6 minute read

7.7 Deserto

[ 202 ] Parte 2 – Stile e strumenti

7.7DESERTO R/S art. 26

Advertisement

Il deserto è un’esperienza individuale in cui il rover e la scolta vivono un tempo prolungato di silenzio, predisponendosi all’ascolto e alla meditazione, alla preghiera e all’ascesi.

COS'È E A COSA SERVE

Il deserto offre al rover e alla scolta un’occasione significativa e imprescindibile di maturazione personale e spirituale, da vivere in un momento individuale che si pone in continuità con il proprio cammino quotidiano di preghiera, di revisione e sintesi della propria vita e che presenta una complementarietà necessaria con il contesto comunitario, in cui parimenti si vive la dimensione liturgica, di preghiera e di confronto sul proprio percorso. Il deserto può costituire un efficace momento introduttivo al punto della strada e preparare ai più significativi momenti di “passaggio” o di scelta nel corso del cammino nella Branca. È un tempo vissuto con uno stile sobrio ed è generalmente opportuno che sia guidato da una traccia di riflessione (magari personalizzata), che aiuti il rover e la scolta a concentrarsi sull’essenziale e a condurre una meditazione proficua.

3.1 “Un ponte per vivere la dimensione ecclesiale della fede”

6.5

IO ROVER, IO SCOLTA

Il deserto è un momento che, soprattutto all’inizio, affronto con un certo disagio, perché non sono abituato al silenzio e, anche se intorno a me non ci sono rumori, trovo difficile fare

Capitolo 7 – Vita di Branca [ 203 ]

davvero silenzio dentro di me, perché automaticamente mi passano per la mente mille pensieri, immagini, cose da fare.

In genere la traccia di riflessione che lo staff ci consegna mi aiuta a superare un po’ la difficoltà e il senso di vuoto, la sensazione di un tempo in cui sembra di non saper bene che cosa fare. In particolare mi aiuta partire dal brano biblico che mi viene affidato e, agevolato dagli spunti che trovo nella traccia, provare a dialogarci per comprendere cosa ha da dirmi e quale risposta possa suscitarmi.

È il deserto che mi ha fatto toccare con mano che la preghiera non è qualcosa di facile e di spontaneo e che dà in certi casi un senso di aridità, quasi d’inutilità; è lì che ho capito che, se questo aspetto della preghiera non mi si era ancora manifestato, è solo perché probabilmente ho pregato solo quando ne avevo voglia o ne sentivo la necessità, invece di cercare con perseveranza e costanza di intessere un dialogo quotidiano e assiduo con il Signore.

IO CAPO

Il deserto è fondamentalmente un preziosissimo spazio di silenzio, che consente al rover e alla scolta di mettere a tacere i molti rumori di una vita talvolta frenetica. È un esercizio tutt’altro che semplice e spontaneo, ma che consente di fare chiarezza e di concentrarsi sull’essenziale.

Lasciare spazio al silenzio per un tempo prolungato offre l’occasione per porsi in ascolto. Ascoltare è atto di amore, disponibilità non solo ad accettare la presenza dell’altro, ma soprattutto a dedicargli tempo e attenzione, a fargli spazio dentro di sé. Il rover e la scolta possono vivere questo tempo come esercizio di ascolto che apre a relazioni vere

[ 204 ] Parte 2 – Stile e strumenti

con l’altro e con un Dio che si esprime in una “voce di sottile silenzio” (1Re 19,12). Potranno quindi intuire che dietro le nostre accuse, lanciate contro un Dio che sembra muto e silenzioso, si cela spesso la nostra incapacità di ascolto e potranno comprendere che il primo passo per incontrare Dio è chiedere in dono, come per Salomone, un “cuore che ascolta” (1Re 3,9).

Un ulteriore passaggio importante che il tempo di deserto regala è la possibilità di meditazione profonda e di discernimento serio. I rover e le scolte sono invitati a “ruminare” la Scrittura e al contempo a gettare uno sguardo penetrante sui fatti della loro vita, tentando di rileggerli alla luce della Parola, per indagarne il senso profondo e discernere la volontà del Signore.

Il silenzio e uno sguardo onesto su se stessi sarà anche il terreno fertile per porsi in atteggiamento di preghiera e di contemplazione. I rover e le scolte potranno sperimentare la preghiera non tanto come abitudine e semplice ritualità ma come risposta al Dio che parla loro, una risposta che permette di intessere un dialogo e una comunione. Il deserto concede pure l’opportunità di far pregare i ragazzi con la Parola, utilizzando la Scrittura secondo la modalità della

“lectio divina”, metodo irrinunciabile per incarnare il testo biblico nell’esistenza concreta di ciascuno e realizzare quell’integrazione tra fede e vita che costituisce la meta di ogni percorso e tratto saliente nella spiritualità scout.

Il deserto predispone infine all’ascesi, nel suo senso etimologico di “esercizio”, “pratica”: lascia cioè comprendere che tutte queste dimensioni della vita interiore e, in generale, ogni percorso di crescita, richiedono appunto esercizio, applicazione, pratica, perseveranza, fedeltà a un progetto, educazione alla libertà e all’amore. Il deserto aiuterà a comprendere che lo Spirito può ispirarci e guidarci e che que-

R/S art.1

4.3

Capitolo 7 – Vita di Branca [ 205 ]

sta è la via per vivere nella gioia autentica, la soddisfazione piena per ciò che si è e per come si è, per le relazioni che si vivono, per gli amori che si custodiscono.

ALCUNE ATTENZIONI

• La determinazione della durata del deserto va valutata a seconda delle situazioni. Il tempo ottimale di deserto sarà orientativamente quello che da un lato appaia congruo e adeguato, per consentire di vivere in pienezza il silenzio e la preghiera e per condurre una meditazione seria e approfondita, e dall’altro non si prolunghi così tanto da spingere alla dispersione e da diventare un tempo “vuoto” che si aspetta solo che trascorra.

[ 206 ] Parte 2 – Stile e strumenti

• È necessario proporre il deserto come un’occasione speciale e rara, condividendo con i rover e scolte la normalità della difficoltà e dell’imbarazzo che si prova nel fare silenzio per riflettere.

• È opportuno proporre il deserto in contesti che facilitino l’introspezione e con spazi adeguati a fare sì che le persone possano raccogliersi senza essere disturbate dall'ambiente o da altri.

TRACCE DI VITA CRISTIANA

Il deserto, nella tradizione biblica, è un luogo d’importanza decisiva e ha una duplice valenza spirituale. Per un verso esso, luogo di solitudine e selvaggio, arido e incolto, desolato e inospitale, è per eccellenza il luogo della prova e della tentazione. È l’esperienza di ribellione e di mormorazione di Israele nel cammino tra la liberazione e la Terra promessa; è l’esperienza umana alla quale non si sottrae Gesù all’inizio del suo ministero pubblico, per scoprire che il suo messianismo è fedele solo alla Parola di Dio; è l’esperienza pedagogica per la quale passa necessariamente il cammino di libertà di ogni credente e di ogni uomo spirituale, lo spazio della prova per conoscere davvero se stessi e per «sapere quello che (si) ha nel cuore» (Dt 8,2).

L’altro significato spirituale del deserto consiste nell’essere il luogo silenzioso dove il Signore si rivela; è il luogo dove toccare con mano la sua fedeltà premurosa; è il luogo del ritorno all’essenziale e dove Dio attira coloro che ama per parlare “sul loro cuore” e rinnovare l’alleanza; è il luogo solitario dove Gesù è solito ritirarsi per pregare il Padre.

Es e Nm

Mt 4,1-11

Es 3,1-14; Es 19-24; 1Re 19,12

Os 2,16; Lc 9,18

This article is from: