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TECNOLOGIA/ LOGISTICA

TECNOLOGIA/LOGISTICA

UN SOFTWARE PER AMICO

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LE SOLUZIONI PER LA GESTIONE DELLE FLOTTE AZIENDALI CONSENTONO DI INCREMENTARE L’EFFICIENZA NEI PROCESSI DI CONSEGNA E DI RIDURRE I COSTI. E GRAZIE ALLE FORMULE DI PAGAMENTO A CANONE E AI CREDITI DI IMPOSTA SONO ALLA PORTATA ANCHE DELLE PICCOLE IMPRESE

DI LUIGI FERRO

La produttività che deve crescere, i costi da comprimere e il carburante che sale. Fra pandemia, guerra e inflazione, le aziende hanno più motivi per essere preoccupate e più motivazioni per cercare di rendere più efficiente il loro business. L’utilizzo della tecnologia

è una delle strade da percorrere per guadagnare margini, velocità di esecuzione, maggiore servizio per il cliente. E le consegne possono essere uno dei punti sui quali intervenire, tramite i software che in modo sempre più sofisticato ottimizzano i percorsi, permettendo

di evitare sprechi. Paolo Susani, Direttore Commerciale di Zucchetti, propone un breve excursus sull’evoluzione della gestione della delivery. Dal foglio di carta e dall’esperienza

PAOLO SUSANI, DIRETTORE COMMERCIALE DI ZUCCHETTI

di chi conosceva gli itinerari per le consegne si è passati al foglio Excel e ai software che utilizzano l’intelligenza artificiale con obiettivi come una gestione sempre più ottimizzata di risorse umane, in particolare degli autisti, mezzi e consumi.

I VANTAGGI PER LE AZIENDE

Un insieme di valutazioni tutt’altro che semplice. “Le variabili da tenere in conto – dice Susani – sono molte: le caratteristiche dei veicoli (tempo di lavoro, costi legati alla percorrenza, limiti legali e caratteristiche di capacità) e dei clienti (disponibilità, priorità particolari, modalità di accesso); le condizioni del traffico in tempo reale e la tipologia e disponibilità dei conducenti (competenze e tempi di riposo). Essendo in grado di mette-

re assieme tutte queste variabili, i software portano una serie di vantaggi alle aziende che li adottano, come la crescita dei profitti grazie all’incremento dell’efficienza dei processi e alla riduzione dei costi

operativi. Da non sottovalutare è poi la maggior soddisfazione delle esigenze dei clienti, ottenuta grazie a un importante aumento in termini di elasticità della programmazione”. Tutto questo però può non bastare per convincersi dell’utilità della tecnologia: “Spesso l’evoluzione digi-

tale è ostacolata da personalismi e paure di chi gestisce le attività di programmazione – aggiunge Susani – e in generale nel nostro Paese il passaggio dal foglio Excel agli algoritmi è in ritardo rispetto ad al-

tri paesi europei”. Per contribuire a recuperare questo divario Zucchetti ha puntato sull’integrazione della sua offerta, che comprende ZCarFleet, per la gestione del parco automezzi; Sga, il gestionale per le aziende di trasporti; le soluzioni di ottimizzazione dei percorsi e di localizzazione satellitare di Kft e GuardOne, società del gruppo che operano nel fleet management e che, a richiesta, possono aggiungere anche i servizi legati alle assistenze tecniche ordinarie e straordinarie e quelli legati alla sicurezza del carico tramite un istituto di vigilanza di proprietà.

LE DIFFICOLTÀ NEL FOOD & BEVERAGE

Ottimista sullo sviluppo del mercato è Marco Picciafuoco, Managing Director di Ptv Italia Logistics: “Le aziende devono concentrarsi sull’utilizzo delle tecnologie che consentono di ridurre chilometri, costi di trasporto ed emissioni, rendere più efficiente l’utilizzo della flotta e aumentare comunicazione e trasparenza con i clienti”.

L’ottimizzazione dei percorsi non è un’impresa facile. L’esempio arriva dal food & beverage che ha tempi di

consegna molto stretti. “In alta stagione è una continua corsa contro il tempo – osserva Picciafuoco – e lo scenario è complicato da urgenze, aggiunte, ordini in ritardo, complessità del territorio e numero delle fermate”. Senza contare gli imprevisti, come i cantieri stradali e il traffico. “Per questo – sottolinea Picciafuoco – è necessario un software che grazie al lavoro di un algoritmo crea piani per l’intera flotta e aggiorna

MARCO PICCIAFUOCO, MANAGING DIRECTOR DI PTV ITALIA LOGISTICS

dinamicamente il percorso in caso di nuove informazioni”.

LA RIDUZIONE DI COSTI ED EMISSIONI

Secondo il Managing Director di Ptv,

le aziende che utilizzano questi strumenti risparmiano fino al 17% sui costi di trasporto annuali, riducono i consumi del 5-10% nei percorsi urbani e rispettano le normative sulle

emissioni: “Non è il numero di veicoli a fare la differenza, ma è la complessità delle operazioni da svolgere a stabilire se un sistema di ottimizzazione ha senso o meno”. Ptv Route Optmiser è la soluzione proposta dalla società tedesca, che si interfaccia con le app e le altre soluzioni già in uso nelle aziende (Tms, Erp e altro). In base ai servizi forniti, gli ordini possono essere assegnati automaticamente agli autisti e ai

veicoli, tenendo conto anche di particolari competenze o equipaggiamenti richiesti, e le rotte ricalcolate in pochi secondi. “Quando i dati dell’ordine vengono importati nel software – spiega Picciafuoco – portano con sé informazioni come tipo di prodotto, metodo di conservazione, indirizzo, finestra oraria di consegna. Per assicurarsi che il software trovi i tragitti migliori è possibile settare parametri come tempo e km percorsi, ma anche requisiti del veicolo, tipo di carico e compatibilità, orari di apertura dei depositi o la velocità media di guida su percorsi diversi”. Inserendo nel software i dati che identificano potenziali problemi per i trasporti – come caratteristiche del veicolo, tempi di riposo obbligatori, requisiti dei clienti e vincoli di carico e scarico – il responsabile della logistica può trovare soluzioni alternative. Quanto agli ostacoli che rallentano la diffusione di queste tecnologie, il manager di Ptv sottolinea come nell’adottare una soluzione di ottimizzazione, spesso chi ha il compito di decidere

non è frenato da aspetti finanziari, ma dalle ore uomo necessarie per metterla in atto. Anche perché ormai la formula cloud e i modelli di prezzo basati su canoni riducono notevolmente l’investimento inizia-

le. “Inoltre – conclude Piacciafuoco – va ricordato il sostegno dato dallo Stato con il Piano Transizione 4.0 che accompagna le imprese nel processo di innovazione. Il potenziamento del credito d’imposta al 50% anche per i software ha offerto un’occasione unica”.

SOLUZIONI SU MISURA

Proprio sul cloud si basa My Geotab, una soluzione di gestione delle flotte aziendali utilizzata nel mondo da circa 3 milioni di veicoli. Venduta in Italia attraverso una rete di terze parti sparse sul territorio, si avvale inoltre di un ecosistema di partner che propongono software aggiuntivi per rispondere alle peculiari esigenze degli utenti. “Il 90% dei clienti sceglie la soluzione standard totalmente in cloud” racconta Franco Viganò, Director Strategic Channel Development e Country Manager di Geotab Italia. Le funzionalità sono quelle classiche di questo tipo di software, con tanto di algoritmo, calcolo dinamico dei percorsi e invio di mail al cliente in caso di cambiamenti. Adatta a società di qualsiasi dimensione, a seconda della tipologia del veicolo si può collegare al mezzo direttamente oppure mediante l’installazione di un dispositivo di localizzazione. Il ritor-

no sull’investimento varia a seconda del cliente. Nel caso di società che operano nella distribuzione di farmaci, per esempio, il risparmio di tempo è stato calcolato in

FRANCO VIGANÒ, DIRECTOR STRATEGIC CHANNEL DEVELOPMENT E COUNTRY MANAGER DI GEOTAB ITALIA

circa il 25% e a questo si sono aggiunti i miglioramenti delle attività logistiche.

PIANIFICAZIONE AD HOC PER I VEICOLI ELETTRICI

Il già citato ecosistema, chiamato Geotab Marketplace, ospita circa 200 soluzioni di partner che permettono di allargare il ventaglio di funzionalità del software base. Interessante è per esempio quanto sviluppato da un partner ungherese: un modulo per i veicoli

elettrici, che si stanno diffondendo nel mondo della logistica. Il loro inserimento nelle flotte aziendali porta con sé una serie di varianti importanti

per la pianificazione delle consegne. “In questo caso – osserva Viganò – la pianificazione è diversa perché bisogna calcolare la copertura dei chilometri che è possibile percorrere con la batteria, i punti di ricarica, il tipo di ricarica e la tipologia del charger”. Un altro modulo invece lavora sulla prevenzione, occupandosi del degrado della batteria dei veicoli elettrici, che deriva dall’analisi di dati aggregati provenienti da 6.300 mezzi e consente di comparare e valutare lo “stato di salute” della batteria nel corso del tempo. Evitando così improvvisi fermi macchina del mezzo.

DALLE AZIENDE/KÜHBACHER LA BIRRA BAVARESE DAL CUORE ITALIANO

ATTENZIONE AL DETTAGLIO, PUNTUALITÀ NELLE CONSEGNE E LA QUALITÀ PREMIUM DELLE SUE BIRRE FANNO DI KÜHBACHER IL PARTNER IDEALE DEI DISTRIBUTORI

La Birra Kühbacher è prodotta dalla famiglia Von Beck-Peccoz nel castello di Kühbach, in Baviera, dal 1862, anche se pare che la prima produzione di birra qui risalga addirittura al 1011 ad opera delle monache del monastero benedettino St. Magnus di Kühbach. Nel 1839, all’interno del castello di Kühbach, fu costruito un birrificio che, nel 1862, fu acquistato dall’imprenditore Joseph Anton Beck-Peccoz che portò avanti la produzione birraria fino ai nostri giorni. Accanto al ramo bavarese della famiglia Beck-Peccoz, vi è il ramo italiano che ha origini in Valle d’Aosta, a Gressoney-Saint Jean. I due rami sono sempre stati molto legati tra loro, tanto che, nel 2014, i cugini Egon Beck-Peccoz e Umberto Von Beck-Peccoz hanno deciso di aprire una filiale Kühbacher in Italia, con sede a Rho (Mi), per gestire la distribuzione della birra nel nostro Paese. Nord Italia e, a macchia di leopardo, Centro, Sud e Isole”.

PORTFOLIO PRODOTTI SEMPRE PIÙ AMPIO

“Recentemente, abbiamo inserito nel nostro portfolio due prodotti doppio malto, sia in fusto che in bottiglia: la Red da 8,5%Alc. e la Nove da 9% Alc., specialità che non riflettono il modello bavarese, ma che, grazie al nostro mastro birraio, risultano essere molto beverine”. Le birre Kühbacher si caratterizzano per il fatto di essere non pastorizzate e, alcune, anche non filtrate; in più vengono prodotte totalmente a impatto zero. “Disponiamo di pannelli fotovoltaici sul tetto, come pure di biogas e cippato, derivante dal taglio della legna dei nostri boschi. Tre cose che ci rendono totalmente autonomi nei consumi di energia”.

PROGETTI FUTURI

DA KÜHBACH A MILANO

“Dalla filiale italiana di Rho – spiega Egon Beck-Peccoz, Amministratore Delegato di Kühbacher Italia – la birra, importata da Kühbach, parte per essere venduta ai nostri clienti, in primis il distributore. Siamo partiti dalla Valle d’Aosta, dove ci conoscevano già grazie alla festa che organizziamo ormai da diversi anni a Gressoney-Saint-Jean (festa popolare che si organizza ogni anno a cavallo del 24 giugno, giorno di San Giovanni, patrono del paese, ndr), e oggi copriamo il “Per quanto riguarda le novità, nel corso del 2023 presenteremo alcune birre luppolate che seguono il trend attuale e che mancano nel nostro assortimento. Si tratta di prodotti che andranno a completare la gamma soddisfando le esigenze di quei clienti che vogliono essere al passo con i tempi restando sempre beverini”.

INTERVISTA/MANAGER

L’APPROCCIO SOSTENIBILE DI CAVIRO

BENEDETTO MARESCOTTI, DIRETTORE MARKETING, CI PARLA DI ECONOMIA CIRCOLARE E DI COME L’AZIENDA SIA IN GRADO OGGI DI PRESERVARE IL VALORE DELLE RISORSE NATURALI E RECUPERARE I SOTTOPRODOTTI DELLA FILIERA

DI MARIA ELENA DIPACE

Caviro rappresenta un fiore all’occhiello per il nostro Paese. Una realtà unica, e non solo per i volumi e i fatturati espressi, ma per l’integrazione dei processi, l’economia circolare che ha saputo “coltivare” sin dall’inizio, la capacità di migliorarsi costantemente. Nata a Faenza nel 1966 – nel cuore dell’Emilia-Romagna – con lo scopo di valorizzare le uve dei soci viticoltori in una terra ricca di identità e ad alta vocazione vinicola, oggi

il gruppo a distanza di oltre 50 anni dai primi conferimenti, esporta in oltre 80 paesi e rappresenta la più grande Cantina d’Italia e la prima azienda per volumi di

vino prodotti del nostro Paese. Ma va ben oltre l’ambito enologico: grazie alla società Caviro Extra, impegnata nel recupero dei sotto-prodotti derivati dalla filiera vitivinicola e agroalimentare, trasforma “scarti” di filiera in prodotti nobili per l’alimentare, il farmaceutico e l’agricoltura e, non ultimo, in energia da fonti rinnovabili.

Un fiore all’occhiello del nostro ‘made in Italy’ che noi abbiamo voluto raccontare coinvolgendo una colonna portante dell’azienda, lo storico Direttore Marketing, Benedetto Marescotti, che ironicamente si definisce “parte dell’arredo” ma che nella realtà dal 2001 ha avuto un ruolo strategico nella crescita di Caviro.

COSA L’HA SPINTA A SCEGLIERE DI PORTARE AVANTI UNA CARRIERA NELLA STESSA AZIENDA PUR POTENDO, COME FANNO MOLTI MANAGER, PASSARE AD ALTRE REALTÀ?

Intanto grazie per la stima, spero condivisa dai colleghi! Il mio percorso è stato lungo ma sempre “nuovo”, sia perché l’azienda ha consentito di interfacciarmi con tematiche e ruoli differenti, a mia volta con responsabilità diverse, prima come brand manager, poi trade marketing, responsabile pl, coordinatore national Gdo ed infine direttore marketing. Non avevo pianificato di “diventare parte dell’arredo” al momento dell’assunzione, ma l’azienda si è rivelata molto “sfidante” da subito e con molte possibilità di sviluppo, progetti e risorse adatte per lavorare al meglio. Così poi è nata la “passione” reciproca… e siamo ancora qui. Aggiungo che le virtù cooperative e la mission aziendale di valorizzazione del lavoro nel rispetto della sostenibilità mi trovano particolarmente d’accordo, motivo per il quale, riconoscendomi nei valori aziendali, mi sento “a casa”.

QUALI SONO I BRAND DESTINATI ALL’HORECA CHE COMPONGONO LA VOSTRA OFFERTA?

Il gruppo può proporre al mercato Horeca un portafoglio piuttosto ampio. Passiamo quindi dai prodotti offerti ai grossisti per gli alimentaristi, come Tavernello, che non ha bisogno di presentazioni, ai vini in bottiglia di fascia media, come Terre Forti e Tini, agli spumanti della linea Tintoretto, che ci stanno dando molte soddisfazioni. Entriamo poi in fascia premium con i marchi del gruppo, Leonardo da Vinci, Vigneti Romio, Allenico e molti altri, vini che possono essere presenti nella carta della migliore ristorazione. Ma non ci dimentichiamo del “vino della casa”, un prodotto di servizio di cui sappiamo bene l’importanza, che offriamo nella nostra storica linea dei fusti.

COM’È CAMBIATA LA FILOSOFIA AZIENDALE NEGLI ANNI E COME SI È EVOLUTO IL GRUPPO SIA DAL PUNTO DI VISTA STRUTTURALE SIA PER CIÒ CHE CONCERNE L’OFFERTA?

Offriamo ai soci viticoltori la possibilità di valorizzare al meglio sul mercato il loro

lavoro e, al contempo, diamo la massima qualità e servizio ai nostri clienti. Anche il concetto di sostenibilità fa parte del Dna aziendale e viene da lontano. Altrettanta selezione e formazione sono state impostate per la forza vendita, che oggi necessita di competenze ampie, per descrivere il valore di prodotti come il vino e la nostra realtà, così complessa e ricca di storia valoriale.

PARLIAMO DI ECONOMIA CIRCOLARE. COME AVETE TRADOTTO QUESTO CONCETTO IN REALTÀ?

Con un pensiero che parte da lontano e tanti, tanti investimenti. L’origine ovviamente è la parte vinicola: l’uva viene curata e raccolta con meticolosità dai 12.000 viticoltori che, ad ogni vendemmia, la conferiscono alle cantine sociali di riferimento, garantendo l’appartenenza a una filiera tracciata e integrata. Dalla lavorazione e imbottigliamento del vino, nostro impegno principale verso il mercato dei consumatori finali, esulano i cosiddetti “scarti” di materia prima, come feccia, vinaccia e vinaccioli, pronte a essere trasformate in ingredienti e prodotti ad alto valore aggiunto. Attraverso competenze tecnologiche e di processo vengono ottenuti alcoli e altri estratti come acido tartarico, enocianina e polifenoli, che diventano nuova materia prima per aziende agronomiche, industriali, farmaceutiche, alimentari e beverage di tutto il mondo, cui si aggiunge la valorizzazione dei mosti conferiti dalla filiera. Ma non è finita qui, sfalci, potature delle vigne e sovvalli dal territorio vengono utilizzati per produrre energia elettrica e termica da fonti rinnovabili e, grazie agli impianti di digestione anaerobica che processano sottoprodotti della vinificazione, viene generato biogas e biometano avanzato. Ultimo elemento del ciclo virtuoso sono gli ammendanti ottenuti dalla digestione anaerobica che, usati in agricoltura come fertilizzanti naturali, tornano ad arricchire con nuova sostanza organica i vigneti da cui tutto ha avuto inizio.

QUALI SONO LE DIFFICOLTÀ CHE INCONTRATE PER PORTARE AVANTI QUESTO PROGETTO?

Spesso burocratiche, certamente economiche, perché i processi atti a svolgere l’economia circolare richiedono investimenti importanti, ma consentono a loro volta, risultati sia dal punto di vista etico che da quello economico, rilevanti e valevoli di essere sostenuti.

COME SI RIESCE A TRASMETTERE QUESTO VALORE AGGIUNTO ALLA DISTRIBUZIONE (IN QUESTO CASO I GROSSISTI) E AL CONSUMATORE?

Mostrando loro che i prodotti offerti sono sì qualitativi, ma anche frutto di un processo virtuoso che non si ferma alla vinificazione e all’imbottigliamento, come accade alla stragrande maggioranza degli attori del mercato, ma va ben oltre, valorizzando scarti e creando valore.

LO SCORSO MAGGIO AVETE PRESENTATO IL VOSTRO TERZO BILANCIO DI SOSTENIBILITÀ. COSA SIGNIFICA QUESTO IN TERMINI DI REPUTATION PER LO SVILUPPO DEL BUSINESS?

È il coronamento di un lavoro fondante per l’azienda fin dagli albori, ma ha anche un ritorno reputazionale importante, per le istituzioni e per i clienti, perché consente di far affiorare una realtà che va oltre la simpatia di un comunicato stampa o di uno spot pubblicitario, e colpisce soprattutto le generazioni giovani, sensibili al tema, coinvolte al punto che un domani probabilmente sceglieranno aziende con cui lavorare e/o di cui comprare i prodotti proprio facendo attenzione alla loro reputazione sostenibile.

SOSTENIBILITÀ PER VOI NON SIGNIFICA SOLO RISPETTO PER L’AMBIENTE…

La nostra cooperativa da oltre 50 anni rappresenta una garanzia e una sicurezza per le migliaia di famiglie che vi conferiscono e tramandano le cure e la passione per la viticoltura italiana. Non da ultimo, l’obiettivo sociale, caratterizza l’operato di Caviro e si riflette nelle nostre scelte, è garanzia di qualità, sicurezza alimentare, tutela delle condizioni di lavoro e dell’ambiente circostante, fattori confermati anche dalle certificazioni ottenute, come la certificazione Etica SA8000.

AVETE DA POCO OSPITATO IL FORUM INTERNAZIONALE DELLE COOPERATIVE VITIVINICOLE DOVE SI È PARLATO DI “AGIRE CONDIVISO”…

Le realtà ospitate si sono riunite per una due giorni di lavoro con l’obiettivo di scambiarsi informazioni e individuare strategie comuni sugli argomenti orientati all’interesse dei produttori vitivinicoli. Su tutte, la visione e le azioni condivise in merito al focus “vino come alimento”, discutendo sulle normative mondiali, la necessità di comunicare correttamente il vino e il valore che rappresenta, nonché, in ultimo, la viticoltura sostenibile come fattore di sviluppo per l’intera società.

CHE TIPO DI AZIONI VI ASPETTATE DA PARTE DEI DISTRIBUTORI E IN CHE MODO POTREBBERO RENDERE QUESTO SFORZO ANCORA PIÙ VIRTUOSO?

Prima di pretendere qualcosa... diceva la famosa canzone. Noi ci aspettiamo di poter presentare il nostro gruppo, con le sue peculiarità, il servizio, i premi (tanti) ottenuti dal punto di vista qualitativo, cercando di diventare loro partner, non semplici fornitori. L’auspicio è che possa crearsi una partnership reciproca, noi siamo pronti a metterci in gioco ogni giorno, specie in questi periodi critici che attraversiamo e affrontiamo con loro ormai da tempo. Non so se questo ci renda unici, ma siamo convinti che operare con etica e buon senso sia giusto e sarà riconosciuto.

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