amminiamo insieme C
n° 39 giugno - agosto 2014
Periodico della ComunitĂ dei Santi Pietro e Paolo in Castrezzato
Sommario
Camminiamo insieme
Periodico della Comunità parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo in Castrezzato N. 39 giugno - agosto 2014
Hanno collaborato a questo numero: mons. Mario Stoppani, mons. Vittorio Formenti, Massimo Sala, ACG parrocchiale, Silvana Brianza, Commissione Pastorale della Famiglia, Corale d. Arturo Moladori. Contributi di: Quotidiano cattolico “Avvenire”, Mons. Luciano Monari, Mons. Carlo Bresciani, Lorenzo Rosoli, Mimmo Muolo, Eleonora Falocchi, Romano Guatta Caldini, Mons. Osvaldo Mingotti Fotografie: Erika Zani Segreteria: Agostina Cavalli Impaginazione: Giuseppe Sisinni
In copertina Santi Apostoli Pietro e Paolo (statue lignee) In queste due sculture lignee contemporanee di Ortisei i nostri Patroni sono raffigurati nel modo tradizionale: S. Pietro, capo del Collegio apostolico e clavigero del Regno dei Cieli tiene tra le mani il Libro della Parola e le chiavi del Regno. Gli aveva infatti detto Gesù: “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa. A te darò le chiavi del Regno dei Cieli: tutto ciò che avrai legato sulla terra sarà legato nel Regno dei Cieli e tutto ciò che avrai sciolto sulla terra, sarà sciolto nel Regno dei Cieli” (Vangelo di Matteo). Con il dito indice della mano destra indica il Cielo, mèta ultima della salvezza. S. Paolo tiene anch’egli in una mano il libro della Parola e nell’altra impugna la spada, non tanto a profezia del suo martirio (la decapitazione), ma per indicare che la Parola di Dio – di cui Paolo fu generoso portatore - è “viva ed energica e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino all’intimo dell’anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla, e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore. Davanti a lui non vi è creatura che resti invisibile; tutte le cose sono nude e scoperte agli occhi di Colui al quale noi renderemo conto” (Lettera agli Ebrei 4,12- 13). Ai Santi Apostoli nostri Patroni affidiamo il cammino della nostra Chiesa, in comunione con il Successore di Pietro, ora Papa Francesco. (d. M.)
2
n. 39 giugno - agosto 2014
Camminiamo insieme
S ommario 3 5 10 13 16 20 23 26 31 39 42 50
Lettera del Parroco Il Cuore di Cristo è Misericordia
Beatificazione di Paolo VI Papa Montini Beato il prossimo 19 ottobre
Beatificazione di Paolo VI La gioia di Brescia «Dono e responsabilità»
Beatificazione di Paolo VI Rapporto tra Papa Paolo VI e Mons. Angelo Zammarchi
Etica L’ideologia del gender
Con la Diocesi Cuore e mani aperti al prossimo
Spazio oratorio ACG: nessuno escluso
Vita in parrocchia Il 60° di sacerdozio di mons. Osvaldo Mingotti
Vita in parrocchia Prime Confessioni
Vita in parrocchia Restauro conservativo delle tele della chiesa parrocchiale
Vita in parrocchia Famiglia come vocazione
Calendario liturgico Calendario liturgico pastorale
Lettera del Parroco
Solo l’amore può cambiare il cuore dell’uomo.
Il Cuore di Cristo è Misericordia
C
arissimi, due pensieri voglio esprimervi. Il primo riguarda il culto al Sacro Cuore e alla Divina Misericordia; il secondo, una carrellata veloce sui principali avvenimenti religiosi di questi mesi. Il mese di giugno non ci regala soltanto la festa dei Patroni, ma anche altre feste liturgiche importanti, tra cui quella del Sacro Cuore di Gesù (Venerdì 27 giugno). Nel corso della storia, è capitato sovente che alcuni cristiani si siano allontanati dall’essenziale, per disperdersi sull’effimero della fede, sostituendo al culto del Signore Uno e Trino qualche altra pratica secondaria. La festa del S. Cuore ci aiuta ad evitare questo pericolo e a concentrarci sulla realtà fondamentale della Buona Novella: l’amore di Dio manifestato in Cristo. L’apostolo Giovanni ha visto il simbolo di questo amore nel cuore di Gesù trafitto sulla croce. Con la festa del S. Cuore noi riconfermiamo la nostra fede nel mistero pasquale. Espressione operativa dell’Amore del Cuore di Cristo è la sua Misericordia. Papa Francesco- sulla scia dei suoi ultimi predecessori- ce lo ricorda continuamente, fino a farlo diventare il motivo dominante del suo ministero. Nel manifesto programmatico del suo Pontificato (L’Evangelii gaudium) Papa Francesco afferma che la Chiesa “deve essere il luogo della misericordia gratuita, dove tutti possano sentirsi accolti,
amati, perdonati e incoraggiati a vivere secondo la vita buona del Vangelo”(114). La Chiesa è chiamata ad accogliere e ac-
compagnare con misericordia il cammino delle persone: “Senza sminuire il valore dell’ideale evangelico, bisogna accompa-
Camminiamo insieme
n. 39 giugno - agosto 2014
3
Lettera del Parroco
gnare con misericordia e pazienza le possibili tappe di crescita delle persone che si vanno costruendo giorno per giorno. Occorre sostenere il bene possibile, perché un piccolo passo, in mezzo a grandi limiti umani, può essere più gradito a Dio della vita esteriormente corretta di chi trascorre i suoi giorni senza fronteggiare importanti difficoltà” (44). E ancora: “Fa tanto bene tornare a Lui quando ci siamo perduti! Insisto ancora una volta: Dio non si stanca mai di perdonare. Siamo noi piuttosto che ci stanchiamo di chiedere la sua misericordia. Egli torna a caricarci sulle sue spalle una volta dopo l’altra. Egli ci permette di alzare la testa e ricominciare, con una tenerezza che mai ci delude e che può sempre restituirci la gioia. Non fuggiamo dalla Risurrezione di Gesù; non diamoci mai per vinti, acca quel che accada” (4). Il Papa chiede a tutti, vescovi, presbiteri e diaconi in testa di proclamare con insistenza il kerigma, cioè il cuore del messaggio cristiano: “Gesù Cristo ti ama, ha dato la sua vita per salvarti, e adesso è vivo al tuo fianco ogni giorno, per illuminarti, per rafforzarti, per liberarti” (164). Che il Papa ribadisca continuamente questi pilastri dell’annuncio cristiano, ci deve scuotere dal torpore e stimolare a ricercare vie nuove per annunciare Gesù Cristo. La gente che accorre ad incontrare Papa Francesco è affascinata dalla maniera semplice con cui parla ed invita tutti a credere nella divina misericordia e nella bontà di Dio. Penso proprio che la Festa del S. Cuore di Gesù e il suo richiamo ad ogni I° Venerdì del mese, sia un’occasione preziosa per mettere al centro l’essenziale: ossia Cristo e il suo Amore misericordioso, perché - non dimentichia-
4
n. 39 giugno - agosto 2014
molo - il Cristianesimo è innanzi tutto quel che ha fatto Cristo per noi, prima che quello che dobbiamo fare noi impegnandoci a ricambiare questo amore. Cuore di Cristo e Amore sono pertanto la stessa realtà viva che deve farci stupire sempre. Dio ama sempre per primo. In secondo luogo - come vi dicevo - vorrei dare uno sguardo ai principali avvenimenti della nostra Comunità parrocchiale che abbiamo vissuto (o viviamo) in questi mesi. Abbiamo vissuto insieme la preparazione alla Pasqua con un itinerario quaresimale vicino alle persone e aperto a tutte le persone (bambini- adolescenti-adulti- famiglie ecc.) Dopo Pasqua Papa Francesco ha annunciato la data certa della Beatificazione di Papa Montini (Paolo VI): domenica 19 ottobre p.v. Domenica 4 maggio i Gruppi dei piccoli hanno rinnovato le loro promesse battesimali. Domenica 11 maggio abbiamo celebrato le Prime Confessioni con la partecipazione dei genitori. Domenica 18 maggio la Corale Don Arturo Moladori è stata invitata, insieme ai famigliari, al Parroco don Mario e Mons. Vittorio a presenziare a Prevalle S. Michele alla dedica e inaugurazione di una Piazza al rev. Don Arturo Moladori, il quale – dopo 26 anni di ministero tra noi - passò Parroco a Prevalle S. Michele, dove rimase per 19 anni, fino alla morte avvenuta nel 1978. È stata una celebrazione in chiesa molto sentita e partecipata, abbellita da una superba prestazione della Corale, guidata da Giuseppe Gelmini. Il Sindaco e il Parroco del luogo don Vittorio Bonetti hanno illustrato le motivazioni della dedica della Piazza a don Arturo, manifestando tutto l’affetto e la riconoscenza che sentono verso questo zelante e
Camminiamo insieme
operoso sacerdote, molto caro anche ai castrezzatesi. Ottima è stata anche l’accoglienza a tavola nell’oratorio del paese: è stato servito un ottimo spiedo! *********** Nel Mese di maggio è stato recitato il S. Rosario nelle varie Santelle del Paese. Nei mesi di aprile e maggio vi sono stati molti funerali (da gennaio a fine maggio il numero dei decessi in parrocchia è stato di 27!). Tra questi i nostri sacerdoti Don Giacomo Breda e Mons. Lucio Cuneo. Di essi troverete in questo bollettino il ricordo commemorativo. I battesimi dall’inizio dell’anno a metà giugno sono stati 23. In giugno ci attendono altri appuntamenti importanti: la Pentecoste (8 giugno), la festa della S.S. Trinità 15 giugno), il Corpus et Sanguis Domini (22 giugno) e la festa dei Patroni (29 giugno, che quest’anno cade di domenica) con il 60° di Sacerdozio del nostro concittadino Mons. Osvaldo Mingotti. In Oratorio ferve la preparazione al Campo Scuola previsto in montagna e il favoloso Grest estivo. La Parrocchia, come una grande famiglia, vive ed opera con la collaborazione di tutti. Ci auguriamo tutti che tutte queste iniziative ci facciano crescere e consolidare come Comunità in cammino. Buona estate a tutti!
Il vostro arciprete Don Mario
Beatificazione di Paolo VI
Il sì di Papa Francesco al decreto che riconosce il miracolo.
Papa Montini beato il prossimo 19 ottobre «Il processo ha rimosso i luoghi comuni sulla figura: Pontefice non era né mesto né freddo. E non cedeva all’intellettualismo, metteva la sua cultura al servizio della Chiesa. Tormentato nelle decisioni? No, aveva idee chiare the però ponderava bene».
O
ra la notizia è ufficiale. Paolo VI sarà beato il 19 ottobre. Lo ha deciso il Papa, ricevendo venerdì pomeriggio il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle cause dei santi, e autorizzando la promulgazione del decreto riguardante il miracolo attribuito alla sua intercessione. «Papa Montini - afferma padre Antonio Marrazzo, 62 anni, redentorista, postulatore della causa di beatificazione - è stato un modello di vita per chiunque, anche per i più umili, non solo per chi ha responsabilità di governo. E questo
miracolo, operato su un feto, grazie alle preghiere della mamma, lo dimostra».
comuni, evidenziando il suo grande amore per la Chiesa e lo spirito di servizio e di abnegazione.
Qual è, dunque, lo specifico della santità di Paolo VI? Diciamo subito the in generale la proclamazione della santità non è un premio alla carriera. E il riconoscimento di uno speciale rapporto con Dio che viene indicato agli altri fedeli al fine di stimolarne l’imitazione. Questo vale tanto più per Paolo VI, altrimenti rischiamo di non comprenderne a pieno la sua figura. Il processo, anzi, è servito per rimuovere una serie di luoghi
Lei accennava ai luoghi comuni. Ad esempio il brutto nomignolo di «Paolo mesto»? Quello e altri. Montini non è stato un Papa mesto e neanche freddo. Anzi, ha partecipato intensamente alle vicende del suo tempo (come dimostra ad esempio il caso Moro) perché era un uomo di grande sensibilità. La sua apparente mestizia era compartecipazione alle sofferenze, non mancanza di speranza. Il processo, dunque,
Camminiamo insieme
n. 39 giugno - agosto 2014
5
Beatificazione di Paolo VI
ha fatto emergere Paolo VI come persona estremamente lucida sul piano intellettuale, determinata per quanto riguarda le scelte che riguardavano il bene della Chiesa e sempre pronto a fare con gioia la volontà di Dio.
Pontefice 15 anni scrisse 7 encicliche
Qualcuno dice però che era troppo intellettuale. Un altro dei luoghi comuni da sfatare. Montini era un uomo colto, non un intellettuale. O meglio era un sacerdote profondamente consapevole dei doni ricevuti da Dio. Questi talenti li ha messi a servizio della Chiesa intesa come popolo di Dio, considerando soprattutto gli ultimi. La cultura quindi gli serviva per non trascurare nessuno di quelli che gli aveva dato. Anche il suo linguaggio, molto bello e a volte persino poetico, è comprensibile a chiunque. Se, dunque, non comprendiamo questo, corriamo il rischio di relegarlo in una biblioteca. Qual è l’impronta che Paolo VI ha dato al Concilio? Montini è stato l’uomo dell’equilibrio. Ha evitato cioè che il Concilio creasse scissioni e contrasti, ma pia di tutto ci ha preservato dalla confusione. Egli in sostanza non ha mai perso di vista che lo scopo era cercare le forme più adatte per annunciare Cristo al nostro tempo, senza tradire la verità. Ha quindi ragione Benedetto XVI quando interpreta il Concilio secondo l’ermenuetica della continuità. E solo in quest’ottica si possono leggere alcune scelte di Paolo VI, come l’Humanae vitae, la Sacerdotalis caelibatus e le posizioni prese nei confronti della Chiesa olandese. A proposito di decisioni. E vero che non fossero proprio il suo forte? Nel processo è emerso il contrario. Paolo VI non era indeciso. Aveva le idee chiare. Il tempo che impiega-
6
n. 39 giugno - agosto 2014
II cardinale Giovanni Battista Montini venne eletto Papa il 21 giugno 1963 assumendo il nome di Paolo VI. II suo fu un pontificato durato poco più di 15 anni, caratterizzato da gesti autenticamente profetici uniti a una grande profondità umana e spirituale. A cominciare dall’impegno per il Concilio Vaticano II, di cui assunse le redini all’elezione per portarlo a compimento nel 1965. Tanti i gesti innovativi e coraggiosi, dall’istituzione della Giornata mondiale della pace all’indizione dell’Anno Santo del 1975. Paolo VI ha scritto 7 encicliche: “Ecclesiam suam” (6 agosto 1964); “Mense maio” (29 aprile 1965); “Mysterium fidei” (3 settembre 1965); “Christi matri” (15 settmbre 1966); “Populorum progressio” (26 marzo 1967); “Sacerdotalis celibatus” (24 giugno 1967); “Humanae vitae” (25 luglio 1968). Morì il 6 agosto 1978 a Castel Gandolfo.
va per esprimere le decisioni era solo un mezzo per ponderare tutti i fattori in gioco. Montini in sostanza ci insegna a non fare le cose in fretta e a non lasciarci prendere dal demone dell’efficientismo. Lei citava Benedetto XVI. Anche Francesco cita spesso papa Montini. Qual è il punto di contatto con l’attuale Pontefice? Montini cercava sempre ciò che unisce. Si pensi al passo compiuto verso gli ortodossi che papa Francesco ha ricordato a Gerusalemme. Qui vedo una grande sintonia. La stessa misericordia di cui il Santo Padre parla sempre non è un generico assolvere tutti, tanto Dio è buono. È invece andare incontro al fratello cercando di cogliere in lui dov’è il positivo per circoscrivere il più possibile il limite e i suoi effetti. E questo è tipicamente montiniano.
Camminiamo insieme
È emerso dal processo un episodio che racconta il Paolo VI autentico? Quando il Papa subì l’operazione alla prostata, l’archiatra pontificio restò in Vaticano giorno e notte per un mese. L’ultima sera, il Papa lo invitò a cena e gli offrì un dono. «Questo è per sua moglie - gli disse - . Per ringraziarla del sacrificio che ha dovuto fare privandosi della sua presenza per tanto tempo». Il medico aprì la scatola e vi trovò una rosa. Il Papa gli spiegò che era stata presa dallo stesso mazzo che faceva deporre davanti alla foto dei suoi genitori. In questo gesto c’è tutto Montini, la finezza del suo animo di mistico in profonda relazione con Dio e quindi attento alle persone. In definitiva c’è la sua santità.
Beatificazione di Paolo VI
A 36 anni dalla morte e a 50 dall’abbraccio con Atenagora giunge al traguardo la causa di beatificazione
Su virtù e opere un processo lungo vent’anni
È
l’ultimo atto verso la beatificazione del Pontefice bresciano la firma con la quale papa Francesco ha sancito ieri il riconoscimento del miracolo riguardante il caso di un feto, avvenuto nel 2001 per intercessione di Paolo VI. Con la sua firma Francesco ha disposto la promulgazione del decreto, ma non è ora possibile divulgare l’identità del bambino statunitense miracolato, oggi adolescente, poiché la famiglia ha richiesto ufficialmente l’assoluto rispetto della privacy. Certo è che Giovanni Battista Montini, a motivo di questo caso straordinario, che appare in sintonia con la sua enciclica Humanae vitae del 1968, sarà proclamato beato a trentasei anni dalla morte e la sua beatificazione coinciderà proprio con la conclusione del Sinodo straordinario dei vescovi sulla famiglia. Una beatificazione che si compie a cinquant’anni dal suo storico abbraccio con Atenagora e dalla pubblicazione della prima grande enciclica programmatica Ecclesiam suam. La causa di Paolo VI è durata in tutto un ventennio. Iniziata il 26 aprile 1993, si è conclusa nel pontificato di Ratzinger, il 20 dicembre 2012, con la promulgazione del decreto sulle virtù eroiche. Il percorso non è stato proprio scorrevole. Il primo a muovere i passi per la
sua introduzione fu il segretario di Stato Agostino Casaroli. Già a due anni dalla morte di Paolo VI, il 25 gennaio 1980, Casaroli aveva fatto pervenire all’allora vescovo di Brescia, Luigi Morstabilini, una lettera nella quale autorizzava la raccolta in forma riservata di dichiarazioni testimoniali scritte nell’eventualità di chiedere il nulla osta per l’avvio della causa. Vennero raccolte tredici testimonianze, poi rilegate in un volume dal titolo Un cristiano esemplare, degno di essere ricordato come modello di vita e come intercessore del cielo. I passi decisivi vennero compiuti, come da normativa, trascorsi i cinque dalla morte di Paolo VI. Il successore di Morstabilini a Brescia si costituì allora attore della causa e interpellò la Conferen-
za episcopale lombarda che nel 1989 diede il suo pieno assenso. Postulatore della causa fu scelto il gesuita Paolo Molinari, postulatore generale della Compagnia di Gesù. Dato però che per le cause relative ai Pontefici l’autorità diocesana competente a istruire l’inchiesta è il Vicariato della diocesi di Roma, il postulatore presentò istanza al cardinale Camillo Ruini il quale, a sua volta, richiese il parere della Cei. Il consenso arrivò nel 1992. Venne quindi emanato l’editto con cui veniva portata a conoscenza dei fedeli l’iniziativa dell’avvio dell’inchiesta «perché chi avesse delle riserve da fare in merito alla fama di santità del Servo di Dio si sentisse obbligato a darne notizia». L’editto venne affisso alle porte del Vicariato di Roma, nelle curie di Brescia e di Milano e pubblicato sulla Rivista Diocesana di Roma e su L’Osservatore Romano e Avvenire. Significativamente a spingere per l’apertura della causa, la Cei si trovò in compagnia dell’episcopato argentino. Nell’ottobre 1992 il cardinale Antonio Quarracino, arcivescovo di Buenos Aires e presidente della Conferenza episcopale argentina, a nome dei partecipanti della IV Conferenza generale dell’episcopato latinoamericano riunito a Santo Domingo, sollecitò con una lettera Giovanni Paolo II ricordando in particolare quan-
Camminiamo insieme
n. 39 giugno - agosto 2014
7
Beatificazione di Paolo VI
to «i vescovi argentini» avessero «profonda venerazione» per Paolo VI. Così agli inizi del 1993 arrivò il nulla osta dalla Congregazione delle cause dei santi e finalmente il decreto di apertura dell’inchiesta. L’interrogatorio dei testi iniziò nel giugno 1993. Si tennero 82 sessioni in cui vennero sentiti 63 testimoni. Tra il 1993 e il 1995 si svolsero anche le rogatorie a Milano e a Brescia, dove lasciarono la loro deposizione 129 testi. In totale 192 testimoni più le dichiarazioni dei 13 precedentemente raccolte. Il 18 marzo 1999 Ruini poté celebrare solennemente la sessione conclusiva dell’inchiesta diocesana nel Palazzo Lateranense. Ma nonostante la raccolta degli scritti e dei documenti fosse stata facilitata in modo notevole da numerose pubblicazioni scientifiche e ricerche già compiute dall’Istituto Paolo VI di Brescia, la validità giuridica degli atti dell’inchiesta diocesana dovette attendere ben sette anni. La fase romana del processo presso la Congregazione si dimostrò impegnativa e complessa per l’elaborazione della Positio, il dossier
8
n. 39 giugno - agosto 2014
che deve dimostrare definitivamente l’eroicità della vita e delle virtù. Al postulatore Molinari, nel frattempo dimessosi, subentrò il redentorista Antonio Marrazzo. E il nutrito team di studiosi, guidati dal relatore della causa monsignor Guido Mazzotta, si trovò alle prese con le «Osservazioni complementari»: le obiezioni avanzate da testimoni o relative a momenti problematici della vita del Servo di Dio. Queste Osservazioni, o Questiones selectae, erano state compendiate in 11 punti tra i quali: l’atteggiamento avuto dal Servo di Dio nello sviluppo della riforma liturgica e i rapporti intercorsi con monsignor Annibale Bugnini, quello in riferimento all’Humanae vitae, alla posizione assunta riguardo alla sua nomina ad arcivescovo di Milano e al referendum sul divorzio, al Catechismo olandese, alla collegialità dei vescovi e anche in merito ai suoi rapporti con la Spagna. Solo dopo aver sviscerato tali questioni, si è arrivati all’elaborazione finale della Positio, su cui si sono poi espressi i teologi, i cardinali e infine il Papa.
Camminiamo insieme
Stefania Falasca
la data Alla chiusura del Sinodo (che lui ha istituito) La data della beatificazione di Paolo VI, il 19 ottobre prossimo, è stata scelta perché quel giorno si chiuderà il Sinodo dei vescovi che Francesco ha inteso dedicare al tema della famiglia. II Papa ha così voluto collegare la figura di Giovanni Battista Montini con una delle più importanti intuizioni del suo pontificato: l’istituzione del Sinodo (15 settembre 1965 con la lettera “Apostolica sollicitudo”) che si deve appunto a Paolo VI, in applicazione dei frutti del Concilio Vaticano II. Sotto Paolo VI sono stati celebrati quattro Sinodi ordinari (1967, 1971, 1974 e 1977) e un’assemblea straordinaria (1969) sulle Conferenze episcopali e la collegialità dei vescovi.
Beatificazione di Paolo VI
Una suora italiana dietro il miracolo del Beato Paolo VI
Quel legame affettuoso con le suore di Maria Bambina
D
ietro il miracolo per intercessione di Paolo VI, avvenuto negli Stati Uniti nel 2001, c’è anche una suora italiana di Maria Bambina, che aveva conosciuto Giovanni Battista Montini e consigliò alla sua amica incinta - a cui veniva prospettata dai medici un’interruzione di gravidanza date le condizioni critiche del feto alla 24a settimana - di affidarsi al Pontefice, regalandole un’immagine e una sua reliquia, un frammento del suo abito. Ma il legame fra il bresciano Montini con l’istituto delle Suore di Carità delle sante Bartolomea Capitanio e Vincenza Gerosa, fondato
nel paese bergamasco di Lovere nel 1832, risale al tempo in cui era arcivescovo di Milano dove si trova la sede principale della congregazione. Una comunità formata da quattro religiose, infatti, si prendeva cura del cardinale presso l’arcivescovado. Suor Emma Ruggeri, classe 1934, ricorda che al termine del pranzo «si alzava da tavola dicendo: “Andiamo in cucina a dare una benedizione alle suore”». Eletto al soglio pontificio, Paolo VI chiamò a Roma la superiora suor Giuseppina Rocchi e la “cuoca” suor Assunta Caspani (morta in un incidente stradale nel ‘97, a 67 anni) per curare l’appartamen-
to papale, mentre suor Emma e suor Amalia Villa - scomparsa il 5 dicembre 1997 a 83 anni - rimasero nella casa arcivescovile. «Quando ci siamo recati a Roma per l’incoronazione di Paolo VI, suor Emma e io, venute da Milano, abbiamo salutato di persona il Santo Padre. Lui ci ha benedetto dicendoci: “Voi due ritornate a Milano a servire bene il cardinale che verrà, come avete servito bene me”». Suor Emma non dimentica neppure «la delicatezza d’animo di Paolo VI che la sera stessa della sua elezione, il 21 giugno, festa di san Luigi - di cui portava il nome il suo secondo segretario don Luigi Sala, rimasto a Milano - volle fargli gli auguri per telefono, donando i saluti a lui e alle suore». Nel 1959, quando era ancora pastore dell’arcidiocesi ambrosiana, Montini invitò le suore di Maria Bambina ad aprire una missione in Rhodesia (l’attuale Zimbabwe), per assistere i figli dei lavoratori impegnati da tre anni a Kariba nella costruzione di una diga sul fiume Zambesi. La missione sorse nel ‘61 e fu visitata dall’arcivescovo l’anno successivo. «Il 24 luglio 1962 il cardinale Montini ha consegnato personalmente il crocifisso a sei suore (quattro per Kariba e due per il Bengala) dopo la celebrazione della Messa nel Santuario di Maria Bambina», riferisce suor Ruggeri. Laura Badaracchi
9
n. 31 giugno - agosto 2012
Camminiamo insieme
Camminiamo insieme
n. 39 giugno - agosto 2014
9
Beatificazione di Paolo VI
Le parole del vescovo di Brescia all’annuncio della data di beatificazione di Paolo VI
La gioia di Brescia «Dono e responsabilità»
U
na persona straordinariamente innamorata di Gesù Cristo e della Chiesa». È Paolo VI nelle parole del vescovo di Brescia Luciano Monari. Con la beatificazione annunciata per il 19 ottobre prossimo, papa Montini «viene riconosciuto come persona che ha vissuto eroicamente il suo servizio alla Chiesa e all’umanità. Di questo non possiamo che essere fieri e gioiosi, ma anche con un briciolo di responsabilità», ha commentato Monari, dando voce ai sentimenti della diocesi d’origine di Paolo VI, alla notizia giunta da Roma. «Non possiamo lasciare i santi nel passato. Ricordarli, è uno stimolo a vivere noi, oggi, il tempo che il Signore ci dona nella medesima prospettiva di pienezza di vita umana e cristiana». «La tradizione religiosa bresciana è una tradizione sana, capace di generare beati e santi», ha osservato Monari. Una comunità è davvero cristiana quando sa «educare le persona al Vangelo, all’amore del prossimo, alla capacità oblativa», aiutandole «a vivere in modo eroico le virtù quotidiane dell’esistenza umana e cristiana». Montini si colloca dentro quella tradizione. Dandole nuovo impulso. Come Papa del Concilio, anzitutto, col quale si volle promuovere «una santità cristiana autentica e all’altezza dei tempi, capace d’incarnarsi nel vissuto e nei problemi della società contemporanea». Monari (in una videointervista pubblicata in www.lavocedelpopolo.it) mette
10
n. 39 giugno - agosto 2014
in risalto l’amore di Paolo VI per la Chiesa, «percepita non come istituzione umana volta all’organizzazione di una religiosità, ma come il luogo dell’incontro con Dio attraverso Gesù Cristo nello Spirito Santo, quindi luogo di crescita spirituale e di crescita nella capacità di amare e di donare». Montini ha avuto «un senso vivo della Chiesa» che «dovremmo imparare». «Per la Chiesa bresciana Paolo VI è sempre stato eredità preziosa e
Camminiamo insieme
punto di riferimento. È stato, anzitutto, il Papa del Concilio che ha ispirato la nostra diocesi a essere Chiesa del Concilio», incalza don Pierantonio Lanzoni, vice postulatore e dal 2008 delegato vescovile per la promozione della memoria di Paolo VI. Una memoria coltivata per vie molteplici e complementari, a partire, all’indomani della morte, dalla dimensione dello studio scientifico della vita e del magistero di Montini, cui è dedicato
Beatificazione di Paolo VI
l’Istituto Paolo VI. In cattedrale è dedicato al Papa un mirabile monumento di Lello Scorzelli, eretto nel 1984. L’introduzione della causa ha visto come attore l’allora vescovo di Brescia Bruno Foresti. Per decisione del vescovo Monari, nel 2009 la sede diocesana della causa è stata stabilita presso il Santuario delle Grazie, dove Montini celebrò la prima Messa, il 30 maggio 1920, e dove memoria e devozione vanno crescendo sempre. Come mostra il flusso di fedeli e di pellegrini, le richieste di preghiere, le attestazioni di grazie, le domande di reliquie - che giungono fin dalle Filippine, dove Paolo VI in visita nel 1970 subì un attentato, e dove la devozione al Papa bresciano è particolarmente forte».
«Pellegrini arrivano da altre città e diocesi italiane come dall’estero - forte ad esempio è la devozione fra i latinoamericani», testimonia monsignor Mario Piccinelli, dal 2005 rettore del Santuario delle Grazie. «Abbiamo pregato tanto per la sua beatificazione: ora pregheremo per la sua canonizzazione. In particolare: ogni quarta domenica del mese, la Messa delle 16 prevede la preghiera per la glorificazione. E a tutte le Messe di maggio richiamiamo il magistero mariano di Paolo VI. Qui culto mariano e devozione al Papa s’intrecciano e alimentano a vicenda, come mostrano le richieste di preghiera e di grazie». E sono richieste che riguardano situazioni di malattia grave, di gravi-
danze difficili, di figli che non arrivano, ma anche di lavoro perduto o che non si riesce a trovare, o di coppie in crisi... Altro luogo di viva memoria è Concesio, alle porte di Brescia, dove Montini vide la luce il 26 settembre 1897. «Gaudeamus in Domino: così abbiamo accolto la notizia da Roma», scandisce monsignor Dino Osio, da 18 anni parroco di Sant’Antonino-Pieve, riprendendo il titolo di uno dei documenti più significativi («e da riscoprire») di Paolo VI, la “Gaudete in Domino”. «Anche da noi si è pregato tanto per la beatificazione di questo Papa profetico. Nelle nostre famiglie la trasmissione della memoria di Paolo VI da una generazione all’altra - a partire da chi lo conobbe di persona - è sentita come un dovere. Qui si celebra da anni la “Settimana montiniana”. Qui Paolo VI lo conoscono anche i bimbi delle elementari. E oggi i genitori esigono che i figli siano battezzati, qui in Pieve, allo stesso fonte dove fu battezzato Montini. Alla casa natale del Papa dove accolgono i visitatori le suore salesiane - come a questo battistero, fanno sosta in preghiera i pellegrini, italiani e stranieri, sempre più numerosi. Come la trentina di laici arrivata giorni fa da Hong Kong. Siamo qui - mi hanno detto - a restituire la sua visita del 1970». Lorenzo Rosoli
Camminiamo insieme
n. 39 giugno - agosto 2014
11
Beatificazione di Paolo VI
Il viaggio in Terra Santa
Lo storico abbraccio con Atenagora Cinquant’anni fa, il 5 gennaio 1964, Gerusalemme fu sede dell’incontro con il patriarca ecumenico di Costantinopoli che impresse una svolta al cammino ecumenico.
0
re 21.30 del 5 gennaio 1964, un Pontefice, Paolo VI, incontra per la prima volta un patriarca ecumenico di Costantinopoli, Atenagora, dopo la rottura dei rapporti tra le due Chiese. È l’evento centrale dello storico viaggio di papa Montini in Terra Santa e dalle loro parole (captate da una telecamera della Rai rimasta accesa per un disguido), si può intuire l’intensità emotiva e spirituale di quel momento (che è stato ricordato grazie al nuovo incontro sempre a Gerusalemme tra Francesco e Bartolomeo I). Paolo VI esordisce: «Le esprimo tutta la mia gioia, tutta la mia emozione. Veramente penso che questo un momento che viviamo in presenzadi Dio». E Atenagora risponde: «In presenza di Dio.
12
n. 39 giugno - agosto 2014
Sono profondamente commosso, Santità. Mi vengono le lacrime agli occhi». La nuova stagione ecumenica che stiamo vivendo oggi parte da quell’incontro. Papa Montini volle assicurare il fratello ritrovato «dell’assoluta lealtà» dei rapporti. Quanto poi alla questione del primato, Paolo VI dice: «Nessuna questione di prestigio, di primato, che non sia quello stabilito da Cristo. Ma assolutamente nulla che tratti di onori, di privilegi. Vediamo quello che Cristo ci chiede e ciascuno prende la sua posizione; ma senza alcuna umana ambizione di prevalere, d’aver gloria, vantaggi. Ma di servire». Ci volevano certo la lungimiranza e il coraggio della santità (non è un caso che anche Giovanni Paolo II,
Camminiamo insieme
diversi anni dopo, avrebbe ripreso la questione nella sua enciclica Ut unum sint) per pronunciare queste parole. E dunque quello fu più di un incontro di rappresentanza. Lo stesso Paolo VI usò per definire tutto il viaggio un’immagine icastica. «Esso è stato come un colpo d’aratro che ha smosso un terreno ormai indurito e inerte, e ha sollevato la coscienza di pensieri e di disegni divini che erano stati sepolti, ma non spenti, da una secolare esperienza storica, che ora sembra aprirsi a voci profetiche». Cinquant’anni dopo ne abbiamo la conferma. Mimmo Muolo
Beatificazione di Paolo VI
Il prossimo beato bresciano e il suo rapporto con Castrezzato
Rapporto tra Papa Paolo VI e Mons. Angelo Zammarchi
“L
a fede è come un albero: esso affronta ogni stagione, fermo e fiducioso. Affronta l’inverno con la sua rigidità, la primavera coni suoi tepori, l’estate con il suo calore e l’autunno con i suoi frutti”. Con queste parole Paolo VI in discorso del 1966, esprimeva, alle persone riunite, la vita di fede e che nell’esempio tratto dalla natura trovava la sua concretezza: fermezza e fiducia nelle prove dell’esistenza, pronti a ricevere in tempi favorevoli, abbandonati nella provvidenza, attraverso il calore della presenza dello Spirito Santo, i frutti che il Maestro ha in serbo per l’uomo. E proprio la provvidenza ha voluto che ricevessi la telefonata di don Mario proprio il giorno del convegno diocesano della Caritas il 17 maggio ultimo scorso e si fosse, in quel contesto, parlato di Paolo VI. Richiesta che ho accolto con grande piacere, e cioè il poter condividere con voi il filo diretto che univa Paolo VI e mons. Angelo Zammarchi, partendo dal giovane sacerdote don Gian Battista Montini e dal maturo mons. Angelo Zammarchi. Cosa ha unito questi due uomini? Quale forza misteriosa e inspiegabile ha fatto esprimere a Papa Paolo VI all’indomani della morte di mons. Angelo Zammarchi quella frase che partiva dal cuore “… caro
e grande e santo mons. Angelo Zammarchi”? Se è vero che tutto parte da una forte amicizia tra mons. Angelo Zammarchi e la famiglia Montini (vedi l’amicizia con il papà di Paolo VI, Giorgio Montini, con cui fondò, con altri pionieri, la “Casa Editrice LA SCUOLA” amicizia che si rifaceva ad una sensibilità elettiva di valori che si ispiravano certamente alla fede), si concretizza nel momento in cui don Gian Battista Montini celebra la sua prima Messa al Santuario delle Grazie e chiede ed ottiene che non solo vi sia la presenza di mons. Angelo Zammarchi, ma che lui intervenga con
la sua voce, durante la celebrazione, per invocare la benedizione di Dio sul giovane sacerdote. La loro vita, pur con indirizzi diversi, è sempre stata unita dallo stile della loro fede impregnata della presenza del Maestro e concretizzata in ambedue, nel rispetto verso il prossimo, nella sensibilità verso la vita, nell’amore verso colui che è datore della stessa, cioè verso Dio. Credo che per comprendere ciò che legasse questi due santi uomini di Dio, si debba passare attraverso le poche esternazioni che abbiamo a disposizione; poche, perché si trattava di uomini dal-
Camminiamo insieme
n. 39 giugno - agosto 2014
13
Beatificazione di Paolo VI
la fede riservata e interiormente profonda, che dava luce più ai fatti che alle parole. Tre i passaggi che vorrei condividere, per capire la stima, l’affetto e la fede che univa questi 2 grandi uomini: • Il primo tratto da uno scritto di Paolo VI nel 10° anno della morte di mons. Angelo Zammarchi quando ricordando l’opera di Giuseppe Tovini, altro uomo di straordinaria levatura e fede, ricordando le sue eroiche virtù, si rifà alla figura di mons. Angelo Zammarchi descrivendolo come “…ispiratore, sostenitore, maestro e servitore“ aggiungendo “…. Chi l’ha conosciuto non dimentichi mai! Sacerdote purissimo e ferventissimo, studioso e scienziato, insegnante ed educatore di raro valore, amico discreto e fedelissimo… viveva per sé, nella sua modestia, un disinteresse per poter mettere gli altri davanti a sé…”. E per questo erano simili. • Il secondo tratto da una lettera di Paolo VI al Vescovo di Brescia mons. Morstabilini (1978) nella quale ricorda il 20° della morte del caro amico e fratello spirituale e ricordando come la diocesi stesse onorando la memoria di tale fulgido dono di Dio scrisse…. Ricordo come mons. Angelo Zammarchi si offrì per tenere il discorso alla mia prima Messa… privilegio grande vissuto da parte mia come un impegno di fedeltà e gratitudine a Dio per il mio sacerdozio, legato alla voce di tale amato Maestro…modesto, riservato, fu per la scuola, la scuola del popolo, dei poveri, della gente una costante presenza e luce“. E concludeva citando Dante “…e se il mondo sapesse il cor ch’elli ebbe, a chi lo loda e più, lo loderebbe”. • Il terzo tratto della memorabile lettera dell’allora vescovo di
14
n. 39 giugno - agosto 2014
Il giovane Montini con il padre Giorgio
Milano sua Eccellenza mons. Gian Battista Montini. Una lunga e profonda lettera dove emerge la stima limpida e vera e una caratteristica che li accomuna e li lega a doppio filo: l’essere sacerdoti e uomini di Dio prima di tutto nel profondo del cuore. “.. mons. Angelo Zammarchi uomo di scuola, fu sacerdote di Dio …la radice del suo albero fu religiosa… assorto come per accumulare energia e fissare all’azione la via; dimesso come per comprimere nel consueto schema di modestia l’esuberante vivacità del suo spirito; silenzioso per imparare come agli altri si insegna, studiando, contemplando, curvando la fronte davanti alla verità, alla sua prima sorgente, Dio docile come per imporre a se stesso l’unica legge, l’unico stile che fu suo, il dovere : mansueto, per imparare ad accostare i grandi e i piccoli con eguale bontà e con soave capacità di arrivare subito al cuore “. Assorto, dimesso, silenzioso, docile, mansueto: sacerdote di Dio.
Camminiamo insieme
Caratteristiche di mons. Angelo Zammarchi che hanno trovato spazio in maniera inconfutabile in don Gian Battista Montini prima, e in Paolo VI poi, nel suo ministero quale vicario di Cristo, dove questo suo essere assorto lo portava ad accumulare su di sé, attraverso lo Spirito Santo, energia per il suo apostolato; essere dimesso, con ferma compostezza, per fare spazio e terreno fertile al progetto, spesso misterioso, che il Maestro aveva in cuore per lui; essere silenzioso per cogliere i bisogni delle persone alla ricerca, in un mondo dove già ad allora molti utilizzavano un fiume di parole pur non dicendo nulla; essere docile per permettere allo Spirito Santo di poter lavorare su un cuore umile per poi essere un degno strumento; essere mansueto e arguto per vivere pienamente lo stile della mitezza, con quell’arguzia che permette di essere “ stilo di scriba veloce” nelle mani di Dio soprattutto in alcune sue lettere ed esortazioni che non solo erano attuali per il tempo, ma risultarono decisamente profetiche ( per esempio l’Humanae vitae e l’Evangelii nuntiandi). Nella sua infinita provvidenza Dio fa incontrare le anime che egli ha forgiato nel suo progetto di amore nel caso del beato Paolo VI e di mons. Angelo Zammarchi, non solo li ha fatti incontrare, ma stimare in modo così profondo da vivere, pur con compiti diversi, il progetto di Dio, costantemente uniti in amore autentico e vero verso il prossimo e verso Dio. In questa unità e comunione di anime, si potrebbe sintetizzare, utilizzando un’affermazione diPaolo VI a mons. Angelo Zammarchi, la loro santa amicizia “uomini di eccezionale virtù, di pensiero, di cuore e di azione. Cari e grandi e santi Papa Paolo VI e mons. Angelo Zammarchi“. diacono Massimo Sala
Attualità
Lo scorso 27 aprile lo storico evento di canonizzazione di due papi
Canonizzazione di Giovanni XXIII e di Giovanni Paolo II
L
o scorso 27 aprile, Domenica della Divina Misericordia, a Roma in Piazza San Pietro, Papa Francesco ha iscritto nell’albo dei Santi due Papi molto cari al Popolo cristiano, ma pure ai non credenti. Anche una piccola rappresentanza della Parrocchia era presente alla solenne cerimonia.
Dopo un viaggio rapido notturno in pullman, è iniziato il tormentone della “coda” per raggiungere i posti assegnati, finendo in un’area piuttosto remota di Via della Conciliazione. La folla era enorme e stipatissima. La fatica notevole. La gioia e il senso di universalità rappresentato dalle centinaia di migliaia di fedeli presenti ha fatto
dimenticare la fatica. La giornata rimarrà memorabile per tutti. L’intercessione di questi santi Pontefici accompagnerà la Chiesa nel cammino futuro della difficile storia che stiamo vivendo.
Camminiamo insieme
un parrocchiano
n. 39 giugno - agosto 2014
15
Etica
L’essere umano potrebbe scegliere il proprio genere sessuale indipendemente dal proprio sesso?
L’ideologia del gender Il genere maschile o femminile non si iscriverebbe più nella continuità del sesso biologico, ma sarebbe semplicemente la conseguenza di una costruzione culturale e sociale.
N
egli ultimi tempi la discussione sulla differenza tra maschile e femminile è diventata centrale anche nel dibattito politico, nelle agende dei governi nazionali e nei programmi delle diverse agenzie internazionali (ONU per esempio). Questa ideologia è nata da due filoni ideologici: uno è quello della libertà sessuale e, l’altro, è quello del femminismo. La rivendicazione della piena libertà individuale e di tutti i suoi supposti diritti - un motivo che percorre tutta la cultura occidentale - tocca tutti gli ambiti della vita ed è diventata la rivendicazione di poter disporre della propria vita e del proprio corpo a proprio piacimento, senza alcun ostacolo posto dalla società. Il femminismo Con “femminismo” si intende di solito la presa di coscienza da parte delle donne del loro ruolo ingiustificatamente subordinato all’uomo e la concomitante ricerca di modalità per il superamento di tale condizione. Le modalità di tale reazione sono state molto varie nel tempo, dalle forme più arrabbiate a quelle più moderate: sempre tese comunque ad affermare il giusto spazio delle donne nella vita pubblica, politica, economica e sociale e a superare il concetto di una loro supposta inferiorità o incapacità di rivestire tali ruoli nella società.
16
n. 39 giugno - agosto 2014
Si può affermare che lo scopo del femminismo fosse l’affermazione dell’uguaglianza delle donne rispetto agli uomini: la diversità sessuale non dovrebbe essere ritenuta rilevante non solo rispetto all’uguale dignità, ma anche rispetto alla capacità di rivestire gli stessi ruoli degli uomini nella società. Le donne dovrebbero quindi avere gli stessi diritti degli uomini e non essere rinchiuse nel “sequestro” delle attività domestiche o di accudimento dei figli sulla base del loro ruolo specifico nella procreazione. Qualsiasi discriminazione basata sulla diversità dei sessi viene quindi percepita come ingiusta, una violazione dell’uguaglianza dei diritti degli esseri umani, uguaglianza che si basa sull’appartenenza al genere umano sia dell’uomo che della donna. La differenza sessuale dovrebbe essere irrilevante nell’accesso a cariche o ruoli nella vita pubblica e sociale. Il motivo del primo femminismo era quello della promozione dell’uguaglianza tra uomo e donna e, quindi, l’eliminazione di ogni discriminazione che abbia come sua pretesa giustificazione la distinzione dei sessi. La lotta delle donne per vedere riconosciuto il loro diritto all’uguaglianza non è certo degli ultimi decenni. Il femminismo era iniziato nella seconda metà dell’Ottocento. Le prime femministe volevano che le donne rimanessero donne, ma che
Camminiamo insieme
fosse riconosciuto loro il diritto di studiare e di praticare le professioni che volevano. Pensavano che la diversità delle donne avrebbe portato un netto miglioramento nella società e che, proprio per la loro diversità avrebbero migliorato la società. In realtà, il femminismo che poi si è affermato ha continuato a rivendicare l’uguaglianza, ma cercando di cancellare la differenza dall’uomo e portando a una progressiva mascolinizzazione della donna. Recentemente in una certa corrente femminista è entrato in crisi il modello dell’uguaglianza a partire dalla rivendicazione da parte delle donne di loro diritti specifici (esclusivi della donna, sulla base della differenza sessuale). Si tratta della possibilità di decidere del proprio corpo, della propria fecondità, della gestazione: in poche parole, la rivendicazione di un potere assoluto sul proprio corpo, ambito nel quale gli uomini non dovrebbero avere la possibilità di alcun intervento giuridico. Affermazione della libertà assoluta sul proprio corpo, quindi, esplicitata nello slogan ”il corpo è mio e me lo gestisco io”. Ciò ha comportato l’affermazione del diritto alla contraccezione, alla sterilizzazione, all’aborto e recentemente alla fecondazione in vitro in tutte le sue possibili tecniche (omologa, eterologa, post mortem del marito, utero in affitto, ecc.). A ciò si aggiunge (anche da parte del
Etica
maschio) la rivendicazione del diritto al cambiamento di sesso e a intrattenere liberamente relazioni sessuali con partner non necessariamente del sesso opposto. Tutto ciò ha portato verso l’irrilevanza giuridica del rapporto con persone dell’altro sesso o con persone dello stesso sesso, ma anche a un rilievo sempre più forte posto sul diritto del singolo a vivere la propria sessualità modellandola solo sul proprio desiderio, non sul proprio corpo sessuato, anzi caso mai modellando il proprio corpo sessuato secondo il proprio desiderio. Da qui, l’irrilevanza di fatto del sesso fisico, biologico od ormonale, ma la prevalenza al sesso di elezione. Il soggetto avrebbe il diritto di identificarsi, e di venire socialmente riconosciuto, come appartenente al sesso di elezione, non a quello di appartenenza fisica. È qui che ha origine l’ideologia del genere. L’ideologia del genere Il termine “genere” viene usato in
italiano per indicare l’appartenenza a una determinata categoria: il genere umano, il genere animale. Viene usato anche per indicare il genere maschile o il genere femminile, per indicare cioè una categoria a cui appartengono tutti i maschi (genere maschile) e una a cui appartengono tutte le femmine (genere femminile). Con il termine gender si intende invece indicare non tanto la differenza sessuale tra uomo e donna, bensì l’indifferenza sessuale tra uomo e donna. Quanto sarebbe rilevante non sarebbe la differenza biologica, fisica od ormonale, tra uomo e donna (differenza indiscutibile), bensì il genere sessuale a cui ogni essere umano liberamente si identifica. Per cui, da una parte, il termine gender viene usato per sostenere l’affermazione della libertà del singolo che giunge fino alla libertà di scelta del genere sessuale cui appartenere, dall’altra, per negare qualsiasi rilevanza all’aspetto “naturale” (fisico, biologico, ormonale) dell’appartenen-
za a un sesso piuttosto che ad un altro. Che cosa dice la teoria del genere (gender)? Con le parole di Tony Anatrella: «Questa ideologia pretende che il sesso biologico vada dissociato dalla sua dimensione culturale, ossia dall’identità di genere, che si declina al maschile o al femminile e persino in un genere neutro nel quale si fa rientrare ogni sorta di orientamento sessuale, al fine di meglio affermare l’uguaglianza tra gli uomini e le donne e di promuovere le diverse “identità” sessuali. Dunque il genere maschile o femminile non si iscriverebbe più nella continuità del sesso biologico poiché essa non gli è intrinseca, ma sarebbe semplicemente la conseguenza di una costruzione culturale e sociale». Mentre il “sesso” rimarrebbe al solo ambito biologico, il “genere” sarebbe l’atteggiamento psicologico soggettivo, indicato come mascolinità e femminilità, cioè il modo attraverso cui ciascuno si appropria del proprio sesso e vi
Camminiamo insieme
n. 39 giugno - agosto 2014
17
Etica
si identifica. La conseguenza di questa visione è che la rappresentazione soggettiva della propria sessualità si sgancia dal corpo e il corpo diventa, quindi, plasmabile secondo la rappresentazione che ciascuno se ne fa. Si tratta, per utilizzare la nota espressione di Z. Bauman, di una corporeità liquida (Cfr. Z. Bauman, Modernità liquida, Laterza, Roma-Bari 2002), inquadrata in una logica dell’indifferenza, dove i ruoli maschili e femminili tradizionali divengono semplici costruzioni culturali, che possono essere socialmente condivise oppure no. In questa prospettiva, l’essere umano potrebbe scegliere il proprio genere sessuale indipendentemente dal proprio sesso, optando per l’eterosessualità, per l’omosessualità, la bisessualità, l’intersessualità o per il lesbismo. Afferma la Butler, teorica di questa prospettiva: «II genere e una costruzione culturale; di conseguenza non è né il risultato causale del sesso, né tanto apparentemente fisso come il sesso. […] Teorizzando che il genere è una costruzione radicalmente indipendente dal sesso, il genere stesso viene ad essere un artificio libero da vincoli; di conseguenza, uomo e maschile potranno essere riferiti sia a un corpo femminile, sia a uno maschile; donna e femminile, sia a un corpo maschile, sia a uno femminile». (Cfr. J. Butler, Scambi di genere. Identità, sesso e desiderio, Sansoni, Firenze 2004, p. 6, l’originale è del 1990). Nelle parole dell’Istituto internazionale di ricerca e di training per l’avanzamento delle donne (INSTRAW), che fa parte dell’ONU, la “prospettiva del gender” è definita come l’azione volta a «distinguere quello che è naturale e biologico da quello che è costituito socialmente e culturalmente, e nel processo rinegoziare i confini tra il naturale – e la sua relativa inflessi-
18
n. 39 27 giugno - agosto 2014 2011
bilità - e il sociale - e la sua relativa modificabilità» (INSTRAW, Gender Concepts in Development Planning. Basic Approach, 1995,11). Come si vede in tal modo viene superata la questione dell’uguaglianza tra i sessi, negando qualsiasi differenza naturale tra i sessi: se essa di fatto c’è, è solo frutto della cultura che nel tempo e andata elaborando le tipologie specifiche del maschile e del femminile su presupposte differenze naturali dei sessi, che invece sarebbero solo sovrastrutture culturali, spesso di comodo in funzione dell’affermazione di superiorità inesistenti. Ognuno dovrebbe essere libero di scegliere il sesso a cui appartenere: un essere con il corpo maschile potrebbe scegliere di appartenere al sesso femminile e viceversa per un essere umano con il corpo femminile. Dal femminismo alla «agenda del gender» Negli ultimi 15-20 anni (a partire dalle Conferenze ONU al Cairo sulla Popolazione del 1994 e a Pechino sulle donne del 1995) si è andata diffondendo un po’ in tutto il mondo la cosiddetta “agenda del genere”, sostenuta dalle diverse agenzie internazionali. Nella seconda versione del documento preparatorio della Conferenza sulle donne a Pechino, che fu diffusa a marzo di quell’anno 1995, il termine gender compariva quasi in ogni paragrafo. La cosa passò inosservata. I rappresentanti del mondo pro-life che seguivano i lavori erano concentrati sul problema dell’aborto e non si accorsero del nuovo fronte che si apriva. In quel documento mancava qualsiasi riferimento alla maternità e al ruolo di moglie o marito: tutto era orientato al superamento delle definizioni di uomo e donna. A partire da quella Conferenza il concetto di gender e di identità di genere, è entrato virtualmente in
Camminiamo insieme
ogni politica delle Nazioni Unite: è questa politica che viene indicata come “agenda del gender”. Essa progressivamente è diventata il quadro di pensiero della Commissione di Bruxelles, Parlamento europeo e del vari Paesi membri dell’Unione Europea, ispirando i legislatori di questi Paesi che hanno introdotto numerosissime leggi concernenti la ridefinizione della coppia, del matrimonio, della filiazione e dei rapporti tra uomini e donne in nome del concetto di parità dei sessi e di rispetto degli orientamenti sessuali dei singoli. L’agenda del gender, adottata dall’ONU nelle Conferenze sopra citate, avrebbe come scopo quello di promuovere a tutti i livelli - culturale, politico, giuridico - il riconoscimento e la protezione giuridica delle diverse forme di identificazione sessuale sul presupposto dell’uguaglianza di ogni essere umano. L’affermazione di questa uguaglianza richiederebbe l’eliminazione di ogni differenza naturale tra i sessi e tra le famiglie. Se tutto è cultura, tutto ha lo stesso identico valore, nessuno può affermare che una cultura sia superiore all’altra. Quindi tutti i tipi di identificazione sessuale e tutti i tipi di relazione tra i sessi hanno lo stesso identico valore e come tali vanno protetti dalle diverse legislazioni nazionali. In caso opposto si instaurerebbe una disuguaglianza di trattamento tra i cittadini, cosa che il diritto non dovrebbe accogliere. mons. Carlo Bresciani vescovo e teologo di etica
Approfondimento Per un’esposione dell’ideologia del gender si veda: M. Busoni, Genere, sesso, cultura. Uno sguardo antropologico (Carocci, Roma 2000); J. Butler, Corpi che contano. I limiti discorsivi del sesso (Feltrinelli, Milano 1996)
Con la Chiesa
Tante associazioni aiutano le famiglie che vogliono adottare un bambino
Adozioni internazionali, un gesto d’amore
I
n un mondo divenuto ormai troppo frenetico e spesso poco attento ai veri valori della famiglia, ci troviamo sempre più di fronte a coppie che per motivi di salute o per scelte personali non hanno figli. Alcune di queste però, dopo una maturazione di coppia, arrivano alla decisione, come vero gesto d’amore, di adottare un bambino. E cosa dire del gesto d’amore di quelle famiglie che già hanno dei figli e che decidono di adottare un altro bimbo? La famiglia che desidera adottare un bambino inizia un percorso non facile che la porterà ad amare un bimbo non suo come se lo fosse, con la consapevolezza però che i figli crescono sulla base dell’amore che ricevono da chi li cresce. Le pratiche dell’adozione internazionale sono però complesse e molto costose e vi è l’obbligo di rivolgersi ad associazioni specializzate nel settore. Queste associazioni propongono alle famiglie bambini di cui conoscono la situazione familiare in quanto da loro seguiti nei paesi dove generalmente operano anche con progetti di cooperazione internazionale. Tante sono le associazioni italiane che svolgono questo ruolo; sono presenti in quasi tutti i paesi del mondo, paesi che naturalmente devono favorire dal punto di vista legislativo l’adozione internazionale.
L’aspetto però più importante di queste associazioni è quello d’intervenire solitamente in paesi sotto sviluppati prendendosi cura di bimbi orfani, abbandonati, maltrattati o che vivono in condizioni di degrado e lavorare affinché questi piccoli possano avere un futuro migliore crescendo in un paese, come può essere l’Italia, ed in una famiglia che li accoglie, li ama e li cresce come figli garantendo loro i più elementari diritti: alla vita, alla salute, al cibo, all’istruzione, all’amore. Ed è così allora che la famiglia che matura questa volontà entra in contatto con una di queste associazioni ed incomincia il suo cammino fatto di incontri conoscitivi, di colloqui con psicologi, di confronto con altre famiglie che devono o hanno già fatto questa esperienza. Una volta ritenuta idonea all’adozione internazionale alla famiglia viene proposto il bimbo o bimbi bisognosi d’amore perché spesso
capita di trovarsi di fronte a realtà dove ci sono 2 o 3 fratellini candidati, e la futura famiglia, per non dividerli, li adotta tutti. Una volta espletate tutte le pratiche legali, la famiglia parte per il paese prescelto dove passerà qualche settimana col bimbo o bimbi adottati affinché possano conoscersi ed iniziare a vivere da famiglia. Rientreranno a casa solo quando i responsabili dell’associazione presenti nel paese avranno capito che, in modo reciproco, nuovi genitori e nuovo figlio (o figli) si sono affiatati e accettati. A casa inizieranno a vivere da famiglia con tante difficoltà iniziali di rapporto col figlio…la lingua, eventuali problemi fisici del bimbo, la difficoltà dell’integrazione nel contesto sociale in cui si vive… ma anche con l’appoggio ed il conforto degli esperti dell’associazione e delle famiglie (conosciute all’interno dell’associazione) che stanno vivendo lo stesso percorso di vita. Tenerezza e calore reciproco tra i nuovi componenti della famiglia, farà crescere tutti nell’amore e produrrà nella loro vita futura tanti altri gesti di bene come quello che vi abbiamo appena cercato di raccontare. www.commissioneadozioni.it
Camminiamo insieme
Eleonora Falocchi
n. 39 giugno - agosto 2014
19
Con la Diocesi
Il senso della carità nelle parole del Vesco Luciano Monari
Cuore e mani aperti al prossimo “Volti rivolti, 40 anni di perseveranza” è il titolo del convegno delle Caritas parrocchiali che si è svolto il 17 maggio in occasione del 40° anniversario di fondazione della Caritas di Brescia
A
scoltare per conoscere e insieme per farsi prossimo, per sostenere le comunità cristiane nel prendersi cura di chi necessita di sentire il calore di Dio attraverso le mani aperte e disponibili dei discepoli di Gesù. Questo è importante: che le persone sofferenti possano sentire il calore di Dio e lo possano sentire tramite le nostre mani e i nostri cuori aperti”. Queste le parole di Benedetto XVI nel novembre del 2011, in occasione del 40° di fondazione della Caritas italiana. Brescia si appresta a festeggiare un altro 40°, quello della Caritas diocesana, che da sempre ha avuto nella mano tesa verso il prossimo la cifra della sua azione solidale, una cifra che da qualche anno si è concretizzata nei progetti di “Mano fraterna”. Questi ultimi, però, sono solo un tassello di quel grande mosaico che è la Caritas bresciana. È il vescovo Luciano Monari a fornire i contorni della chiave di volta che sorregge il senso dell’esistenza dell’organismo pastorale e del suo agire nella comunità.
Come va letta l’attenzione della Chiesa verso gli ultimi all’interno del messaggio cristiano? Va letta molto semplicemente come risposta all’amore di Dio. Siccome Dio è venuto a cercare
20
n. 39 giugno - agosto 2014
ci chiede di non chiudere il cuore a nessuno. Questo non vuol dire che dobbiamo fare l’elemosina a tutti. Vuol dire che nei confronti di tutti dobbiamo avere un atteggiamento che sia attento, rispettoso e propenso a farsi carico dell’esistenza degli altri. Molte volte l’aiuto fondamentale che diamo è l’ascolto, l’amicizia, la simpatia, perché l’uomo ha bisogno prima di tutto di queste cose per vivere.
noi, che rispetto a Lui siamo effettivamente gli ultimi, diventa naturale per un credente l’attenzione agli ultimi. Questo perché l’amore di Dio che ha raggiunto noi possa raggiungere anche loro. Alla fine, l’essenziale è che nessuno nel mondo sia solo o abbandonato, deve esserci una rete di affetto e di accoglienza che, proprio perché nasce da Dio, raggiunga tutti gli uomini, senza nessuna esclusione. In merito al valore della carità i Testi Sacri sono chiari, ma questo significa che a ogni persona che chiede l’elemosina dobbiamo donare qualcosa? Tutti noi, in un modo o nell’altro, siamo dei bisognosi, abbiamo bisogno degli altri. Per lo stesso motivo tutti noi siamo per gli altri una ricchezza e quello che il Signore
Camminiamo insieme
L’esistenza quarantennale della Caritas ha sicuramente cambiato il volto delle nostre parrocchie. Cosa è stato segnato maggiormente? Quello che la Caritas ha reso consapevole è il fatto che le nostre parrocchie le nostre comunità cristiane, hanno una responsabilità strutturale nei confronti dei poveri e nei confronti delle condizioni di povertà. La, comunità cristiana ha nella sua struttura fondamentale il riferimento alla parola di Dio e il riferimento all’Eucarestia. Proprio per questo ha nella struttura fondamentale il riferimento ai poveri e quindi all’impegno nei loro confronti. La Caritas ha istituzionalizzato questo movimento che è personale e strutturale della comunità cristiana e quindi ci ha reso consapevoli, ci ha aiutato tantissimo a crescere.
Con la Diocesi
Come Vescovo cosa chiede alla Caritas e alle persone che a vario titolo operano con essa? Quali le prospettive auspicate? Quello che io chiedo alla Caritas è che sia inserita profondamente nel tessuto comunitario delle parrocchie, della comunità cristiane in genere, che non diventi una struttura separata dal resto, quasi delegata all’impegno della carità, ma che diventi, dentro la comunità cristiana, una sorgente di sensibilizzazione delle persone, perché il tessuto comunitario, in quanto tale, deve diventare portatore di carità. E allora, quella forma di carità istituzionalizzata, che è propria della Caritas, ha senso come animazione di tutta la comunità di tutte le persone che ne fanno parte. Oltre alla Caritas sul territorio esistono svariate associazioni non profit. Che differenza c’è fra la Caritas e queste realtà? La differenza, dal punto di vista di quello si fa, non c’è. Credo che più si riesce a creare legami di collabo-
razione meglio è per il bene delle persone. Alla fine, come dicevo all’inizio di questa intervista, l’importante è che nessuno sia solo o abbandonato e dove ci sono delle situazioni di povertà, si intervenga, ci si prenda carico. Poi, il soggetto immediato che se ne prende carico è meno importante rispetto alla risposta al bisogno. Nasce così la necessità della massima collabora-zione. La differenza risiede nel fatto che la Caritas vuole essere espres¬sione della carità cristiana, quindi il soggetto delle azioni della Caritas e la comunità, cristiana in quanto tale. È diverso chi opera in concreto, ma l’opera e comune. C’è poi la questione riguardante lo Stato e i suoi interventi in ambito sociale. In virtù di ciò, qualcuno potrebbe vedere nell’azione della Caritas uno sconfinamento della Chiesa in un territorio ad appannaggio dello Stato... E difficile dire che la carità è territorio dello Stato. Credo che lo Stato abbia dei doveri nei confronti
delle persone, dei poveri. Quindi, più lo Stato ne prende coscienza, e più opera, evidentemente meglio è, non abbiamo il problema della concorrenza con lo Stato. Però rimane sempre vero che in tutti i rapporti umani deve entrare la dimensione della carità, che non può essere un monopolio dello Stato. Ci mancherebbe che la bontà diventasse monopolio dello Stato! Quindi, lo Stato deve fare la sua parte, ma deve accogliere il fatto che le persone o i gruppi sociali che si trovano nella società abbiano una creatività, una capacità loro di operare e andare incontro alle situazioni di povertà. D’altra parte, in concreto, questo per lo Stato e inevitabilmente un aiuto. Credo, quindi, che sia un vantaggio per lo Stato il fatto che ci siano fondazioni, associazioni di volontariato, realtà varie, tra le quali anche la Caritas, che si prendono cura di alcune dimensioni di sofferenza e di bisogno.
Camminiamo insieme
Romano Guatta Caldini
n. 39 giugno - agosto 2014
21
Con la Diocesi
La Caritas bresciana: una storia lunga 40 anni
Dal ‘74 al servizio dei più deboli
A
Brescia la Caritas viene costituita formalmente da mons. Luigi Morstabilini nel '74. Tra il 1974 e il 1980 le attività della Caritas bresciana si caratterizzano nell'aiuto alle popolazioni colpite da eventi atmosferici di particolare rilievo. Nel '76, infatti, la Caritas mobilita la generosità delle parrocchie per i terremotati del Friuli. Anche sul fronte profughi la Caritas bresciana non fa mancare il proprio aiuto. Grazie all'opera di don Tognali e don Balestrini vengono accolti circa 130 profughi, fra cambogiani e vietnamiti. Dal 1980 al 1983 la carica di direttore-segretario della Caritas bresciana è affidata a mons. Fausto Balestrini, che si distingue per l'impegno profuso nell’aiuto ai terremotati dell'Irpinia. Nel mentre, l’uso di sostanze stupefacenti assume proporzioni devastanti. Per questo la Commissione Caritas organizza alcuni
22
n. 39 giugno - agosto 2014
convegni a tema, promuovendo e sostenendo le prime comunità di recupero per tossicodipendenti che stanno sorgendo sul territorio. L'aiuto di Caritas, che intanto raccoglie intorno a sé i primi volontari e un numero sempre crescente di obiettori di coscienza, abbraccia un largo spettro di realtà: anziani, malati psichici, il mondo carcerario, gli handicappati e i minori in difficoltà. Si fanno così avanti due nuove strutture: la Domus Caritatis e il Centro di ascolto Porta Aperta. Nel 1983 don Armando Nolli succede a mons. Fausto Balestrini come segretario della Caritas, carica che coprirà fino al 1996. Fra le realtà nate in questo arco di tempo ricordiamo il Vol.ca, (Volontariato del carcere), la cooperativa Comunità Nuova e le Case di Carità. Nel 1986, richiamandosi alla funzione pedagogica di Caritas, come indicato da Paolo VI, a Bre-
Camminiamo insieme
scia si tiene il primo convegno delle Caritas parrocchiali, "La Carità nella pastorale della parrocchia". Si ampia il raggio di azione della Caritas sul territorio, con la conseguente responsabilizzazione delle parrocchie a fronte di determinate tematiche, su tutte, la droga, il carcere e il disagio mentale. Nel '96 a don Armando Nolli subentra don Pierantonio Bodini che continua l’opera del suo predecessore soprattutto per ciò che concerne l'attenzione al territorio, la formazione delle Caritas parrocchiali, l'attenzione al volontariato e ai bisogni emergenti. La seconda metà degli anni '90 vede la Caritas bresciana impegnata sia sul fronte interno, dove assume un ruolo fondamentale nell'accoglienza dei primi flussi di migranti, che all'estero, con gli interventi umanitari nei Balcani e quelli in nord Africa. Nel 2006 avviene un'altra sostituzione ai vertici dell'organismo pastorale: il diacono Giorgio Cotelli viene nominato direttore della Caritas bresciana. Un compito assunto in un periodo caratterizzato dalla più grave crisi economica che abbia mai attraversato l'occidente dal '29 in poi. Eppure, nonostante le difficoltà, grazie un'attenzione costante alle varie emergenze e alle nuove povertà, la Caritas di Brescia, guidata dal diacono Cotelli, non ha mai fatto venir meno il suo aiuto ai bisognosi, attraverso la miriade di iniziative caritatevoli messe in atto in questi anni, a partire dai progetti di "Mano fraterna".
Spazio oratorio
L’importanza di far gruppo, in ogni occasione.
ACG: nessuno escluso
S
ono “swag”, sono “strong”, sono “XD”, sono i nostri ragazzi dell’Acg! Beh, che dire... a volte pensiamo che i nostri adolescenti vivano in un mondo a parte, invece no: quest’anno hanno dimostrato di saper scegliere come affrontare il proprio percorso formativo proponendo tematiche a loro vicine. Abbiamo iniziato in primis a riflettere sulla missionarietà, intesa come impegno verso il prossimo nella vita quotidiana (a scuola, in famiglia e nel gruppo di amici). È emersa poi l’esigenza di chiedere aiuto ad una professionista per approfondire alcuni temi legati ai disagi giovanili come l’autolesionismo, l’anoressia e la bulimia: è stato un bel momento di dialogo e di apertura nel quale, anche noi educatori, abbiamo apprezzato molto la loro voglia di imparare ”come poter fare” per essere di sostegno a chi vive queste situazioni (purtroppo in continuo aumento anche tra i nostri ragazzi). Ci ha sorpreso il loro entusiasmo di voler condividere una serata “tipo” di Acg, invitando personalmente i propri genitori: una bellissima esperienza nella quale hanno abbattuto alcuni dei “muri” che spesso dividono le due generazioni. L’esuberanza positiva dei ragazzi è stata talmente contagiosa da entusiasmare i genitori al punto da voler rivivere quest’esperienza mettendosi in gioco più spesso! Questi “ragazzacci” sono proprio VIVI! e ce lo dimostrano sempre: per loro è importante fare gruppo
esi abbiamo vissuto un momento unitario divertente e propositivo. Ma sanno anche servire: molti di loro sono aiuto-educatori in Acr e memorabile è stato il pranzo offerto durante la festa del Ciao. Che sia l’influenza contagiosa di papa Francesco? Dovevamo scoprirlo! E quindi ci siamo aggregati al gruppo Sichar condividendo l’emozionante esperienza dell’udienza papale. Ora arriva l’estate e ci prendiamo una pausa, anche se loro vorrebbero continuare ad oltranza. in ogni occasione, anche nei momenti in cui il protagonista è Dio. Lo spirito di Ac è anche condivisione e l’Acg non poteva mancare alla zonale di Castelcovati dove insieme agli adolescenti degli altri pa-
Grazie ragazzi...l’ACG
Camminiamo insieme
Simona, Stefy e Marco
n. 39 giugno - agosto 2014
23
Attualità
Nell’attuale complessità delle problematiche che investono le famiglie, una certezza carica d’affetto e di affidabilità
I nonni, una risorsa inesauribile!
N
on è una novità che i nonni rappresentino un’impagabile risorsa per la famiglia di tutti i tempi per quanto concerne la generosa offerta di collaborazione nell’assistenza e nella crescita dei nipoti e come supporto nell’affrontare l’assenza temporanea dei propri figli, divenuti genitori, tutti presi dalle molteplici e gravose problematiche di natura economica e lavorativa. È sempre stato così, potrebbe essere l’obiezione corale, ma particolarmente oggi, nel momento storico attuale in cui la famiglia sta attraversando una profonda crisi - tanto che si parla di “morte della famiglia tradizionale” - l’intervento dei nonni nella vita e nel processo educativo dei nipoti risulta di estrema rilevanza. Tra le numerose varietà di situazioni, la più privilegiata risulta quella dei nonni i cui figli sono riusciti a costituire una famiglia solida, fondata su vincoli di corresponsabilità e di amore; costoro, superata l’età lavorativa, ancora in buona salute e con tanto tempo libero, si dedicano volentieri alla cura dei propri nipoti, considerati una vera risorsa per loro stessi, un valore fondante la propria vita che diversamente risulterebbe abbastanza vuota, mancante comunque di una dimensione affettiva importante. Ecco come si propongono questi nonni. D-Come gestite le ore in cui vi vengono affidati i nipoti? R-Ritirati da scuola, li portiamo a casa nostra, li aiutiamo nell’ese-
24
n. 39 giugno - agosto 2014
dalle occupazioni e dalle difficoltà che la vita propina a piè sospinto siamo consapevoli di che cosa serve in quel momento o del come si deve affrontare una determinata situazione.
cuzione dei compiti e poi ci divertiamo insieme a loro con qualche gioco anche di movimento, quattro tiri al pallone o qualche salto a nascondino. Se serve, rimangono anche a cena con noi. D- Come vivete questo ruolo? R- Anzitutto l’elemento dominante nella nostra relazione è l’amore, un dare e ricevere all’unisono. Ci occupiamo della loro crescita, prestando una particolare attenzione ai loro bisogni, attraverso il nostro osservarli con occhi incantati, in quanto espressione della nostra vita che si prolunga in loro. D- Non correte il rischio di porli troppo al centro della vostra attenzione e, quindi, di indurli al capriccio e all’egocentrismo? R- Con noi, solitamente, i loro capricci non trovano modo di originarsi o comunque di protrarsi in modo sconveniente, perché attraverso quello sguardo attento ai loro bisogni - spesso negati o semplicemente non tenuti in giusta considerazione perché “non visti” dai loro genitori troppo presi
Camminiamo insieme
D- Gli psicologi sostengono che un disaccordo educativo sarebbe spesso la causa dell’insorgenza nel bambino di una confusione tale da indurre inquietudine e malessere. Avete concordato con i vostri figli il progetto educativo a cui attenersi nel rapporto con i nipoti? R- Tutto va abbastanza bene, in quanto la madre del bambino da custodire è mia figlia e quindi è sottinteso un codice di comportamento abbastanza condiviso. Succede anche che, se il rapporto avviene tra nuora e suocera, le cose possano complicarsi, però non in modo necessitante; ci sono nuore che riconoscono e apprezzano la grande dedizione delle suocere ai propri figli e la garanzia di sicurezza che ne deriva permettendo loro di starsene fuori casa per lavoro con una certa tranquillità. Anzi, vorrei dire che da quando è nato questo confronto educativo, ho potuto apprezzare quanto mia figlia, nel ruolo materno, sia propensa ad accogliere certi miei comportamenti che un tempo contestava apertamente.
In tempi in cui la famiglia e le convivenze vivono una stagione fin troppo breve, con il conseguente rientro nella casa d’origine di
Attualità
questi ex-conviventi o ex-coniugi, i genitori-nonni non più giovani si trovano a gestire una relazione stretta quasi genitoriale nei confronti dei nipotini, con la complicanza che comunque riattivano giocoforza il rapporto genitoriale con i propri figli: insomma di nuovo a contatto con i figli che se n’erano andati e rapporto con i nipoti che vengono non solo accuditi per alcune ore, ma cresciuti nella propria casa. In tal caso i nonni costituiscono il nucleo vitale e svolgono un ruolo sociale di indiscutibile valenza, offrendo ai figli e ai nipoti un supporto incondizionato. Sentiamo la testimonianza di alcuni di loro. D- Come vivete questo momento di grande impegno per sostenere la vostra famiglia? R- Dopo il primo sconcerto derivato dalla consapevolezza che il matrimonio era letteralmente morto e nessuna risorsa avrebbe potuto risanarlo, la nostra preoccupazione si è rivolta ai minori, a quei bimbi che, inconsapevoli del loro futuro, avrebbero dovuto vivere una situazione di spaccatura e di disunione. Ci si è rimboccati le maniche e si è ripreso in mano la situazione per rinnovare ai loro occhi e alla loro affettività l’essenza di un nucleo familiare. D- La complessità delle relazioni che vengono ad instaurarsi tra i componenti del nuovo o “rinnovato” nucleo familiare, quali difficoltà determina? R- In genere diventa difficile accettare certi atteggiamenti assunti dai nostri figli nel rapporto con i loro figli; ossia, mentre nella nostra relazione con i nipoti siamo tendenzialmente accoglienti e assolutamente non giudicanti, di fronte alle scelte comportamentali dei grandi tendiamo ad innalzare alcune riserve o delle critiche manifeste.
D- Qual è l’atteggiamento dei vostri figli che voi ritenete il meno idoneo nella gestione del ruolo genitoriale? R- Li vediamo troppo distratti dai loro interessi e dalle mille problematiche quotidiane; giocano poco con i bambini e raramente entrano in un rapporto di empatia; sono piuttosto propensi a rimproverare, porre regole, dare indicazioni, consigliare senza alcuna richiesta, come se ritenessero essere questa l’essenza del ruolo genitoriale. A volte pensiamo, con qualche senso di colpa, se non siamo stati noi, allora, con il nostro stile educativo a proporre loro questi modelli. D- Quale divergenza vi allontana? R- Una visione più completa della realtà, un guardare dall’alto della nostra esperienza, prevedendo possibili conseguenze in parte già sperimentate; siamo più attenti e consapevoli di incongruenze o di carenze attuate nel percorso educativo con i nostri figli. Riconosciamo, tuttavia, che essere figlio e genitore nello stesso tempo non sia facile. Da parte dei propri genitori, essi ricevono indicazioni e suggerimenti percependoli, spesso, come occasione perché venga sminuita agli occhi dei bambini la propria identità educativa. D-Quali in concreto i motivi di tensione tra voi e vostri figli? Abbiamo notato come da parte degli adulti, oggi, sia insita l’esigenza di far vivere al bambino una vita impostata sui propri tempi, come se di fronte avessero dei piccoli adulti non considerando invece la specificità del bambino. Così avviene che i piccoli siano costretti a svolgere mille attività oltre l’orario scolastico, a non gustare del tempo libero e del rilassamento necessario per ricaricarsi di energie e per dedicarsi a quella
dimensione relazionale ed affettiva tanto importante per crescere e conoscersi. Spesso vengono costretti ad orari assurdi, a muoversi come trottole da un ambiente all’altro, quando invece i bambini stessi chiedono di essere collocati in un ambiente fisso in cui sedersi, giocare, identificarsi con persone ed oggetti.
Ogni famiglia, in cui vi sia un’amorosa accettazione dell’altro, trova alla fine le modalità adeguate per affrontare anche le più difficili situazioni che la vita propina, anzi, se riesce a farne buon uso, subentra come conseguenza una crescita morale ed umana di tutto il nucleo. Una nonna alle soglie dei settant’anni, mi racconta d’aver trascorso gli ultimi vent’anni a ritirare i numerosi nipoti al mattino presto dalle loro abitazioni (site in paesi limitrofi), per portali all’asilo oppure a scuola, d’averli tenuti e custoditi nella propria casa ore e ore in assenza dei genitori impegnati nel lavoro. Ora che i nipoti sono ormai ventenni, il caloroso vincolo costruito nel corso degli anni rimane vivo e fruttuoso: lei riceve non solo aiuto da loro, ma ritiene di essere stimolata a vivere a pieno la vita, a capire la logica dell’oggi, da protagonista e non certo ai margini della società dove spesso si vorrebbe relegare chi ha vissuto a lungo. Mi piace concludere con queste parole cariche di significato, con cui Albert Camus definisce il modo migliore di stare insieme tra nonni e nipoti, lungo il percorso della vita: “Non camminare davanti a me, potrei non seguirti… Non camminare dietro di me, potrei perderti… Cammina al mio fianco ed insieme andremo lontano.”
Camminiamo insieme
Silvana Brianza
n. 39 giugno - agosto 2014
25
Vita in parrocchia
Insieme a mons. Osvaldo per festeggiare questo importante traguardo
Il 60째 di sacerdozio di mons. Osvaldo Mingotti
26
n. 39 giugno - agosto 2014
Camminiamo insieme
Vita in parrocchia
Mio Dio, non dimenticarti di me Mio Dio, non dimenticarti di me, quando io mi dimentico di te. Non abbandonarmi, Signore, quando io ti abbandono. Non allontanarti da me, quando io mi allontano da te. Chiamami se ti fuggo, attirami se ti resisto, rialzami se cado. Concedimi, ti prego, una volontà che ti cerchi, una sapienza che ti trovi, una vita che ti piaccia, una perseveranza che ti attenda con fiducia e una fiducia che alla fine giunga a possederti.
Ricordati o Vergine Maria, che non si è mai udito al mondo che alcuno, ricorrendo al tuo patrocinio, implorando il tuo aiuto e la tua protezione, sia stato da te abbandonato. Animato da tale confidenza, a te ricorro, o Madre, Vergine delle vergini, a te mi presento, pentito e consapevole dei miei peccati. Accogli o Madre le mie preghiere e propizia esaudiscimi.
San Tommaso d'Aquino
S. Bernardo
Signore Ti amo, terribilmente, pazzamente, che è l’unica maniera che ho di amare. Sono vari anni che sto nelle Tue mani. Presto verrà il giorno in cui volerò a Te. La mia bisaccia è vuota, i miei fiori appassiti e scoloriti. Mi spaventa la mia povertà, però mi consola la tua tenerezza. Sono davanti a Te come una brocca rotta, però con la mia stessa creta puoi farne un’altra come ti piace. Signore, cosa Ti dirò quando mi chiederai conto? Ti dirò che ho volato molto basso. Signore, accetta l’offerta di questa preghiera, la mia vita, come un flauto è piena di buchi, ma prendila nelle Tue mani divine. Che la Tua musica passi attraverso me e sollevi i miei fratelli, gli uomini, che sia per loro ritmo e melodia che accompagni il loro camminare, allegria semplice dei loro passi stanchi.
Camminiamo insieme
n. 39 giugno - agosto 2014
27
Parrocchia dei SS. Pietro e Paolo in collaborazione con
l’Assessorato alla Cultura del Comune di Castrezzato
Concerto dei Patroni SS. Pietro e Paolo Cori in concerto in onore dei 60 anni di sacerdozio di Mons. Osvaldo Mingotti
Partecipano i cori: Coro polifonico “Santa Giulia” di Pian Camuno (BS) Direttore: M° Gino Balduzzi
Coro polifonico “SS. Pietro e Paolo” di Virle Treponti (BS) Direttore: M° Luca Benatti
Schola Cantorum “Don Arturo Moladori” di Castrezzato (BS) Direttore: M° Giuseppe Gelmini
Chiesa Parrocchiale SS. Pietro e Paolo di Castrezzato Sabato 28 giugno 2014 Ore 21.00
Programma Coro “Don Arturo Moladori” di Castrezzato Organo: Mauro Torri Direttore: Giuseppe Gelmini Johann Caspar Aiblinger (1779 — 1867) Franz Bühler (1760 — 1823) Eric Whitacre (1970) Eric Whitacre (1970) Canzionale polacco, 1559
Diligam Te, Domine Domine exaudi Lux aurumque The seal lullaby Inno ai SS. Pietro e Paolo
Coro “Santi Pietro e Paolo” di Virle Organo: Giuseppe Gelmini Direttore: Luca Benatti Nicolao Praglia (1886 — 1957) Andrea Gabrieli (1533 — 1585) Felice Anerio (1560 — 1614) Jacob Arcadelt (1505 — 1568) Bepi De Marzi (1935) Lorenzo Perosi (1872 — 1956)
Tu es sacerdos Alleluia Christus factus est Ave Maria Gerusalemme Tu es Petrus
Coro “Santa Giulia” di Pian Camuno Organo: Paola Papale Direttore: Gino Balduzzi Camille Saint—Saëns (1835 — 1921) Gabriel Fauré (1845 — 1924) Wolfgang Amadeus Mozart (1756 — 1791) Wolfgang Amadeus Mozart (1756 — 1791)
Wolfgang Amadeus Mozart (1756 — 1791) Georg Friedrich Händel (1685 — 1759)
Dall’Oratorio di Natale Op. 12 Tollite Hostias Cantique de Jean Raçine Sancta Maria Mater Dei Dall’Offertorio KV 117 Benedictus sit Deus Jubilate Alma Dei Creatoris Dal Messiah Hallelujah
Cori “SS. Pietro e Paolo”, “Santa Giulia”, “Don Arturo Moladori” Antonio Vivaldi (1678 — 1741)
Gloria in excelsis Deo RV 589 I movimento
Vita in parrocchia
Castrezzato e Prevalle unite nella memoria di un grande sacerdote
In ricordo di Don Arturo Moladori
D
omenica 18 maggio l'amministrazione comunale di Prevalle, su espresso desiderio dei parrocchiani di San Michele Arcangelo, ha dedicato la piazza prospiciente il sagrato della chiesa di San Michele a Don Arturo Moladori. Molte persone che l’hanno conosciuto ed apprezzato hanno voluto ricordare, nel 35° anniversario della sua morte avvenuta nel 1978, con questo atto, la laboriosità del loro piccolo grande sacerdote. Nei
30
n. 39 giugno - agosto 2014
19 anni di ministero sacerdotale dal 1959 al 1978 ha risistemato il presbiterio della chiesa e campanile. Ha inoltre costruito il circolo ricreativo, la scuola di catechismo e il cinema teatro. Gli organizzatori della cerimonia hanno voluto invitare per l'occasione il coro “Don Arturo Moladori” di Castrezzato, da lui stesso fondato, perché con il loro canto sapessero rendere omaggio alle virtù di questo umile prete. La corale, onorata dalla presenza di
Camminiamo insieme
Mons. Vittorio Formenti e del nostro parroco Mons. Mario Stoppani concelebranti e sapientemente diretta come sempre dal M° Giuseppe Gelmini, ha animato con il canto la S. Messa delle ore 11. Al termine della celebrazione ha partecipato alla dedicazione della piazza cantando “Tu Es Sacerdos". Molto commovente e partecipato il momento in cui è stata scoperta la targa che intitola la piazza a Don Arturo. Al termine delle celebrazioni c’è stato anche un momento conviviale con uno spiedo offerto ai partecipanti ed è stato significativo lo scambio di ricordi tra noi di Castrezzato e i parenti di Don Arturo. Castrezzato e Prevalle sono le due comunità che hanno avuto la fortuna di averlo tra loro. A Castrezzato arrivò nel 1933 e vi rimase 26 anni: era fresco di nomina e il suo sacerdozio castrezzatese fu caratterizzato dall'inventiva. Non c'era novità (e in quegli anni le novità spuntavano come funghi) che non lo interessassero: la musica, il teatro, il cinema, la televisione. Quante persone ha coinvolto in quegli anni, quanti giovani di quel tempo non ricordano le emozioni forti provate nel coinvolgimento delle sue stravaganze! Chi lo ha seguito durante tutta la sua vita sacerdotale può sicuramente dire: Don Arturo a Castrezzato ha profuso tutto il suo entusiasmo di giovane prete e a Prevalle consumò il suo sacrificio sacerdotale, come incenso puro da offrire al suo Signore. Grazie Don Arturo!
Prime Confessioni
Vita in parrocchia
Testimonianza autentica di vita religiosa e di guida pastorale
Mons. Lucio Cuneo, la gioia di essere prete
D
opo don Giacomo Breda, deceduto il 10 maggio, anche mons. Lucio Cuneo ci ha lasciato quasi improvvisamente il 18 maggio. I funerali hanno avuto luogo nella Cattedrale di Brescia martedì 20 maggio, alle ore 10,00. La solenne celebrazione esequiale è stata presieduta da Mons. Olmi vescovo ausiliare emerito (mons. Monari era impegnato a Roma con la Conferenza Episcopale Italiana); con la presenza di mons. Giulio Sanguineti e di una quarantina di sacerdoti concelebranti (tra cui don Tossi, mons. Osvaldo e il sottoscritto), la salma è stata portata nella nostra chiesa parrocchiale alle ore 12,30 per la visita dei fedeli e vi è rimasta fino alle ore 16, quando ha avuto luogo il rito di commiato, presieduto da me, con la partecipazione di don Giovanni Tossi, di don Giuseppe Verzeletti (parroco emerito di Roccafranca) e di don Fabio Mottinelli, curato di Chiari. Folta è stata la partecipazione della popolazione di Castrezzato. Don Giovanni, come aveva già fatto in Duomo, ha espresso il saluto a nome dei compagni di prima messa e di Mons. Giacomo Capuzzi, vescovo emerito di Lodi, pure condiscepolo. Don Lucio era molto conosciuto in Diocesi per i molti incarichi svolti in sessant’anni di ministero. Una nota emergente in don Lucio nella sua vita sacerdotale è stata la contentezza di sé e la gioia di
34
n. 39 giugno - agosto 2014
trasmettere la fede. Era felice di essere testimone di Dio nel servizio alla Chiesa e, in quella dimensione, autentico amico dell’umanità. Entrato in seminario in giovane età,ordinato prete, si era licenziato in Teologia a Venegono nel 1958 e laureato in Lettere moderne all’Università Cattolica del S. Cuore di Milano nel 1962. Fu per molti anni docente nel Seminario di Brescia, e contemporaneamente fu collaboratore festivo alla parrocchia di Gussago e della Stocchetta, divenne poi Pro-Rettore del seminario Minore, poi Parroco della Parrocchia cittadine di S. Bartolomeo, di
Camminiamo insieme
Lovere, Rettore dell’Istituto Cesare Arici, Vicario episcopale per l’Ecumenismo e il Dialogo, Convisitatore nella Visita pastorale di Mons. Sanguineti,Canonico della Cattedrale e Penitenziere, ed infine- venute meno le forze-fu ospite alla Casa di Assistenza del Clero mons. Pinzoni di Mompiano. Di don Lucio colpiva il suo sereno realismo nel valutare fatti e persone e “inoltre la sua grande capacità di ascolto. In lui non si esprimeva un dialogo formale, quanto piuttosto un tassello del suo mosaico di servire Dio dialogando con un mondo in tumultuosa trasformazione “come ebbe a bene osservare Adalberto Migliorati. Sapeva tirar fuori il meglio del messaggio cristiano. Lascia a tutti noi il sorriso dell’intelligenza della fede. Gli esprimiamo la nostra viva riconoscenza per la discrezione e l’affetto con cui seguiva la sua parrocchia nativa e dove tornava volentieri tra i parenti e per qualche celebrazione importante, soprattutto per le Cresime Ha chiuso gli occhi terreni in un tempo di grandi difficoltà, anche ecclesiali. Riposa nella chiesa di S. Rocco del nostro Camposanto, nelle tombe dei Sacerdoti. Porgiamo a tutti i famigliari le condoglianze più sincere. Il parroco don Mario
Vita in parrocchia
La testimonianza di don Vittorio Formenti
Mons. Lucio nel ricordo dei sacerdoti nativi
C
on il ritorno di Mons. Lucio Cuneo alla Casa del Padre comune è venuto meno un altro anello di congiunzione della catena di sacerdoti originari di Castrezzato che, a partire da Mons. Angelo Zammarchi, hanno onorato l’impegno di missione sacerdotale con doti di straordinaria caratura intellettuale e pastorale. Don Lucio ha maturato la sua vocazione, fin da ragazzo, nel clima di una famiglia profondamente religiosa. I genitori ed i sei figli erano assidui alla pratica religiosa, nella preghiera in famiglia con la recita del Santo Rosario, nella partecipazione attiva alla vita parrocchiale. In particolare il papà Faustino, valente artigiano del legno, fu collaboratore per tanti anni dell’Arciprete Agostino Bonfadini come componente della Fabbriceria parrocchiale. Del giovane seminarista Lucio si attestano brillanti risultati scolastici, tanto nel ciclo ginnasiale e liceale come in quello teologico. Per questo, ordinato sacerdote il 12 giugno 1952, fu subito nominato insegnante nel Seminario minore, allora di stanza a Botticino Sera. Lo ricordo personalmente come mio esigente e valido professore nella scuola media: mi ha aiutato ad apprendere i primi rudimenti della lingua francese. Ma gli incarichi di insegnamento non lo disgiunsero mai dalla vita pastorale. Viene ricordato come curato festivo a Sale di Gussago e alla Stocchetta in Brescia. Nel frattempo continuò gli studi conseguendo nel 1958 la licenza in teologia nella Facoltà Teologica
di Venegono e, successivamente, la laurea in lettere moderne nel 1962 preso l’Università Cattolica del Sacro Cuore in Milano. Nel 1974 il Vescovo Luigi Morstabilini, che tanto lo stimava, gli affidò un incarico di particolare responsabilità nominandolo Pro-Rettore del Seminario Diocesano, dove già era Preside degli Studi. Ma il suo cuore continuava a battere per la vita pastorale. Per ventidue anni, del 1976, esercitò il ministero come Parroco, prima a San Bartolomeo in città e successivamente a Lovere. Una parrocchia non facile quest’ultima, attesa una radicata tradizione locale di laicismo. Mons. Lucio vi lasciò una profonda scia di impegno, tessendo rapporti personali, curando l’abbellimento delle chiese, vivendo la stagione feconda del dopo Concilio. Conservo il Bollettino parrocchiale loverese del tempo che ne ricorda il commiato, con tante attestazioni di affetto personale, di apprezzamento per la sua opera, di rammarico per il trasferimento. In quegli anni godette della preziosa presenza in canonica della mamma Ester, fin quando fu sorretta dalla salute. La sua statura sacerdotale si impose ai Vescovi Bruno Foresti e Giulio Sanguineti, i quali lo chiamarono di nuovo a numerosi incarichi diocesani di particolare delicatezza, da lui affrontati con pazienza, determinazione ed equilibrio. Sarebbe lungo l’elenco per descriverli tutti. Nel 2001 venne insignito dell’onorificenza di “Cappellano di Sua Santità” da Papa Giovanni Paolo II, contestualmente alla nomina di “Convisita-
tore” nella Visita pastorale indetta da Mons. Sanguineti. Eccolo percorrere l’intera diocesi, a colloquio con Parroci e Curati, in dialogo con i Consigli pastorali, mediando situazioni anche conflittuali con la saggezza acquisita nel suo intenso vissuto sacerdotale. Nel 2005 venne nominato Canonico della Cattedrale, ma una volta ancora il Vescovo fece ricorso alla sua ricchezza di dottrina e di cuore affidandogli l’incarico di Penitenziere della Diocesi. I casi più difficili e delicati di coscienza sono stati affidati al suo prudente e collaudato giudizio. Quanti penitenti hanno attinto al suo cesto di distributore della misericordia divina nelle lunghe ore da lui trascorse nel confessionale in Duomo nuovo! La sofferenza degli ultimi tempi di vita ne hanno ulteriormente affinato la sensibilità interiore. Nella preghiera egli si è preparato all’incontro con Gesù Buon Pastore, al quale ha costantemente guardato come modello nel suo lungo, fecondo itinerario sacerdotale. Per sua espressa volontà, dopo tanti anni di assenza di fatto da Castrezzato per tale ministero carico di meriti, ha voluto tornare al paese natale per essere sepolto accanto agli altri sacerdoti castrezzatesi nella linda Chiesa di San Rocco, in attesa della risurrezione del corpo. Dal cielo ora Don Lucio ci aiuti a far si che nel Seminario diocesano, da lui servito e tanto amato, si possano presto discernere nuove vocazioni alla vita sacerdotale provenienti dalla nostra Comunità.
Camminiamo insieme
Don Vittorio
n. 39 giugno - agosto 2014
35
Vita in parrocchia
La luce nella luce…
A te caro zio Lucio
Q
uanti ricordi animano la nostra mente e quante emozioni riscaldano e rinvigoriscono il nostro cuore se solo ti pensiamo. Così forte, imponente, sempre pronto ad agire come se tutto avesse una rapida soluzione. Così ti ricordiamo. Grande, coraggioso, generoso nell'accogliere sempre tutti, poveri, disagiati. Alla tua tavola, la domenica, non mancava mai qualche anima fragile da "servire" e da "aiutare". Nelle crisi familiari ci chiamavi da parte e con la tua voce soave ci guidavi alla riconciliazione. Non sempre comprendevamo i tuoi discorsi...le tue parole...eravamo piccole e spesso, ciò che dicevi, risuonava nella mente, inafferrabile e astratto. Il tuo "viaggio" è stato intenso e più volte ti ha portato lontano dalla tua famiglia per impegni importanti e noi ci accontentavamo di un CIAO veloce e una carezza. Poi, come un fulmine a ciel sereno, è arrivato il giorno del tuo primo ricovero e a seguire il soggiorno a Villa Pinzoni. Non è stato facile accettare questa tappa della tua vita, perchè ti sei fermato così in fretta...abituate a vederti dinamico e forte, ti abbiamo ritrovato fragile e indifeso. In tutta questa situazione però siamo riuscite, anche se con fatica, a trovare il lato positivo, il vero significato della tua malattia. E così quell'uomo irraggiungibile, si è finalmente ricongiunto alla sua famiglia, è ritornato fra le nostre braccia, pronto ad accogliere baci, carezze, attenzioni.
36
n. 39 giugno - agosto 2014
Ogni volta che entravamo a Villa Pinzoni avvertivamo una strana sensazione, poco piacevole, tristezza mista ad impotenza pensando che tu eri lì...così..., ma ogni volta che si usciva la gioia prendeva posto nel nostro cuore perché avevamo condiviso tempo insieme. Tu sarai sempre vivo dentro di noi, come una luce che non si spegne
mai e, con te, tutti gli insegnamenti, i valori che ci hai trasmesso, anche in questo ultimo e delicato momento del tuo intenso viaggio. Ringraziamo Dio per averci dato la possibilità di salutarti proprio poco prima che tu raggiungessi il Padre Tuo Caro. Ti vogliamo bene caro zio. Cinzia e Barbara.
Lettere di padre Lorenzo Agosti in occasione della morte dei sacerdoti di Castrezzato Carissimo don Mario, non potendo essere presente di persona, esprimo di cuore la mia vicinanza alla comunità parrocchiale, in occasione della morte e del funerale di don Giacomo. Ricordando il bene che ha compiuto per tanti anni anche lì, mi unisco alla vostra preghiera di ringraziamento e di affidamento della sua anima all’abbraccio misericordioso del Signore. Con fraterna partecipazione, ti saluto di cuore. P. Lorenzo. Carissimo don Mario, ho saputo questa mattina che anche don Lucio ha raggiunto la patria del cielo. Nei giorni scorsi sono stato al santuario di Fatima e in Spagna, da dove sono rientrato ieri sera. Domani sarò nuovamente in viaggio per Napoli. Mi dispiace di non poter partecipare ad un momento comunitario di suffragio anche per don Lucio. Lo ricorderò comunque nella messa che celebrerò questa sera. Ancora una volta, pochi giorni dopo il saluto a don Giacomo, esprimo la mia vicinanza alla comunità di Castrezzato, che accompagna alla sepoltura un altro dei suoi figli, che ha risposto alla chiamata del Signore come sacerdote. E don Lucio ha servito il Signore e la chiesa di Brescia con assiduità e con fedeltà. Ha messo le sue belle doti al servizio del popolo di Dio, nei diversi incarichi di particolare responsabilità che ha ricoperto. Continuerà dal cielo a intercedere per quanti ha servito con amore nel popolo di Dio e specialmente per i suoi familiari e compaesani. Se nelle prossime settimane (in die trigesimo) si programmerà di ricordare don Giacomo e don Lucio con una messa di suffragio, sarei lieto di poter partecipare e unirmi così alla comunità per questo momento di intercessione e di ringraziamento. Ti ricordo nella preghiera, insieme con tutta la comunità parrocchiale, e ti saluto di cuore nel Signore. P. Lorenzo Agosti.
Camminiamo insieme
Vita in parrocchia
Il racconto del nipote del sacerdote recentemente scomparso
Briciole di vita di don Giacomo Breda
A
ccetto volentieri, ringraziandolo, l'invito di Don Mario a scrivere un breve memorandum sulla figura di mio prozio Breda don Giacomo, tornato al Padre sabato 10 Maggio scorso. Qualche cenno di cronaca: originario di Calino (anche se anagraficamente è nato a Brescia il 26 Settembre 1917), ha voluto essere sepolto a Calino stesso, è stato l'ultimogenito di "soli" 17 figli. È sempre stato un suo cruccio il non aver conosciuto la madre, scomparsa a sei mesi dalla sua nascita, privando perciò la sua crescita ed educazione di una figura così importante ed essenziale che la successiva matrigna non ha comunque saputo o potuto sostituire. Ricordava spesso con malcelato orgoglio e fierezza il fatto che quando decise di entrare nell'istituto degli Artigianelli per gli studi che lo avrebbero condotto al sacerdozio, fu portato a Brescia dal papà Giacomo a bordo di un carretto. Nel '43, per via dei bombardamenti, alloggiò per un periodo qui a Castrezzato, presso l'oratorio di allora. Fu ordinato a Brescia il 15 giugno 1946, primo sacerdote calinese dopo 200 anni. Insegnò a Maderno e in seguito fu trasferito per oltre 20 anni nelle Marche a Sassocorvaro, in provincia di Pesaro. Gli ultimi 15 anni del suo ministero pastorale li passò nella nostra provincia, a Roè Vol-
ciano. Il 15 Gennaio 1983 si ritirò qui a Castrezzato, ospite presso la nipote Rosa fino al termine della sua vita. Qui è stato cappellano per 30 anni della locale casa di Riposo Maggi, ha coperto la carica di Presidente dell'Associazione Anziani ed è stato membro attivo di altre associazioni locali. Per quanto concerne la sua figura di prete e di uomo, credo che gran parte dei castrezzatesi, chi più chi meno, l'abbia conosciuta e perciò è lungi da me il voler qui tenere inutili e magari ipocriti panegirici. Qui riferirò del mio vissuto con lui e di quel che mi hanno riferito amici e persone sue conoscenti. Infatti gli aspetti più belli e nascosti della sua personalità mi sono stati riferiti proprio da altre persone. Dico questo perchè sembra un indelebile marchio del lignaggio dei Breda il parlare poco, e meno ancora di se stessi, in famiglia. Con mio prozio gli unici momenti di incontro erano il pranzo e la cena, poi lui si ritirava nel suo appartamentino, oppure usciva per recarsi alla casa di Riposo per celebrare la Messa o per
stare con gli anziani. La sua era quindi per me una presenza molto discreta, per nulla invasiva. Nei momenti di convivialità si parlava generalmente di ciò che accadeva in paese, a volte rimembrava qualche avventura-disavventura della sua gioventù: si accennava anche ai problemi della Chiesa, della politica nazionale, ma poco, perchè tra me e lui su certe questioni ci si infervorava oltremodo, per cui spesso si preferiva tacere a maggior vantaggio dell'armonia domestica. Eh sì, perchè chi lo ha conosciuto, sa benissimo come mio prozio fosse, per virtù o per difetto giudicate voi, una persona caparbia nelle proprie idee ma molto schietta, e come si trasformasse repentinamente in un tizzone ardente. Questo faceva parte del suo carattere, e il Dna non lo si può modificare, ma nessuno può negare che passati quegli attimi era come se non fosse accaduto nulla - terminato il temporale tornava a splendere il sole. Ho saputo da altre persone (è ovvio, perchè è dottrina che chi fa del bene non può vantarsi di farlo) che ha fatto parecchia beneficenza, a volte anche ingenuamente. Infatti mi ricordo che circa tre o quattro anni fa per caso o per destino entrai nel suo appartamentino dove era presente insieme a lui una persona, una di quelle che ogni tanto girano in paese con bene in mostra sul-
Camminiamo insieme
n. 39 giugno - agosto 2014
37
Vita in parrocchia
la giacca il badge per segnalare che sono volontari di qualche associazione benefica all'opera per la raccolta fondi. Ebbene, l'ho visto che stava compilando un assegno, ma in quel momento, a quanto pare, lo Spirito Santo mi ha spinto a chiedere all'eventuale beneficiario alcune informazioni. Però le sue risposte non mi convinsero ed anzi mi insospettirono, per cui gli chiesi di mostrarmi la sua carta d'identità. Solo che traccheggiò e impacciatamente si alzò dalla sedia andandosene, rincorso dalla mia minaccia di chiamare i Carabinieri. La gente mi racconta che don Giacomo era una persona di compagnia, che alle gite non rinunciava, solo "malediceva" (cristianamente!) l'intervento che ebbe a subire anni fa allo stomaco e che lo costringeva alla massima moderazione e attenzione nella propria alimentazione (ma al mezzo calice di rosso delle vigne di Calino non ha mai rinunciato. Addirittura nei giorni di ospedale se la prese non poco con i medici, "rei" di avergli vietato l'assunzione della sua "medicina" rossa): e alcuni ricorderanno il sacchettino rosso dei biscotti che portava sempre con sè. Amante della natura e delle camminate, puntualmente d'estate passava un mese a Ponte di Legno, presso un ambiente di confratelli, per ritemprarsi il corpo e lo spirito. Ancora, la gente mi dice che era di mentalità molto aperta e giovane, specialmente in merito a certe tematiche "scottanti", e chi si confessava da lui pare non sia mai stato deluso dai suoi consigli. Salvo due operazioni chirurgiche di non poco conto, ha goduto di relativamente buona salute fino a circa due anni fa, quando fu ricoverato urgentemente all'ospedale di Chiari per coliciste acuta in peritonite. In seguito a quell'intervento chirurgico, cui
38
n. 39 giugno - agosto 2014
solo il diavolo avrebbe potuto sopravvivere, la freccia della sua vita accelerò verso il traguardo. La sua lucidità mentale cominciò ad oscillare fino al punto che fu costretto a letto, seguito (e ci tengo a dirlo anche se gli interessati mi minacceranno di morte) da persone squisite come le sorelle Festa (incredibilmente amorevoli verso di lui), mia madre, don Mario, le/gli infermieri dell'Asl, il dott. Mosè e altri ancora. Tengo molto infine a precisare che i due anni di degenza in casa non sono stati per noi famigliari assolutamente un peso. Anzi, nonostante queste sue precarie e sicuramente dolorose condizioni,
Camminiamo insieme
per me il suo contegno ed il suo silenzio nella sofferenza sono stati una magistrale lezione di filosofia di vita, trasmessami col suo "exemplum", al di là delle parole. Perchè, come le radici di un albero affondano nel terreno e non si vedono, in ciò sta la grandezza di un uomo: non nelle ricchezze, nei titoli, negli onori, negli averi, ma nel saper soffrire e tacere, e fare offerta del proprio dolore a Dio. Proprio come ha fatto don Giacomo. Ciao zio! Pierangelo Bormanieri
Vita in parrocchia
La prima pala, già restaurata, è quella della Madonna del Rosario
Restauro conservativo delle tele della chiesa parrocchiale
P
ersone sensibili stanno offrendo alla Parrocchia la propria disponibilità economica per il riordino, la pulitura e il restauro conservativo delle tele della chiesa parrocchiale. Si tratta di opere notevoli, sia per gli autori (molti dei quali noti), che per il valore storico-artistico. L’intervento di restauro era doveroso e urgente per impedire un ulteriore danneggiamento della superficie cromati-
ca di alcune opere, nonché la correzione di alcuni approssimativi e maldestri interventi precedenti di restauro. Ottenute le necessarie autorizzazioni (CPAE parrocchiale, Ufficio diocesano dei Beni culturali ecclesiasti e Soprintendenza dei Beni storico/ambientali di Brescia/ Mantova e Cremona) l’opera di restauro è stata affidata – previo consenso della Curia – alla Ditta Arrighetti Tomasoni, esperta
nel settore. Intanto è rientrata restaurata la grande pala d’altare di A. Guadagnini, raffigurante la Madonna del Rosario. Il lavoro dei restauratori è impegnativo ed ha bisogno di un congruo spazio di tempo e sarà seguito accuratamente dalla Soprintendenza. A chi sostiene concretamente questo intervento conservativo va il nostro grazie sincero.
Camminiamo insieme
n. 39 giugno - agosto 2014
39
Vita in parrocchia
Il racconto dei restauratori
Relazione del restauro della pala del Guadagnini (1850) Soggetto Collocazione Autore Datazione Dimensioni
Dipinto su tela raffigurante Madonna con Bambino in gloria con San Domenico e angeli Castrezzato Chiesa Parrocchiale dei santi Pietro a Paolo, secondo altare laterale di sinistra dedicato alla Madonna del Rosario Antonio Guadagnini c.1850 (?) mt. 1.80 c.. x 3.20
I
l dipinto centinato assegnato ad Antonio Guadagnini raffigura la Madonna con il Bambino in gloria circondata da putti ed angeli. La Vergine in una veste rosso-rosata e un mantello azzurro frangiato ha lo sguardo rivolto verso la scena che si svolge ai suoi piedi, mentre Gesù coperto solo da un panno bianco, rivolge gli occhi alla Madre. Il viso di Maria il cui capo è coperto da un velo trasparente è dolce ed accenna un sorriso Alla destra di Maria, sorretta dalle nubi, un angelo stante porta un vessillo su cui si intravvede la croce; in alto un angelo trattiene una corona, mentre un altro ha tra le mani un serto fiorito. Altri putti osservano la scena ed uno è intento nel suono dell’arpa. Ai piedi della Vergine, San Domenico, con un bel profilo su cui insiste un raggio di luce, è eretto e scalzo. È colto nell'attimo di consegnare il Rosario ad una figura femminile inginocchiata, forse Santa Caterina. Ai piedi del santo un libro aperto. La luce che proviene dall'alto, sembra aver origine dietro la Ver-
40
n. 39 giugno - agosto 2014
gine e il Bambino. II dipinto si presentava con uno stato di conservazione non buono. La superficie mostrava una verniciatura disomogenea con ampie zone opache corrispondenti ad alcune parti di campiture delle vesti, con effetto blooming. La vernice
era inoltre fortemente ingiallita per polimerizzazione degli olii, cosi da snaturare le originali tonalità cromatiche. Si notavano inoltre evidenti accumuli di vernice di un precedente intervento che fu condotto con pennellate orizzontali. La vernice
Antonio Guadagnini nasce ad Esine nel 1817. Frequenta il ginnasio a Lovere e quindi l'Accademia Tadini di Belle Arti. Come pittore ha esplicato la sua attività artistica soprattutto in Valle Camonica per tutto l'Ottocento fino alla morte avvenuta nel 1900 ad Arzago d'Adda. Fra le sue opere ricordiamo a Pisogne, nella parrocchiale di S. Maria Assunta, Transito di san Giuseppe (1851), a Gianico la pala dell’altare maggiore con la Madonna in trono, san Michele, san Rocco, sant'Antonio di Padova e santo Stefano (1895), a Esine l'opera "la Conversione di san Paolo" (1854), a Breno gli affreschi con l'Adorazione dei Magi e La gloria della Santissima Eucaristia (1854), a Sovere il ciclo di affreschi a Palazzo Silvestri con temi risorgimentali (1861) tra cui si possono ricordare l’Apoteosi delle Arti, Torquato Tasso ed Eleonora, L'Italia che unisce Forza e Prudenza, Dante e Beatrice, a Cimbergo ben ventotto affreschi fra cui l'Incoronazione di Maria, l'Annunciazione, l’Incontro di Maria con Elisabetta e l’Immacolata Concezione (1863), a Nadro gli affreschi della volta con la narrazione della vita di Gesù e della Madonna (1896) e a Santicolo l’affresco della Adorazione dei Magi. Altre sue opere, principalmente tele, sono custodite a Cividate Camuno, a Malegno, a Ossimo, a Borno e a Villa di Lazio. Biografia : Ameraldi 0. 1979 II pittore Antonio Guadagnini da Esine, Esine, 1979; Valzelli G. 1991; Antonio Guadagnini, catalogo della mostra, Esine, Comune di Esine — Biblioteca comunale
Camminiamo insieme
Vita in parrocchia
aveva inoltre inglobato il particellato atmosferico. Circoscritte le cadute di colore. Per quanto riguarda il supporto tessile, si rilevava lungo il perimetro l'impronta del telaio con appoggio sul supporto tessile, evidente anche in corrispondenza delle rompitratta orizzontale, che ha segnato la pellicola pittorica in modo importante . Si notava inoltre un tensionamento del dipinto non omogeneo. Dopo una prima documentazione fotografica generale dello stato conservativo e un’ulteriore verifica dell'adesione delle pellicole pittoriche si è effettuata un'accurata indagine visiva sul fronte e sul retro del dipinto. È seguita una prima superficiale detersione dello sporco incoerente tramite spolveratura. Le operazioni sono proseguite con la rimozione del protettivo ingiallito e disomogeneo. L'intervento di rimozione della vernice è stato preceduto da test di solubilità della vernice. Si e proceduto con la velinatura del dipinto con carta giapponese . È seguita la schiodatura del dipinto dal telaio e si è intervenuti nella pulitura del retro. Si è proceduto in una leggera de-
tersione del retro. Successivamente si è effettuato il risanamento delle lacune di supporto tessile con inserti in tessuto il più possibile simili a quelli dell'originale: fortunatamente i fori erano soltanto tre e di limitate dimensioni. Per esigenze meccanico-strutturali del supporto tessile si è reso necessario intervenire nella rintelatura/foderatura del dipinto. II telaio originale in buone condizioni, pulito e disinfestato, è stato adattato modificando gli smussi ed è stato dotato di estensori in metallo per il controllo del tensionamento. II dipinto è stato interessato dalla stuccatura delle lacune, successiva rasatura e nel ritocco pittorico. La verniciatura finale è stata eseguita a spruzzo studiando l’effetto della rifrazione della luce per rendere adeguata la lettura del dipinto dalle diverse angolazioni. L'intervento è stato documentato in ogni sua fase saliente con riprese fotografiche.
Festeggiato il 60° di vita religiosa di Suor Piergiuditta Domenica 1 giugno, nella messa di chiusura dell’Anno Oratoriano, è stata festeggiata all’Oratorio la nostra Suor Piergiuditta che è stata per molti anni a Castrezzato a lavorare in Parrocchia e in Oratorio. Quando con il consenso del Consiglio pastorale l’abbiamo invitata, ha accettato con entusiasmo l’invito, perché un pezzetto del suo cuore di collaboratrice tra i bambini, gli ammalati e in tante altre attività, è rimasto a Castrezzato. I parrocchiani e l’Oratorio le hanno riservato una cordiale accoglienza.
I restauratori Elisabetta Arrighetti e Ivano Tomasoni
Claudia Cavalli Ha conseguito la laurea in Ottica e Optometria - presso l’Università degli Studi di Milano - Bicocca deg
Stefano Sozza Ha conseguito la laurea in Diritti dell’uomo ed Etica della cooperazione internazionale - presso l’Università degli Studi di Bergamo con votazione 110 e lode. Ai neo dottori gli auguri di tutta la redazione che il raggiungimento di questo ambito obiettivo sia solo il primo gradino di una scalinata di successi e soddisfazioni!
Camminiamo insieme
n. 39 giugno - agosto 2014
41
Vita in parrocchia
La famiglia è anche impegno di evangelizzazione
Famiglia come vocazione
I
l 29 marzo, si è tenuto il secondo incontro programmato, con i nostri amici Mariarita e Sandro di Milano, collaboratori della Comunità di Villa Regia; memori dell’intensità del primo incontro, i partecipanti hanno saputo creare curiosità in parrocchia, ottenendo l’effetto di una presenza cospicua a questo ultimo appuntamento. I nostri amici hanno subito preso le redini della serata con la naturalezza che li contraddistingue, di chi sa di trovarsi praticamente in famiglia, quindi non sono saliti in cattedra per dare una lezione, ma hanno aperto un cordiale confronto con i partecipanti facendoli intervenire. Prima del breve riepilogo della serata, vogliamo ringraziare in modo sentito i nostri interlocutori nonché amici Mariarita e Sandro ed il nostro parroco Don Mario che ha partecipato attivamente alla serata, perché con la loro presenza ci hanno dato modo di unire i nostri nuclei familiari (fondamento della Chiesa Domestica), in un’unica “Chiesa Domestica” tesa a creare nuove forme di avvicinamento e sinergia con tutte le famiglie della nostra parrocchia, per poter con-
42
n. 39 giugno - agosto 2014
dividere con esse la gioia di essere, come figli di Dio, uniti nell’annuncio della sua parola. Lo scorso febbraio quando ci siamo incontrati abbiamo detto che generare non vuol dire solo dare alla luce un figlio, ma vuol dire soprattutto prendersi cura di qualcosa/qualcuno al di fuori di me (un figlio, un vicino, un progetto che sto portando avanti, un lavo-
ro). Questo è importante perché molte famiglie procreano ma non sono generative, non si prendono cura. Non tutte le famiglie sono una risorsa del sociale, ma lo diventano quando in primo luogo diventano una famiglia che fa la scelta generativa fino in fondo ovvero non soltanto mette alla luce ma si prende cura dell'altro. Dunque l'essere generativi all'interno della famiglia apre la possibilità alla famiglia stessa di aprirsi ad una generatività maggiore anche fuori. Non a caso la famiglia è
Camminiamo insieme
riconosciuta sia dalle leggi civili, come ad esempio dalla nostra Costituzione che la definisce come l'elemento fondamentale della società, ma soprattutto dalla chiesa che da sempre la riconosce come cellula primaria della società. Recentemente Papa Francesco nell’Evangelii Gaudium ha scritto: “La Famiglia ….è la cellula fondamentale della società, ... luogo dove si impara a convivere nella differenza e ad appartenere ad altri e dove i genitori trasmettono la fede ai figli.” Se dunque questa importante vocazione è riconosciuta alla famiglia, qual è il compito e ancor più la vocazione della famiglia nella comunità Cristiana? Possiamo partire dalle cose forse più banali ma che sono molto concrete, come ad esempio il fatto che senza la famiglia che genera la vita, non esisterebbe alcun futuro per la società. Proviamo a pensare se, da domani, nessuno mettesse su famiglia e nessuno mettesse più al mondo dei figli, cosa succederebbe? Se va bene entro cento anni non ci sarebbe più la vita umana sul pianeta, sarebbe l'estinzione totale della no-
Vita in parrocchia
stra specie. Inoltre, la mancanza di famiglie e di nuove generazioni sufficienti a garantire anche il semplice ricambio generazionale, diventano problemi di carattere sociale con enormi implicazioni (pensioni, stato sociale, ecc). Ma non solo, nella famiglia infatti i futuri cittadini apprendono valori e virtù che sono il collante di un vivere civile, armonioso e rispettoso dell'altro. Le esperienze di comunione e di partecipazione, che sperimentiamo in famiglia, sono il primo e fondamentale contributo alla società. Le relazioni gratuite tra i membri della famiglia quali: l'accoglienza, la solidarietà, l'incontro, il dialogo, la disponibilità disinteressata, il servizio generoso divengono scuola di socialità, esempio e stimolo per i più ampi rapporti comunitari all'insegna del rispetto, della giustizia, del dialogo e dell'amore. La Famiglia in sostanza collabora in un modo originale e profondo alla costruzione del mondo, rendendo possibile una vita propriamente umana, in particolare custodendo e trasmettendo le virtù e i «valori». Ci facciamo aiutare in questa riflessione dalle parole di un altro grande Papa, Giovanni Paolo II che nell'enciclica Familiaris Consortio dice: “Dalla famiglia infatti nascono i cittadini e nella famiglia essi trovano la prima scuola di quelle virtù sociali, che sono l'anima della vita e dello sviluppo della società stessa.” Le famiglie Cristiane, sono il luogo in cui i bisognosi vicini e lontani devono trovare accoglienza. L'ospitalità è la prima e fondamentale caratteristica della famiglia, in tutte le sue forme. La famiglia deve aprire la porta della propria casa e ancor più del proprio cuore alle richieste dei fratelli, e come dice l’apostolo: «Siate... premurosi nell'ospitalità» (Rm 12,13), e quin-
di ad attuare, imitando l'esempio e condividendo la carità di Cristo, l'accoglienza del fratello bisognoso: «Chi avrà dato anche solo un bicchiere di acqua fresca ad uno di questi piccoli, perché è mio discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa» (Mt 10,42). Il compito sociale delle famiglie è chiamato ad esprimersi anche in forma di intervento politico: le famiglie, cioè, devono impegnarsi per difendere i diritti e i doveri della famiglia. In tal senso le famiglie devono crescere nella coscienza di essere «protagoniste» della cosiddetta «politica familiare» ed assumersi la responsabilità di trasformare la società. «Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura» (Mc 16,15). La famiglia cristiana possiede, con la grazia del matrimonio, questo respiro missionario cattolico perché costituisce i coniugi e i genitori cristiani testimoni di Cristo veri e propri «missionari» dell'amore e della vita. La famiglia, come piccola Chiesa domestica, è chiamata ad essere un segno luminoso della presenza di Cristo e del suo amore anche per i «lontani», per le famiglie che non credono ancora e per le stesse famiglie cristiane che non vivono più in coerenza con la fede ricevuta: è chiamata «col suo esempio e con la sua testimonianza» a illuminare «quelli che cercano la verità». In tal modo la famiglia cristiana è chiamata ad offrire a tutti la testimonianza di una dedizione generosa e disinteressata ai problemi sociali, mediante la «scelta preferenziale» dei poveri e degli emarginati, verso tutti i: poveri, affamati, indigenti, gli anziani, gli ammalati, i drogati, i senza famiglia..... Le famiglie cristiane portano un particolare contributo alla causa missionaria della Chiesa colti-
vando le vocazioni missionarie in mezzo ai loro figli e figlie e, più generalmente, con un'opera educativa che fa «disporre i loro figli, fin dalla giovinezza, a riconoscere l'amore di Dio verso tutti gli uomini». Di certo ora nascerà in noi la domanda: ”si va bene tutto questo è affascinante ma, come possiamo noi povere famiglie fare tutto quello che ci stanno chiedendo la chiesa ed il Papa? Abbiamo infatti già tanti impegni, i figli, il lavoro... come e dove possiamo trovare anche il tempo per diventare una famiglia missionaria?” Ci facciamo aiutare nella risposta proprio da Papa Francesco che, sempre nella "Evangelii Gaudium" dice: "In virtù del Battesimo ricevuto, ogni membro del Popolo di Dio è diventato discepolo missionario (cfr Mt 28,19). Ciascun battezzato, qualunque sia la sua funzione nella Chiesa e il grado di istruzione della sua fede, è un soggetto attivo di evangelizzazione .... La nuova evangelizzazione deve implicare un nuovo protagonismo di ciascuno dei battezzati. Questa convinzione si trasforma in un appello diretto ad ogni cristiano, perché nessuno rinunci al proprio impegno di evangelizzazione, dal momento che, se uno ha realmente fatto esperienza dell’amore di Dio che lo salva, non ha bisogno di molto tempo di preparazione per andare ad annunciarlo, non può attendere che gli vengano impartite molte lezioni o lunghe istruzioni. Ogni cristiano è missionario nella misura in cui si è incontrato con l’amore di Dio in Cristo Gesù; non diciamo più che siamo “discepoli” e “missionari”, ma che siamo sempre “discepoli-missionari”. Se non siamo convinti, guardiamo ai primi discepoli, che immediatamente dopo aver conosciuto lo sguardo di Gesù, andavano a proclamarlo pieni di gioia: «Abbiamo incontrato il Messia»”.
Camminiamo insieme
n. 39 giugno - agosto 2014
43
Vita in parrocchia
A integrazione di quanto sopra, vogliamo condividere con voi, alcuni passaggi contenuti nell’esortazione apostolica di Papa Francesco l’Evangelii Gaudium: …La gioia del Vangelo è quella che niente e nessuno ci potrà mai togliere (cfr Gv 16,22). I mali del nostro mondo – e quelli della Chiesa – non dovrebbero essere scuse per ridurre il nostro impegno e il nostro fervore. Consideriamoli come sfide per crescere. Oggi, quando le reti e gli strumenti della comunicazione umana hanno raggiunto sviluppi inauditi, sentiamo la sfida di scoprire e trasmettere la “mistica” di vivere insieme, di mescolarci, di incontrarci, di prenderci in braccio, di appoggiarci, di partecipare a questa marea un po’ caotica che può trasformarsi in una vera esperienza di fraternità, in una carovana solidale, in un santo pellegrinaggio. In questo modo, le maggiori possibilità di comunicazione si tradurranno in maggiori possibilità di incontro e di solidarietà tra tutti. Se potessimo seguire questa strada, sarebbe una cosa tanto buona, tanto risanatrice, tanto liberatrice, tanto generatrice di speranza! Uscire da se stessi per unirsi agli altri fa bene. Chiudersi in sé stessi significa assaggiare l’amaro veleno dell’immanenza, e l’umanità avrà la peggio in ogni scelta egoistica che facciamo. L’ideale cristiano inviterà sempre a superare il sospetto, la sfiducia permanente, la paura di essere invasi, gli atteggiamenti difensivi che il mondo attuale ci impone. Molti tentano di fuggire dagli altri verso un comodo privato, o verso il circolo ristretto dei più intimi, e rinunciano al realismo della dimensione sociale del Vangelo. Perché, così come alcuni vorrebbero un Cristo puramente spirituale, senza carne e senza croce, si pre-
44
n. 39 giugno - agosto 2014
tendono anche relazioni interpersonali solo mediate da apparecchi sofisticati, da schermi e sistemi che si possano accendere e spegnere a comando. Nel frattempo, il Vangelo ci invita sempre a correre il rischio dell’incontro con il volto dell’altro, con la sua presenza fisica che interpella, col suo dolore e le sue richieste, con la sua gioia contagiosa in un costante corpo a corpo. L’autentica fede nel Figlio di Dio fatto carne è inseparabile dal dono di sé, dall’appartenenza alla comunità, dal servizio, dalla riconciliazione con la carne degli altri. Il Figlio di Dio, nella sua incarnazione, ci ha invitato alla rivoluzione della tenerezza… …La mondanità spirituale, che si nasconde dietro apparenze di religiosità e persino di amore alla Chiesa, consiste nel cercare, al posto della gloria del Signore, la gloria umana ed il benessere personale. È quello che il Signore rimproverava ai Farisei: «E come potete credere, voi che ricevete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene dall’unico Dio?» (Gv 5,44). Si tratta di un modo sottile di cercare «i propri interessi, non quelli di Gesù Cristo» (Fil 2,21). Assume molte forme, a seconda del tipo di persona e della condizione nella quale si insinua. Dal momento che è legata alla ricerca dell’apparenza, non sempre si accompagna con peccati pubblici, e all’esterno tutto appare corretto. Ma se invadesse la Chiesa, «sarebbe infinitamente più disastrosa di qualunque altra mondanità semplicemente morale»…. …All’interno del Popolo di Dio e nelle diverse comunità, quante guerre! Nel quartiere, nel posto di lavoro, quante guerre per invidie e gelosie, anche tra cristiani! La mondanità spirituale porta alcuni cristiani ad essere in guerra con altri cristiani che si frappongono alla
Camminiamo insieme
loro ricerca di potere, di prestigio, di piacere o di sicurezza economica. Inoltre, alcuni smettono di vivere un’appartenenza cordiale alla Chiesa per alimentare uno spirito di contesa. Più che appartenere alla Chiesa intera, con la sua ricca varietà, appartengono a questo o quel gruppo che si sente differente o speciale…. Chiediamo al Signore che ci faccia comprendere la legge dell’amore. Che buona cosa è avere questa legge! Quanto ci fa bene amarci gli uni gli altri al di là di tutto! Sì, al di là di tutto! A ciascuno di noi è diretta l’esortazione paolina: «Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene» (Rm 12,21). E ancora: «Non stanchiamoci di fare il bene» (Gal 6,9). Tutti abbiamo simpatie ed antipatie, e forse proprio in questo momento siamo arrabbiati con qualcuno. Diciamo almeno al Signore: “Signore, sono arrabbiato con questo, con quella. Ti prego per lui e per lei”. Pregare per la persona con cui siamo irritati è un bel passo verso l’amore, ed è un atto di evangelizzazione. Facciamolo oggi! Non lasciamoci rubare l’ideale dell’amore fraterno! Papa Francesco dunque ci richiama ad un nuovo tipo di atteggiamento che dobbiamo assumere con i fratelli ed in particolare nelle relazioni. In primo luogo nelle relazioni in famiglia, tra i coniugi, con i figli, con i genitori ed i fratelli. Poi via via nelle relazioni esterne alla famiglia, con gli amici, nel ambiente di lavoro, in parrocchia nel mondo e con tutte le persone che il Signore ci mette sul nostro cammino. E noi cosa aspettiamo?
Vita in parrocchia
Pellegrinaggi al santuario della Madonna di Caravaggio e al santuario di Monte Berico
Famiglie in pellegrinaggio D
omenica 6 Aprile 2014, in uno splendido pomeriggio soleggiato, con un nutrito gruppo di persone insieme a Don Mario, nostra guida spirituale, ci siamo recati in pellegrinaggio al Santuario della Madonna di Caravaggio, uno dei luoghi di culto più noti e frequentati della Lombardia. Fu costruito in ricordo di un evento miracoloso di un’apparizione mariana, avvenuta si pensa nel 1432: la Madonna apparve ad una contadina maltrattata dal marito ed esortò gli abitanti alla preghiera e alla penitenze. Quale segno dell’apparizione, dal prato sgorgò una sorgente d’acqua che nel corso dei tempi portò benefici a molte persone. Arrivati a destinazione, Don Mario, nel piazzale antistante al Santuario, ci ha illustrato brevemente la sua storia prima di entrare a visitarlo nella sua maestosa sacralità. Accanto al Santuario insiste una cappella, inaugurata da Papa Giovanni Paolo II durante il suo soggiorno avvenuto nel Giugno del 1992, all’interno della quale il nostro gruppo ha avuto la fortuna di partecipare alla S. Messa celebrata dalla nostra guida spirituale. Il Santuario di Caravaggio è luogo di preghiera, ma non solo. Accanto alle attività liturgiche è attivo un centro di spiritualità dove si può trovare accoglienza per ritiri spirituali e motivi di studio nel campo pastorale. È funzionante inoltre un centro di consulenza matrimoniale e familiare. Ringraziamo quanti hanno partecipato al pellegrinaggio. La commissione della Pastorale Familiare
C
ome ogni anno, anche quest’anno abbiamo voluto riscoprire il piacere di passare una piacevole giornata in compagnia di alcune famiglie. Infatti nella ricorrenza del 1 Maggio, festa di San Giuseppe lavoratore, ci siamo recati al Santuario di Monte Berico.In una splendida mattina siamo partiti dal piazzale dell’oratorio dove ci attendeva il pulman che ci avrebbe portato a visitare questa basilica. Durante il viaggio, Don Mario ci ha raccontato le origini del Santuario. esse sono legate alle due apparizioni della Madonna ad una donna che portava cibo al marito sul colle. La Madonna prometteva la fine della peste e chiedeva che in quel luogo le fosse dedicata una chiesa. Così nel 1428, in pochi mesi, sorse la prima chiesetta tardogotica e un piccolo cenobio per ospitare una comunità religiosa dedita all’accoglienza dei pellegrini. La basilica e gli ambienti attigui conservano preziose opere d’arte. Il pellegrinaggio, pur non essendo una forma rituale in senso stretto, è per il credente un evento di penitenza e conversione, una tappa del suo cammino nel modo , della sua historia salutis. La figura di Maria , diventa il tramite principale per giungere a Cri-
sto e per mezzo suo, al Padre per questo i pellegrinaggi mariani assumono delle caratteristiche proprie: si va a Maria per andare meglio verso Dio. Arrivati a destinazione ci ha accolto il priore dei servi di Maria, il quale ci ha accompagnato in una splendida sala dove la nostra guida spirituale ci ha fatto una splendida catechesi improntata sui problemi della famiglia di oggi. Al termine abbiamo partecipato alla S.Messa nella basilica concelebrata da Don Mario insieme al priore. Dopo una breve sosta per il pranzo, in cui abbiamo vissuto un momento sereno di convivialità, ci siamo ritrovati nuovamente nella basilica per un ulteriore momento di preghiera. Sulla via del ritorno, stimolati dalle parole di Don Mario, qualcuno dei partecipanti è intervenuto per rendere partecipe il gruppo su come avesse vissuto l’esperienza che si stava per concludere, tutti gli intervenuti sembravano a dir poco entusiasti nei loro racconti e questo ci ha riempito ulteriormente di gioia. Ringraziamo Don Mario per la sua sempre importante presenza, e tutti i partecipanti al pellegrinaggio, a presto. La commissione della Pastorale Familiare.
Camminiamo insieme
n. 39 giugno - agosto 2014
45
Vita in parrocchia
Un murales, opera di due ragazzi di Castrezzato, per abbellire il cortile interno
Il Giardino della vita alla casa di riposo Maggi
S
abato 10 e domenica 11 maggio 2014 abbiamo aperto le porte della “Casa di Riposo Maggi” invitando la cittadinanza ad entrare e conoscere questa particolare realtà, in occasione dell’inaugurazione del cortile interno, intitolato “Il giardino della vita”.
È questa un’opera realizzata da Luca e Diego, due ragazzi con la passione del graffito, che hanno chiuso in bellezza la festa dell’ 11 maggio, creando un murales, alla vista di noi tutti, denso di forti emozioni; realizzato sul muro di cinta del cortile interno, esso raffigura la mano di un bambino che
tiene il dito della mano del nonno, quasi a non volerlo lasciare nel passaggio terreno verso la vita eterna…e poi i fiori, le piante, le farfalle rappresentano stupendamente la libertà, la naturale bellezza della vita. Nel nostro tragitto ci siamo felicemente resi conto che non eravamo soli! Molte, infatti, sono state le porte che abbiamo trovato aperte: dalla collaborazione del personale al sincero e operoso aiuto dei volontari, all’impegno di semplici ed onesti conoscenti cui bastava chiedere “Fam en piaser” che prontamente si rendevano disponibili. Entusiasti, vorremmo sottolineare che la nostra cerchia piano piano si è allargata, coinvolgendo persone di tutte le età; inoltre, caloroso è stato il contributo del coretto e di alcune altre bambine che con due note al pianoforte, con plettro e chitarre, con due violini hanno contribuito a rallegrare le giornate di festa per i nostri anziani. Insomma, abbiamo tutti donato quello che potevamo e ne siamo usciti arricchiti dentro, con la consapevolezza che esistono molte persone che amano il nostro paese e che hanno voglia di mettersi in gioco. Ringraziando, auguriamo buon lavoro a chi sarà chiamato a proseguire in questo incarico di amministratori della Casa di Riposo. Il consiglio di Amministrazione
46
n. 39 31 giugno - agosto 2014 2012
Camminiamo insieme
Vita in parrocchia
La santella di via Chiari torna a nuova luce
Restaurata la santella della Madonna di Caravaggio
P
er iniziativa di generosi volontari e delle famiglie del vicinato è stata ripulita, ridipinta ed abbellita la Santella grande della Madonna di Caravaggio e dell’attigua adiacenza a giardino,
in Via Chiari. Questa Santella è molto cara ai castrezzatesi e ricorda i tanti viaggi di lavoro edile e non verso Milano. In occasione della festa liturgica - il 26 maggio scorso - è stata celebrata una festosa san-
ta messa di ringraziamento e sono stati benedetti i restauri. Ai generosi collaboratori e offerenti va il grazie di tutta intera la Comunità.
Camminiamo insieme
n. 39 giugno - agosto 2014
47
Vita in parrocchia
Alcune testimonianze
Dieci anni del gruppo di preghiera (2004-2014)
A
10 anni dall’inizio della preghiera del rosario, nella chiesetta di San Lorenzo il 25 marzo del 2oo4, mi tornano alla mente l’entusiasmo e l’emozione di poter dare avvio a questa piccola goccia di preghiera in un paese sempre molto attivo e molto produttivo, ma anche molto criticante. Questo desiderio ci è nato dopo la venuta di Maria veggente di Medjugorje nella nostra Parrocchia dei Santi Pietro e Paolo Apostoli il giorno 21/03/2004. La partecipazione della gente aiutava migliorare la preghiera (il modo) e la nostra preparazione. Il 16 ottobre del 2002 era stata pubblicata la lettera “Rosarium Virginum Mariae” dell’oggi San Giovanni Paolo II (allora Papa) che invitava a pregare il rosario comunitariamente con un gruppo di misteri in più, i misteri della luce,oltre ai misteri del dolore, della gloria e della gioia. In collaborazione con don Giovanni Tossi fu scelto il giorno giovedì e fu il 25 marzo giorno dell’annunciazione a Maria dell’Angelo. Dopo qualche tempo Mons. Mario Stoppani
48
n. 39 giugno - agosto 2014
nella chiesetta dell’oratorio propose di ampliare questo momento di preghiera con il commento al vangelo della domenica successiva, tenuto inizialmente da don Mario stesso e poi dal diacono Massimo Sala e successivamente dai catechisti degli adulti che si sono resi disponibili a questo servizio. Poca gente ha sentito il bisogno di pre-
Camminiamo insieme
gare il rosario in questo contesto. Sono aumentate le coppie e gli uomini in particolare, ma i giovani che venivano all’inizio non sono più venuti, a volte qualcuno veniva anche a suonare, ma non è diventata per loro una necessità. Era un po’ questo il movente: cercare di trasmettere la gioia di pregare insieme, di sentire il bisogno di un momento di preghiera semplice per la comunità, per i giovani, per le famiglie, per i sacerdoti, per sentirsi uniti. La preghiera del rosario e fonte di forza, sostegno, aiuto, serenità, ma anche occasione di confronto e crescita nella fede. Grazie a coloro che hanno accettato di guidare il rosario ogni giovedì sera da 10 anni, grazie ai sacerdoti, ai catechisti degli adulti e a tutti i partecipanti perseveranti e occasionali. Da alcuni anni il primo giovedì di ogni mese c’è l’adorazione guidata, momento culminante della preghiera in cui possiamo ringraziare il Signore, Grazia inesauribile, Gioia perfetta. Carmen e Giacomo
Vita in parrocchia
I
n questi anni passati nel gruppo di preghiera ci siamo riavvicinati al Signore e alla Madonna. Affrontando i momenti della giornata serenamente. Infiamma o padre, i nostri cuori con lo spirito del tuo amore, perché pensiamo ed operiamo secondo la Tua volontà e Ti amiamo nei fratelli con sincerità di cuore. Cristian e Lorena
C
he cosa accade nella vita di una persona quando fa l’esperienza di conoscere l’amore di Dio attraverso Maria madre di Gesù? Recandoci a Medjugorje per un pellegrinaggio, pregando con il cuore e tanta fede ci siamo sentiti amati dalla Madonna. Tornati a casa abbiamo sentito la necessità di pregare il Rosario, abbiamo conosciuto i fratelli del gruppo di preghiera di Castrezzato, ci hanno accolti con gioia. Preghiamo a Maria Madre di Gesù che ci guidi per portare ai nostri fratelli l’amore di Dio. Natale e Caterina
N
oi del gruppo di preghiera vogliamo ringraziare Te Regina della Pace, che ci hai donato il coraggio e la gioia di iniziare questo cammino. Riconosciamo il nostro non essere perfetti, per questo, ti chiediamo o Maria che la nostra preghiera, non divenga per noi un’abitudine ma, viva necessità che ci nasce dal cuore. Ti chiediamo che la nostra preghiera sia un costante incontro con Dio per far si che ci possa insegnare a riconoscerlo nel nostro prossimo così che possiamo testimoniare la nostra fede nella comunione con i nostri fratelli. Ti ringraziamo inoltre per tutte quelle persone che ci hai donato in questi 10 anni (e che ci donerai in futuro) che ci hanno permessi di crescere e di rinnovare costantemente il nostro si in Tuo Figlio Gesù. Renato e Gabri
Camminiamo insieme
n. 39 giugno - agosto 2014
49
Calendario liturgico
Calendario liturgico pastorale Programma della Festa dei Patroni 2014 e del 60° di ordinazione di mons. Osvaldo 28 Sabato ore 21,00 in chiesa parrocchiale Concerto dei Patroni in onore del 60° di Sacerdozio di Mons. Osvaldo Mingotti nostro concittadino 29 Domenica Solennità liturgica dei Patroni Pietro e Paolo. S.S. Messe: Ore 8 e 18,30 - Ore 10,00 Messa solenne celebrata da Mons. Osvaldo e con decorata dalla Corale Don Arturo Moladori. Ore 12,30: pranzo sociale in onore del Festeggiato. Ore 21,00 in Oratorio: commedia in onore del Festeggiato . GIUGNO (Integrazione del precedente) 18 Mercoledì Ore 20,30 Inizia la messa estiva del mercoledì al Cimitero. 20 Venerdì Festa di San Luigi Gonzaga alla Santella delle Monticelle. Ore 21,00 Rosario e S. Messa alle Monticelle. 21 Sabato Ore 18,30 S. Messa vigiliare presieduta da Mons. Mario V. Olmi a suffragio di Don Giacomo Breda e Mons. Lucio Cuneo recentemente deceduti 22 Solennità del S.S. Corpo e Sangue di Cristo. Ore 9,30 S. Messa solenne in parrocchia seguita dalla Processione con il Santissimo Sacramento, con il seguente itinerario: Chiesa - Piazza S. Maria - Piazza Zammarchi - Via Roma - Via Risorgimento - Via Torri - Chiesa 24 Solennità della Natività di S. Giovanni Battista 27 Solennità del Santissimo Cuore di Gesù - Giornata di santificazione sacerdotale - Atto di consacrazione al S. Cuore di Gesù (Indulgenza plenaria) 28 Sabato Cuore Immacolato di Maria 29 Solennità dei Patroni Pietro e Paolo titolari della Parrocchia (vedi programma a parte). Raccolta delle offerte per la Carità del Papa LUGLIO 3 Festa di S. Tommaso apostolo 6 Domenica 14a del Tempo ordinario - S. Maria Goretti. 8 Santi Aquila e Priscilla 11 S. Benedetto da Norcia. 13 Domenica 15a del tempo ordinario. 14 S. Camillo de’ Lellis sacerdote. 15 S. Bonaventura da Bagnoregio vescovo e dottore della Chiesa. 16 Festa della Beata Vergine del Carmelo
50
n. 39 giugno - agosto 2014
Camminiamo insieme
20 22 23 24 25 26 27 29 30 31
Domenica 16a del Tempo ordinario. S. Elia Profeta S. Maria Maddalena S. Brigida religiosa S. Cristina da Bolsena S. Giacomo Apostolo Santi Gioacchino e Anna genitori di Maria Vergine Domenica 17a del Tempo ordinario. S. Marta San Pier Crisòlogo S. Ignazio di Loyola
AGOSTO N.B. In agosto è sospesa la messa del venerdì pomeriggio nella Cappella alla Casa di Riposo. 1 S. Alfonso Maria de’ Liguori 2 Sabato Festa di S. Maria degli Angeli Ore 17,30 S. Rosario e canto delle Litanie all’altare della Madonna degli Angeli. N.B. Perdono Di Assisi. Da mezzogiorno del 2 agosto fino alla sera del 3 Indulgenza plenaria Pomeriggio del 2 agosto: Ore 16 Confessioni e Ore 18,30 S. Messa festiva della vigilia con preghiere per l’indulgenza plenaria comunitaria. 3 Domenica 18a del Tempo ordinario. 4 S. Giovanni Maria Vianney (S. Curato di Ars) 5 Madonna della Neve 6 Festa della Trasfigurazione del Signore. 8 S. Domenico 9 Sabato Ore 10 in S. Lorenzo S. Messa pro populo in onore del Santo (anticipata) 10 Domenica 19a del Tempo ordinario. 11- 12- 13- 14 Triduo in onore di S. Rocco. S. Messa al Cimitero alle ore 15,00 e 20,00. 15 Solennità dell’Assunzione della B. V. Maria. Messe con orario festivo. N.B. Alle ore 18,30: Processione dalla chiesa di S. Rocco alla chiesa parrocchiale 16 Festa di S. Rocco. S. Messe: Ore 8 - 9,30 e 18,30. Processione di ritorno. 17 Domenica 20a del Tempo Ordinario. 20 S. Bernardo Abate. 21 S. Pio X Papa. 22 S. Maria Regina. 23 S. Rosa da Lima. 24 Domenica 21a del Tempo ordinario. 28 S. Agostino 29 Martirio di S. Giovanni Battista. 31 Domenica 22a del Tempo ordinario. N.B. Con la fine di agosto termina la celebrazione della messa estiva al Cimitero del mercoledì sera
Anagrafe parrocchiale
Anagrafe parrocchiale Rinati in Cristo (battesimi) Fogliata Davide di Simone e Nicolini Stefania Cocchetti Lorenzo Mario di Ivan e Marchini Giuliana Bissolotti Lorenzo TamĂ s di Tiziano e Szecsko Timea Judit Lombardi Greta di Antonio e Cannone Valeria Metelli Lorenzo di Giovanni e Testa Elena Pensa Adele di Giovanni e Trenta Nadia Sirani Giada di Denis e Regazzoli Simona Zanini Andrea di Fabrizio e Moretti Barbara Alghisi Sara di Emanuele e Di Puccio Alessandra Antonelli Giorgio di Stefano e Noli Stefania Baresi Manuel di Davide e Colosio Francesca
Gualina Simona di Marco e Barbieri Marianna Guerrini Angelica di Moris e Toninelli Noemi Olmi Alice di Tiziano e Bosio Flavia Santonico Mattia di Thomas e Vezzoli Marzia Dotti Vittoria di Luca e Maifredi Roberta Formenti Anna di Mauro e Coccaglio Paola Festa Aurora di Alessandro e Miani Emanuela Rampinelli Luca Andrea di Walter e Nervegna Federica Redona Leonardo di Alessandro e Cicera Osana Da Silvia Lima Spiga Alessia Genny di Stefano e Angarola Rosanna
Nella luce di Cristo (defunti) Ferrari Rosina di anni 81 Metelli Santo di anni 60 Cavalli Maria di anni 84 Fogliata Adelaide (Rina) di anni 80 Frialdi Carla di anni 85 Dotti Cesare di anni 92 Ossoli Benita di anni 77 Corsini Mario di anni 74 Pedretti Stefano di anni 88
Zammarchi Rosa di anni 86 Galli Maria Teresa di anni 77 Sac. Don Breda Giacomo di anni 96 Zammarchi Mario di anni 81 Gualtieri Mario di anni 66 Berardi Gian Carlo di anni 72 Sac. Mons. Cuneo Lucio di anni 84 Vescovi Eugenio di anni 64
Matrimoni Salvoni Emanuele con Mazzotti Cristina
Pasinelli Matteo con Gaspari Luisa
Vicini Alessandro con Cortese Deborah
Camminiamo insieme
n. 39 giugno - agosto 2014
51