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4.8 San Paolo

[ 96 ] Parte 1 – Fondamenti e contenuti della proposta

4.8SAN PAOLO

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Nel presentare la figura di Paolo, santo caro ai rover e alle scolte, vogliamo mettere in evidenza alcuni punti significativi della sua vita e del suo ministero. La ricerca attenta nelle sue lettere fa emergere queste e altre tematiche utili alla vita e alla catechesi nelle comunità R/S.

AFFERRATO DA CRISTO. Paolo di Tarso, detto anche Saulo, nasce probabilmente verso il 5-10 d.C. a Tarso, nella Cilicia, oggi situata nella Turchia meridionale. È un ebreo ellenizzato, che gode della cittadinanza romana. Non conosce direttamente Gesù ma è accanito avversario della Chiesa nascente, che perseguita fino alla sua conversione. È sulla strada, infatti, che Paolo fa il suo incontro con Gesù, un Dio che si fa prossimo a tutti, anche a chi lo perseguita, cambiando la vita. Recandosi da Gerusalemme a Damasco per organizzare la repressione dei cristiani di quella città, Saulo è avvolto da una luce fortissima che lo lascia privo della vista e d’improvviso ode la voce del Signore che gli dice: «Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?». Possiamo trovare nel capitolo 3 della lettera ai Filippesi un testo emblematico sulla figura di Paolo: dalla consapevolezza di essere stato un persecutore alla percezione di essere stato “afferrato” da Cristo. Certamente l’esperienza dell’incontro col Risorto sulla via di Damasco ha causato la sua conversione e il suo sentirsi scelto da Dio per l’annuncio del Vangelo di Gesù. Questo è stato un fatto centrale, a cui Paolo fa costante riferimento.

IL DONO DEL VANGELO E L’APPARTENENZA ECCLESIALE. La stessa voce, che lo aveva interrogato sulla via, suggerisce a Saulo di recarsi a Damasco per incontrare Anania, vescovo della piccola comunità cristiana di quella città. La sua conversione si completa

At 9,1-22

Fil 3.1-6 At 8,1-3 Fil 3,7-11

At 22

Capitolo 4 – Educare alla vita cristiana in Branca R/S [ 97 ]

grazie all’opera di quel pastore che lo accoglie non vedente e lo porta alla comprensione della fede. Paolo riceve il battesimo e si sente parte di una comunità, che è la Chiesa, dove vivere il suo servizio di evangelizzatore e “apostolo delle genti”. L’annuncio e l’accoglienza in una comunità sono elementi essenziali perché qualsiasi uomo possa sentirsi parte e possa coltivare il suo cammino di fede in pienezza, sulle orme di un Dio raccontato e incontrato. Nella lettera ai Filippesi c’è la consapevolezza di Paolo di aver trovato il suo “tutto”, per questo è pronto a considerare “spazzatura” tutto il suo sapere, la sua presunzione di essere nel giusto; al versetto 8 afferma: «Anzi, ritengo che tutto sia una perdita a motivo della sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore. Per lui ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero spazzatura, per guadagnare Cristo».

DIECI ANNI DI NOVIZIATO A TARSO. Dopo l’incontro col Risorto e l’annuncio del Vangelo, ricevuto da Anania, Paolo trascorre oltre 10 anni nella sua città di origine. Nella seconda lettera ai Corinzi e ancora negli Atti e nella lettera ai Galati, egli parla infatti di quattordici anni di permanenza a Tarso. Sono anni di silenzio e di ricerca, dove l’Apostolo matura la propria fede. È necessario anche per Paolo un tempo di noviziato, per scoprire, comprendere, sperimentare qualcosa di nuovo. L’incontro con Gesù richiede il tempo della ricerca, dello studio, dell’interiorizzazione che porta a una scelta di vita.

PROTESO VERSO IL FUTURO. Consapevole della sua missione, non si accontenta, non cade nel tranello della ricerca intellettuale di Dio ma si lancia in un’esperienza viva di Gesù e della Chiesa, che nasce dalla vita reale, dalla strada, dal servizio, dalla condivisione della comunità. Nella lettera ai Filippesi descrive il suo cammino di fede come una corsa: «Lascio ciò che non mi serve, che mi appesantisce e velocemente mi affido a Lui». Questa esperienza la ritroviamo nella Seconda lettera a Timoteo, dove traccia il suo ultimo tratto di vita, sempre consapevole di aver fatto tutto secondo Dio.

3.2 “Un ponte per vivere la dimensione ecclesiale della fede”

Fil 3,7

2Cor 12 At 11,25-30 Gal 1,18-2,1

Fil 3,12-15

2Tm 4,1-8

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ADOTTATI COME FIGLI DI DIO. Paolo si sente amato da Dio in Gesù; questo lo rende certo di una condizione di tutti i battezzati: in Gesù siamo adottati come figli. Lo esprime bene nella lettera ai Galati, dove lo Spirito di Dio, non solo ci fa figli ma anche eredi, destinatari di ogni bene da Dio. È il suo Spirito che dà forza e vigore alla nostra preghiera di figli verso il Padre, gridando: “Abbà”.

PIÙ GRANDE DI TUTTO, È L’AMORE (CARITÀ). Paolo è consapevole che puoi avere tutto ciò che può renderti importante, potente, ma se non hai l’amore non sei niente e non possiedi nulla. Anche i servizi più generosi, la dedizione completa a qualcosa di positivo, se non sono vissuti per amore hanno poco valore. Il servizio non è solo fare qualcosa ma, seguendo l’esempio di Colui che ha donato la sua vita per noi, è rispondere alla chiamata ad amare gli altri come sé stessi. Nella Prima lettera ai Corinzi lo dice con forza: «Ora dunque rimangono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità. Ma la più grande di tutte è la carità!». La pienezza della legge è l’amore.

IL LAVORO DELLE SUE MANI. Negli Atti si racconta che Paolo è abile in un lavoro: sa cucire tende. Egli ha una competenza. L’Apostolo non vuole essere di peso per nessuno, ma con il lavoro delle sue mani provvede al suo sostentamento e quindi alla sua missione, impegnandosi a fare il proprio dovere. Nella Prima lettera ai Tessalonicesi si racconta che l’annuncio del Vangelo e il lavoro manuale sono parte della vita di Paolo.

TANTE MEMBRA, UN SOLO CORPO. Paolo ci dona anche una bellissima immagine di Chiesa: tante membra, un solo corpo, un solo capo che è Gesù. Un’immagine emblematica perché oltre a esprimere l’unità del corpo della Chiesa intorno al suo fondatore Gesù Cristo, sottolinea che ogni membro si pone a servizio dell’altro, riconoscendo la dignità e l’utilità di ognuno. Una Chiesa che esprima l’amore che unisce ogni persona al suo interno e dove ognuno può esprime il proprio carisma, la propria competenza. Nella comunità R/S, ogni membro contribuisce a tutto il corpo.

Gal 4,4-7

3.3 “Volontariato o servizio?”

1Cor 13

Rm 13,8-10

At 18,3

1Ts 2,9

1Cor 12

Capitolo 4 – Educare alla vita cristiana in Branca R/S [ 99 ]

RISPETTO E DOVERI. In più passaggi, nelle sue lettere, troviamo il rispetto che Paolo ha e richiama verso le autorità civili. Nella lettera ai Romani esplicita anche i doveri da compiere. In questo caso è necessario decontestualizzare il testo paolino e cercare di cogliere quanto, nell’oggi, quelle parole hanno un significato e un richiamo particolare a essere partecipi della vita sociale e politica del proprio Paese, con senso del dovere e rispetto ma sempre con coscienza, attenzione e senso di giustizia.

DISCERNERE PER COMPRENDERE. Al termine della prima lettera alla comunità cristiana di Tessalonica, Paolo suggerisce un processo, indispensabile per procedere nel cammino della fedeltà a Dio, quello del discernimento. Abbiamo il dovere di saper riconoscere i segni dei tempi. Non ci turbano le tenebre, noi siamo “i figli della luce e i figli del giorno”. L’invito al discernimento è espresso al v. 21: «Vagliate ogni cosa e tenete ciò che è buono». Il nostro camminare non è un errare senza meta, ma è un camminare diritti al futuro.

INFATICABILE, CAMMINATORE - RICERCATORE PER IL VANGELO.

Definito come l’«apostolo dei Gentili», perché ha annunciato il Vangelo di Gesù tra i pagani, oltre al viaggio avventuroso che lo conduce a Roma, Paolo organizza e affronta tre grandi viaggi missionari. Uomo della strada, come i rover e le scolte, egli, grazie agli incontri e racconti fatti nel suo cammino, parla di Gesù e annuncia il suo Vangelo sia nell’ambiente ebraico, nella sinagoga, che pagano, nell’agorà. Nelle città toccate dai suoi pellegrinaggi fonda diverse comunità cristiane.

QUANDO SONO DEBOLE, È ALLORA CHE SONO FORTE. Nel tempo egli tiene i contatti e visita personalmente queste comunità, rafforzando la fede dei cristiani e dirimendo le questioni più complesse. Paolo è consapevole della ricchezza del Vangelo, ma è anche convinto che esso è come un tesoro in un vaso di creta, cioè annunciato da uomini deboli e fragili come tutti. Tentato dallo scoraggiamento, Gesù lo conferma e gli dice: «”Ti basta la mia

Rm 13,1-7

1Ts 5,1-22

3.1

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grazia; la mia potenza infatti si manifesta pienamente nella debolezza”. Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo. Perciò mi compiaccio nelle mie debolezze, negli oltraggi, nelle difficoltà, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: infatti quando sono debole, è allora che sono forte» (2Cor 12,9-10).

FONDATORE DELLA CHIESA. Viene imprigionato dagli ebrei a Gerusalemme con l’accusa di turbare l’ordine pubblico. Appellatosi al giudizio dell’imperatore – in quanto cittadino romano – Paolo è condotto a Roma, dove continua la sua predicazione seppur costretto agli arresti domiciliari. Muore sotto la persecuzione di Nerone, decapitato probabilmente tra il 64 e il 67, secondo la tradizione, il 29 giugno. Proprio in questa data viene celebrata la festa del santo, mentre il 25 gennaio ricorre la memoria della sua conversione. Viene considerato uno dei fondatori della Chiesa, grazie alla sua fondamentale opera di annuncio del Vangelo in tutto il mondo.

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