xFare+Verde n.68

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Rumore: l’inquinamento troppo spesso dimenticato pagina 14

Folignano (AP) Comune verde: come e perchĂŠ si diventa virtuosi pagina 19

â‚Ź 2,50 #68/settembre-dicembre 2010

Fare Verde realizza il primo impianto a LED in Kosovo pagina 7

bimestrale di ecologia senza compromessi

Forum nucleare: i retroscena di una partita truccata pagina 5

Cooperazione per la decrescita felice

Realizzato il primo impianto a LED in Kosovo


Inviateci le foto del vostro gruppo locale: info@fareverde.it

comunità

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7 buoni motivi per sostenere FARE VERDE non accettiamo sponsorizzazioni per preservare la nostra libertà di opinione ed espressione, non accettiamo denaro da aziende. Viviamo solo con le quote versate dai nostri soci e i contributi di Amministrazioni Pubbliche (quindi, fondi dei cittadini) che condividono i nostri progetti. siamo volontari per l’ambiente E’ una scelta culturale di impegno disinteressato per l’ambiente, ma è anche un modo per evitare che il denaro e l’economia siano l’unica misura della qualità della nostra vita. Pensaci, il nostro lavoro non retribuito crea servizi senza figurare nei conti del PIL!

riduciamo gli sprechi energetici realizziamo progetti per ridurre i consumi energetici a parità di servizi, dimostrando sul campo che il nucleare non serve.

puliamo il mare d’inverno puliamo le spiagge a gennaio, quando non servono ai bagnanti e il problema dell’inquinamento del mare non fa audience...

proponiamo il vuoto a rendere sugli imballaggi per ridurre i rifiuti, nonostante lo strapotere economico delle lobby degli imballaggi e degli inceneritori.

xFare+verde: la nostra rivista, dal 1995 senza pubblicità abbiamo scelto di non avere neanche una riga di pubblicità, per garantire l’indipendenza editoriale della nostra rivista.

promuoviamo il compostaggio dei rifiuti “umidi” perchè la frazione organica, nonostante sia il 30% dei rifiuti, è la meno sponsorizzata.

Fare Verde dal 1986 è l’associazione delle scelte difficili. Perché l’ambiente non ha bisogno di dichiarazioni, ma di impegno concreto. Da subito. Da tutti.

Essere sempre dalla parte dell’ambiente, senza padrini, senza padroni è una scelta che ci costa. Dal 1986 la paghiamo in termini di impegno personale e in termini economici. Da oggi puoi pagarla anche tu, iscriviti subito a Fare Verde. Cerca il coupon nella rivista o vai su www.fareverde.it


Basta raccontar favole. È ora di fare.

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Continuiamo ad occuparci di nucleare. Non perchè sia una fissazione, ma perchè più andiamo avanti e più lo spettro della follia atomica si fa ingombrante sulla scena di questa nostra già disastrata Italia. L’avversario è potente. Possiede la più micidiale delle armi nelle società moderne: il denaro. Una montagna di denaro con il quale può comprare le intelligenze più vive, come quelle che hanno partorito uno spot pubblicitario destinato a fare scuola. Un capolavoro di comunicazione subliminale mascherato da innocente tentativo di proporre un dibattito franco e aperto su un tema così complesso. È lo spot degli scacchi. Giancarlo Terzano ne parla diffusamente a pagina 5. Intanto, chi, come il sottoscritto, ha studiato negli ormai lontani anni universitari, marketing e comunicazione d’impresa, non poteva non notare quanto sofisticato sia stato quel magistrale tentativo di persuasione. Il personaggio favorevole al ritorno del nucleare muove i pezzi bianchi, quello contrario muove i pezzi neri. Bianco è il cavallo che viene inquadrato e mosso con maestria, come il cavallo bianco del principe che verrà a salvarci. Nero è il pezzo di chi vuole ostacolare il nucleare, come il cavaliere nero destinato a perdere nei racconti per bambini. Bianco e nero. Bene e male. Un richiamo subliminale a schemi percettivi che ci portiamo dentro fin dalla più tenera età. Spesso legati alle favole che ci raccontavano da piccoli. Utili per raccontare nuove favole. Sicura è la mossa di chi è convinto che il nucleare verrà a salvarci dalla fine del petrolio e dal rincaro delle bollette. Tentennante ed insicura è la risposta di chi tenta di opporsi ad un destino energetico che deve sembrare ineluttabile. Infine, provate a fermare l’immagine finale: si può farlo riguardando lo spot sul proprio computer.

A giocare è la stessa persona. Dovrebbe rappresentarci nel nostro dilemma di fronte alla tentazione di avere tanta energia “a buon mercato” in cambio di un “po’ di scorie” da smaltire chissà dove e chissà come. Guardatelo bene. Deve sembrare la stessa persona, è vero. Ma quello contrario al nucleare appare meno gradevole: ha il naso storto e il viso in ombra. Quello favorevole, invece, ha naso dritto, viso e occhi ben illuminati. In questo punto si ricorre addirittura a un pizzico di fisiognomica che non è raro incontrare anche nella cultura popolare. E poi, avete notato chi compie l’ultima mossa? Indovinate. La grande opera di persuasione è iniziata. Teniamoci pronti a smascherare questi bari. E mentre le multinazionali dell’energia atomica spendono i primi 6 milioni di euro per convincere gi Italiani che il nucleare è bello e pulito, noi continuiamo imperterriti in un’altra nostra fissazione: dimostrare con azioni concrete che l’efficienza energetica è l’unica strada percorribile per rendere le fonti rinnovabili non solo sufficienti, ma anche economicamente convenienti. Questa volta abbiamo agito in Kosovo. Emanuela Guerra ce ne parla a pagina 7. Intanto, mentre lorsignori tentano di farci cambiare idea con i mezzi più subdoli, gli Italiani hanno già installato in tre anni di conto energia impianti fotovoltaici per una potenza superiore a quella di una centrale atomica. E se non bastasse, altri 110.000 Italiani hanno firmato in poche settimane una legge di iniziativa popolare su efficienza energetica e fonti rinnovabili. Ne bastavano 50.000, ma la voglia di partecipare ha straripato. Ce ne parla Marianna Gambino a pagina 10. Ora basta. Non c’è più tempo per le favole. Abbiamo da fare cose più serie, come stiamo facendo a Folignano. Ce le racconta Mario Testa a pagina 14. Buona lettura.

Punto Verde

editoriale

di Massimo De Maio

di Sandro Marano

La Chiesa: “un avvocato dell’ambiente” “Come rimanere indifferenti di fronte alle problematiche che derivano da fenomeni quali i cambiamenti climatici, la desertificazione, il degrado e la perdita di produttività di vaste aree agricole, l’inquinamento dei fiumi e delle falde acquifere, la perdita della biodiversità, l’aumento di eventi naturali estremi, il disboscamento delle aree equatoriali e tropicali? …Saggio è, pertanto, operare una revisione profonda e lungimirante del modello di sviluppo, nonché riflettere sul senso dell’economia e dei suoi fini, per correggerne

le disfunzioni e le distorsioni…. Tutto ciò che esiste appartiene a Dio, che lo ha affidato agli uomini, ma non perché ne dispongano arbitrariamente. E quando l’uomo, invece di svolgere il suo ruolo di collaboratore di Dio, a Dio si sostituisce, finisce col provocare la ribellione della natura… L’uomo, quindi, ha il dovere di esercitare un governo responsabile della creazione, custodendola e coltivandola.” (Benedetto XVI, Messaggio per la celebrazione della giornata mondiale della pace del 1° gennaio 2010)

La rivista di geopolitica Foreing Policy ha collocato Benedetto XVI fra i primi pensatori del mondo, riconoscendo al pontefice tedesco di aver parlato con chiarezza sui rischi di un “capitalismo spericolato” e di aver reso la Chiesa “un avvocato dell’ambiente”. Per Benedetto XVI la crisi ecologica ha la sua radice in un rapporto sbagliato tra uomo e natura e, in ultima analisi, col Creatore. Dal degrado si esce con una conversione ecologica profonda. La visione di questo papa “ecologista” è comunque teocentrica, si rifà al trascendente (al Padre nostro) e prende le distanze da quella corrente dell’ecologia che si fonda su una concezione biocentrica e paganeggiante della natura (la Madre Terra).


sommario

Scuola Tecnica Shaban Shpajia (Kosovo) illuminata con lampade a LED, articolo a pagina 7

3 Basta raccontar favole. È ora di fare 5 Forum nucleare: una partita truccata 6 Tornare al nucleare... ma ci hanno pensato bene? 7 Fare Verde realizza il primo impianto a LED in Kosovo 10 Cooperazione per lo sviluppo o cooperazione per la decrescita? 11 Nucleare: possiamo farne a meno

#68/settembre-dicembre 2010

13 Nucleare è anche uranio impoverito 14 Dossier: l’inquinamento dimenticato 19 Folignano, Comune verde 22 Come e perchè si diventa Comuni virtuosi 26 Una pista ciclabile... sulle rotaie 28 Cosa può fare l’osteopatia per le donne in gravidanza 30 Recensione: Collasso. Come le società scelgono di vivere o morire 30 Una cultura incompleta 31 Prendiamo iniziativa

xFare+Verde Idee e fatti per vivere l’ambiente Bimestrale di Fare Verde ONLUS Registrazione del Tribunale di Roma n. 522 del 24 ottobre 1995 Spedizione in abbonamento postale D.L.353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 N46) Art 1, comma 2 - DCB Roma

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Direzione e redazione: Via Ardeatina 277 - 00179 Roma e-mail: info@fareverde.it tel./fax: 06 700 5726 Progetto grafico: Massimo De Maio Impaginazione: Emanuela Guerra Stampa: Papiergraph, Roma

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Alla redazione di questo numero hanno collaborato gratuitamente: Diego Verusio, Emanuela Guerra, Francesco Greco, Giancarlo Terzano, Marianna Gambino, Massimo De Maio, Mario Testa, Patrizia Forte, Sabrina Spaghi, Sandro Marano, Savino Gambatesa.

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Forum nucleare: una partita truccata

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E’ un bel gioco, quello degli scacchi: richiede abilità, intelligenza, capacità strategiche, e non consente imbrogli: non ci sono sviste arbitrali, non c’è bisogno di moviola, non c’è spazio per indegne sceneggiate. Vince chi ha giocato meglio, e al perdente non resta che riconoscere l’abilità dell’avversario. Non riesco ad associare, ad una partita di scacchi, l’idea del trucco. E ciò contribuisce a rendere ancora più irritante la pubblicità televisiva, in onda sulle reti nazionali, che presenta, come una regolare partita di scacchi, il confronto sull’energia nucleare. Promossa dal Forum nucleare, la pubblicità è un invito al cittadino ad informarsi, ad essere pro o contro il nucleare, ad avere una posizione consapevole sul controverso tema. Un invito – messo in questi termini – assolutamente condivisibile ed opportuno: anche noi vorremmo che i cittadini si informino, escano dal torpore o dalla rassegnazione e prendano atto della partita che si sta giocando. Che sappiano prevedere – per restare alla metafora scacchistica – la strategia opportuna sulla scacchiera energetica, comprendendo i rischi delle mosse azzardate, la necessità del sacrificio inevitabile di alcuni pezzi, gli intenti e le trappole del giocatore avversario, per arrivare finalmente alla vittoria finale. Peccato che l’invito, apparentemente neutro ed imparziale, celi invece una partita truccata. Truccata sotto almeno due profili. Intanto, perché il Forum è un soggetto tutt’altro che imparziale: si tratta di un’associazione culturale e formativa no-profit (… verrebbe da dire che è bello sapere che c’è ancora tanta gente che opera senza scopo di lucro …), che ha, quali suoi soci fondatori, Enel Spa e EDF International, Areva e Ansaldo, Edison e compagni vari, tutti soggetti, insomma, che lo scopo di lucro, lo perseguono, eccome, e che, per sostenere i loro progetti nuclearisti, mettono ora in campo i loro potenti mezzi di comunicazione. E che si tratti di un’associazione schierata, che ha il compito di propa-

I colossi dell’energia atomica preferiscono non metterci la faccia. E nascondendosi dietro una sigla apparentemente neutra, vogliono farci cambiare idea

gandare il nucleare, lo si coglie immediatamente, nella scelta degli articoli, nelle notizie divulgate, nelle omissioni presenti. Non mancano (rari) spazi riservati a voci contrarie (un contentino, per potersi ammantare di una parvenza di oggettività e confronto) ma il messaggio ripetutamente veicolato è quello per cui l’energia atomica è bella, sicura, moderna, economica, ecologica … Fa niente che, per dare tali rassicurazioni, sia necessario nascondere i problemi e banalizzare gli ostacoli, sostenendo, ad esempio, che Chernobyl ha provocato ad oggi solo 54 vittime, oppure che, per la sistemazione delle scorie, le soluzioni sarebbero già pronte, se non fosse per l’ottusa opposizione delle popolazioni locali (la vicenda del progettato deposito di Yucca Mountain, negli USA, dovrebbe bastare a far capire le difficoltà – irrisolte – di trovare un alloggio definitivo alle scorie ad alta intensità). Nessun cenno alle debolezze del sistema EPR, né ai costi di smantellamento delle centrali (già, tanto non saranno ENEL e compagni d’avventura a pagarli). Ispirato dalla logica produttiva dei giganti dell’energia, il forum non

cita neanche le possibilità offerte dai sistemi distribuiti di energia, gli enormi margini di riduzione dei consumi tramite il risparmio energetico, né – ci mancherebbe – la possibilità di un futuro meno energivoro e più sostenibile grazie ad orizzonti di decrescita felice. Insomma, i giganti dell’energia si impegnano nel dare la loro parzialissima versione del nucleare, attraverso mezzi finanziari di cui il fronte avversario certo non dispone … è come se uno dei due giocatori dovesse giocare con 12 pezzi, e l’altro con 20 … Ma la partita è truccata anche sotto un altro aspetto. Il forum nucleare, nell’invitarci ad informarci per prendere una posizione, ci dice, a grandi lettere, che “la tua opinione è importante”. Peccato che, di questa opinione, i protagonisti della nuova avventura nucleare non abbiano finora voluto tener conto. Il ritorno al nucleare in Italia è avvenuto senza un vero confronto, passando tranquillamente sopra il verdetto del referendum del 1987; un verdetto netto, di sonora bocciatura del nucleare, a differenza di quanto sostiene Chicco Testa, presidente del

nucleare

di Giancarlo Terzano


Tornare al nucleare... ma ci hanno pensato bene?

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nucleare

di Savino Gambatesa consiglio direttivo del forum nucleare, che, arzigogolando sui quesiti referendari del 1987, afferma che quel referendum “non bocciò formalmente il nucleare, né stabilì la chiusura delle centrali” (caro presidente Testa, in Italia i referendum abrogativi portano gli elettori a pronunciarsi su singole norme, scritte con linguaggio giuridico e quindi spesso anche incomprensibili ai più, ma gli italiani sapevano bene che abrogando quelle norme si diceva semplicemente no all’esistenza di centrali nucleari sul nostro territorio, senza se e senza ma). Un verdetto chiaro, quello del 1987, che oggi può anche essere rivisto, ma dando parola al popolo, e non, come invece avvenuto, togliendo alle popolazioni il diritto a decidere del loro futuro (è appena il caso di ricordare che le centrali potranno essere costruite anche contro la volontà delle popolazioni ospitanti, il che la dice lunga sull’interesse a conoscere cosa pensino gli italiani del nucleare). Ciò che si cerca è il “consenso sociale”, cioè la passiva accettazione degli impianti da parte degli sfortunati italiani che dovranno convivere a più stretto contatto con essi. Dell’opinione dei cittadini, politica ed economia fanno volentieri a meno. Per tornare alla metafora scacchistica, possiamo partecipare alla partita, ma, per uno strano regolamento, ci viene impedito di poter muovere scacco matto al re avversario. Le partite di scacchi non ammettono trucchi. Ma sappiamo che non tutti i giocatori ammettono di concorrere lealmente. Ne Il settimo sigillo di Bergman, il Cavaliere perde la sua partita con la Morte, che approfitta di una voluta disattenzione del crociato per risistemare la scacchiera a modo suo e fare scacco matto. Ha il suo programma, la Morte, e non ama incontrare ostacoli. Nella nostra partita sul nucleare, ci vediamo nei panni del crociato, che lotta per la Fede e la Vita, contro il programma di morte del suo avversario. Vorremmo giocare senza trucchi, e, naturalmente, vincere la partita.

La recente legislazione italiana in materia di energia nucleare consegue alle posizioni di coloro che ritengono che l’energia nucleare sia in forte espansione nel mondo e che con il nucleare l’Italia migliorerà la propria sicurezza energetica. L’attuale Governo, quindi, ha improntato la strategia energetica nazionale emanando l’art. 7 del Decreto Legge 25/06/2008 n. 112, convertito con modificazioni nella Legge 6 agosto 2008 n. 133, che stabilisce le priorità per il breve ed il lungo periodo e reca la determinazione delle misure necessarie per conseguire, tra gli altri, obiettivi come la promozione delle fonti rinnovabili di energia e la realizzazione di impianti di produzione di energia nucleare. In realtà, non è assolutamente vero che l’energia nucleare è in forte espansione nel mondo. Lo dimostra il numero delle centrali nucleari che verranno spente nei prossimi anni e che supera quelle che entreranno in funzione. Lo dimostra anche la quantità di energia elettrica prodotta col nucleare nel mondo, diminuita di 60 TWh dal 2006 al 2008. Solo in Europa, la potenza elettrica delle centrali nucleari è scesa dal 24% nel 1995 al 16% nel 2008. Il nucleare non si espande nel mondo perché effettivamente non è economicamente conveniente in un regime di libero mercato. Ed infatti, le nuove centrali nucleari vengono costruite nel Paesi fortemente accentrati con una pianificazione economica statalizzata come in Russia, Cina ed India. I problemi per noi, invece, restano e non sembrano per nulla risolti dalle disposizioni emanate con il Decreto legislativo 15 febbraio 2010 n. 31 che confermano l’iniziativa privata nella costruzione delle centrali nucleari e lasciano più di un dubbio sulla gestione dei rifiuti radioattivi. Questa, infatti, viene affidata al “titolare” dell’autorizzazione unica ovvero l’”operatore” persona fisica o giuridica che è stata autorizzata alla realizzazione ed esercizio di un impianto nucleare. L’operatore privato che, nella logica del profitto, non sembra per nulla capace di attendere, pienamente e nel rispetto delle ordinarie norme in materia di sicurezza, a strutture industriali ben più semplificate rispetto ad una centrale nucleare, come potrebbe farsi carico di operazioni rischiose e costosissime di smantellamento delle centrali? Ed allora si fa come in Gran Bretagna dove le operazioni di smantellamento sono state semplicemente rimandate di 100 anni, in attesa che la radioattività diminuisca. In Italia, dove non si riesce a smaltire l’enorme quantità di amianto abbandonato nelle campagne e nelle zone industriali, nell’inerzia dei Comuni, dei privati e degli Enti interessati, si potranno smaltire efficacemente le scorie nucleari senza danni per la popolazione? Occorre, dunque, più informazione sull’argomento, non condizionata dalle lobby dell’energia e dalla propaganda che, in periodo di grave crisi, spinge molti a dire che il nucleare è economico e permetterà di ridurre le bollette dell’energia elettrica.


Energie nuove per la cooperazione:

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Fare Verde realizza il primo impianto a LED in Kosovo Il progetto (conclusosi lo scorso 18 agosto 2010) è stato realizzato presso la scuola tecnico-professionale Shaban Spahjia di Peja/Pec, scelta sia per la presenza di laboratori utili allo svolgimento di una parte dei lavori che per la presenza di docenti e studenti appartenenti alle minoranze etniche bosnicaca e rom, in accordo con la politica di socializzazione interetnica che ha caratterizzato tutti gli interventi di Fare Verde in Kosovo dal 1999 ad oggi. Quello dell’efficienza energetica è stato uno dei più importanti obiettivi del progetto, raggiunto grazie all’utilizzo di lampade ad altissima resa: le lampade al neon preesistenti sono state sostituite con nuove lampade a LED abbattendo i consumi elettrici di circa il 60%. L’impianto di illuminazione è stato completamente rifatto in modo da innalzare i livelli di sicurezza, affidabilità ed efficienza. Il rifacimento degli impianti elettrico e di illuminazione ha consentito di posizionare le nuove lampade in modo più razionale e massimizzare la resa luminosa. Prima dell’intervento, i tubi al neon erano affiancati in portalampade da 2/3 tubi posti al centro delle stanze. C’era, quindi, luce al centro della stanza e ombra ai lati. I nuovi tubi a LED sono stati, invece, distribuiti sui soffitti distanziandoli l’uno dall’altro in funzione dell’altezza degli ambienti. Il risultato è quello di una migliore illuminazione con consumi pari a circa il 40% di quelli precedenti: coniugare una migliore qualità della vita con minori consumi è stato il primo e più importante messaggio “decrescente” lanciato a docenti e studenti della scuola. L’efficienza si unisce alla durevolezza dei prodotti utilizzati: le nuove lampade a LED consentiranno una forte riduzione delle esigenze di manutenzione, avendo una durata fino a 10 volte superiore a quella di lampade al neon e non richiedendo componenti elettronici come starter e reattori da sostituire periodicamente. Considerando le ore di utilizzo dei locali in cui è stato effettuato l’intervento, è stato calcolato che le nuove lampade

Efficienza energetica, autoproduzione ed economia del dono sono stati gli elementi fondanti del progetto di cooperazione realizzato a Peja/Pec in Kosovo da Fare Verde con il contributo della Regione Autonoma Trentino-Alto Adige/Südtirol a LED installate avranno una durata di circa 20 anni. Inoltre, con i LED la resa luminosa sarà costante a differenza dei neon che illuminano di meno con l’usura e il passare del tempo. Le nuove lampade hanno una potenza installata di 16W contro i 36W di ciascun neon preesistente. Tuttavia, considerando le perdite dei neon in fase di utilizzo, i consumi passeranno da 41,5Wh a 16Wh per ciascuna lampada. La drastica riduzione dei consumi elettrici ha reso più conveniente il ricorso al solare fotovoltaico: con l’utilizzo dei tubi a LED sono bastati 15 pannelli fotovoltaici da 160 kW di picco rispetto ai circa 40 pannelli necessari per alimentare il preesistente impianto di illuminazione al neon. Sono stati, quindi, “tappati i buchi del secchio”

prima ancora di preoccuparsi di come produrre l’energia necessaria per illuminare la scuola. Stesso discorso per le batterie: da un fabbisogno di 36 batterie da 12V e 200 Ampere necessarie per incamerare l’energia utile per alimentare i vecchi neon, siamo passati a 12 batterie dello stesso tipo capaci di accumulare l’energia per i LED. L’installazione di un parco batterie è stato necessario per l’impossibilità di collegare alla rete elettrica nazionale l’impianto fotovoltaico ed è stato dimensionato per consentire una autonomia di 3 giorni in completa assenza di sole, tenendo accese tutte le lampade installate per circa 7 ore al giorno. Si tratta, dunque, di un dimensionamento effettuato in modo estremamente prudenziale per garantire un

mai più nucleare in italia, mai più uranio impoverito in kosovo!

Tutte le lampade sono installate e accese: i volontari di Fare Verde festeggiano la realizzazione del primo impianto di illuminazione a LED e fotovoltaico in Kosovo. E la capacità tutta italiana di risolvere con creatività e ingegno anche i problemi più complicati. :-)

cooperazione

di Emanuela Guerra


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Una parte dell’impianto è stato autoprodotto con l’aiuto di docenti e studenti: locale tecnico, scaffale per le batterie, strutture per il montaggio dei pannelli, portalampade modificati. A volte usando anche materiali di recupero.

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cooperazione

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elevato livello di servizio alla scuola. L’inverter utilizzato consente, infine, in caso di fermo dell’impianto fotovoltaico, di prendere energia elettrica per la ricarica delle batterie dalla rete elettrica nazionale garantendo la continuità della fornitura sia in situazioni di normalità, che di emergenza. La continuità della fornitura, garantita da impianto fotovoltaico e batterie, era un ulteriore obiettivo del progetto, essendo la Scuola soggetta, come gran parte delle utenze elettriche del Kosovo, a periodici distacchi. Il solare fotovoltaico è stato scelto dopo la valutazione di diverse alternative energetiche. In particolare, il microeolico è stato scartato in quanto quasi tutto il Kosovo, e in particolare la zona dell’intervento, sono interessati da venti deboli e variabili. La microcogenerazione è stata, invece, esclusa per l’impossibilità di utilizzare la potenza termica, in quanto manca un impianto di riscaldamento centralizzato e le aule sono scaldate da stufe a legna. Inoltre, non era possibile rifare l’impianto di riscaldamento con i fondi disponibili. Il risparmio energetico garantito dai LED si è tramutato anche in un notevole risparmio economico per la realizzazione del progetto. L’utilizzo dei LED, sebbene 50 volte più costosi delle lampade al neon, ha consentito un risparmio complessivo di circa 10.000 euro. Sommando, infatti i costi di pannelli fotovoltaici, batterie e inverter necessari per alimentare i vecchi neon si arriva a circa 23.000 euro, contro i circa 13.000 euro spesi per l’acquisto della componentistica elettronica necessaria per l’illuminazione a LED, incluso il maggior costo delle lampade. L’autoproduzione con recupero di materiali di risulta è stata in alcuni casi una scelta obbligata: non potendo reperire sul posto una serie di supporti per la realizzazione dell’intervento, le strutture di sostegno per batterie e pannelli sono state realizzate sul posto, spesso con materiali di recupero. Anche alcune parti dell’impianto elettrico sono state assemblate sul posto.

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Momenti di autoproduzione tecnologica 1 e 2: Peppe e Emanuela realizzano pezzi per la struttura di sostegno dei pannelli fotovoltaici 3: il prof. Milazim costruisce il muro del locale tecnico 4 e 5: assemblaggio dei portalampade con l’aiuto di uno studente 6: Peppe e Angelo montano al soffitto i portalampade 7. Fabio monta il primo pannello fotovoltaico 8. Fabio collega batterie, inverter e componenti elettronici 9. foto ricordo all’accensione delle prime lampade! 6

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a docenti della scuola Shaban Sphajia che nel 2009 avevano frequentato corsi di aggiornamento in Italia e alcuni studenti sono stati impegnati per circa 11 giorni, fianco a fianco per la realizzazione dei lavori. Tecnici, elettricisti, fabbri, ingegneri, architetti, operai specializzati, studenti e semplici volontari hanno costituito una splendida squadra multietnica, estremamente affiatata ed efficace. Musulmani in pieno Ramadam, Cattolici, Ortodossi, Italiani, Albanesi, Bosniaci e Serbi hanno condiviso competenze, conoscenze, lavoro non remunerato, canzoni e cibi in uno splendido clima di amicizia e convivialità. Ridurre gli sprechi ed incrementare, attraverso il volontariato, le relazioni umane tra persone con identità, storie e tradizioni anche completamente

Per le strutture in metallo sono stati utilizzati anche profili di alluminio e tubolari in ferro recuperati nei laboratori della Scuola tra gli scarti dei materiali utilizzati dagli studenti per le esercitazioni di taglio e saldatura. I portalampade per i tubi a LED sono stati assemblati dai volontari utilizzando lamierini in ferro e parti elettriche acquistate sul posto. Nella realizzazione delle parti necessarie all’impianto è stata necessaria una notevole dose di inventiva ed è emersa la capacità tutta italiana di adattarsi a situazioni difficili e risolvere i problemi in maniera del tutto creativa. Tutto l’intervento è stato realizzato con la logica del dono. Volontari italiani selezionati tra quelli dotati delle competenze tecniche necessarie per la realizzazione del progetto, insieme

differenti è stato forse il più grande risultato ottenuto nella realizzazione di questo progetto. L’intervento ha interessato una parte dell’edificio scolastico adibito a uffici e aule per le minoranze etniche. Si tratta della parte con maggior fabbisogno energetico a causa della presenza di uffici, archivi e aula professori, ma anche quella in peggiori condizioni di manutenzione: prima dell’intervento, due delle aule destinate alla minoranza bosniaca erano illuminate da una semplice lampadina a incandescenza da 100W a causa della mancata riparazione di tubi al neon rotti. Grazie all’intervento effettuato, le stesse aule sono adesso illuminate ciascuna da tre tubi a LED da 16 Watt: 48 Watt complessivi e una illuminazione almeno tre volte superiore!

cooperazione

A sinistra, i volontari di Fare Verde ricevono dalla Direttrice della Scuola Tecnica Shaban Shpajia Syzane Matoshi un attestato in ricordo del progetto. A destra, la direttrice della Scuola e un funzionario del Ministero della Pubblica Istruzione del Kosovo rilasciano interviste alle emittenti kosovare.

con consumi ridotti, le fonti rinnovabili diventano più convenienti

Il progetto ha dimostrato sul campo come l’efficienza energetica renda le fonti rinnovabili sufficienti e convenienti: i LED, più efficienti, hanno ridotto il fabbisogno di pannelli fotovoltaici e di batterie. Anche il costo complessivo del progetto si è ridotto drasticamente, nonostante il più alto costo dei LED.

Schema generale dell'impianto lampade a LED 48 x 16W + 5 x 8W

Comparazione pannelli e batterie necessari potenza installata

pannelli fotovoltaici necessari per alimentare l’impianto di illuminazione

batterie per 3 giorni di autonomia

con NEON

808 W

1818 W

16 x 12V/200Ah

batterie 12 x 12V - 200 Ah

Comparazione dei costi per le sole apparecchiature elettroniche

con LED

15 x 160 Wp

pannelli fotovoltaici 15 x 160 kWp

Inverter

34 x 160 Wp

36 x 12V/200Ah

con LED

con NEON

pannelli fotovoltaici

2400 € 2,00 € 4.800,00

5400 € 2,00 € 10.800,00

kWp €/Wp Costo

batterie 12V - 200 Ah

3200 16 € 4.880,00

7200 36 € 10.980,00

Ah Totali Batterie Costo

Inverter

€ 1.600,00

€ 2.000,00

Inverter

lampade

53 € 2.615,00

53 € 63,60

€ 13.895,00

€ 23.843,60

Lampade Costo Totale

Dai conteggi sono esclusi tutti i costi che non sarebbero variati tra LED e NEON: realizzazione locale tecnico, portalampade, materiale elettrico, struttura per panelli, cavi speciali solari, ecc.


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Cooperazione per lo sviluppo o cooperazione per la decrescita?

cooperazione

di Massimo De Maio Schivare ogni mattina le vacche per strada e i carretti trainati dai cavalli mentre si andava ad installare nella Scuola tecnica Shaban Shpajia sofisticati componenti elettronici e nuovissime lampade a LED, ha suscitato in me delle strane sensazioni. Man mano che passavano i giorni e accendevamo le prime lampade, si rafforzava la convinzione che è possibile coniugare saperi tradizionali e conoscenze tecnico-scientifiche, civiltà contadina e innovazione tecnologica, tradizione e futuro. Quello che stavamo realizzando mi ha ricordato i piccoli hobbit e la loro battaglia per resistere alla tentazione dell’anello del potere: stavamo utilizzando tecnologie avanzate senza farci risucchiare dal vortice del cosiddetto “progresso”, quello della crescita infinita dei consumi, degli sprechi e della devastazione dell’ambiente. Passavamo le serate a discutere di elettronica in una casa di campagna, a due metri da una vacca. Stavamo installando lampade a LED da 16W al posto di tubi al neon da 36W, che in realtà ne consumano 42. Stavamo portando la luce nelle aule della minoranza bosniaca che faceva lezione in aule illuminate da una sola lampadina ad incandescenza da 100W. In quelle aule ora ci sono tre tubi a LED da 16W ciascuno: meno della metà dei consumi elettrici per una illuminazione tre volte superiore e finalmente sufficiente per un locale in cui si studia. La mancanza di mezzi ci ha insegnato a ingegnarci per recuperare, riutilizzare, autoprodurre. Ogni mattina, uscendo di buon’ora da casa, sapevamo che nel corso della giornata avremmo dovuto affrontare mille piccoli e grandi problemi: dal reperimento di una punta particolare per il trapano agli adempimenti burocratici per far passare in dogana i materiali che ci servivano, dalla mancanza di strumenti di protezione per lavorare sul tetto al reperimento di un mezzo idoneo per trasportare 750 Kg di batterie da Belgrado a Peja/Pec superando il confine tra due popoli ancora in

ostilità, fino alla irreperibilità in tutto il quadrante Ovest del Kosovo di sigari toscani per il nostro capo-cantiere! Le difficoltà linguistiche e logistiche ci hanno costretto a inventarci soluzioni sempre nuove e in tempi spesso molto rapidi. Ma poi, gli sguardi assetati di sapere di Xhevdet, professore di elettrotecnica nella scuola, che seguiva passo passo tutte le operazioni di cablaggio e installazione ci hanno riempito di soddisfazione. I sorrisi della direttrice Syzane e dei professori Ganimete, Milazim Djaffer, orgogliosi di avere nelle loro aule scrostate nuovissime lampade a LED e sul loro tetto pannelli fotovoltaici di ultima generazione ci hanno riempito di gioia. Con loro abbiamo condiviso esperienze, conoscenze e... caffè turchi da bere lentamente, per evitare di ingoiarne la polvere depositata sul fondo della tazza. Cenare senza elettricità in una casa di montagna nella valle di Rugova, riscaldati dal calore di nuove amicizie, ascoltando storie sulle piante medicinali locali, scambiandosi conoscenze sulla produzione casalinga dei formaggi, sorseggiando la grappa di prugne locale, ci ha fatto capire che la cooperazione è quella che ci mette tutti sullo stesso piano. Questa ennesima esperienza in Kosovo è servita a confermare che il nostro modo di cooperare è quello che ci fa maturare anche come persone. Non siamo professionisti della Cooperazione perciò queste esperienze internazionali le viviamo da sempre a modo nostro. La cooperazione che lascia gran parte dei fondi donati nelle mani dei donatori non fa per noi. Quella che fa da apripista culturale e tecnologico per un modello di “sviluppo” insostenibile e globalizzante men che meno.

Sappiamo che il Kosovo rischia di essere travolto da asfalto, cemento e centri commerciali. Che le galline che oggi razzolano nelle aie di ogni casa di campagna presto potrebbero essere ingabbiate in allevamenti intensivi e che le vacche che oggi mangiano l’erba dei prati e il fieno stipato nei covoni, presto potrebbero ritrovarsi allineate in una stalla meccanizzata a mangiare farine e mais ogm. Fino ad impazzire. Probabilmente la tempesta della globalizzazione dei mercati che sta sradicando interi popoli, la valanga di merci a basso costo che ci ha già travolti, si abbatteranno anche sul Kosovo. Ma noi ritorniamo a casa con la coscienza a posto. Torniamo ai nostri orti, alla nostra acqua del rubinetto, ai nostri gruppi di acquisto, alle nostre filiere corte e alla nostra autoproduzione sapendo che abbiamo fatto la nostra piccola, ma importante parte. Abbiamo costruito un piccolo argine umano e tecnologico al dilagare globale di un sistema consumistico e mercantile non più sostenibile nei paesi cosiddetti “ricchi” e impossibile da riproporre ai paesi cosiddetti “poveri”. In un paese ancora drammaticamente segnato dalla sanguinosa guerra del 1999, abbiamo dimostrato con pochi soldi e tanta voglia di costruire un domani migliore, che possiamo fare a meno delle devastanti centrali nucleari. Le stesse che producono l’uranio impoverito utilizzato nella pioggia di proiettili che si è abbattuta sul Kosovo in quella drammatica primavera del ‘99. È anche per questo che questo nostro piccolo risultato vogliamo dedicarlo ad un grande uomo: Paolo Colli, stroncato il 25 marzo 2005 a 44 anni da una leucemia, dopo 6 anni ininterrotti di volontariato in quel Kosovo bombardato con uranio impoverito.

. Ciao Paolo, fratello nostro


Nucleare: possiamo farne a meno!

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A seguito della svolta nuclearista intrapresa dal governo Berlusconi e a fronte della sostanziale immobilità nell’istituzione di un impianto legislativo atto a sostenere un nuovo sistema energetico italiano, i cittadini e le associazioni si sono attivati, per contrastare in veste propositiva tale scelta, spiegando gli effetti nefasti del nucleare e mettendo in campo soluzioni, proposte, professionalità e decisione. Lo scenario italiano si presenta privo di reali soluzioni di lungo respiro dinanzi alle sfide poste dall’Unione Europea, dai cambiamenti climatici, dalla gestione delle risorse, e più in generale dalla crisi economica, sociale ed energetica degli ultimi anni. Fare Verde nasce in contrapposizione al nucleare nel 1986 e da allora propone e si batte per quello che oggi, più che allora, la parte responsabile dell’opinione pubblica cerca di portare alla ribalta: una nuova politica energetica basata su investimenti che aumentino l’efficienza, la riduzione degli sprechi e un uso consapevole e ponderato delle energie alternative e delle risorse della terra nel rispetto degli equilibri naturali. Il sistema proposto da Fare Verde si oppone al modello centralistico della produzione di energia in grande scala e opta per un modello allargato, pluralistico, libero, indipendente, formato

Fonti rinnovabili e efficienza energetica possono consentirci di fare a meno delle centrali nucleari. Ma richiedono un deciso sostegno, che il governo tarda a mettere in campo. Dalle associazioni nasce una proposta di legge, di iniziativa popolare, per contrastare il ritorno al nucleare non con un semplice NO

nucleare

di Marianna Gambino

ma offrendo un’alternativa concreta. da una rete di piccole, medie e grandi strutture pubbliche e private che, collegate fra loro, producono energia e la mandano in rete. In questo caso, non saremmo più schiavi di un solo grande produttore e/o di poche grandi centrali e non si avrebbe più il timore che da qualche paese, per questioni economiche o diplomatiche, si chiudano i rubinetti lasciandoci al freddo o al buio. Sarebbe quindi molto ridotta la necessità di costruire centrali di grandi dimensioni che servirebbero solo per soddisfare i momenti picco. Il modello attuale è un modello drogato, fatto di ricatti, da dipendenza (nostra e dei paesi dove abbondano, ancora per poco, risorse fossili) e di sprechi energetici che inducono a ricorrere a solu-

zioni assurde come il nucleare. Nel 1999 è stato realizzato in Italia uno studio per misurare quanta energia elettrica viene sprecata. Il professore Florentin Krause ha scoperto che l’Italia potrebbe risparmiare il 46% dell’energia elettrica che consuma senza rinunciare ad usare i propri apparecchi. Uno dei trucchi è la sostituzione di apparecchi elettrici che consumano di più con apparecchi che consumano di meno. Riassumendo, le parole d’ordine che Fare Verde continua a ripetere da 25 anni e continuerà a farlo, sono risparmio, efficienza ed energie alternative. Si rendono quindi necessarie e urgenti decisioni politico-programmatiche per avviare una globale e graduale transizione dall’attuale dipendenza dalle

IL PROGETTO DI LEGGE di iniziativa popolare per l’efficienza e le rinnovabili E’ composto di 26 articoli, divisi in 4 titoli. Di seguito alcuni punti essenziali: L’art. 1 stabilisce le finalità di politica energetica basata sulle fonti rinnovabili, con l’esclusione dell’opzione nucleare. L’art. 3 espone un elenco delle fonti rinnovabili ammesse all’incentivazione (sole, vento, energie idrauliche risorse geotermiche, maree, moto ondoso, trasformazione dei rifiuti organici animali e vegetali); sono quindi esclusi dagli incentivi (CIP 6) gli inceneritori e le fonti fossili. L’art. 4 riconosce come attività di pubblica utilità la produzione di energia elettrica e di calore da fonti rinnovabili sostenibili, così come gli usi razionali ed efficienti dell’energia. Per questa ragione hanno entrambe diritto ad un’equa e giusta remunerazione (art.6) che compensi l’energia effettiva-

mente prodotta o quella risparmiata, ma anche i vantaggi economici che entrambe incorporano, non emettendo gas nocivi al clima o inquinanti l’aria che respiriamo. L’art. 5 afferma che l’energia elettrica prodotta con fonti rinnovabili deve essere, da parte del gestore, immessa obbligatoriamente in rete. L’art. 7 pone le basi per frenare la cementificazione del territorio, incentivando la manutenzione dell’esistente e puntando sull’efficienza energetica in tutte le ristrutturazioni e riqualificazioni di edifici del residenziale, terziario, industriale. L’art. 10 prevede interventi di adeguamento della rete elettrica per favorire la diffusione delle fonti rinnovabili e stabilisce che la proprietà e la gestione della stessa devono essere pubbliche. L’art. 13 parla di mobilità sostenibile, prevedendo

lo spostamento di persone e merci dalla gomma al ferro (tram, metrò, treni, ma anche autostrade del mare) e incentivando i mezzi pubblici (alimentati con almeno il 10% di energia da fonti rinnovabili, art. 9), car sharing, bike sharing, mezzi ibridi ed elettrici. Gli articoli 20, 21, 22 e 23 stimolano l’occupazione e pongono le basi per una rete di Agenzie energetiche, sportelli locali ed ESCO (Energy Service Company, artt. 16 e 20) per fornire a cittadini e imprese assistenza tecnica. Saranno, inoltre, previsti controlli (art. 21), sanzioni (art. 22), verifiche periodiche (art. 23). L’art. 24 parla del finanziamento per la realizzazione della legge: il conto energia e la Tobin tax. Infine, viene previsto un fondo speciale presso la Cassa Depositi e Prestiti per adeguare gli edifici pubblici.


nucleare

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Le oltre 110mila firme raccolte in pochi mesi a sostegno della Legge di Iniziativa Popolare sull’efficienza energetica e le fonti rinnovabili sono una dimostrazione della voglia di partecipazione sui temi energetici. Una protesta e insieme una proposta di collaborazione della società civile, pronta ad attivarsi per difendere il proprio futuro e quello delle generazioni che seguiranno.

fonti fossili verso l’uso razionale ed efficiente delle fonti energetiche rinnovabili che porterebbe alla sostituzione delle importazioni di petrolio (ricordiamo le trivellazioni nei mari o da luoghi attraversati da conflitti bellici) con una nuova economia che darebbe slancio anche all’occupazione: nel 2020, nella sola Italia, l’occupazione nel comparto delle energie rinnovabili potrebbe contare oltre 300.000 nuovi posti di lavoro. C’è inoltre un dato importante: il fotovoltaico batte il nucleare, in termini di costi. Infatti, uno studio proveniente dagli USA, della Duke University, dopo un’attenta analisi sui costi di produzione del fotovoltaico comparati con quelli dell’energia prodotta con impianti nucleari, ha dimostrato che già oggi il solare fotovoltaico è più conveniente. A divulgare la notizia John Blackburn, un docente di economia dell’Università, che ha riportato i risultati raggiunti all’interno dell’articolo “Solar and Nuclear Costs – The Historic Crossover” (http://www.ncwarn.org/?p=2290). Un vero e proprio smacco per l’Italia, che testardamente continua ad investire nella parte sbagliata. L’Unione Europea è convinta della svolta da attuare e cerca di indirizzare gli stati membri con la decisione, unilaterale e vincolante, di ridurre, entro

il 2020, le emissioni climalteranti del 20% realizzando, entro la stessa scadenza, una riduzione del 20% dei consumi energia primaria e un aumento fino al 20% dell’energia prodotta da fonti energetiche rinnovabili. Ma il Governo Italiano si defila, le risposte tardano a venire, anche quando dovrebbe chiarire quali sono i piani e quali progressi sono stati compiuti nell’uso delle rinnovabili. Anzi, da poco, l’Italia si era opposta alla decisione europea di ridurre del 30% le emissioni di CO2. Purtroppo i fatti portano ad affermare che l’Italia si vorrebbe affidare al nucleare per far fronte alla riduzione delle emissioni, cioè ad una fonte non rinnovabile e non prevista dagli impegni europei. In realtà sappiamo che il nucleare non è la soluzione a questo problema. La scelta nucleare ridurrebbe le emissioni solo per una quota modesta e solo dopo il completamento della centrale, che per quando avverrà (occorrono almeno 7 anni), gli altri paesi dell’unione avranno già ridotto le emissioni e posti altri obiettivi. Con le potenzialità che ha l’Italia, con le sue ricchezze e la conoscenza che altri paesi ci invidiano, non si capisce davvero perché dobbiamo rimanere sempre in coda.

Isola Tiberina - Ponte Garibaldi, Roma. NOI C’ERAVAMO!

Manca da parte del Governo un impegno costante e concreto per diffondere l’innovazione, le tecnologie rinnovabili e la concezione del risparmio energetico e dell’efficienza, anche perché manca un piano per la ristrutturazione del sistema italiano per ridurre drasticamente gli sprechi. Tutte azioni che hanno bisogno di convinzione, sforzo legislativo ed economico di lungo respiro. Per queste ragioni, Fare Verde ha sostenuto, insieme a numerose altre realtà associative e parti sociali, la proposta di legge di iniziativa popolare “Sviluppo dell’efficienza energetica e delle fonti rinnovabili per la salvaguardia del clima” proposta dal Comitato SI alle energie rinnovabili, NO al nucleare. L’obiettivo della proposta è proprio quello di mettere l’Italia al passo con l’Europa e inserirla fra i paesi che guidano la lotta ai cambiamenti climatici, essendo questa anche una straordinaria opportunità per uscire dalla crisi economica creando un nuovo indotto lavorativo e le basi per un diverso tipo di crescita che ponga la qualità della vita come standard di benessere. La legge intende favorire la promozione dello sviluppo delle rinnovabili e di una forte politica di risparmio energetico, l’abbandono dell’attuale modello monopolista e centralista, per passare ad uno distribuito sul territorio e conquistare così democrazia energetica. Ogni casa, ogni condominio, centro commerciale, fabbrica, scuola o ufficio potrà produrre energia per il proprio fabbisogno e per quello del vicinato, sfruttando le fonti rinnovabili, anche secondo le potenzialità e caratteristiche del luogo. LA RACCOLTA FIRME E LE INIZIATIVE ANTINUCLEARI Il progetto di legge è stato depositato in Cassazione il 7 giugno 2010. Da lì a poco si è mossa la struttura organizzativa e tutte le associazioni si sono messe in rete per rifornirsi dei moduli per la raccolta firme e dell’opuscolo informativo che riportava il testo della proposta di legge e ne spiegava l’intento.


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Nucleare è anche uranio impoverito. Fare Verde si è attivata dalla segreteria nazionale per reperire informazioni e coordinare le attività utili all’utilizzo dei moduli, ma il ringraziamento va soprattutto a quanti, come singoli volontari e gruppi locali, in rete a loro volta con altri cittadini e associazioni, hanno raccolto le firme con iniziative personali, manifestazioni e banchetti ad hoc. La raccolta ha avuto un suo culmine durante il 6/7 novembre 2010, in concomitanza con la manifestazione nazionale 100Piazze per il Clima, che ha visto iniziative di piazza, banchetti e flash mob in tante piazze italiane per sensibilizzare i cittadini, informarli sui pericoli di un ritorno al nucleare e delle alternative possibili, anche grazie alla raccolta delle firme. Il 4 novembre a Roma, si è tenuta una conferenza stampa nella sala Margagna a Roma, ad opera del Comitato Nazionale “Fermiamo il Nucleare, non serve all’Italia” con ospiti illustri come il prof. Gianni Mattioli e i presidenti delle maggiori associazioni ambientaliste nazionali, per denunciare ancora una volta la miopia del Governo che cerca di imporre l’installazione di centrali nucleari, anche contro la volontà delle popolazioni interessate. E’ da segnalare, infatti, come nelle recenti elezioni regionali gran parte dei candidati del centrodestra, che detiene attualmente la maggioranza al governo, si sia pronunciato a favore dell’installazione di centrali nucleari nel territorio della sua Regione. Le firme raccolte sono state consegnate presso gli uffici della Camera dei Deputati il 20 dicembre. Quelle ritenute valide sono state oltre 80.000, mentre quelle totali, comprensive delle firme invalidate per vizi di forma e di quelle pervenute al comitato nazionale oltre il termine stabilito per la consegna, ammontano a 110.211 (più del doppio di quelle necessarie). La presentazione della legge di iniziativa popolare costituisce un NO ragionato al nucleare, contro cui viene proposta un’alternativa concreta.

In occasione della Giornata internazionale per la prevenzione dello sfruttamento dell’ambiente durante le guerre e i conflitti armati, proclamata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, lo scorso 6 novembre, presso la sala Consiliare della Provincia di Bari, col patrocinio della Provincia e del Comune di Bari, il gruppo barese di Fare Verde ha commemorato le vittime dell’uranio impoverito con una mostra fotografica della Terra Project Photographers ed alcuni interventi dell’avv. Paolo Scagliarini (vice presidente provinciale di Fare Verde), del dr Nicola Grilletti (specialista in oncologia), del giornalista e scrittore Manlio Triggiani e di Sandro Marano (presidente provinciale responsabile Fare Verde Terra di Bari). Ha moderato e concluso il giornalista Michele De Feudis. Hanno portato i saluti dell’Amministrazione provinciale l’assessore alle risorse umane, Sergio Fanelli, e l’assessore all’ambiente, Giovanni Barchetti. Scopo dell’iniziativa, come ha dichiarato Sandro Marano nel suo intervento, è stato quello di richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica e dei media - troppo distratti oggi da vicende di cronaca rosa o di efferati delitti - sui danni alla salute e sull’impatto ambientale che inevitabilmente le guerre comportano. Il carattere meramente distruttivo delle guerre contemporanee – già notato da scrittori e intellettuali del secolo scorso, come Drieu La Rochelle che ebbe a scrivere “la guerra moderna è la rivolta malefica della materia asservita all’uomo” - si è manifestato nella cosiddetta sindrome dei Balcani, cioè in particolari tumori (tra cui il più frequente è il linfoma di Hodgkin) riconducibili all’esposizione all’uranio impoverito, come ha sottolineato nella sua lucida e puntuale relazione il dr Grilletti sulla scorta di dati scientificamente verificati, che hanno colpito le popolazioni civili e gli stessi militari impiegati ad assicurare la pace nelle zone colpite. Infatti, le forze militari della NATO sia in Iraq che in Kossovo hanno largamente usato proiettili all’uranio impoverito e i soldati italiani, privi di adeguate protezioni, furono esposti a tali contaminazioni. Fino ad oggi almeno 250 militari sono morti e 2500 sono affetti da tale sindrome. Ma che cos’è l’uranio impoverito? L’Uranio è un metallo pesante che si trova in piccole quantità in natura. Per utilizzare l’uranio nei reattori nucleari è necessario arricchirlo e l’uranio impoverito è per l’appunto il materiale di scarto che deriva dal processo di arricchimento dell’uranio utilizzato nei reattori nucleari. Nucleare vuol dire anche uranio impoverito. La tecnologia militare statunitense ha poi impiegato l’uranio impoverito nella costruzione di bombe che sono capaci di perforare le corazze dei carri armati. A questo proposito il giornalista Manlio Triggiani ha affrontato la questione delle responsabilità delle guerre in atto, puntando l’indice contro l’egemonia degli USA. La mostra testimonia i drammatici effetti sugli uomini e sull’ambiente naturale provocati dei bombardamenti della NATO in Kosovo. Essa è stata riproposta sempre a Bari dal 7 al 13 novembre dalla cooperativa “Città dei ragazzi” presso lo stadio della Vittoria, il 21 novembre presso il parco don Tonino Bello nella struttura parchi aperti, dal 27 al 29 novembre presso il castello di Andranno (LE) con la collaborazione della cooperativa “Ulisside” e dal 4 all’ 8 dicembre con l’Associazione Culturale Obiettivo Primo Piano di Lecce, in occasione del Mediterraneo Foto Festival.

nucleare

di Fare Verde Terra di Bari


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L’inquinamento dimenticato di Savino Gambatesa - Avvocato esperto di diritto ambientale - savinogambatesa@yahoo.it

1.DAL NOISE ABATEMENT ACT ALLA NORMATIVA EUROPEA. Per molto tempo, il rumore non è stato considerato una vera e propria forma di inquinamento, anche se era avvertito nell’opinione pubblica come un problema che poteva rendere intollerabile la vita, specie nei grandi centri urbani ed industriali. La consapevolezza del grave fenomeno portò John Connel nel 1959 a fondare in Gran Bretagna il Noise Abatement Society che si prefiggeva lo scopo di portare all’attenzione pubblica e politica quello che veniva chiamato “the forgotten pollutant” ovvero “l’inquinante dimenticato”. Alla campagna di sensibilizzazione incessante di Connel seguì una grande risposta da parte di tantissimi cittadini, i quali ammisero di essere quotidianamente danneggiati dal rumore in tutte le sue forme e nel contempo dichiararono di sentirsi abbandonati dalle istituzioni. John Connel, quindi, spinse il Parlamento inglese ad adottare una legislazione specifica contro il rumore e nel 1960 venne emanato il Noise Abatement Act, primo atto legislativo europeo in materia. In Italia, secondo il Rapporto Annuale Censis del 2004, per il 52% dei cittadini metropolitani il rumore è un problema mentre nei piccoli centri la percen-

tuale scende al 38% ,ma sembra che ci si trovi ancora lontani da una vera presa di coscienza collettiva del fenomeno, proprio come già sostenuto con allarme dalla Commissione Speciale per i problemi ecologici del Senato nel 1971. La Relazione sullo Stato dell’Ambiente in Italia del 2007 prende atto che il rumore rappresenta ormai una componente non secondaria del degrado ambientale e quindi causa importante della scarsa qualità della vita. Dai rilievi effettuati nei paesi dell’OCSE si evince che oltre 140 milioni di persone si trovano esposte a livelli di rumore superiori ai limiti di accettabilità e che oltre 110 milioni di individui hanno subito danni nelle attività di lavoro e nel sonno. La principale causa di disturbo per le popolazioni urbane è il rumore da traffico, a cui segue quello dei vicini, dei cantieri e delle attività produttive. In Italia, la popolazione residente convive con valori del Leq diurno (dalle ore 06,00 alle 22,00) compresi fra i 70 ed i 75 dBA e con valori del Leq notturno (dalle ore 22,00 alle 06,00) compresi fra i 65 ed i 70 dBA (Fig.1). Circa il 72% della popolazione residente in ambiente urbano è esposto a livelli di rumore ampiamente superiori ai limiti di accettabilità definiti in ambito comunitario e fissati dalla norma-

tiva vigente in 65 dBA Leq diurno e 55 dBA Leq notturno per zone ad intensa attività umana. In Europa, la normativa comunitaria cominciò solo a partire dal 1970 a regolamentare specifiche categorie di emissioni acustiche, come la Direttiva 70/157/CEE del Consiglio del 6 febbraio 1970, concernente il ravvicinamento delle legislazioni degli Stati membri relative al livello sonoro ammissibile e al dispositivo di scappamento dei veicoli a motore; la Direttiva 77/311/ CEE del Consiglio, del 29 marzo 1977, concernente il ravvicinamento delle legislazioni degli Stati membri relative al livello sonoro all’orecchio dei conducenti dei trattori agricoli o forestali a ruote; la Direttiva 80/51/CEE del Consiglio, del 20 dicembre 1979, per la limitazione delle emissioni sonore degli aeromobili subsonici; la Direttiva 2000/14/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, dell’8 maggio 2000, sul ravvicinamento delle legislazioni degli Stati membri concernenti l’emissione acustica ambientale delle macchine ed attrezzature destinate a funzionare all’aperto. A seguito dei rilievi del Libro Verde della Commissione e della risoluzione del 10 giugno 1997 del Parlamento europeo, fu emanata finalmente la Direttiva 2002/49/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 25 giugno 2002 rela-


Fig.1 - Esposizione della popolazione residente ai vari livelli di rumore CLASSE DI AMPIEZZA DEMOGRAFICA DEI COMUNI

POPOLAZIONE ESPOSTA

Leq DIURNO

Leq NOTTURNO

Da 10.000 a 70.000 abitanti

24.932.239

68

61

Da 70.001 a 100.000 abitanti

1.667.693

69

67

Da 100.001 a 500.000 abitanti

6.217.001

73

68

Oltre i 500.000 abitanti

7.551.680

78

74

Il Leq DIURNO e NOTTURNO è espresso in decibel/ampere (dbA) Il totale degli abitanti è 40.368.613 Il totale del Leq DIURNO è 70 Il totale del Leq NOTTURNO è 64 Fonte: Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare – Relazione stato ambiente 2007 tiva alla determinazione e alla gestione del rumore ambientale. Obiettivo della Direttiva è quello di definire un approccio comune volto ad evitare, prevenire o ridurre, secondo le rispettive priorità, gli effetti nocivi, compreso il fastidio, dell’esposizione al rumore ambientale. Per raggiungere tale obiettivo, sono previste azioni per: a) la determinazione dell’esposizione al rumore ambientale mediante la mappatura acustica realizzata sulla base di metodi di determinazione comuni agli Stati membri; b) l’informazione del pubblico in merito al rumore ambientale e ai relativi effetti; c) l’adozione da parte degli Stati membri di piani d’azione, in base ai risultati della mappatura acustica, allo scopo di evitare e ridurre il rumore ambientale laddove necessario e, in particolare, allorché i livelli di esposizione possono avere effetti nocivi per la salute umana nonché di conservare la qualità acustica dell’ambiente quando questa è buona. La Direttiva riguarda il rumore a cui è esposto l’essere umano in particolare nelle zone edificate, nei parchi pubblici o in altre zone silenziose in aperta campagna, nei pressi delle scuole, degli ospedali e di altri edifici e zone particolarmente sensibili al rumore. La Di-

rettiva non riguarda il rumore generato dalla persona esposta stessa, dalle attività domestiche o dal vicinato, né il rumore sul posto di lavoro o a bordo dei mezzi di trasporto o dovuto ad attività militari svolte nelle zone militari. La Direttiva stabilisce che per l’elaborazione e la revisione della mappatura acustica strategica, gli Stati membri utilizzano i descrittori acustici Lden e Lnight. Si definisce descrittore acustico, la quantità fisica che descrive il rumore ambientale avente un rapporto con un effetto nocivo. Il descrittore acustico giorno-sera-notte, Lden, è il descrittore acustico per il fastidio globale. Il descrittore acustico notturno, Lnight, è il descrittore acustico relativo ai disturbi del sonno. I valore di Lden e Lnight sono definiti usando i metodi di determinazione stabiliti nell’allegato II della Direttiva. La Commissione stabilirà metodi di valutazione comuni per la determinazione di Lden e Lnight . Fino a tale momento gli Stati membri possono usare metodi nazionali per la determinazione dei descrittori comuni, a condizione che siano conformi all’allegato II. Per la determinazione dell’esposizione al rumore ambientale, la Direttiva ricorre alla mappatura acustica realizzata sulla base di metodi comuni. La Direttiva definisce “mappatura acu-

stica” la rappresentazione di dati relativi a una situazione di rumore esistente o prevista in funzione di un descrittore acustico, che indichi il superamento di pertinenti valori limite vigenti, il numero di persone esposte in una determinata area o il numero di abitazioni esposte a determinati valori di un descrittore acustico in una certa zona. Si definisce, inoltre, “mappa acustica strategica”, una mappa finalizzata alla determinazione globale dell’esposizione al rumore in una certa zona a causa di varie sorgenti di rumore, ovvero alla definizione di previsioni generali per tale zona. I Piani di azione, previsti dall’art. 8 della Direttiva, hanno lo scopo di gestire i problemi di inquinamento acustico e i relativi effetti, compresa, se necessario, la sua riduzione. Le misure previste nei piani sono a discrezione delle autorità competenti, ma riguardano in particolare le priorità che possono essere individuate sulla base del superamento dei valori limite pertinenti o di altri criteri scelti dagli Stati membri e sono applicate in particolare alle zone più importanti in base alla mappatura acustica strategica.

2. LA QUALITA’ DELL’AMBIENTE NEI CENTRI URBANI. Nonostante l’evidente malessere delle popolazioni, ad oggi le amministrazioni locali non hanno ancora raggiunto una chiara consapevolezza del problema, tanto che, alla fine del 2009, solo 71 comuni capoluogo di provincia avevano approvato la zonizzazione acustica ai sensi del DPCM 01/03/1991 (Fig.2). Per cui, ad oggi, la zonizzazione acustica del territorio è presente nel 61,2% dei comuni capoluogo di provincia italiani. Il Friuli Venezia Giulia, l’Abruzzo ed il Molise sono le regioni nelle quali al 31/12/2009 nessun capoluogo di provincia ha ancora approvato la classificazione. Gli unici comuni che, oltre, alla zonizzazione acustica, hanno approvato gli altri due strumenti previsti dalla normativa, ovvero relazione biennale e piani di risanamen-

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Soprattutto nei centri cittadini si moltiplicano le “guerre dei decibel”, tra pub, ristoranti, bar ,e i cittadini residenti che aspirano al riposo, in particolare quello notturno. Le ordinanze sindacali si richiamano non solo alla quiete pubblica, ma anche al diritto alla salute, che l’inquinamento acustico mette in pericolo. to acustici, sono: Ancona, Benevento, Firenze, Lanusei, Livorno, Lucca, Modena, Padova, Pisa e Pistoia. A questi comuni si aggiungono Aosta e Nuoro che hanno approvato sia la zonizzazione che i piani di risanamento, pur non avendo l’obbligo di predisporre la relazione biennale. Eppure le amministrazioni comunali sono state investite di un ruolo principale da tutta la normativa di settore ed in particolare dalla Legge Quadro sull’inquinamento acustico n. 447/1995. Sono, infatti, comunali le competenze sulle attività di pianificazione acustica del territorio, sulle attività di programmazione da attuarsi attraverso la redazione di relazioni sullo stato acustico e sulle attività di risanamento. La Relazione sullo stato acustico, un atto, previsto dall’art. 7 comma 5 della legge quadro n.447/95, è indispensabile per poter avviare una seria programmazione tesa a ridurre il rumore nelle aree urbane attraverso i Piani di risanamento acustico. La Relazione, inoltre, dovrebbe garantire i cittadini informandoli sulla situazione acustica dei luoghi in cui

vivono, rendendoli, dunque, partecipi e corresponsabili sulle scelte politiche ed amministrative che possono incidere sul clima acustico. Il precipuo ruolo dato all’informazione dei cittadini viene particolarmente messo in rilievo dalla “Direttiva 2002/49/CE del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alla determinazione e alla gestione del rumore ambientale”. L’art. 9 della Direttiva stabilisce infatti che: “Gli Stati membri provvedono affinché le mappe acustiche strategiche da essi elaborate, e se del caso adottate, e i piani d’azione da essi messi a punto siano resi disponibili e divulgati al pubblico ai sensi della normativa comunitaria pertinente, in particolare la direttiva 90/313/ CEE del Consiglio, del 7 giugno 1990, concernente la libertà di accesso all’informazione in materia di ambiente, e secondo gli allegati IV e V della presente direttiva, anche mediante le tecnologie dell’informazione disponibili. Le informazioni devono essere chiare, comprensibili e accessibili. E’ fornita una sintesi delle stesse con i punti più importanti”. Ai ritardi normativi dei Comuni si deve aggiungere una mancata efficace

Fig.2 - Comuni capoluogo di provincia che hanno approvato la zonizzazione acustica, per ripartizione geografic - Anno 2009 (composizione percentuale)

azione repressiva di condotte illecite in violazione del nuovo Codice della Strada, che ha regolamentato con l’art. 155 (Limitazione dei rumori) e con l’art. 156 (Uso dei dispositivi di segnalazione acustica), quel rumore da traffico veicolare che, come detto sopra, è considerato la principale causa di disturbo per i residenti dei centri urbani. Ma oltre alle conseguenze più dirette e negative del traffico: veicoli senza silenziatore, gomme che stridono, apparecchi radiofonici e di riproduzione sonora usati impropriamente come vere e proprie discoteche viaggianti, l’Italia è subissata da antifurti sonori che causano risvegli notturni ad interi quartieri, che difficilmente vengono individuati e sanzionati. Risultano, infatti, ancora pochi gli accertamenti per violazione degli artt. 155 e 156 CdS, dovuti sia alla insufficienza dei mezzi di rilevazione che alla generale tolleranza nei confronti dell’automobilista. Come fare, infatti, a stabilire se un certo rumore supera i limiti massimi di esposizione fissati dal DPCM 1/03/1991, come vuole il comma 4 dell’art. 155 del nuovo Codice della Strada, dal momento che i fonometri non sempre sono disponibili (e se lo sono tendono facilmente a stararsi) da parte degli organi che devono accertare l’illecito?

3. LE ORDINANZE SINDACALI A TUTELA DELLA QUIETE PUBBLICA.

Fonte Istat Dati Ambientali nelle città 2010

Il risultato è che dal 2000 al 2003 sono in aumento le famiglie italiane che dichiarano la presenza di problemi relativi al rumore nella zona in cui abitano, con un dato che sembra leggermente in diminuzione nel 2005. In effetti, nei nostri centri storici si sta assistendo al proliferare di attività commerciali, in particolare pubblici esercizi come pub, ristoranti, bar, ecc., che generano anche all’esterno, in qualsiasi ora del giorno e della notte, rumore e schiamazzi, che hanno di fatto, notevolmente abbassato il livello di qualità della vita. La gravità del fenomeno è riscontrabile


va dettata, in attuazione del principio di tutela della salute di cui all’art. 32 della Costituzione, allo scopo primario di realizzare un efficace contrasto al fenomeno dell’inquinamento acustico, tenendo conto del fatto che la legge quadro n. 447/1995 ha ridefinito il concetto di inquinamento acustico qualificandolo come “l’introduzione di rumore nell’ambiente abitativo o nell’ambiente esterno tale da provocare fastidio o disturbo al riposo ed alle attività umane”, così ribadendo il fatto che esso rappresenta sempre un pericolo per la salute pubblica. Ne deriva, secondo Il Tar Puglia Lecce (sent. n. 488 del 24 gennaio 2006), che l’utilizzo del particolare potere di ordinanza contingibile ed urgente delineato dall’art. 9 della Legge 26 ottobre 1995 n. 447 deve ritenersi consentito allorquando gli appositi accertamenti tecnici effettuati dalle competenti Agenzie Regionali di Protezione Ambientale rivelino la presenza di un fenomeno di inquinamento acustico, tenuto conto che quest’ultimo rappresenta una minaccia per la salute pubblica. dal gran numero di ordinanze sindacali che hanno limitato l’orario massimo per la chiusura dei pubblici esercizi e dalle pronunce dei Tribunali Amministrativi Regionali chiamati a decidere sulla legittimità dei provvedimenti amministrativi. Il principio predominante nella giurisprudenza amministrativa considera legittima l’ordinanza a firma del sindaco nella parte in cui essa dispone l’orario massimo per la chiusura di pubblici esercizi fondato su “una chiara e motivata esigenza di compatibilità dell’orario di chiusura con la tutela della quiete pubblica, quando questa si traduce, per effetto della dilatazione dell’attività dell’esercizio pubblico e dell’abitudine praticamente incoercibile dell’utenza a trasferire all’esterno dei locali, senza percezione alcuna della distinzione tra le ore del giorno e della notte – intesa ormai come spazio che si prolunga senza soluzione di continuità sino all’alba – la rumorosità indotta notoriamente da questa tipologia di esercizi pubblici, in

un elemento di insostenibile conflitto con il diritto al riposo notturno dei cittadini su cui quel fenomeno si riflette” (TAR Veneto, sez. III, sent. n. 3708 del 20 novembre 2007). Ai Sindaci è, inoltre, consentito intervenire, a tutela della quiete pubblica e della salute dei cittadini, facendo ricorso al potere di ordinanza contingibile ed urgente, così come delineato dall’art. 9 della Legge 26 ottobre 1995 n. 447. E’ stato affermato che la suddetta norma di legge non possa essere riduttivamente intesa come una mera riproduzione, nell’ambito della normativa di settore in tema di tutela dall’inquinamento acustico, del generale potere di ordinanza contingibile ed urgente tradizionalmente riconosciuto dal nostro ordinamento giuridico al Sindaco (quale Ufficiale di Governo) in materia di sanità ed igiene pubblica, ma che invece la stessa debba essere logicamente e sistematicamente interpretata nel particolare significato che assume al’interno di una normati-

4. L’INQUINAMENTO ACUSTICO NEGLI AMBIENTI DI LAVORO. Nei Paesi industrializzati sta assumendo una certa rilevanza il danno all’udito dovuto alla esposizione al rumore negli ambienti di vita, fenomeno chiamato socioacusia. Il rumore può dar luogo nelle persone anche a disturbi del sonno e del riposo, ma anche produrre effetti psicofisiologici (ad esempio: psicoendocrini, cardiovascolari, ecc.), effetti sulla salute mentale, effetti sulle prestazioni ed altro (Fig. 3). Nel vertice organizzato congiuntamente dall’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro e la presidenza britannica dell’UE nel dicembre 2005, si è discusso su come migliorare la protezione dei lavoratori europei dall’esposizione al rumore. E si è affermato che il rumore nei luoghi di lavoro è un problema in crescita in Europa, dalle aziende alla fattorie, dal mondo dello spettacolo ai servizi. Più di 13

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Nelle grandi aree urbane, l’inquinamento acustico è strettamente legato al massiccio uso di autoveicoli. Puntare sulla mobilità sostenibile consente di ridurre, insieme alle emissioni nell’aria, anche i rumori, con

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un notevole miglioramento della qualità della vita. milioni di lavoratori hanno riportato patologie dell’udito sul lavoro. Infatti, risulta che il 20% dei lavoratori europei deve alzare la voce per farsi udire almeno per la metà della sua giornata lavorativa, mentre il 7% soffre di ipoacusia correlata al lavoro. Ne consegue che la perdita di udito causata dal rumore è la patologia professionale più diffusa nell’Unione Europea. Inoltre, il rumore negli ambienti di lavoro può aumentare il rischio di infortuni a causa dell’impossibilità di udire i segnali di allarme e può interagire con l’esposizione a certi prodotti chimici aumentando ulteriormente il rischio di perdita dell’udito. Nel 2003 è stata adottata la Direttiva 2003/10/CE del Parlamento europeo e del Consiglio sulle prescrizioni minime di sicurezza e di salute relative all’esposizione dei lavoratori ai rischi derivanti dagli agenti fisici (rumore). L’art. 5, paragrafo 1 della direttiva stabilisce che, tenuto conto del progresso tecnico e della disponibilità di misure per controllare il rischio alla fonte, “i rischi derivanti dall’esposizione al rumore sono eliminati alla fonte o ridotti

al minimo”. La direttiva, inoltre, definisce anche un nuovo valore limite di esposizione quotidiana di 87 dB(A). Con il Decreto Legislativo 10 aprile 2006 n. 195 è stata data attuazione alla Direttiva 2003/10/CE. Il Decreto ha innovato il Decreto Legislativo n. 626 del 1994 inserendo dopo il Titolo V di questo il Titolo V Bis “Protezione da agenti fisici”, il cui campo di applicazione è la determinazione dei requisiti minimi per la protezione dei lavoratori contro i rischi per la salute e la sicurezza derivanti dall’esposizione al rumore durante il lavoro e in particolare per l’udito. Il decreto determina i valori limite di esposizione e i valori di azione, in relazione al livello di esposizione giornaliera al rumore e alla pressione acustica di picco (art. 49 quater). Si prevedono, inoltre, obblighi a carico del datore di lavoro, il quale deve procedere ad una valutazione del rischio. Se a seguito della valutazione dei rischi risulta che i valori superiori di azione sono oltrepassati, il datore di lavoro elabora ed applica un programma di misure tecniche e organizzative volte a ridurre l’esposizione al rumore.

Fig.3 - Decibel e sorgente di rumore Decibel

SORGENTE DI RUMORE

10/20

Fruscio di foglie, bisbiglio

30/40

Notte agreste

50

Teatro, ambiente domestico

60

Voce alta, ufficio rumoroso

70

Telefono, stampante, Tv e radio ad alto volume

80

Sveglia, strada con traffico medio

90

Strada a forte traffico, fabbrica rumorosa

100

Autotreno, treno merci, cantiere edile

110

Concerto rock

120

Sirena, martello pneumatico

130

Decollo di un aereo jet

5. INQUINAMENTO ACUSTICO E MOBILITA’ SOSTENIBILE.

Nelle grandi aree urbane, l’inquinamento acustico è strettamente legato al massiccio utilizzo dell’uso di autoveicoli. Migliorare la mobilità sostenibile consente, dunque, di abbattere anche i livelli di inquinamento acustico e migliorare anche la qualità della vita. I cittadini dell’Unione Europea, pur se restano ancora fortemente scettici sull’abbandono dell’uso dell’automobile a favore dei mezzi pubblici, stanno gradualmente cambiando la loro mentalità. Un recente sondaggio Eurobarometro conferma che, per l’81% degli europei, l’automobile è il principale mezzo di trasporto, pur se cresce di importanza la preoccupazione ambientale ed il problema del traffico. Per i cittadini europei, secondo il sondaggio, occorrerebbe favorire una mobilità più sostenibile, incoraggiare un uso più sistematico dei mezzi pubblici, promuovere, con incentivi fiscali e norme più severe, i veicoli che inquinano e consumano di meno. Soltanto una maggioranza del 54% è disposta a pagare di più per trasporti, pubblici o privati, meno inquinanti.


Folignano, Comune verde

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ovvero quando gli amministratori aderiscono all’idea del fare Educazione ambientale nelle scuole, formazione di Ecovolontari, pannolini ecologici ai nuovi nati, compostaggio domestico e altro… sono i progetti realizzati dal Comune di Folignano grazie alla collaborazione con Fare Verde. Una collaborazione nata da un comune sentire, all’insegna del fare per la tutela dell’ambiente. Lo scorso novembre, di ritorno da un fine settimana in Calabria, arrivo in sede e avvio la segreteria telefonica per ascoltare i messaggi presenti. Tra questi c’è quello di Umberto Ranalli, Tenente dei Vigili Urbani del Comune di Folignano (AP). Il Tenente dice di voler avere delle informazioni sul compostaggio affinché diminuiscano i costi in discarica dei rifiuti umidi biodegradabili. Segno il numero di telefono lasciato in segreteria, pronto a chiamarlo. Rimango colpito dell’entusiasmo del Tenente e comincio ad entusiasmarmi anche io parlando di riduzione di rifiuti e di raccolta differenziata. Mentre il Tenente mi parla di ciò che autoproduce a casa, dal pane ai formaggi, io comincio a parlare di detersivi alla spina, pannolini lavabili, latte alla spina, filiera corta e compostaggio. Mi sento così in sintonia che i 75 minuti di conversazione volano. Dopo questa prima telefonata di conoscenza ci mettiamo d’accordo per un incontro di persona. Passato qualche giorno, io e il nostro Presidente Massimo De Maio ci mettiamo in macchina alla volta di Folignano, paese alle porte di Ascoli Piceno con quasi 10.000 abitanti e tantissimo verde, che però non è facilmente raggiungibile con il treno. Riempiamo il cofano con la nostra valigia di prodotti Rifiuto 0 (pannolini, detersivi alla spina, opuscoli, il tutto in borse di stoffa di Fare Verde) e partiamo armati dal nostro entusiasmo.

Arrivati, ci aspetta in Comune il Tenente Ranalli insieme al Sindaco Angelo Flaiani e l’Assessore all’ambiente Graziano Vannozzi. Dopo la presentazione della nostra associazione, io e Massimo iniziamo a parlare delle nostre proposte per la riduzione dei rifiuti e per l’efficienza energetica. Inizia un bel dibattito, animato e costruttivo, e negli occhi di tutti c’è quella sensazione che sta per iniziare una collaborazione importante, per la nostra associazione e per il Comune, che vede la possibilità di realizzare progetti fondamentali per il benessere e per il risparmio economico dei propri cittadini.

In macchina, nel viaggio di ritorno, io e Massimo siamo convinti del fatto che con un’amministrazione così, senza guardare bandiere e colori di partito, ma solo la buona volontà delle persone, si può lavorare veramente bene. Il legame stretto con il Comune è proficuo e produttivo. Organizziamo una serie di incontri nei quali si cominciano a discutere dei vari progetti che si cominciano a concretizzare. Il primo a partire è il progetto di Educazione Ambientale all’interno delle scolaresche. Il Comune, al fine di coinvolgere il preside e il corpo docente, ha organizzato un incontro con queste figure per raccogliere suggerimenti e verificare le possibilità di inserire questo corso ad anno scolastico già avviato. In seguito è stata fatta una conferenza stampa, per lanciare il progetto e dargli visibilità, durante la quale erano presenti il Sindaco, l’Assessore all’ambiente, il Tenente, il sottoscritto e l’agronomo che cura la parte del compostaggio. I lavori cominciano e per una settimana mi trasferisco a Folignano. Ogni giorno vado a fare una lezione nelle varie scuole sui rifiuti, cosa sono, quanti ne produciamo, di che tipo e quali possono essere le soluzioni per

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di Mario Testa


Folignano è un centro di circa

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10.000 che sorge su una collina a sud di Ascoli Piceno. Al confine con l’Abruzzo, dista pochi chilometri dal capoluogo di provincia

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e circa 35 km dal mare Adriatico. ridurli e differenziarli ecc.. Alla fine della settimana ho fatto lezione a circa 800 bambini di scuola elementare e media. Siamo entrati in quasi tutte le famiglie di Folignano attraverso l’esperienza dei bambini e attraverso gli opuscoli che ha realizzato la nostra Associazione e che il Comune ha provveduto a stampare. Gli opuscoli realizzati sono stati due, ”Le 4R” (Riduzione, Riutilizzo, Riciclaggio, Recupero) e quello sul compostaggio, “Wow, nei rifiuti c’è nutrimento per la terra”. Nei giorni dell’educazione ambientale, la collaborazione con il Sindaco, l’Assessore e il Tenente è continuata assidua e produttiva; le varie idee che proponevo venivano accettate e ne facevano venire in mente altre. Man mano ci siamo resi conto che servivano delle forze ben addestrate e informate che potessero aiutarci. Ecco pronta l’idea degli Ecovolontari, persone che dedichino un po’ del loro tempo libero per la sensibilizzazione dei cittadini sui vari progetti del Comune. Il Tenente si mette subito in moto e prepara il bando per reclutare gli Ecovolontari. Dopo un mese mi ritrovo di nuovo a Folignano per fare un corso

di una giornata a questo primo gruppo di sette persone volenterose. Naturalmente la tematica trattata è quella dei rifiuti e di come un Comune come Folignano deve affrontare il problema. I miei viaggi a Folignano continuano e dopo l’educazione ambientale a scuola altri progetti vengono realizzati. - Pannolini lavabili. L’iniziativa prevede la consegna gratuita, a tutte le famiglie con una nuova nascita nel 2010, di un kit composto da n. 10 pannolini ecologici (lavabili) di ottima qualità, una mutandina impermeabile e n. 100 veli. Il processo di consegna inizia al momento della registrazione della nascita presso l’Ufficio Anagrafe alla quale segue l’invio ai nuovi genitori di una lettera di congratulazioni del Sindaco con allegato il buono per il ritiro del kit in un incontro dove personale specializzato mostra l’utilizzo dei pannolini lavabili fornendo nel contempo tutte le informazioni necessarie per il corretto utilizzo e lavaggio. Il progetto ha preso avvio nel corso del 2010 con buoni risultati: su 30 nuove nascite sono stati ritirati circa 15 kit. Considerate le richieste pervenute all’Amministrazione, si ritiene di estendere la consegna del kit anche per le nascite del 2009. Il valore com-

merciale del kit è pari a circa 150/160 euro,e quindi l’impegno economico per il 2010 per il Comune è pari a circa 10mila euro. (ricordiamo che a fronte di un kit di 20 pannolini si possono risparmiare circa 500euro l’anno ed evitare di buttare in discarica 6000 pannolini); - Compostaggio domestico. L’iniziativa ha preso avvio con una campagna di sensibilizzazione e promozione realizzata in collaborazione con i due Istituti Scolastici Comprensivi, “Don Enrico Monti” e “Folignano Capoluogo”, presenti sul territorio comunale. L’obiettivo è quello di organizzare un mini-corso con risvolti di pratica applicazione per gli studenti. Pertanto, grazie alla collaborazione della Provincia di Ascoli Piceno, alla nostra Associazione ed alla Ge.A. di Castorano, si è proceduto, nel mese di novembre 2009, alla consegna agli Istituti di n. 8 compostiere (una per ogni plesso scolastico), alla presentazione ed organizzazione dell’attività. Si è quindi realizzato il bando comunale per la consegna di n. 100 compostiere domestiche. Il progetto, finalizzato alla prevenzione e riduzione dei rifiuti verdi, prevede la consegna gratuita di compostiere a coloro che ne facciano richiesta. Naturalmente in un paese come Folignano, dove la grandissima maggioranza dei cittadini possiede un giardino e dove la frazione umida supera il 40% dei rifiuti prodotti, l’iniziativa assume un’importanza capillare. Passano i mesi e il nostro rapporto con il Comune continua. Siamo a maggio ed ecco che Fare Verde è invitata dall’assessore alle politiche sociali Rita Cosmi alla festa del libro 2010, che si terrà a Folignano dal 26 maggio al 1 giugno. Di nuovo faccio le valigie, prenoto il mio B&B e parto per un’altra settimana nel comune che ormai mi è diventato familiare. Siamo presenti con il nostro banchetto, insieme agli Ecovolontari, all’interno del Palazzetto dello Sport, dove sono presenti tutti gli altri stand tematici di grandissimo interesse, a partire


dal Planetario del gruppo Pleiadi, un vero e proprio laboratorio astronomico dove sperimentare le emozioni che la volta celeste è capace di suscitare. All’interno del planetario è anche presente una mostra scientifica interattiva con esperimenti di magnetismo, ottica, meccanica, pressione e acustica. Tra gli altri stands, da segnalare anche quello del Museo malacologico di Cupramarittima, la più grande struttura museale del genere esistente al mondo che esporrà un interessante campione delle straordinarie creature del mare, compresi 6 squali imbalsamati, lo stand di Oltremare, con l’illustrazione della vasta gamma di percorsi che il parco offre, ed una mostra fotografica che illustra le dodici missioni di pace a cui l’Italia ha partecipato dal dopoguerra ad oggi e infine presente lo stand della Polizia di Stato, con esposizione di auto della polizia, dalla vecchia 500 alla moderna smart, proiezioni di video e varie dimostrazioni. Nel corso della fiera abbiamo tenuto delle “lezioni gioco” di educazione ambientale negli asili comunali e dei laboratori pomeridiani aperti a tutti i bambini. Mi sono recato in 4 asili durante l’ora della mensa; dopo una piccola premessa sul tema dei rifiuti insieme ai piccoli abbiamo sparecchiato e pesato i rifiuti prodotti. I dati che sono venuti fuori (in media 0,40 grammi per il kit di plastica e150-200g a testa per l’organico) ci sono serviti, oltre a far

capire quanti rifiuti vengono giornalmente prodotti, anche per confermare la proposta del progetto “mensa rifiuto 0” che stavamo valutando con il Tenente stimando i vari costi delle lavastoviglie e del kit di piatti di plastica lavabili. Calcolando costi e benefici, è emerso che con il risparmio del costo dei piatti, bicchieri e tris di posate di plastica usa e getta, a cui si aggiunge il costo della discarica, la spesa iniziale delle lavastoviglie e del kit di piatti, posate e bicchieri lavabili viene ammortizzata in soli 2 anni. Dal terzo anno in poi il Comune andrebbe a risparmiare diverse migliaia di euro e ad avere un impatto ambientale decisamente vicino allo 0. Per quanto riguarda i laboratori che ho tenuto questi hanno avuto un bel consenso da parte dei bambini che si sono trovati ad autoprodurre sapone, carta e prodotti alimentari come marmellate, pizza e pasta. Ogni giorno decine di ragazzi, dai 6 ai 12 anni, si sono cimentati nei vari laboratori. Questi laboratori hanno avvicinato i ragazzi ai temi ambientali ed ecologici e, inoltre, hanno sensibilizzato le famiglie e la popolazione a un modo di vivere più consapevole delle responsabilità dei propri consumi e degli sprechi che si fanno tutti i giorni. Tra le altre nostre proposte ci sono un distributore di latte e yogurt alla spina e detersivi alla spina nei supermercati. Per il primo è già pronta la casetta

con il distributore, mancano solo gli ultimi dettagli e il signor Balena potrà iniziare a distribuire i suoi prodotti alla spina. Per il secondo sono stati presi dei contatti con dei supermercati e alcuni inizieranno la distribuzione nel corso dei prossimi mesi. Tutti questi progetti sui rifiuti necessitano indubbiamente di fondi, ma anche e soprattutto della buona volontà delle amministrazioni, che possono avere dei ritorni nel corso di pochi mesi. Un discorso a parte va fatto per l’efficienza energetica. Abbiamo proposto al Comune degli studi di efficienza energetica dei vari edifici, come scuole, palestre, ecc. Su tale proposta, che il Sindaco vuole concretizzare al più presto, cominceremo a lavorarci da subito, con la prima fase, quella più dura, di ricerca fondi. Qui i fondi devono essere maggiori, non tanto per la prima fase dello studio di sprechi e varie soluzioni per eliminarli, quanto per i lavori di ristrutturazione che andranno fatti. Naturalmente come ci insegna Bolzano, dove l’edificio che ospita gli uffici della Provincia autonoma di Bolzano è passato da una bolletta di 90.000 euro a una di 4.000 euro all’anno, forse vale la pena impegnarsi con tutte le forze per realizzarlo... Per concludere questi nostri primi mesi di collaborazione eccoci qui ad aprire l’home page del sito del Comune www. comune.folignano.ap.it/ e sul lato destro leggere: - progetto ecovolontari - progetto pannolini lavabili - progetto comunale per il compostaggio domestico In pochi mesi il Comune ha quindi messo in pratica quelle nostre idee progettuali che ogni giorno i volontari dei gruppi locali propongono alle varie amministrazioni. Folignano è uno dei Comuni che abbiamo “adottato”, speriamo che a seguire anche altri possano essere così attivi.

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Come e perché si diventa comuni virtuosi

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a cura di Mario Testa

Lo abbiamo chiesto agli amministratori di Folignano, a cominciare dal Sindaco. Ma anche al Tenente dei Vigili urbani e all’Assessore all’Ambiente. Perchè le scelte devono essere condivise! Intervista ad Angelo Flaiani, Sindaco del Comune di Folignano Quali sono le principali motivazioni che la spingono a promuovere progetti ambientali nella Sua città? Uno dei compiti principali di un amministratore pubblico è quello di promuovere, attraverso l’azione amministrativa, comportamenti ed abitudini virtuose capaci di generare vantaggi ai cittadini ed al territorio. L’emergenza ambientale, che per fortuna nel nostro Comune non ha mai assunto dimensioni drammatiche come in altri territori, ci impone di mettere in campo azioni preventive per scongiurare quei drammi ambientali che oltre a mettere in pericolo la salute dei cittadini pregiudicano in maniera spesso irreversibile l’ambiente. Per questo motivo è necessario intervenire a difesa dell’ambiente e migliorare la qualità della vita avviando forme di tutela sui beni naturali che appartengono all’umanità. Quindi è necessario attuare iniziative volte ad ottimizzare la gestione del territorio, stimolare l’impronta ecologica della macchina comunale attraverso misure ed interventi concreti ed efficienti quali l’efficienza energetica e gli acquisti verdi, ridurre l’inquinamento atmosferico promuovendo politiche e progetti concreti di mobilità sostenibile quali il trasporto pubblico integrato ed il piedibus e promuovere inoltre una corretta gestione dei rifiuti, visti non più come un problema ma come risorsa, attraverso la raccolta differenziata e l’attivazione di progetti concreti tesi alla riduzione della produzione dei rifiuti in una politica che aspira al traguardo “rifiuti zero”.

In sintesi è necessario promuovere ed incentivare nuovi stili di vita negli Enti locali e nelle loro comunità, attraverso politiche e progettazioni atte a stimolare nella cittadinanza scelte quotidiane sobrie e sostenibili. Con questi obiettivi stiamo procedendo sulla stessa linea della precedente amministrazione del Sindaco Allevi. Stiamo migliorando l’esistente ed abbiamo introdotto alcuni nuovi ed importanti progetti che porteranno sicuramente risultati importanti soprattutto in termini di aumento della raccolta differenziata e nella lotta alla riduzione nella produzione di rifiuti. Faccio riferimento in particolare al

progetto dei pannolini ecologici (lavabili) che stiamo consegnando ai nuovi nati, alle compostiere domestiche che tra qualche settimana saranno consegnate ai privati che ne hanno fatto richiesta, alla compostiera comunale per il verde delle aree pubbliche ed alle tante iniziative che abbiamo in programma e che saranno sviluppate nei prossimi mesi. Pensa che sia possibile conciliare le esigenze di finanze comunali sempre più esigue con l’esigenza di ridurre il nostro impatto sull’ambiente? Ogni progetto ha un costo che deve trovare la necessaria copertura finanziaria nelle risorse comunali e purtroppo è impossibile non tenere conto delle attuali difficoltà dei bilanci comunali che di fatto rallentano la realizzazione delle iniziative. Ritengo comunque che sia possibile conciliare l’esigenza del bilancio e la necessaria attenzione all’ambiente. Occorre entrare nell’ottica corretta di considerare la spesa delle iniziative proposte come un vero e proprio investimento per il futuro, un progetto a lungo termine con importanti ritorni


“Oggi molte delle iniziative presentate insieme vengono

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riprese dai Comuni limitrofi. Sempre più Folignano viene presentata come Amministrazione Virtuosa e questo, per chi la rappresenta, costituisce un vanto che condivido volentieri con i cittadini che hanno collaborato per la

economici ed ambientali per i prossimi anni. Mi spiego meglio con un esempio: il progetto dei pannolini lavabili, iniziato nel 2010, permette la riduzione dei rifiuti derivanti dai pannolini tradizionali di circa 350 kg all’anno per ogni neonato. E’ chiaro che quanto maggiore è la diffusione di questo comportamento virtuoso tanto maggiore sarà la riduzione delle spese per smaltimento dei rifiuti. Se poi aggiungiamo i vantaggi economici per le famiglie, è chiaro che quello che oggi consideriamo spesa è in realtà un investimento. Stesso discorso per le compostiere, maggiore è l’utilizzo, minore sarà la quantità di verde e potature conferite in discarica. Quali sono le reazioni dei cittadini alle proposte dell’Amministrazione comunale per ridurre la nostra impronta ecologica? Assolutamente positive le reazioni dei cittadini, probabilmente perché hanno potuto verificare con mano che le strategie ed i progetti permettono risultati importanti con un impegno minimo da parte di tutti. Questo perché le prime iniziative proposte permettono realmente non solo un vantaggio per l’ambiente ma anche minori costi per le famiglie. Con l’uso dei pannolini lavabili si può evitare l’acquisto dei pannolini usa e getta, per un importo di circa 500 euro all’anno, mentre con le compostiere domestiche, dopo aver verificato il reale e corretto utilizzo, il cittadino può avere una riduzione sull’imposta Tarsu fino al 30%. E’ logico che nella fase iniziale alcuni comportamenti virtuosi debbono essere stimolati attraverso un ritorno economico ma siamo certi che una volta avviati questi virtuosismi ambientali non potranno che autoalimentarsi. Quali difficoltà incontra un amministrazione che voglia rendere il suo comune “virtuoso”? Quando si cerca di modificare comportamenti, pratiche ed abitudini, credo che una iniziale diffidenza sia la normalità. Non secondario è l’aspetto eco-

nomico perché la copertura finanziaria dei progetti diventa ogni anno più difficile. Non c’è però soddisfazione migliore nello scoprire l’apprezzamento dei cittadini per le soluzioni proposte che ripagano sempre sia il lavoro amministrativo che l’impegno economico. Le perplessità iniziali si traducono sempre, a volte dopo un breve periodo di prova, in approvazione per quanto proposto ed i risultati molto spesso superano gli obiettivi prefissati proprio per la volontà dei cittadini di incidere nella riuscita del progetto. Quanto è importante “fare rete” con altre amministrazioni virtuose? E, se lo ritiene importante, quali sono le difficoltà nel condividere esperienze e progetti? La condivisione delle problematiche, dei progetti, delle iniziative messe in campo è essenziale. Prima di dare il via ad ogni singolo progetto abbiamo analizzato i progetti degli altri Comuni, valutato la fattibilità e dopo aver selezionato le iniziative più adatte alle caratteristiche della nostra popolazione e del nostro territorio le abbiamo proposte ai cittadini di Folignano. Un primo ma importante risultato della condivisione di programmi ed obiettivi è stato realizzato con l’adesione del comune di Folignano al Consorzio Cev, costituito da più di 1000 Comuni

d’Italia per l’ottimizzazione della spesa energetica. A seguito dell’adesione, il Consorzio fornirà interamente l’energia necessaria per la pubblica illuminazione e per gli edifici comunali (scuole, municipio, palazzetti dello sport) con l’importante novità che l’energia è interamente prodotta da fonti rinnovabili, quindi energia verde. Proprio perché crediamo nella condivisione delle idee e dei progetti è nostra intenzione chiedere a breve l’ingresso del Comune di Folignano nell’“Associazione Comuni Virtuosi”. Vogliamo in questo modo dare un forte segnale della volontà di procedere in maniera sempre più decisa nella tutela dell’ambiente e lo faremo insieme a quei Comuni d’Italia che nel corso di questi anni hanno dimostrato una forte sensibilità ambientale e messo in campo progetti innovativi che hanno prodotto importanti risultati in termini di raccolta differenziata e riduzione dei rifiuti. In sintesi siamo molto soddisfatti per il lavoro realizzato ma consapevoli di essere solo all’inizio di un processo che dovrà puntare necessariamente all’obiettivo del “rifiuto zero”. Sono sicuro che sia l’Amministrazione Comunale che i cittadini di Folignano sapranno dare il loro fondamentale contributo per realizzarlo nel più breve tempo possibile.

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riuscita dei progetti”Angelo Flaiani, sindaco di Folignano


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“Il primo problema che ho affrontato è stato quello della riduzione dei rifiuti: differenziazione e riduzione contestuale nella consapevolezza che siamo noi che classifichiamo come rifiuto tutto quello che non ci serve più. Sono un sostenitore convinto dell’idea che gestendo nel modo corretto gli RSU, gli stessi possono diventare una risorsa economica per il territorio che li produce.” Graziano Vannozzi Ass.re all’Ambiente del Comune di Folignano.

Intervista a Graziano Vannozzi Assessore all’Ambiente del Comune di Folignano. Nei decenni passati quella all’ambiente, purtroppo, non è stata tra le deleghe più ambite all’interno di qualsiasi amministrazione pubblica, a tutti i livelli. Si sente di condividere questa affermazione? Pensa che oggi lo scenario sia cambiato? Sono dieci anni che sono in Amministrazione con delega al Bilancio, posso sinceramente affermare che la delega all’Ambiente è stata sempre considerata di secondo piano; l’Assessore di competenza si interessava di gestire il contratto per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti e la manutenzione del verde pubblico. Oggi le cose sono cambiate completamente. Quando il Sindaco mi ha affidato tale incarico, appena ho avuto la possibilità di prendere visione dei problemi, ho capito l’importanza degli stessi legati alla qualità della vita dei cittadini del nostro territorio. Qual è, secondo Lei, il “peso” della gestione delle risorse ambientali nell’amministrazione di una Comunità Locale? Nei bilanci comunali l’impegno delle risorse per la gestione dell’ambiente è considerevole. Non è più possibile in ogni caso riproporre annualmente il costo storico per i servizi tradizionali, come lo smaltimento e la raccolta degli RSU, ma dobbiamo affrontare tali problematiche con l’obiettivo di non subire ma prevenire i fatti che possono incidere sulla vita quotidiana dei nostri cittadini. Quali sono gli obiettivi che si è prefissato come Assessore all’ambiente del Comune di Folignano? Come prima cosa mi sono prefissato di conoscere a fondo tutte le problematiche legate all’ambiente. Il primo problema che ho affrontato è stato quello attuale della riduzione dei rifiuti: differenziazione e riduzione contestuale nella consapevolezza che siamo noi che classifichiamo rifiuti tutto quello

che non ci serve più. Sono un sostenitore convinto che gestendo nel modo corretto gli RSU, gli stessi possono diventare una risorsa economica per il territorio che li produce. L’informazione al cittadino per il trattamento degli RSU è fondamentale per diffondere una cultura del rispetto del territorio e della qualità della vita.L’obiettivo non è solo quello della gestione dei rifiuti, infatti l’utilizzo dell’energia rinnovabile sarà

Intervista a Umberto Ranalli Tenente dei Vigili Urbani del Comune di Folignano. Tenente Ranalli, cosa l’ha spinta a contattare l’associazione Fare Verde? Cercando informazioni su internet sulle buone pratiche già attive nei comuni virtuosi ho trovato l’associazione Fare Verde. Da qui sono andato sul sito dell’associazione e sono rimasto piacevolmente colpito dalle attività della vostra associazione. Quindi vi ho contattato per poter avere un colloquio diretto. In questo primo semestre di collaborazione quali sono state le difficoltà e quali risultati sono stati raggiunti? Difficoltà poche grazie soprattutto all’ottima collaborazione che si è creata tra l’amministrazione comunale, che crede molto in questo progetto, e la vostra associazione. Questo ci ha aiutato a realizzare subito il progetto degli Ecovolontari che stanno svolgendo interventi capillari anche porta a porta in modo da stare continuamente vicino al cittadino e di riuscire a capire quali sono le difficoltà e dove dobbiamo migliorare. Per quanto riguarda i risultati, come detto prima, abbiamo iniziato subito con la creazione di questo gruppo di Ecovolontari, che naturalmente è ancora aperto e chiunque può dare un suo contributo. In contemporanea abbiamo promosso il progetto che ci avete suggerito voi sui pannolini lavabili e quello del compostaggio. Avete un progetto per ridurre il conferimento in discarica di rifiuti umidi biodegradabili. In cosa consiste? Per darvi una idea la frazione organica e verde dei rifiuti nel nostro Comune si aggira intorno al 40%. Noi abbiamo deciso di scindere in due il progetto per risolvere il problema. Da una parte compostaggio domestico; il 16 luglio è iniziato il primo corso e sono state date le prime 30 compostiere entro il 28 luglio. Nel mese di agosto, è stata ultimata questa prima distribuzione con le altre 70 compostiere. Molti cittadini hanno comunque espresso apprezzamento al progetto ed inizieranno il compostaggio domestico con buche e silos di compostaggio. Il secondo progetto, presentato alla Provincia di Ascoli Piceno, riguarda la trasformazione in compost di rifiuti biodegradabili e residui di sfalci delle aree verdi comunali tramite buche/concimaie che realizzeremo nelle aree comunali destinate al deposito temporaneo dei rifiuti biodegradabili. Queste aree saranno recintate e tabellate per evitare utilizzo improprio da parte di terzi. Il drenaggio dell’acqua sul fondo è garantito da uno strato di ghiaia e tubi dre-


“Negli scorsi giorni ho fatto la vostra proposta a degli imprenditori locali, chiedendo la possibilità di realizzare un furgone itinerante allestito con lavastoviglie e kit di piatti e posate per eliminare l’usa e getta dalle tantissime sagre...” Umberto Ranalli

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una sfida da affrontare con urgenza; dobbiamo saper coniugare lo sviluppo economico del territorio con la qualità dello stesso. Affrontando questo problema non dobbiamo dimenticare che il nostro territorio ha una vocazione agricola, con tanti piccoli produttori che riescono a conservare le antiche tradizioni.

nanti. Gli scarti saranno tenuti discosti dalle pareti della buca che saranno foderate con dei bancali che creano una camera d’aria per consentire il ricambio d’aria e l’ossigenazione del materiale mentre la buca sarà coperta con un telo impermeabile per evitare infiltrazioni di acqua piovana che potrebbe produrre percolato. Quali sono i prossimi obiettivi del Comune? A breve avremo un incontro con l’Aiab Marche (Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica). Abbiamo in cantiere la realizzazione di un progetto di “microfiliera”. L’obiettivo è la rivalorizzazione del nostro territorio. Per far ciò i nostri piccoli e medi imprenditori agricoli metteranno a disposizione per i cittadini frutta e verdura del proprio orto. Quindi la finalità è quella di far andare il cittadino di Folignano a far spesa di frutta e verdura biologici di stagione da questi nostri produttori locali. Altro progetto in cantiere è quello delle mense a “rifiuto0”. Qui anche con i vostri interventi nelle scuole abbiamo visto quanti rifiuti vengono prodotti sopratutto con l’usa e getta, che tra le altre cose è pure poco pratico per servire alcuni piatti caldi. Lo studio è andato avanti e con questo progetto che prevede la distribuzione di piatti, posate e bicchieri lavabili che verranno lavati dalle lavastoviglie industriali che l’amministrazione metterà nelle scuole di Villa Pigna e Piane di Morre, si prevede l’eliminazione di circa 1 tonnellata e 350 kg di plastica e il risparmio di 8.000 euro all’anno per l’acquisto dei kit di plastica oltre al costo della discarica. Per dare un’idea ammortizziamo il costo delle lavastoviglie e piatti in poco più di 2 anni. Per quanto riguarda l’umido prodotto a scuola, una piccola parte si potrà mettere nelle compostiere che abbiamo messo nei giardini delle scuole e per la restante stiamo valutando la possibilità di metterla nelle buche/concimaie. L’eliminazione dell’usa e getta si potrebbe estendere anche alle tantissime sagre che ogni anno ci sono a Folignano e nei comuni limitrofi? Proprio negli scorsi giorni ho fatto la vostra proposta a degli imprenditori locali, chiedendo la possibilità di realizzare un furgone itinerante allestito con lavastoviglie e kit di piatti e posate. L’idea è piaciuta e stiamo aspettando una risposta. Per quanto riguarda i tempi? Per la scuola ci siamo prefissi l’inizio del prossimo anno, per la sagra a “rifiuto 0” come vi dicevo aspettiamo una risposta da imprenditori locali.

Quali sono le maggiori difficoltà che incontra nello svolgimento della sua attività di Assessore e come pensa di affrontarle? Le difficoltà maggiori sono rappresentate sicuramente dalla necessità di dare una risposta a tutte le richieste dei cittadini, che molto spesso sono in contrasto con il rispetto dell’ambiente e della bellezza del nostro territorio. La risoluzione di tutti i problemi legati all’ambiente passa attraverso il confronto con i cittadini facendo capire loro che salvaguardare l’ambiente non significa necessariamente frenare lo sviluppo economico. Per esempio, quando riusciremo ad avviare il progetto” filiera corta”, il cittadino scoprirà la ricchezza del nostro territorio che deve essere salvaguardato. Ritiene che la collaborazione con associazioni di volontariato come Fare Verde possa essere di aiuto? Se sì, in che modo? La collaborazione con le associazioni di volontariato, in questo campo, è di primaria importanza. Il know how del settore è in mano a loro, la sensibilità giusta per l’ambiente la ritroviamo in loro. Le idee che ho in mente si potranno realizzare solo attraverso una collaborazione continua con le associazioni che operano nel settore. Per quelle già messe in campo ringrazio fortemente chi ci ha supportato, in primis l’associazione FARE VERDE. L’aiuto più consistente che le associazioni citate ci possono dare riguarda sicuramente la formazione ai cittadini e agli amministratori comunali e la realizzazione di progetti operativi e di tutto l’iter per accedere ai finanziamenti degli organi sopra preposti.

comuni virtuosi

Tenente dei Vigili Urbani del Comune di Folignano


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Una pista ciclabile ...sulle rotaie!

mobilità

di Sabrina Spaghi La bicicletta è un mezzo di trasporto sostenibile. Non emette alcun inquinante in atmosfera, non fa rumore, non ingombra la strada, si può parcheggiare facilmente occupando poco spazio, permette di raggiungere in breve tempo luoghi nel raggio di 5-10 km, induce all’attività fisica, allo stare all’aria aperta, è utilizzabile anche dai bambini, permette momenti ricreativi. E poi è bella, da usare e guardare. In Italia inoltre abbiamo un clima che ne permetterebbe l’uso pressoché in ogni periodo dell’anno. C’è da domandarsi quindi perché noi italiani non ne siamo forti utilizzatori. Secondo statistiche ISTAT infatti nel 2009 solo il 3,4% dei lavoratori utilizzavano la bicicletta per andare a lavoro. Nel 1997 tale percentuale era al 2,6%. La ragione di tale scarso uso è in primo luogo legata alla mentalità, quindi le preferenze di trasporto dei cittadini (domanda di mobilità). Nei paesi del centro-nord Europa la bicicletta gode di rispetto quanto un’auto. Provate a Berlino, ad Amsterdam o in altre città ad invadere come pedoni le corsie ciclabili rosse … vi urleranno di spostarvi senza farsi troppi problemi! Vanno fieri delle loro piste ciclabili, del loro andare in bici … e personalizzano i

I binari di una vecchia linea ferroviaria ormai in disuso trasformati in un confortevole percorso per biciclette. E’ la pista ciclabile del Parco costiero del Ponente Ligure, 24 chilometri ottimamente attrezzati, tra i pini marittimi e le verdi colline liguri da un lato e la vista ed il suono del mare dall’altro. propri mezzi di trasporto con adesivi, fiori, colori brillanti e cestini particolari. Proprio come noi facciamo con le nostre auto. Ma noi non andiamo così fieri delle nostre auto e delle nostre strade … chissà perché. La mentalità degli italiani non è però il solo fattore che spiega l’avversione per la bici. Il secondo elemento è la scarsa disponibilità di piste ciclabili e attrezzature stradali idonee all’utilizzo di questo mezzo di trasporto (offerta di mobilità). Anche se tutti noi avessimo una altissima propensione e simpatia per l’uso della bici, la metà di noi non la userebbe comunque per ragioni proprio connesse alla mancanza di infrastrutture stradali adeguate. La sicurezza in primo luogo. Nessuno in

città vuole usare la bicicletta sapendo che il rischio di incidenti con danni alla salute è molto più alto rispetto all’uso dell’auto. E’ una contraddizione in termini: un mezzo di trasporto così elegante e tranquillo non può non inspirare serenità nell’animo di chi lo usa. La prova si ha percorrendo una pista ciclabile ben fatta, che garantisce la sicurezza del ciclista: si ha piacere a percorrerla e si è invogliati a farlo di nuovo. Quindi non è tanto il mezzo bicicletta a non attirare simpatia, quanto l’inefficienza sul territorio di politiche per una mobilità ciclabile. Una migliore offerta stimolerebbe la crescita della domanda. Le piste ciclabili in Italia sono poco diffuse, sia in città che altrove. Esistono però casi, isolati, di grande successo in tema di mobilità ciclabile. Un esempio è la pista ciclabile del Parco Costiero del Ponente Ligure. Con i suoi 24 km, è una delle piste ciclabili più lunghe del Mediterraneo. Il percorso è fruibile da pedoni e ciclisti in entrambe le direzioni di marcia. La pista sorge sul tracciato costiero della vecchia ferrovia a binario unico, sulla linea FS Genova-Ventimiglia, dismessa nel 2001 e spostata a monte. Attualmente la pista ciclabile si estende da San Lorenzo al Mare a Ospedaletti. I lavori sono iniziati nel 2008 e si sta completando l’opera tratto per tratto in modo da garantirne la piena fruibilità. La Regione Liguria ha deciso di investire molto in un progetto di riqualifica1

ISTAT, Rapporto Annuale 2009.


zione dell’intera costa di Ponente, da sempre meta di turismo per la vicinanza geografica dalle città e per il clima mite. L’area del tracciato ferroviario è stata così bonificata (dalla società a maggioranza pubblica Area 24) e trasformata in un percorso ciclabile. Da un punto di vista economico è la scelta migliore che si è potuto fare: la linea ferrata a binario unico ha una larghezza massima di pochi metri a fronte di una lunghezza di diversi chilometri, non si poteva utilizzare l’area in modo più proficuo. L’intervento pubblico è stato ingente, ma la realizzazione della pista ha generato diversi vantaggi: la messa in sicurezza del tracciato, la riqualificazione della flora circostante, la valorizzazione degli immobili situati in prossimità della pista (il cui valore aumenta notevolmente), lo sviluppo di un turismo sportivo anche nelle aree balneari, la disponibilità di uno svago per i turisti abituali del ponente ligure, la valorizzazione di alcuni scorci e percorsi non noti. Il percorso è facile e pianeggiante, incantevole dal punto di vista paesaggistico, in quanto attraversa piccoli borghi e tratti di vegetazione rigogliosa tipicamente mediterranea, con una vista continua sul mare. Dalla pista è possibile accedere facilmente a spiagge e scogliere. Lungo il percorso si può visitare i piccoli paesi e fare una sosta nei ristori liguri più caratteristici. La pista è sicura. E’ tratteggiata lungo il percorso una linea di divisione delle corsie di andata e ritorno, per evitare incidenti fra ciclisti. Il percorso pedonale è a margine di quello ciclabile, ben indicato con la segnaletica. Lungo tutta la pista sono presenti colonnine di S.O.S. in caso di emergenza, soprattutto dentro le numerose gallerie. L’illuminazione è garantita con continuità anche di notte. Circa ogni chilometro, generalmente nei punti più belli di paesaggio, sono state costruite alcune aree per il relax, con panchine, rastrelliere per biciclette, acqua potabile e cestini per la raccolta differenziata. Nei punti critici (ad esempio in centro a Sanremo) sono stati installati

Il tracciato della ferrovia, prima e dopo. Informazioni su www.pistaciclabile.com

dei semafori per ciclisti. Non sembra neanche di stare in Italia. Sul percorso si incontrano ciclisti professionisti che sfrecciano velocissimi, ciclisti amatoriali, famiglie con bambini che maneggiano per le prime volte le piccole biciclette, persone che passeggiano, che fanno jogging o pattinano. C’è spazio per tutti e il tragitto non stanca mai. E’ una immersione nella macchia mediterranea: da un lato i pini marittimi e il verde delle dolci colline liguri, dall’altro il mare e il suono delle onde. Lungo il margine del percorso sono state seminate piante grasse, lavanda e altre specie vegetali, il tutto con sistema di irrigazione goccia a goccia continuo. E pedalando e camminando si osservano le bellezze locali, i centri

cittadini e si raggiungono i luoghi di interesse storico/culturale. E per chi ha ricordi in questi luoghi si rivive anche il proprio passato, osservando qua e là scorci immutati o paesaggi stravolti dalla modernità. Un tragitto ideale per chi vuole ricaricarsi immergendosi nella natura, per chi ama il mare o la bicicletta, per chi semplicemente ama passeggiare nel verde lontano da smog e rumore, e per chi cammina lentamente guardando bei paesaggi che evocano dolci ricordi. Dicevo non sembra Italia. In realtà è una fotografia di ciò che di bello l’Italia può essere se ci impegniamo a valorizzare il territorio locale, a tutelare il nostro ambiente e il nostro patrimonio culturale e tradizionale.

mobilità

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Cosa può fare l’osteopatia per le donne in gravidanza?

ospeopatia

di Patrizia Forte (Osteopata D.O. MROI)

Le donne, quando stanno per diventare madri, si trovano a dover affrontare una serie di cambiamenti fisici ed ormonali che non sempre avvengono in modo per così dire “silenzioso”! Uno dei primi disturbi è la nausea e spesso la causa non è esattamente il risultato degli ormoni sullo stomaco, bensì un problema a livello cervicale. Chiariamo il legame: lo stomaco è innervato dai nervi vago, due fili della corrente che escono attraverso due fori del cranio a livello della base dell’occipite, cioè sotto la nuca, sia a destra che sinistra, e scendono ai lati del collo dietro i muscoli sternocleidomastoideo, passano dietro la clavicola per entrare nel torace, accompagnando l’esofago sia sul lato destro che sinistro, ed arrivano ad innervare lo stomaco attraversando così circa un terzo del corpo. Con questi semplici elementi non è difficile capire che se per qualche motivo la zona sotto occipitale, così come una spalla (collegata al torace attraverso la clavicola), hanno una qualsiasi limitazione di mobilità, possono costituire un fatto irritativo di base a livello dei suddetti nervi-fili della corrente, per cui la variazione fisiologica degli ormoni nella gravidanza diventa uno stimolo ulteriore per lo stomaco, ed ecco che la povera futura neo-mamma non riesce più a mangiare e dormire senza dover aver sempre la sensazione di essere in barca con mare forza sette! In pratica può accadere che una caduta sulla spalla, una capriola fatta male da bambina, così come un tamponamento od una bella capocciata contro qualcosa (o qualcuno) può presentare il conto quando meno lo vorremmo, rovinando in genere almeno i primi tre mesi di gravidanza! In tal caso l’osteopata valuta lo stato di mobilità delle strutture in questione e riesce con piccoli aggiustamenti manuali locali ad aiutare il corpo a riequilibrare la sua mobilità non interferendo più con i nervi dello stomaco. In tal modo la variazione

ormonale diviene l’unico cambiamento della donna in attesa che siccome naturale silente dal punto di vista sintomatologico. Potrebbe però accadere che la predisposizione della donna in gravidanza alla nausea non sia legata ad un problema della meccanica cervicale, bensì ad uno stato di tensione emotiva. Se dalla valutazione diviene evidente tale situazione, l’osteopata può utilizzare alcune tecniche che riescono a modulare l’attività del sistema nervoso contribuendo anche in tal caso alla diminuzione o scomparsa del fastidioso sintomo. Un altro dei disturbi più frequenti è la comparsa di mal di schiena a livello lombare (lombalgia), o/e dolore ad una gamba (sciatalgia) che in genere trova una poco convincente giustificazione nella convinzione che è il bimbo (già dispettoso!) che si poggia troppo! Povera mamma che già deve esser messa in scacco dall’ignaro pargoletto!!! Ed invece questi sintomi sono per lo più dovuti a piccoli blocchi di mobilità a livello delle articolazioni che costituiscono il bacino od anche dei tessuti molli locali cioè di muscoli o legamenti. Così sforzi fatti quando non c’era ancora la pancia … ecco, anche loro, presentano il conto nel momento meno opportuno! Ed anche se con un bel pancione la donna in gravidanza può avvalersi dell’intervento osteopatico che, con manovre di “induzione all’aggiustamento”, riuscirà ad aiutare le articolazioni ed i tessuti molli, torneranno a muoversi meglio, ad essere più elastici e grazie a questo la donna riuscirà a muoversi e dormire senza troppe sofferenze, e … farà pace con il suo bebè! A volte però lombalgia e sciatalgia

possono dipendere anche da problemi viscerali, ovvero: l’utero aumentando di volume deve farsi spazio a discapito di ciò che gli sta intorno, colon, retto, vescica e intestino tenue in primis, e se tali organi non si “spostano” per esempio per colpa di una aderenza da appendicectomia (asportazione dell‘appendice), accade che “spingono” contro i muscoli, le ossa i legamenti e i nervi vicini a loro causando fastidiosi dolori che impediscono alla donna con il pancione di vivere serenamente uno dei momenti più speciali della propria vita. In tal caso piccole manovre locali che mirano a ridare elasticità ai tessuti sede della cicatrice aderente consentiranno all’utero di “trovare il suo spazio”. Nell’ottica di quanto detto a proposito della parte viscerale è intuitivo che anche la stitichezza in gravidanza sia spesso un problema che può trovare facile risoluzione con il trattamento osteopatico, sia che la causa sia propria degli organi addominali, sia che si tratti di un’irritazione dei nervi che regolano la peristalsi (cioè la motricità intestinale). È doveroso ricordare che il sistema nervoso di controllo della parte terminale dell’intestino dell’utero e della vescica giunge dal sacro e dal tratto dorso-lombare, i nervi che giungono dal sacro diciamo che fa-


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iscriviti a fare verde Per versare la tua quota associativa: CCP n. 9540 5007

intestato a Ass. Ambientalista Fare Verde ONLUS via Ardeatina 277 - 00179 Roma

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Deducibilità cilitano la defecazione, mentre quelli che arrivano dalle vertebre dorsali basse e lombari alte la inibiscono. Però è chiaro che il corretto funzionamento dell’intestino è assicurato dal giusto equilibrio tra i due. Quindi se per qualche motivo esiste una difficoltà di movimento a livello dorsale ecco che il sintomo diviene la stitichezza! Ma niente paura! La capacità dell’osteopata di capire quale sia il problema gli consente di poter aiutare le vertebre a ritrovare la loro mobilità ed un corretto adattamento alla postura della colonna che chiaramente si sta modificando per equilibrare il peso del pancione! Arrivate agli ultimi mesi di gravidanza può giungere un’altra preoccupazione: le contrazioni uterine e l’apertura prematura del collo dell’utero. La paura di partorire prematuramente è tanta, e quindi giù di vasosuprina!!! Con il rischio poi che quando l’utero deve realmente contrarsi e il collo dell’utero rilassarsi per dare alla luce l’atteso bebè , ecco che tutto è fermo! Ma la medicina risolve tutto! E così stavolta giù di ossitona perché quella naturalmente prodotta dalla donna non è più sufficiente allo scopo! Anche in tal caso la logica per lavorare sul riequilibrio del problema è sempre la stessa: cercare ciò che

nel corpo interferisce con il corretto funzionamento del sistema di regolazione nervoso ed indurne la normalizzazione con tecniche manuali. Infine, tanto per non tralasciare di considerare che tutta la gravidanza è sorretta da un delicato gioco di ormoni che normalmente sono regolati da centri nervosi localizzati a livello del cranio, cioè dall’ipotalamo e dall’ipofisi, e dalla placenta stessa, non stupiamoci se magari l’osteopata ritiene che sia utile fare delle tecniche cranio-sacrali per permettere alla gravidanza di procedere senza problemi. Che c’entra il cranio? Mettiamo che da ragazza abbiamo portato un apparecchio ortodontico, questo può aver creato dei problemi a livello della mobilità delle suture del cranio (cioè a livello delle zone in cui le ossa si pongono in relazione l’una con l’altra) ed interferisce sulla vascolarizzazione dei centri nervosi alterandone la fisiologia. Così tecniche dolci sulle ossa craniche possono rilanciare il corretto funzionamento ormonale per la felicità e la serenità della futura neo-mamma e … del papà, che non vivrà con un misto di colpevolezza e disperazione la sua impossibilità di essere d’aiuto in questa fase di attesa!!!

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Collasso. Come le società scelgono di vivere o morire.

recensioni

letto da Diego Verusio

di Jared Diamond, Einaudi 2005, pp. 566, Euro 24 Parlando delle civiltà del passato, spesso ci viene istintivo pensare che queste abbiano avuto una nascita, un picco di civiltà e poi l’inevitabile declino. Lo facciamo con disinvoltura, eppure dovrebbe sorgerci il dubbio di come mai, società che, applicando una necessaria semplificazione, potrebbero essere paragonate ai nostri sistemi attuali, ad un tratto hanno cessato di essere. A cosa si deve il collasso? E’ proprio rispondendo a questa domanda che si sviluppa l’intero libro: un saggio scientifico, che di scientifico ha solo l’approccio, avendo un linguaggio molto divulgativo che lo rende facilmente accessibile. Ripercorrendo gli ultimi anni di vita di popoli come i Maya, gli Anasazi, i Vichinghi o passando a tempi più recenti, analizzando le vicende della Somalia, di Haiti o della Cina il dato che sorprende è la quasi totale sovrapponibilità delle vicende che hanno condotto le prime al collasso e le seconde ad avvicinarsi molto ad un punto di non ritorno. Il filo rosso che si dipana lungo le pagine di questo libro è che, spesso, uno sfruttamento sconsiderato delle risorse dell’ambiente (un sovra-sfruttamento)

porta ad un impoverimento del popolo che vi abita ed è poi, talvolta in concomitanza con altri fattori, il primo passo verso carestie, guerre o migrazioni. In poche parole il Collasso. Diamond, senza mai abbandonare il metodo scientifico che viene tra l’altro abbondantemente spiegato nelle prime pagine del libro (forse la parte un po’ più “scientifica”), traccia un continuo parallelo tra il passato ed il presente, ponendo l’accento sul fatto che quello che noi chiamiamo “progresso” non ci ha portato finora ad evitare o superare alcuno di quegli errori che hanno condannato civiltà importanti del passato ad estinguersi. Una delle vicende più esemplificative del libro, è quella dei vichinghi in Groenlandia e dei loro “vicini” gli Inuit. Infatti avendo vissuto nelle medesime condizioni ambientali e nello stesso periodo storico, hanno avuto esiti differenti. I primi, nel tentativo di piegare il territorio alle loro esigenze lo hanno impoverito fino a non poterne trarre più il necessario sostentamento. Difatti i Vichinghi applicarono le tecniche di caccia, allevamento e agricoltura utilizzate nel loro paese di origine (la

Un cultura incompleta di Sandro Marano Benedetto Croce nel Breviario d’estetica nota acutamente l’errore di chi considera “come infelice il tempo in cui non erano vie ferrate e navigazione a vapore, laddove infelici non siamo se non con noi stessi in immaginazione, quando, adusati ormai a tali comodi di vita, ci fingiamo trasportati in luogo in cui quei comodi non sarebbero e sarebbero invece i correlativi bisogni, nati con quei comodi.” La felicità infatti non dipende dalla quantità di beni e di bisogni ad essi correlati, non dipende dal numero di saponette che si consumano o dalla quantità di benzina che si brucia, di cui tiene conto il PIL. Dipende piuttosto dal dare un senso al proprio esserci nel mondo, dal sentirsi parte di un destino o, se si vuole, dalla consapevolezza di far bene la propria parte nel mondo. Possiamo dire col poeta americano Edgar Lee Masters: “Dare un senso alla vita può condurre alla follia, ma una vita senza senso è la tortura dell’inquietudine e del vano desiderio, è una barca che anela al mare eppure lo teme.” Pertanto non è affatto peregrina la domanda se la nostra civiltà industrialmente avanzata ci renda più felici rispetto ad altre civiltà storicamente esistite. L’esperienza, la ragione, lo studio della storia ci dicono che non siamo felici. Manca a tutti noi una grande prospettiva storica, un mito che ci dia forza, ci sentiamo poveri nell’opulenza. Scriveva Ortega y Gasset: “una cultura contro la quale si possa lanciare il grande argomento ad hominem che non ci fa felici è una cultura incompleta.” (Meditazioni sulla felicità).

Norvegia), senza rispettare le peculiarità del territorio che tentavano di colonizzare, fino a che questo non ha collassato e loro con esso. Al contrario, gli Inuit, cresciuti in quelle terre, avevano imparato a sfruttarlo senza impoverirlo, a rispettarne limiti e tempi, arrivando fino ai giorni nostri in piena salute. Ora, dice Diamond, i Vichinghi sbagliarono inconsapevolmente, per loro era naturale applicare le tecniche che nella loro terra natale avevano permesso di prosperare per secoli. Ma oggi noi abbiamo archeologi, paleontologi e storici e scienziati in genere che sono in grado di spiegarci questi meccanismi. Eppure scegliamo di ignorare gli avvisi e gli insegnamenti che ci arrivano da tempi remoti nel tempo, ma non poi così dissimili nei dati essenziali. Ed ecco appunto arrivati allo scopo del libro, offrire uno strumento critico e di riflessione su quella che è la sfida del nostro secolo: la salvaguardia dell’ambiente. Oggi abbiamo un po’ perso il contatto diretto con l’ambiente che ci circonda, non riuscendo più ad individuare la stretta connessione tra questo ed il nostro sostentamento. Se l’ambiente (e non il supermercato) è ciò che ci dà mangiare, bere e vivere, è appena il caso di sottolineare l’importanza che esso ricopre per la nostra sopravvivenza. Ed è in un susseguirsi di esempi e paralleli tra ieri e oggi che Diamond ci avverte che se vogliamo evitare il collasso, dobbiamo imparare dagli errori di chi ci ha preceduto.


Campobasso

Oria (BR)

“Festa ecologica”, con asta dell’usato e buffet autoprodotto

“La Terra nelle Tue Mani” nella settimana europea per la riduzione dei rifiuti

Si è tenuta lo scorso 7 dicembre, presso i locali del Dopolavoro Ferroviario di Campobasso, una festa ecologica denominata “PIU’PARCO PER TUTTI!”, organizzata dal gruppo locale di Fare Verde in collaborazione con gli amici dell’associazione MALATESTA (associazione sportiva molto attiva nel campo della mobilità sostenibile, in particolar modo impegnata per la diffusione delle due ruote)e del Dopolavoro Ferroviario. L’evento è stato organizzato nell’ambito delle iniziative per contrastare la costruzione della nuova sede della Regione Molise sulla centralissima area dell’ex stadio Romagnoli a Campobasso contro cui Fare Verde si sta battendo ormai da anni chiedendo il decentramento del progetto e la realizzazione sull’area del vecchio stadio di un parco pubblico. La serata è stata l’occasione per rilanciare le ragioni delle associazioni promotrici, mantenendo alta l’attenzione su un tema molto sentito per il capoluogo molisano, che rischia di veder realizzata, proprio al centro della città, una enorme colata di cemento. Durante la serata è stata realizzata un’ “asta dell’usato” di oggetti che molti dei partecipanti hanno portato e messo a disposizione dell’organizzazione per sostenere “la giusta causa”. L’asta dell’usato è una simpatica e divertente iniziativa con cui ci si può sbarazzare in maniera intelligente delle tante cose ormai non più utili che ci riempiono le case (e sono tante!), destinate altrimenti a ricoprirsi di polvere in soffitta (o a diventare prematuramente rifiuti, gonfiando ulteriormente i cassonetti delle nostre città). Al tempo stesso è possibile fare ottimi affari acquistando per pochi spiccioli qualcosa che agli altri non serve più ma a noi può piacere o far comodo. E così, una bellissima bicicletta completamente assemblata da pezzi di vecchie bici, libri, dischi, gadget, cd, VHS, giochi, accessori, piccoli elettrodomestici, cimeli vari, avanzi di soffitta, regali pluririciclati e chi più ne ha più ne metta, hanno riempito la bacheca degli oggetti battuti all’asta durante la graditissima serata. Un modo divertente, intelligente e concreto per ridurre rifiuti e contrastare il consumismo dilagante rilanciando l’idea del riciclo e del riutilizzo. L’intero ricavato è stato destinato all’autofinanziamento per sostenere le spese legali per i ricorsi contro il contestato progetto. A completare lo stile comunitario e conviviale che ha caratterizzato l’iniziativa, il ricco buffet a kilometri zero autoprodotto, offerto da molti dei partecipanti che, come in una festa tra amici, non si sono presentati a mani vuote. A tutti i partecipanti è stato inoltre regalato un “gadget” ecologico a scelta tra gli intramontabili “cotton fioc” biodegradabili oppure la richiestissima sporta in cotone per la spesa di Fare Verde, per ricordare la messa al bando dal 2011 dei sacchetti di plastica.

Per la Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti, 2028 novembre, Fare Verde ha raccolto circa 500 Kg di carta, cartone, plastica ed alluminio con il Concorso “Differenzio e… Vinco” svolto presso la Scuola Primaria “C. Monaco” di Oria. Iniziativa alla quale ha partecipato, quale verificatore dei dati, l’avv. Francesco GRECO, Presidente Onorario del gruppo Regionale Pugliese di FARE VERDE. Il Concorso rientra nella Campagna di Informazione “La Terra nelle Tue Mani” che Fare Verde, con il patrocinio della Città di Oria e dell’ATO BR2 e la collaborazione della Monteco – Cogeir, ha svolto nelle scuole e tra i cittadini di Oria. La Campagna tendeva alla diffusione di buone pratiche che possano realmente portare alla riduzione a montedei rifiuti. Il “caso Napoli” ha dimostrato come discariche e inceneritori non siano la soluzione definitiva al problema rifiuti. Occorre modificare da subito e radicalmente il nostro modello di produzione e consumo, riducendo il volume complessivo di rifiuti prodotti. Concetti ben spiegati agli alunni dai volontari di Fare Verde, nel corso degli incontri formativi avutisi nelle scuole elementari e media della cittadina federiciana, e portati come “buone pratiche” nelle rispettive famiglie. La piena partecipazione delle famiglie al Concorso “Differenzio e… Vinco” rappresenta il successo del messaggio lanciato da Fare Verde: costruire tutti insieme, genitori e figli, cittadini ed amministratori, un Futuro in cui vivere in armonia e rispetto con la Natura. Natura che, come già accaduto nella precedente edizione del Concorso, vedrà come premio per le classi, che maggiormente sisaranno impegnate nella Raccolta Differenziata dei Rifiuti, una Giornata Educativa presso l’Area Naturale Marina Protetta di Porto Cesareo e Palude del Capitano. Inoltre, dopo aver incontrato gli iscritti del Centro Polivalente per Anziani, i volontari di Fare Verde hanno accompagnatogli studenti ed anziani a visitare l’impianto di compostaggio “Eden’94” di Manduria e quello di selezione della Raccolta Differenziata di Campi Salentina gestito dalla “Gas Sud”. Un impegno concreto teso a far toccar con mano ai cittadini ed agli studenti il sistema di lavorazione dei Rifiuti che, se ben raccolti in maniera differenziata, possono costituire importanti Risorse utili a non distruggere il Nostro Pianeta e a non ricoprirlo di nauseabonde “discariche” o di nocivi “termovalorizzatori”, sponsorizzati da gruppi economici ma non risolutivi della “questione Rifiuti”.

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