo e ci conferisce la capacità di collegare non soltanto due estremi. Sono segni che rivelano complessità al nostro movimento, ci dettano ritmi, rallentano il passo con lo scopo di lasciarci apprezzare l’intorno, ci inducono apprezzare i suoi valori più intangibili. Nell’estendere il punto di osservazione nel regno della conoscenza, della misura, del tempo, della memoria, delle idee, dell’immaginazione, le linee “educano” il nostro sguardo. Sono tracce che hanno valenze estetiche, concettuali, simboliche e, al contempo, si offrono come culturali. A dispetto di un’evidente economia formale e spaziale, queste opere ci guidano da un punto all’altro e infatti, da segni a strumenti, da elementari oggetti a dispositivi che indirizzano la nostra relazione Ci

rendono

spettatori

e

attori

di

una

rappresentazione, con un nostro ruolo attivo e da protagonista: quello di attraversare un luogo a meno di 5 chilometri orari, camminando, e riscriverne un suo immaginario. Le linee che seguono sono perciò progetti di paesaggio nella forma più essenziale.


77


78

LINEE NARRATIVE da

30 a 140 metri


79

«La retta, nella sua tensione, rappresenta la (Kandinsky, 1926). Per esplicitare le potenzialità delle linee, Kandinsky si serve di una duplice scala di percezione, le guarda dall’interno e dall’esterno, perciò come risultato di un doppio movimento: la tensione, ovvero la forza che esprime il gesto creativo, e la direzione, ossia la traiettoria del punto in movimento. Questa dicotomia, su cui si

Sono geometrie ridotte dal punto di vista della direzione, ma rilevanti dal punto di vista della tensione. creativa e palesano un messaggio spirituale ed emozionale prima che contenutistico. Sono espressione di forza, armonia, ordine, essenzialità. Al contempo le rette impongono una direzione dichiaratamente

obbligata,

coercitiva,

concedendoci

la sola libertà di stabilirne il ritmo, ovvero determinare la relazione tra la lunghezza e il tempo necessario a percorrerla, con lo sguardo o con il corpo. Le rette sono segni che inducono i piedi ad avanzare attraverso l’esperienza fortemente evocativa di camminare dove risiedono la sua storia geologica e antropologica. Consentono di camminare e non limitarci ad attraversare, di fare una lettura di valori che, declinata in diverse forme, rappresenta un’indagine di fenomeni altrimenti invisibili. Le rette ci concedono il tempo di decifrare quel racconto di cui indicano la trama.


80 LINEE NARRATIVE

PASSATGES DANI KARAVAN, 1990

PORTBOU 42°25’36.70”N, 3° 9’47.81”E

30 metri

10 metri _________

9 secondi _________



82 LINEE NARRATIVE

Nel 1990 lo scultore israeliano Dani Karavan traccia una retta incidente sulle scogliere tra Francia e Spagna per commemorare la morte di Walter Benjamin e lascia che sia la traiettoria drammatica che la linea incorpora, a raccontarci la tragedia di un uomo e la storia di un paesaggio conteso. Portbou è una città catalana di frontiera dell’Alt francese e per questo da sempre luogo di passaggio: strategico accesso alla Spagna e importante linea di comunicazione per i Repubblicani catalani durante la Guerra civile spagnola, e tutti i perseguitati dal Nazismo tedesco si suicidò nel 1940, in fuga dalla Gestapo. Passatges, il monumento alla memoria immaginato da Karavan, è costituito da tre sculture in metallo ossidato, una scala, una seduta e uno stretto condotto che sono “passaggi” funzionali a contemplare il paesaggio alveo e custodia dell’opera di Benjamin. Il primo passaggio dell’itinerario è il condotto rettilineo di circa 30 metri

appare ora come elemento scultoreo incidente (vista dall’alto), ora come taglio nella roccia (vista dal mare). Il condotto di metallo contiene 38 gradini che scendono ripidamente verso il vuoto e in direzione dell’acqua del mare; la traiettoria immaginata da Karavan è quindi una drammatica discesa; un percorso cupo che gradualmente diviene luminoso, e che ci offre l’occasione di relazionarci con il luogo – gli ulivi, le rocce, il vento, il

contenuta nella lunghezza, la traiettoria è una transizione estesa nel tempo del paesaggio.



84 LINEE NARRATIVE

MOSES BRIDGE RO&AD, 2011

FORT DE ROOVERE 51°31’43.86”N, 4°18’4.10”E

50 metri

15 metri _________

13 secondi _________



86 LINEE NARRATIVE

Nel 2011 i progettisti olandesi RO&AD costruiscono Moses Bridge, una retta che separa elegantemente le acque di un canale per consentire l’accesso a uno storico bastione difensivo olandese. Il Fort De Roovere è un fortino del XVII secolo rimasto abbandonato dagli scontri della Guerra di Secessione Austriaca. È parte dell’ingegnoso sistema di terrapieni, chiuse e canali della West Water Brabant Line, progettata per inondare rapidamente vaste aree di terra e arginare l’avanzata del nemico in epoca di guerra. Il terrapieno geometrico della fortezza è delimitato da un canale rimasto in abbandono e riconquistato progressivamente dalla natura a seguito della sua dismissione. Un processo di riconversione dell’area ha interessato dapprima

la

rimozione

dell’infestante

vegetazione

e il ripristino del vecchio fossato per conferirgli la riconoscibilità perduta, poi la realizzazione di nuove linee ciclabili e pedonali a strutturare un parco dell’area archeologica. Moses Bridge è un sottile ponte pedonale in legno tra il parco e la fortezza, che scende nel suo primo tratto nella profondità delle sponde di terra che delimitano il canale, per poi attraversare l’acqua scendendo al di sotto del suo livello. Il ponte appare come un taglio, una pausa alla continuità del canale ma è un segno potente e delicato simultanemente; è, infatti,

invisibile dalla distanza e

percepibile solo nella prossimità. Evoca le maniere con le quali il paesaggio olandese è stato plasmato e modellato come pattern di acqua e terra ed è perciò una linea riconoscibile e mimetica al contempo. Arricchisce però il paesaggio di mistero e magia poiché include una straordinaria traiettoria, contenuta nella lunghezza ma fortemente suggestiva: camminare attraverso le acque; contesa tra acqua e terra e la lotta continua con la natura del mare del Nord.




Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.