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FOCUS ON/ AGROALIMENTARE

FOCUS ON/AGROALIMENTARE

DOP ECONOMY FORMATO HORECA

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PER I DISTRIBUTORI I PRODOTTI A INDICAZIONE GEOGRAFICA RAPPRESENTANO UN’OPPORTUNITÀ PER DIFFERENZIARE L’ASSORTIMENTO E ALZARE L’ASTICELLA QUALITATIVA. MA RICHIEDONO LA CAPACITÀ DI RACCONTARE ORIGINI E CARATTERISTICHE DI CIÒ CHE SI VENDE

DI VITTORIO FERLA

Protagonisti sul fronte economico lo sono già, ora è da capire se riusciranno a essere tali anche negli assortimenti dei distributori Horeca. I

prodotti Dop e Igp sono i ‘motori’ dell’agroa-

limentare italiano di qualità, con numeri che restano clamorosi, al netto delle turbative create dall’emergenza pandemica. Le Denominazioni di origine protetta e le Indicazioni geografiche protette rappresentano un comparto che conta 200mila operatori, 286 consorzi di tutela, 16,6 miliardi di euro di valore della produzione (pari al 19% del fatturato totale dell’agroalimentare italiano) e 9,5 miliardi di euro di export (pari al 20% delle esportazioni nazionali di settore, dati 2020). Le cifre emergono dal XIX Rapporto Ismea-Qualivita, che mette in luce come anche nell’annus horribilis per l’economia internazionale, il 2020, il mondo del cibo Dop e Igp ha raggiunto i 7,3 miliardi di euro di valore alla produzione. Il segno meno dell’anno dei lockdown (-3,8%) va infatti rapportato al trend crescente dell’ultimo decennio: +29% dal 2010. Stabile il valore al consumo a 15,2 miliardi di euro (+34% rispetto al 2010). Dal canto suo, il settore vitivinicolo italiano Dop e Igp

ha registrato 24,3 milioni di ettolitri di vino imbottigliati (+1,7% in un anno), con le Dop che rappresentano il 68% della produzione e le Igp il 32%.

UN CONSUMATORE PIÙ CONSAPEVOLE

“Il paniere dei prodotti Dop è l’elemento più rilevante degli ultimi anni nei sistemi produttivi alimentari. Prima la qualità era solo sicurezza alimentare e igiene. Ora è

metodo di produzione, gusto e sapore” afferma Mauro Rosati, Direttore della Fondazione Qualivita ed esperto di indicazioni geografiche e politiche agricole. Il fenomeno della Dop economy ha un impatto rilevante sul mondo dell’Horeca e, di conseguenza, sulle scelte che sono chiamati a compiere i distributori. “Il consumatore – aggiunge

Rosati – affronta l’alimentazione con una consapevolez-

za diversa. È un trend in corso dagli anni ‘90, da quando è aumentata l’alfabetizzazione sulla qualità dei prodotti che hanno contribuito alla notorietà internazionale dell’Italia”. Come possono crescere in questo contesto le opportunità di business della distribuzione? “In primo luogo, c’è la possibilità di dire ‘no’ alla standardizzazione – replica il Direttore di Qualivita –. Oggi nel confronto con la ristorazione, con i bar e gli hotel, il distributore ha a disposizione un bagaglio più ricco, fatto di materie prime e prodotti di qualità tracciabili, che danno spessore e lustro all’offerta dei pubblici esercizi. Con 315 denominazioni di prodotti alimentari e

526 di vini, la distribuzione Horeca ha l’opportunità di

offrire un set di proposte di valore. Gli chef stellati sanno già comunicare la distintività dei prodotti che utilizzano, ma tutti gli altri operatori del fuori casa hanno bisogno di ricevere più informazioni su ciò che acquistano. Ecco, dunque, che la funzione di chi distribuisce diventa quella di sensibilizzare cuochi, barman, sommelier. In pratica, serve creare connessioni con l’origine della produzione, puntare su quanto caratterizza un prodotto, spiegare che un costo lievemente più alto significa investire in qualità. Per esempio, per la promozione dell’olio Dop un lavoro del genere ancora non avviene e i distributori Horeca potrebbero dare una mano”.

NON SOLO PREZZO

Dal punto di vista produttivo c’è davvero l’imbarazzo della scelta: “Direi che il mercato comincia a essere addirittura affollato – osserva Rosati – e questo richiede al distributore uno sforzo per distinguersi. Non deve più semplificare il

lavoro sul fronte commerciale, offrendo ciò che costa meno, ma piuttosto proporre un prodotto originale e

di qualità. La differenza è enorme e il consumatore finale, che ormai si informa su internet alla ricerca del meglio, la percepisce”. Da ultimo, va sottolineato come il fenomeno sia nazionale e quindi, implicitamente, interessante per tutti i distributori Horeca, a prescindere dalla loro collocazione geografica.

Le filiere Dop e Igp hanno infatti ricadute economiche in tutte le regioni, con una particolare concentrazione

nel Nord Italia. Fra le prime 20 province per valore, ben 11 sono delle regioni del Nord-Est: Treviso, Parma e Verona registrano un impatto territoriale oltre il miliardo di euro. Nel 2020 solo l’area Sud e Isole ha mostrato un incremento complessivo del valore rispetto all’anno precedente (+7,5%), con crescite importanti soprattutto per Puglia e Sardegna. La Dop economy è insomma un pilastro cruciale per sostenere l’economia italiana e un supporto arriverà anche dal Piano nazionale di ripresa e resilienza che, spiega Stefano Patuanelli, Ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali, “con i contratti di filiera e di distretto, gli incentivi all’innovazione, la digitalizzazione, rappresenta una grande occasione per la crescita delle filiere Dop e Igp”.

IL MERCATO COMINCIA A ESSERE AFFOLLATO E QUESTO RICHIEDE AL DISTRIBUTORE UNO SFORZO PER DISTINGUERSI. NON DEVE OFFRIRE CIÒ CHE COSTA MENO MA PROPORRE UN PRODOTTO ORIGINALE E DI QUALITÀ

NORMATIVE/OPPORTUNITÀ

SGRAVI CONTRO IL CARO-ENERGIA, ISTRUZIONI PER L’USO

IL GOVERNO È INTERVENUTO CON TRE DECRETI LEGGE PER AIUTARE LE IMPRESE A FAR FRONTE AGLI AUMENTI DEI COSTI ENERGETICI. FACCIAMO CHIAREZZA SULLE AGEVOLAZIONI E SULLE OPPORTUNITÀ PER I DISTRIBUTORI DEL CANALE HORECA

DI ALBERTO GEROSA

Bene se si è autotrasportatore, benino se si opera nell’ambito della distribuzione di bevande e prodotti alimentari. È questa l’impressione che si trae passando in rassegna gli articoli dei tre

decreti Ucraina, Energia e Aiuti, varati dal Governo per fare fronte alle difficoltà ricollegabili allo scenario bellico determinatosi in Europa Orientale all’indomani del

24 febbraio. Chiariamo innanzitutto quali agevolazioni possano già essere richieste e quali debbano ancora attendere la ratifica da parte del Parlamento: “Il decreto Ucraina, altro nome del DL 21 del 22 marzo, è stato da poco approvato dal Senato della Repubblica, quindi è a un passo dalla sua definitiva entrata in vigore – spiega Angelo Salonna, commercialista di Proactiva, studio di consulenza professionale con uffici a Milano e Bologna –; il Decreto Energia è sostanzialmente una sua estensione al secondo trimestre di quest’anno, mentre il Decreto Aiuti del 2 maggio riguarda il terzo trimestre e deve ancora essere convertito, quindi entrerà in vigore a 60 giorni da quella data. Si può pertanto già fare richiesta degli sgravi previsti dai primi due decreti”.

Gli sgravi per buona parte si configurano nella modalità del credito d’imposta in compensazione, utilizzabile entro il 31.12.2022, cedibile a soggetti terzi e per il quale la modalità di formulazione della richiesta è il modello F24. Nella fattispecie, analogamente a quanto concerneva i crediti d’imposta previsti dal Decreto Sostegni-ter, il contributo straordinario che compensa parzialmente le imprese degli extra costi sostenuti a causa dello straordinario innalzamento del prezzo dell’energia si identifica nel codice tributo 6960. Esso va inserito nella “sezione erario” del modello F24, in corrispondenza delle somme indicate nella colonna “importi a credito compensati”. Per utilizzare il credito in compensazione, l’F24 deve essere presentato esclusivamente tramite i servizi telematici messi a disposizione dall’Agenzia delle Entrate, Entratel e Fisconline; qualora non si disponesse ancora del Pin che insieme al Codice Fiscale e alla password consente di avvalersi di tali servizi, è necessario effettuare la registrazione al link agenziaentrate.gov.it/portale/ come-accedere-servizi-online-agenzia.

L’IMPORTANZA DI SAPER LEGGERE LE BOLLETTE

L’aumento dei costi energetici è un’esperienza quotidiana per tutte le imprese, compresi i tanti i distributori Horeca tenuti a conservare la catena del freddo, ma la procedura per accedere agli sgravi non è banale. Per

poter accedere al credito d’imposta del 20% sulle spese energetiche sostenute, bisogna infatti dimostrare

ANGELO SALONNA, COMMERCIALISTA DI PROACTIVA

che la media dei costi per kWh relativi al primo trimestre 2022 (oggetto del Decreto Ucraina) e al secondo semestre 2022 (oggetto del Decreto Energia) sia superiore del 30% rispetto alla media di quelli relativi ai medesimi periodi del

2019. “Si tratta di calcoli e confronti tutt’altro che semplici – osserva a riguardo Salonna – e la decifrazione delle bollette è compito più da ingegneri termotecnici che da commercialisti. Infatti, sono molti i colleghi che si rifiutano di prestare assistenza di questo genere ai loro clienti. Il problema è, naturalmente, che simili specialisti esigono una parcella e quindi può succedere che si paghino denari per scoprire di non aver titolo alle agevolazioni. Si tratta d’altronde della medesima situazione che si verifica nell’ambito dei bonus finalizzati ad aumentare l’efficienza energetica degli edifici”.

Agevolazioni analoghe vengono offerte anche alle aziende gasivore e in questo caso le medie si calcolano sui prezzi di riferimento del Mercato Infragiornaliero (MI-GAS) pubblicati dal Gestore dei mercati

energetici (GME). Cosa non proprio semplicissima pure questa. Va aggiunto che anche le imprese non energivore possono avere accesso a un credito d’imposta del 12% sull’acquisto di energia: in questo caso è tuttavia necessario disporre di contatori per l’energia elettrica di potenza pari o superiore a 16,5

kW, oltre a dimostrare l’aumento dei costi per kWh secondo le modalità già descritte.

“RATEIZZARE” È LA PAROLA D’ORDINE

Nell’ottica di garantire alle imprese la necessaria liquidità in periodi delicati come questo, il Decreto Ucraina annuncia che in virtù di una speciale garanzia da parte di Sace nei confronti degli operatori del credito, anche le

aziende (finora erano state solo le famiglie) possono chiedere direttamente ai propri fornitori di luce e gas di “spalmare” i costi energetici relativi a maggio e giugno 2022 fino

a 24 rate mensili. carburante, circostanza che può contribuire a legare maggiormente alle aziende dipendenti e collaboratori, in un’Italia che si colloca all’ottavo

posto nella classifica delle benzine

più care del pianeta. Senza contare (Lng) per veicoli a basse e bassissime emissioni, nonché per la riduzione dei pedaggi autostradali. Al momento, però, queste disposizioni valgono so-

lo per le imprese operanti nel settore dell’autotrasporto, cui – nonostante le indiscusse affinità – i distributori di bevande e prodotti alimentari non

sono equiparati. Discorso analogo per il credito d’imposta del 28% sulle spese sostenute nel primo trimestre 2022 per l’acquisto del gasolio destinato a veicoli di peso superiore a 7,5 tonnellate, di categoria euro 5 o superiore: sono misure ad hoc per gli autotrasportatori.

Il Decreto Ucraina contempla peraltro un bonus sociale a compensazione della spesa sostenuta per le forniture di elettricità e gas ai clienti domestici, ma questo ovviamente non riguarda le imprese, bensì quei lavoratori che hanno valori Isee di accesso fino a 12.000 euro.

QUANDO IL CARBURANTE È UN BENEFIT

Molto meno complicata la situazione per quel che riguarda il carburante:

le aliquote di accisa su benzina e gasolio sono state ridotte a monte, inoltre lo Stato non pretenderà tasse sui buoni benzina fino a 200 euro rilasciati dalle aziende ai

propri lavoratori. Se a questo si aggiungono i 258,23 euro esentasse già previsti dal Tuir, si ottengono quasi 500 euro di fringe benefit convertibili in che sul mercato esistono carte digitali – come la Fringe Benefit Card di Amilon, per citare un esempio – che consentono di caricare i buoni carburante (oltre a quelli spesa e shopping) a zero costi di attivazione e gestione.

LE MISURE A FAVORE DELL’AUTOTRASPORTO

Ulteriori agevolazioni (non ancora operative) vengono previste dal Decreto Energia per l’acquisto della componente AdBlue – cioè il liquido utilizzato negli automezzi a motore diesel di ultima generazione per ridurre le emissioni di ossidi di azoto dai gas di scarico – e del gas naturale liquefatto Inoltre, chi opera nella distribuzione Horeca sa bene che i veicoli di peso maggiore ai 30 quintali rappresentano in questo settore l’assoluta eccezione.

Da ultimo segnaliamo il credito d’imposta pari al 50% della seconda rata Imu 2021, riconosciuto

alle imprese turistico-ricettive: pur non riguardando direttamente i distributori, interessa alberghi e ristoranti, ossia una componente fondamentale della filiera Horeca. Perché se un anello soffre, ne risente tutta la catena.

NORMATIVE/SICUREZZA

LAVORARE PERICOLOSAMENTE? NO, GRAZIE

TRE NUOVI DECRETI SULLE MISURE ANTINCENDIO SI AGGIUNGONO ALLE NORME APPENA VARATE SULLA MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI CARICHI. LO STATO RISPONDE CON DECISIONE AI SEMPRE TROPPI INFORTUNI SUL LAVORO. E LE AZIENDE SI APPOGGIANO A SOCIETÀ DI SERVIZI PER DISTRICARSI NELLA SELVA DI REGOLAMENTI

DI ALBERTO GEROSA

L’Italia, si sa, è una repubblica fondata sul lavoro. La sicurezza sui luoghi di lavoro dovrebbe quindi essere un’ovvietà. Purtroppo, non è ancora così: nel

primo bimestre del 2022 gli infortuni sul lavoro sono aumentati del 49,9% rispetto all’an-

no precedente. E questo nonostante la presenza di norme moderne a partire dal 1994 con la Legge 626, per arrivare al Testo Unico per la Salute e la Sicurezza sul Lavoro con i suoi recentissimi aggiornamenti. Lo Stato è ben consapevole del fatto che per contrastare un simile stillicidio è necessaria un’adeguata formazione all’interno delle aziende, e si dà il

caso che nel 2022 ci siano importanti novità, riguardanti i rischi cui è esposto anche chi opera nel comparto della

distribuzione Horeca. Il carico e lo scarico delle merci comportano infatti dei pericoli, come l’investimento da parte di mezzi/muletti all’interno o all’esterno dei magazzini, la caduta accidentale di materiali/bancali, i danni alla salute legati al sollevamento di pesi troppo ingenti. A tal proposito è appena entrata in vigore la Norma Tecnica UNI ISO 11228-1:2022,

“Ergonomia-Movimentazione manuale-parte 1: solleva-

mento, abbassamento e trasporto”, che sostituisce integralmente la precedente UNI ISO 11228-1:2009. Riguarda le attività di sollevamento carichi e di trasporto, mentre non tratta quelle di traino e spinta né quelle di sovraccarico degli arti superiori, oggetto rispettivamente delle norme UNI ISO 11228-2 e UNI ISO 11228-3. Scopo della normativa è quello di

fornire limiti sulla base dei quali poter definire accettabile o meno una determinata situazione di lavoro connessa al

rischio di sovraccarico. Ciò avviene attraverso un processo di valutazione che prevede tra l’altro la revisione dei pesi limite

di riferimento e la modifica delle fasce di rischio associate ai valori finali dell’Indice di Sollevamento. La corretta valutazione del rischio è però tutt’altro che semplice, ragion per cui fiorisce l’offerta di società di servizi in grado di accompagnare per mano le imprese attraverso il dedalo di commi e paragrafi.

TUTTE LE NORME IN ARRIVO

Discorso analogo per le normative antincendio: il 4 ottobre prossimo entreranno infatti in vigore ben tre decreti, per l’esattezza i DM 1, 2 e 3 del settembre 2021, con novità importanti in tema di controllo degli im-

pianti, formazione dei lavoratori e valu-

tazione del rischio. In particolare, l’obbligo di predisporre un piano di emergenza riguarderà da ora in poi non solo le aziende con un numero di lavoratori pari o superiore a dieci, ma anche i luoghi di lavoro caratterizzati dalla presenza contemporanea di più di 50 persone, a prescindere dal fatto che siano lavoratori o meno. È quasi superfluo ricordare che chi lavora è

tenuto a ricevere adeguata formazione per

prevenire le emergenze e farvi fronte: in base ai livelli di rischio, il numero delle ore va da quattro (due per l’aggiornamento, ora obbligatorio ogni cinque anni) per le aziende di Livello 1 (ex basso rischio) a 16 (otto per l’aggiornamento) per quelle ritenute a rischio elevato (Livello 3), passando per le otto (cinque per l’aggiornamento) previste per le aziende del Livello 2, ossia a rischio intermedio. Per verificare a quale classe di rischio appartenga la propria azienda occorre consultare l’Allegato 3 del Decreto Ministeriale 2 settembre 2021. Ulteriore novità sono le prove

pratiche, ora necessarie anche per le imprese

a basso rischio, mentre per la parte teorica di tutti i livelli è contemplata la possibilità di svolgerla in modalità FAD-Formazione a Distanza sincrona. La formazione sui temi della sicurezza per dipendenti, preposti e per gli stessi datori di lavoro (le statistiche dicono che non di rado sono proprio loro le vittime degli infortuni) è

Clicca qui per consultare la suddivisione delle attività in base al livello di rischio prevista dal Decreto 2 settembre 2021 sul servizio di prevenzione e protezione antincendio quindi sempre più obbligo di legge ben articolato, a partire dai rudimenti di primo soccorso e le misure antincendio per poi declinarsi ulteriormente in un’ampia rosa di corsi (sicurezza negli spazi confinati, ergonomia, uso di imbracature e autorespiratori, ecc.), in base al tipo di attività dell’azienda, alle sue dimensioni e alla classe di rischio che la contraddistingue. Chi vuole farla franca non avrà vita facile: le modalità della vigilanza

su salute e sicurezza non sono infatti più solo appannaggio delle regioni, ma anche

dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro, la cui attività di verifica non interesserà più i soli cantieri, ma anche le aziende e gli uffici.

I RISCHI PER LE IMPRESE DELLA DISTRIBUZIONE

Incendi e sollevamenti di carichi eccessivi sono rischi che possono interessare aziende come quelle che operano nel settore della distribuzione Horeca. Ma l’elenco delle insidie è più esteso. “Stanno aumentando gli infortuni su strada – spiega Lorenzo Dell’Acqua, Direttore dell’Area Salute e Sicurezza di Assolombarda –. In

questi ultimi tempi si sono inoltre moltiplicati i casi relativi al Covid, la malattia da coronavirus viene infatti considerata

come infortunio”. Senza contare i pericoli che può presentare qualsiasi tipo di lavoro in quota, a partire dall’uso improprio di una banalissima scala. Ma non è tutto. “I mulettisti e gli autisti – aggiunge Dell’Acqua – sono esposti al rischio di specifiche malattie professionali, peraltro ufficialmente riconosciute, derivanti dallo stare seduti tutto il giorno sul sedile dei loro mezzi. Con l’aggravante che quel sedile, per quanto ammortizzato, sviluppa durante ore e ore di transito sull’asfalto vibrazioni sicuramente non salutari per chi guida. È necessaria, quindi, una specifica formazione anche sugli aspetti ergonomici che proponga ai lavoratori di questi settori stili di vita e comportamenti corretti. Per esempio, può sembrare banale ma noi consigliamo tra le altre cose di intervallare il lavoro facendo quattro passi, anche solo magari per andare a prendere una bolla. Per la formazione, consiglio di aderire a un fondo

impresa che accantona una piccola quota per ogni dipendente,

insieme a un’altra quota versata dallo Stato; ciò permette di usare questo portafoglio annuale per gestire i progetti formativi, tra i quali rientrano anche quelli di salute e sicurezza”.

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